venerdì 31 dicembre 2010

Saldi di fine anno

“Scusi quanto costa questo libro?”
“22 euro signora ma c’è lo sconto del 15%”
“Quindi?”
“Risparmia tre euro.”
La cliente prende il libro e va in cassa, dopo poco mi chiama la collega del piano terra.
“C’è una signora che dice che può pagare un libro tre euro.”
Ma va là, ma va là, ma va là, ma  va là!

(Elisabetta)
“Quanto costa questo libro?”
“Dieci euro.”
“Dieci euro eh?”
“Sì, signore, dieci euro.”
“Quindi costa dieci euro.”
“Sì, dieci euro.”
“Uhm… ha detto che costa dieci euro, eh?”
“Sì.”
“Vediamo un po’…. Ha detto dieci euro, vero?”
Me lo chieda un’altra volta magari per magia il prezzo si abbassa.

(Valentina)
 Un cliente fa vedere un libro che ha una macchiolina di sporco in copertina.
“Posso avere lo sconto del 40% su questo libro che è rovinato?”
Certo come no, anzi facciamo una cosa, glielo pago io.

“Scusi visto che sono venuto da fuori Bologna fin qui per prendere il libro posso averlo a metà prezzo?”

“Ma come mai questo libro costa così tanto?”
“Signora non siamo noi a fare i prezzi dei libri, sono le case editrici.”
“E posso avere lo sconto?”
“Non è un libro in sconto signora.”
“Sì ma costa troppo.”
“Mi spiace signora.”
“Non è giusto però.”
“Mi spiace.”
“È sicuro che non può farmi lo sconto?”
“Non potrei signora però visto che ci tiene tanto le faccio il 10%”
“Ma il 10% è poco.”
“Mi spiace non posso fare altro.”
“No, no il 10% è poco, almeno il 30%”
“Signora non siamo mica al mercato, non posso applicare lo sconto che voglio.”
“Va bene. Il 20%?”
Ma che parlo a fare io????

“Quanto costa il libro di Tiziano Ferro?”
“16 euro.”
“Ho 8 euro, va bene lo stesso?”

