lunedì 24 marzo 2014

Rivedere il mercato



Entrando in libreria, questa mattina, mi sono chiesto quali sono le case editrici  maggiormente presenti in piletta ( Libri presenti in più copie sui banchi o sulle “sponde” dei mobili). Ho preso in considerazione solo la narrativa generale e quella per i ragazzi e le ragazze. Per la saggistica occorre fare un discorso a parte visto che è presente una varietà di case editrici maggiore.
Il maggior numero di libri esposti in più copie riguarda:
Adelphi, Beat, Bompiani, Corbaccio, Einaudi, E/O, Feltrinelli, Garzanti, Giunti, Guanda, Longanesi, Marsilio, Mondadori, Neri pozza, Newton Compton, Nord, Ponte alle Grazie, , Rizzoli, Sellerio,  Sperling  & Kupfer, Tea.
In minor quantità (due o tre pilette):  Elliot e Fazi.
Nel settore considerato Young  adult  massiccia presenza di: Fazi, Giunti,  Mondadori, Newton Compton, Nord, Rizzoli, Sperling & kupfer, Tea.
Ripeto non ho tenuto in considerazione moltissimi settori. Per esempio Fantascienza vede una massiccia presenza di Fanucci. Psicologia: Astrolabio, Bollati Boringhieri, Feltrinelli, ecc…
Per ogni settore va fatto un discorso a parte. Mi sono concentrato sulla narrativa perché, di solito, è il primo settore che si incontra in libreria.  Vorrei dire che la “classifica” che ho mostrato vale solo per la libreria in cui lavoro ma basta entrare in una qualsiasi libreria di catena per rendersi conto che non è così.
Potrei fare diverse considerazioni. La prima, la più evidente, è che il mercato è dominato da alcune sigle editoriali. La seconda è che c’è sempre meno spazio per le case editrici minori e quindi per la bibliodiversità. Inutile negarlo,  in libreria si tengono solo i libri che vendono e, a parte rarissimi casi, a vendere sono i marchi conosciuti e, in alcuni casi, nemmeno quelli. Poi c’è tutto un discorso a parte, anche leggendo i nuovi dati di mercato, su cosa significhi “vendere” in Italia. Alcune case editrici stampano poche centinaia di copie per ogni singolo libro, vendere mille copie per uno sconosciuto è già un buon traguardo, arrivare a cinquemila è un successo. Diffidate di chi spara cifre come 500.000 copie vendute. Accade, certo, ma spesso è solo inutile marketing.
Altra considerazione viene dalla visibilità data alle autrici e agli autori di piccole o medie case editrici che è vicino allo zero. Paradossalmente pubblicare è diventato lo scoglio minore (il che è tutto un dire) perché poi arriva la distribuzione (spesso scarsissima), la promozione (spesso inesistente), la presenza in libreria (se il vostro libro arriva in una copia sola si perderà nella bolgia infernale dei “senza visibilità” ). Esistono, ovviamente e per fortuna, delle eccezioni, nel nostro settore non ci sono regole prestabilite e il mercato è in continua evoluzione (anche se l’andamento è più simile a un crollo). Ciò che funziona oggi potrebbe non funzionare domani. A rimanere, spesso, sono i danni creati da alcune scelte editoriali e di marketing ma non è detto che le case editrici che li hanno creati poi sopravvivano al mercato. In definitiva nessuno è al sicuro.
So che qualcuno mi dirà: per questo ho scelto il self publishing, e la dea delle Dee  mi scampi dall’intavolare una discussione sul pro e il contro Self. Dal mio punto di vista le cose non migliorano: nessuno controllerà la reale qualità del vostro testo, nessuno vi farà editing, nessuno vi farà promozione. Anzi questa spetterà a voi e in un mare di Self Publishing chi vi prenderà in considerazione?
Bene dopo tutto questo disfattismo mi chiedo: quali soluzioni esistono?
La prima, dal mio punto di vista la più importante, è liberare le librerie dalla schiavitù del marketing e degli “accordi commerciali”, ricostruire l’indipendenza (sempre che sia mai esistita) delle librerie, ridare dignità al lavoro delle libraie e dei librai, rivedere le politiche di vendita spazi e vetrine, costruire librerie più piccole con una maggior bibliodiversità, ridurre il numero delle pubblicazioni, rallentare i tempi, liberarci dall’ossessione della “novità”, smetterla di considerare “vecchio” un libro con più di quattro mesi di vita, fare in modo (e qui si torna alla necessità di limitare le pubblicazioni)  che un libro rimanga sullo scaffale più di un mese e che non vada in resa dopo due mesi. Diversificare la proposta culturale, fare squadra con altre attività culturali (iniziative con biblioteche, teatri, mostre, cinema, ecc…).
Le librerie così come sono oggi moriranno. Il marketing ha distrutto il concetto di cultura, occorre rivedere, per sopravvivere, le politiche editoriali e libraie.