Buon anno a tutt*
Marino Buzzi

giovedì 30 dicembre 2010

Cose che non sopporto

I clienti arrabbiati già alle nove del mattino.
La maleducazione.
L’arroganza.
I saputelli.
Quelli che ti chiedono un titolo, per esempio: Un paese senza tempo e quando ti vedono scrivere al computer Paese senza tempo dicono stizziti:  “Ho detto UN paese senza tempo”.
Sì, lo so che hai detto UN paese senza tempo ma nel sistema di ricerca che usiamo l’articolo non si mette MAI.
Quelli che ti seguono in giro per la libreria mentre stai cercando il libro che ti hanno chiesto. Tu stai fermo alla postazione che poi il libro te lo porto io, se mi segui, quasi correndo, mi fai venire l’ansia.
Quelli che esordiscono dicendo: “La sua collega al piano di sopra mi ha detto che avete il libro che sto cercando.” Prima ancora di aver detto buongiorno e di aver detto il titolo del libro, quando ti vedono scrivere il titolo sul sistema di ricerca, per sapere di cosa parla, ripetono: “La sua collega ha già controllato, ha detto che c’è!”.
Posso vedere di che libro si tratta? O credi che abbia l’intera libreria stampata in testa? Poi ti seguono e se impieghi qualche secondo in più a trovare il libro ripetono ancora che la collega ha detto che il libro c’è. Se poi, per disgrazia, il libro non si trova loro ti guardano con occhi increduli perché tu, libraio bastardo che dovrebbe andare a lavorare in fabbrica, non gli vuoi dare il libro che la tua collega gentile e amabile ha detto che c’è. E anche dopo che gli hai detto che il libro non si trova che potrebbe essere una giacenza sbagliata, un furto, un libro appena venduto o abbandonato chissà dove in giro per la libreria loro non se ne vanno, rimangono a fissarti come se tu potessi far saltare fuori il libro dal niente. Poi quando gli dici che il libro glielo puoi procurare in tre quattro giorni se ne vanno dicendo: “Volevo solo dargli un’occhiata!”.
Quelli che ti fanno cercare un libro per tutta la libreria e poi fanno finta di prenderlo e lo abbandonano  al piano di sopra.
Quelli che passano alle tue spalle, scoreggiano allontanandosi in fretta e lasciando la puzza proprio vicino alla tua postazione. Così poi i clienti successivi pensano che sei stato tu!
I clienti che si avvicinano troppo, ti toccano, ti alitano in faccia.
Quelli che lo fanno pur sapendo di avere l’alitosi.
I clienti che si arrabbiano se gli dici che il settore che stanno cercando è a un altro piano.
Quelli che urlano da un piano all’altro.
Quelli che urlano al telefono.
Quelli che urlano.
Quelli che per guardare i libri ti distruggono il settore e poi lasciano tutto in disordine. Non puoi prendere un libro alla volta e poi rimetterlo al proprio posto prima di prendere il successivo?
Quelli che ti chiedono se li puoi avvertire quando arriva il libro, tu gli dici di prenotarlo e loro non vogliono. Come puoi pretendere che mi ricordi il libro che vuoi e che ti avverta? Sai quante persone vedo ogni giorno?
Quelli che iniziano le frasi con: “Ascolta!”
Le persone che non rispondono se gli dici buongiorno o buonasera ti guardano male e si allontanano in fretta.
Quelli che sorprendi a rubare e ti dicono: “Eh ma la cultura è di tutti, io non ho soldi!”
Nel caso nessuno te lo avesse mai detto ci sono luoghi in cui puoi avere libri e cultura gratis anche se per periodi limitati, si chiamano biblioteche.
Quelli che non si spostano neppure se chiedi permesso.
Quelli che cercano The key in psicologia e quando gli dici che è in new age si arrabbiano perché non capisci l’importanza del libro che cambierà le loro vite.
Quelli che tornano e vogliono i soldi indietro perché il libro “è facile smettere di fumare se sai come farlo” con loro non ha funzionato!
Quelli che ti chiedono un titolo che non esiste e quando glielo fai notare ti rispondono che è impossibile perché lo hanno visto a un’altra libreria. Poi vanno a comprare il libro e tornano per farti vedere che il libro esisteva e che sei un povero cretino. Peccato che il titolo che hanno fra le mani non ricordi neppure minimamente quello che ti hanno chiesto prima.
Quelli che ti dicono: “Ma come non sa chi sia?  Lo fanno sempre vedere in televisione!” Ah be’ allora deve proprio essere un grande scrittore.
Quelli che abbandonano in giro per la libreria, sui libri,  lattine di coca cola, sacchetti del McDonald’s, che attaccano le cicche ovunque e se gli fai notare che non sono in un porcile ti danno del maleducato.
Quelli che si fermano al settore Queer, guardano i libri e dicono: “Che schifo!” continuando a sfogliarli.
Quelli che passano davanti al settore Queer e urlano: “Ah ah ah il settore dei froci!”
Quelli che raccontano alla persona che gli sta accanto tutta la storia del libro che vorrebbe comprare.
Quelli che ti chiedono un consiglio e poi te lo contestano.
Fine prima parte.
Marino Buzzi

mercoledì 29 dicembre 2010

Domande retoriche


Le domande, quando si fa un mestiere come il mio, sono inevitabili così come lo è il continuo venire a contatto con altre persone, la libreria è un luogo, o almeno così dovrebbe essere, in cui si cercano sogni e la mia figura professionale dovrebbe rappresentare quella di un custode che tali sogni custodisce. Anche se, spesso, l’unica cosa che si trova sono libri ben sponsorizzati e oggetti che con la cultura proprio non hanno nulla a che fare.
Il continuo confronto con le altre persone è un elemento positivo, spesso i clienti mi chiedono autori che non conosco e, proprio grazie a loro, ho l’opportunità di scoprire generi e libri sempre nuovi.
Ma c’è una cosa che non riesco a digerire, si tratta delle domande retoriche. Un po’ come quando state con la persona che amate e le chiedete: “Mi ami?” o “Mi trovi bello/a?” che vuoi che ti risponda? No?
I clienti, spesso, fanno domande inutili ancora prima di arrivare al piano, magari stanno scendendo le scale, io sono proprio davanti a loro, alla mia postazione, davanti al computer e sopra la mia testa c’è una vistosa insegna con la scritta “Punto informazioni”, la domanda che il cliente rivolge, a quanto pare alla sala, è:
 “Non c’è nessuno qua?”.
Mi sta guardando, quindi sa bene che ci sono, eppure sente il bisogno di essere rassicurato sul fatto che non è solo al mondo. Poi, non contento, quando si avvicina mi chiede:
 “Lei è della libreria?” o, peggio, “Lei è un commesso?”.
Noi non abbiamo una divisa, in alcune librerie è obbligatoria ma da noi no. Però abbiamo un cartellino di riconoscimento con tanto di nome sopra.
Quindi, ricapitolando, sono davanti al punto informazioni, ho una pila di libri in mano che sto sistemando, porto il cartellino di riconoscimento.
Sì direi che sono della libreria. O un commesso, fate voi.
“Posso chiedere?” è forse la domanda che mi sento rivolgere di più. So che è anche un modo per essere cortesi ma è chiaro, dal momento che sono qui apposta, che può chiedere quello che vuole.
Che dire poi della domanda delle domande: “È qui che vendete i libri?”. L’insegna fuori dalla porta dice “libreria”, tutto intorno a te ci sono libri, che cosa credi che venda? Ricambi d’auto?
“A mio figlio non piace leggere, che libro posso regalargli?” Ma, non so, uno senza le parole? Se non gli piace leggere perché gli vuoi regalare un libro? Prendi atto che tuo figlio, forse, imparerà ad amare la lettura in un altro stadio della propria esistenza o forse non aprirà mai un libro in vita sua. Regalagli un videogioco così almeno non ti romperà le scatole e smetterà, per qualche ora, di guardare pornografia in internet.
“Cosa posso regalare a una signora a cui piace molto Severgnini?” Provi con Kafka, più o meno sono la stessa cosa. Se le piace Severgnini che vuoi regalarle?
“Scusi, dov’è l’uscita?” Nello stesso posto in cui è l’entrata.
“Scusi, come si sale?” Con la scala, quella che ti sta davanti e che stai guardando con insistenza.
“Quanto costa questo libro?” Vero è che in alcuni casi il prezzo non è immediatamente visibile ma, nella maggior parte dei libri, il prezzo è sul retro, vicino al codice ISBN. Altrettanto vero è che mi hanno fatto questa domanda anche quando il prezzo era ben visibile in copertina.
“C’è lo sconto su questo libro?” Perché dovrebbe esserci lo sconto su questo libro? Vedi etichette che lo segnalano? Hai letto su qualche rivista o visto in qualche pubblicità che il libro è in sconto? Ho scritto in fronte: “Mi stai simpatico, quasi, quasi ti faccio lo sconto”? No, non c’è lo sconto su questo libro, i libri in sconto sono tutti, ripeto, tutti segnalati con apposita etichetta.
“Posso pagare a lei?” Un attimo solo, prendo la cassa portatile che tengo sotto la mia postazione e le faccio subito lo scontrino. Vedi forse un’insegna con la scritta “CASSA” sopra la mia testa o pensi che sono il mago di Oz in grado di creare dal nulla uno scontrino?
“Scusi, il settore di saggistica?” Ci sei appena entrato, proprio come dice il cartello che hai letto prima di entrare nella sala.
“Sto cercando un libro fuori catalogo dal 1990, posso ordinarglielo?” Sai che stai cercando un libro che non è più disponibile dal 1990, perché io dovrei riuscire a trovarlo?
“È disponibile il nuovo libro di Pinco Pallino in uscita per il 2012?” Siamo ancora nel 2010, se mi dai qualche minuto faccio un salto avanti nel tempo di due anni e te lo vado a prendere.
Insomma in alcuni casi noi librai siamo proprio delle orribili persone, acidi, scontrosi e antipatici ma dopo la centesima domanda retorica l’unica cosa a cui pensiamo è che sarebbe bellissimo diventare, improvvisamente, sordi.
Marino Buzzi