15 commenti:

  1. bene, ho letto il post, ho immaginato la reazione degli esperti di marketing delle grosse case editrici e delle catene di librerie e alla fine ho pensato "quindi non cambierà un cazzo"

    RispondiElimina
  2. Ah, dagli uffici marketing delle grandi CE non mi aspetto nulla di sensato o pertinente. Vanno a caso. Vorrei avere tra le mani i loro curriculum per poter meglio comprendere l'assurdità dei loro piani editoriali.
    A parte questo, come sono diverse le vendite nelle grandi librerie. Da noi - piccini picciò - vengono venduti soprattutto libri di CE indipendenti. Astoria, E/O e Marcos y Marcos sono tra i marchi più venduti. Mondadori, Garzanti e simili non se li fila nessuno. Anche perché ormai è difficile distinguere titoli e copertine...

    RispondiElimina
  3. Sensato, ma significa cambiare da cima a fondo i dirigenti delle case editrici per concepire una politica diversa che non sia il massimo rendimento nel minimo tempo e poi si butta. Ogni merce oggi è sempre meno durevole e sempre più spacciabile, e infatti, mediamente, fa pena.

    RispondiElimina
  4. oddio sempre la solita giaculatoria e che palle

    RispondiElimina
    Risposte
    1. e perché scusa eh? mi divertono le storie con i clienti, mi annoiano molto le tue menate... se tieni un blog pubblico devi anche accettare le critiche, del resto di commenti apologetici del tipo "come ti capisco", "hai proprio ragione", "non me ne parlare" e "dove andremo a finire" ne ricevi in quantità

      ciao, stammi bene

      Elimina
    2. Le mie menate riguardano il mio futuro e il mio lavoro. Se vuoi solo un blog leggero e divertente ce ne sono a migliaia. Voglio essere libero di proporre anche delle riflessioni. Se poi uno le considera menate, oltre che offensivo, direi che non è abituato a riflettere e a porsi delle domande.

      Elimina
  5. Anonimo @ anche i soliti anonimi senza palle direi!

    Marino, condivido tutto, giovedi sera ero a cena con le blogger di Giramenti e Bookblister che tu segui e ami, e pure io, ma tanto. Questo discorso è in parte venuto fuori, insomma lo sappiamo che uscire con un piccolo editore, seppure onesto con un catalogo valido, significa non avere visibilità alcuna e arrancare dietro ai solito noti, o al nome nuovo che in qualche modo l'ufficio stampa di una grossa CE decide di far diventare il cavallo vincente. Anch'io sono per la bibliodiversità, ho letto libri molto belli di piccoli editori, ma ho paura che siamo nel solito pantano, per cui per leggere diverso occorre informarsi in rete, seguire le presentazioni indipendenti come quella de Le trame 2 anni fa, ricordi? Oppure le grosse librerie decidono per un cambio di rotta drastico, e propongono titoli diversi, che poi in effetti quelli molto commerciali li trovi al supermercato e allora che ti serve a fare la libreria? Tanto per dire io le vetrine delle librerie di catena non le guardo neppure, tutto quel ben di Dio di posto occupato da 10 copie dello stesso volume... le vetrine in vendita sono il gradino più basso di uno squallore senza fine.
    Bacio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sai Marino, da te mi aspetterei che facessi notare all'editor de noantri di qui sopra che "senza palle" è espressione di volgarità profonda e intollerabile...

      Elimina
    2. Se vuoi far notare qualcosa a qualcuno lo fai tu, io faccio notare le cose che voglio io. Grazie.

      Elimina
  6. Io sto facendo la bibliotecaria volontaria. Non è facile, perché ho poca formazione. Non è facile perché non mi hanno ancora permesso di comprare novità (e sui metodi di acquisto dovrei aprire una parentesi, lo farò un'altra volta). Quindi ho utenti che entrano, chiedono "novità ?" E scappano come centometristi alla mia risposta negativa, ed altri Che invece ammettono che avere un tavolino con tre libri è più facile che una biblioteca di scaffali. Ho scelto di fare tavolini tematici, una volta spionaggio, un 'altra scrittrici, un'altra olocausto, un 'altra amore, o fantasy. Ogni volta mi svuotano il tavolo. Solo che a volte temo che sia solo per comodità, per non doversi perdere tra quegli scaffali a perdere del tempo per stabilire cosa si desidera leggere.
    Chiara

    RispondiElimina
  7. a proposito di "fare squadra con altre attività culturali", a Roma oggi siamo partiti con questa iniziativa
    http://culturedays.it/
    [il nome in inglese fa venire l'orticaria anche a me; che si sappia!!]

    Vediamo come andrà; per ora, accoglienza tiepida-caldina

    RispondiElimina
  8. forse l'avrai già vista, cmq la relazione del presidente dell'Ass.ne Librai (sì, anche se dà scarsi segni di vita, esiste ancora!!) mi sembra un bel quadro della situazione.
    Se invece ti fosse sfuggita, è qui http://www.libraitaliani.it/newsletter/assemblea-nazionale-e-stand-ali-al-salone-di-torino.html

    Ci fosse anche qualche proposta di correttivo all'andazzo, mi sarebbe piaciuta anche di più!

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.