martedì 28 dicembre 2010

Elenco provvisorio e parziale dei libri che porto con me nel 2011

Libri a tematica GLBT

Isherwood Un uomo solo Adelphi
Paterlini Ragazzi che amano ragazzi Feltrinelli
Heim Mysterious Skin Playground
Hébert Un vestito di luce Luciana Tufani Editrice
Eugenides Middlesex Mondadori
Bassani Gli occhiali d’oro Mondadori
Carrino Acqua storta Meridiano zero
Forster Maurice Garzanti
Tondelli Altri libertini Feltrinelli
Butler La disfatta del genere Meltemi
Lingiardi Citizen gay Il Saggiatore
Pedote Lo Presti  Omofobia Stampa Alternativa
Genet Il funambolo Adelphi
Burroghs Checca Adelphi
Soehnlein Il mondo dei ragazzi normali Baldini e Castoldi
Tondelli Camere separate Bompiani
Tondelli Rimini Bompiani
Whitaker L’amore che non si può dire ISBN
Vidal La statua di sale Fazi
Porter La maschera di scimmia Fandango
Yourcenar Memorie di Adriano Einaudi
Genet Querelle de Brest Net
Goretti Giartosio La città e l’isola Donzelli
Burgio Mezzi maschi Mimesis
Woolf Orlando Mondadori

Saggi

Foer Se niente importa Guanda
Kristeva Il genio femminile Donzelli
Ayala Chi ha paura muore ogni giorno Mondadori
Trotta Milana L’operaismo degli anni 70 Derive e Approdi
Peregalli I luoghi e la polvere Bompiani
Matvejevic Breviario mediterraneo Garzanti
Wilson Carlo Magno Bruno Mondadori
Lane Fox Eroi viaggiatori Einaudi
Singer Liberazione animale Il Saggiatore
Lorenz L’anello di re Salomone Adelphi
Hollodobler Formiche Adelphi
Wilson  La creazione Adelphi
Pollan Il dilemma dell’onnivoro Adelphi
Susskind La guerra dei buchi neri Adelphi
Capra Il tao della fisica Adelphi
Sacks Zio Tungsteno Adelphi
Noble La musica della vita Bollati Boringhieri
Silvertown La vita segreta dei semi Bollati Boringhieri
Lipperini Ancora dalla parte delle bambine Feltrinelli
Garfinkel Agnese Armando editore
Augé Un etnologo nel metrò Eleuthera
Petit Credere nel vuoto Bollati Boringhieri
Arikha Gli umori Bompiani
Aime Il diverso come icona del male Bollati Boringhieri
De Santillana Von Dechend Il mulino di Amleto Adelphi
Kerényi Dionisio Adelphi
Graves La dea bianca Adelphi
Frazer Il ramo d’oro Bollati Boringhieri
Chang Operaie Adelphi
Woolf Una stanza tutta per sé Einaudi
Beauvoir Il secondo sesso Il Saggiatore
Marino Buzzi

lunedì 27 dicembre 2010

Il cliente frettoloso

Spesso ho davvero pochissimo tempo per parlare con i clienti.
Una cosa che ho notato in questi anni è che la gente non vuole aspettare, non importa se sei oberato di lavoro, se in fila ad attendere per chiedere libri ci sono già sei o sette clienti che sbuffano e guardano di continuo l'orologio, arriva sempre qualcuno che ti chiede:
“Scusi, posso fare solo una domanda?” e mentre sei lì, intento a cercare di decifrare la scrittura del figlio della cliente A, mentre il cliente B parla a voce alta al cellulare con un amico e il cliente C si sta innervosendo tu rispondi: “Dica signore” e lui subito “ Ce l'avete il libro di...”.
Di solito in quei momenti sorrido e rispondo che devo controllare a computer ma prima devo finire di servire il cliente A, il B e il C. Imperterrito il cliente frettoloso insiste:
“Ah ma se mi dice dove lo trovo lo prendo io.”
Semplice se è uno scrittore o una scrittrice noto/a ma se si tratta di uno scrittore sudcoreano di cui il cliente ricorda solo parzialmente il nome e non sa nulla ne' della casa editrice ne' del titolo, allora sono guai. Nel frattempo ho decifrato una parte del titolo scritto dal figlio del cliente A che aveva troppo da fare per venire di persona e così ha mandato il papà, il quale è vistosamente imbarazzato perché il titolo non solo ha almeno due errori grammaticali ma è anche sbagliato. Cerco di ricostruire la situazione, il cliente A non ha idea di che libro stia cercando il figlio, il cliente B continua a urlare al cellulare, il cliente C è ormai sull'orlo di una crisi di nervi e il cliente frettoloso borbotta sottovoce che non ha tempo da perdere e che se gli dico dove trovare il libro lo prende lui.
Sono passati neanche dieci secondi ma sembra già un'eternità.
Chiedo al cliente A se il libro che sta cercando è il Giovane Holden (anche se sul foglietto c'è scritto in una calligrafia quasi illeggibile Il teribbile givane Hoden ) e lui mi risponde, rosso in viso, che proprio non lo sa e che deve chiamare il figlio. Bene ho il tempo di servire il cliente C perché il cliente B si è appartato con il suo cellulare, il cliente frettoloso intanto mi dice “Eh no c'ero prima io!” anche se è arrivato dopo e lo sa. Io sorrido di nuovo e chiedo di avere pazienza perché, viste le scarse informazioni che mi ha dato, non ho proprio idea di quale sia il libro che sta cercando. Il cliente C vuole un libro che conosco e lo servo in fretta, nel frattempo il cliente B, sempre con il cellulare all'orecchio, alza un dito e mi chiede, quasi inserendo la domanda all'interno della sua conversazione, un libro. Anche questo è veloce, prendo il libro e glielo consegno, il cliente frettoloso nel frattempo mi è addosso e mi ripete che ha sentito per radio la recensione di questo libro di un autore di cui non ricorda il nome. Non ricorda il nome dell'autore, non ricorda il titolo del libro, non ricorda la casa editrice e non ricorda neppure la stazione radio sulla quale ha sentito la notizia, ieri, no forse due giorni fa... ah no, il mese scorso. Quando gli faccio notare che non ho proprio la benché minima idea di quale potrebbe essere il libro che sta cercando, mantenendo sul mio volto un'espressione che possa essere umanamente accettabile, lui se ne va dicendo che non esistono più i librai di una volta.
E non esistono più no che non esistono, perché sono tutti morti! Si sono suicidati probabilmente fra un libro di Travaglio e un altro di Coelho, indecisi se fare una strage o sbattere la testa contro l'ultimo libro di Eco.
Quando vedo tornare il cliente A, pover uomo, mortificato e dispiaciuto, cerco di ricompormi (anche perché stanno già arrivando i clienti D, E ed F), lui mi passa il cellulare e mi chiede di parlare direttamente con suo figlio.
“Pronto?”
“Oh sto cercando quel libro di Salligher!”
“Stai cercando il libro di Salinger? Il giovane Holden?”
“Ah non lo so la professoressa ha scritto Salligher alla lavagna.”
E mentre sto cercando di convincere il figlio del cliente A che il libro che sta cercando è, con molta probabilità, uno dei romanzi più sopravvalutati della storia vedo scendere dalle scale una nuova cliente che supera gli altri e mi chiede:
“Scusi, posso fare solo una domanda?”
Marino Buzzi

sabato 25 dicembre 2010

Il cliente misterioso

Si è fatta spazio, nella moltitudine di innovazioni che ogni giorno le aziende mettono in atto per rendere la vita impossibile ai propri dipendenti, una figura misteriosa e temuta, non si sa se uomo o donna, non se ne conosce l'età, la provenienza, la cultura. La immaginiamo o lo immaginiamo come una sorta di supereroe mascherato che entra nelle nostre vite di librai per valutare il nostro impatto aziendale, per scoprire, cioè, quanto, come dipendenti, siamo disposti a sacrificarci per il bene comune.
Questo essere, che con un certo timore chiamiamo “cliente misterioso”, è una sorta di vendicatore dei clienti. Di noi valuta ogni cosa, se portiamo stampato sul cartellino il nostro marchio aziendale, se vestiamo dignitosamente, se i nostri capelli sono stati lavati di recente (e se abbiamo usato il balsamo) se diciamo “buongiorno”, “buonasera”, “posso aiutarla” e “arrivederci”, se proponiamo un secondo libro dopo aver venduto il primo, se sorridiamo, se siamo gentili, se proponiamo la tessera fedeltà e molto altro ancora. Tutti noi, crudeli librai assetati di vendetta nei confronti di questo vendicatore misterioso, ci aggiriamo fra gli scaffali della libreria adocchiando i clienti, cercando di studiarli, con le nostre vocette subdole e mostrando i denti come cani rabbiosi chiediamo: “La posso aiutare? Sa che sull'argomento ho altri libri? Venga le faccio vedere il settore.” e conduciamo l'ignaro cliente, o forse il bastardo misterioso, nei luoghi meno illuminati della libreria pensando a un pestaggio di gruppo o a un interrogatorio da FBI.
“Parla bastardo, sei tu il cliente misterioso, vero? Lo vedo dai tuoi occhietti iniettati di sangue. Dimmi, che ti abbiamo fatto di male noi librai? Ti abbiamo venduto forse un libro fallato? Ti abbiamo fatto credere, pur di venderti il libro, che la solitudine dei numeri primi era un capolavoro quando invece è una cagata pazzesca? O forse la tua mamma e il tuo papà ti costringevano, da piccolo, a leggere le favole quando invece tu avresti voluto giocare a video giochi come tutti i tuoi amici?”
Invece stiamo lì, sorridenti e accondiscendenti, a passare libri al cliente, sperando che sia proprio questo il cliente misterioso e non l'altro, quello che abbiamo snobbato perché ci ha chiesto il libro dei Cesaroni. Sì, speriamo che sia questo il nostro eroe mascherato e, visto che lo odiamo con tutto il cuore, quando gli passiamo l'ennesimo libro, assicurandogli che è il capolavoro del secolo, meditiamo una sottile vendetta sperando che quel veleno che abbiamo versato sul libro in stile Il nome della rosa faccia effetto lentamente.
Molto lentamente.
Marino Buzzi

venerdì 24 dicembre 2010

All'arrembaggio!

Immaginate un galeone del 1600 durante una tempesta, onde enormi, marinai e mozzi che corrono da una parte all’altra della nave, bagnati, impauriti, qualcuno cade, ci sono barili pieni di vivande che rotolano sul ponte, qualcuno, in cambusa, prega.
Ecco la libreria a Natale è simile a una antica nave nel bel mezzo di una tempesta, ci sono persone ovunque che sbuffano se dal momento in cui ti chiedono “scusi” al momento in cui consegni loro l’agognato libro passano più di venti secondi, sgomitano fra loro per passare sulle scale, si strappano dalle mani libri, progettano tattiche per accaparrarsi l’ultimo gioco richiesto dal figlio.
Nel bel mezzo della burrasca, intenti a manovrare il galeone, ci siamo noi librai che rispondiamo con un sorriso per la milionesima volta che il pacchetto regalo lo fanno in cassa, che, “sì, sono della libreria” del resto ho un cartellino al collo stile San Bernardo che certifica la mia appartenenza a questa tribù libraia. Alla fine della giornata il sorriso si è trasformato in un ghigno stile paralisi che, anche volendo, non si riesce a togliere dalla bocca e tutti coloro che mi vedono per strada, nel tragitto che va dalla libreria alla stazione, pensano che sia strafatto o impazzito, la mascella mi fa talmente male, a forza di sorridere, che devo fare esercizi di distensione e così apro la bocca più che posso e poi la chiudo in fretta oppure  serro i denti e allungo le labbra stile Jocker, lo faccio sempre durante il solito tragitto e questo da alla gente la conferma che la mia mente sta vagando da qualche parte ben lontano dal mio corpo.
Ogni tanto, sul galeone/libreria, qualcuno alza la bandiera bianca, corre in bagno a rifugiarsi per qualche secondo cercando di liberarsi dalla presa dei clienti che continuano a dire “scusi, scusi, scusi…” “Arrivo subito signora, sì, sì, sono subito da lei, la prego devo assolutamente fare pipì!” e sei già fortunato se al bagno riesci ad arrivarci perché qua ti fanno dei placcaggi in stile football che neppure un campione del mondo sarebbe in grado di portare a termine. E quando il mare sta cominciando a calmarsi, quando credi che la tempesta sia passata ecco che all’orizzonte si scorge una nave pirata, il cliente delle 19.55 che si è ridotto all’ultimo per fare i regali e che ha una lista infinita di libri da chiederti mentre tu stai già ascoltando l’annuncio della collega che invita i clienti a tornare alle proprie cuccette perché “la libreria sta per chiudere”. Allora  a quel punto, con il sorriso che vacilla e quel tic nervoso sotto l’occhio destro che è riapparso almeno cinque ore fa, con una voce gutturale da film horror lo guardi e sibili:
“Posso aiutarla?”
Marino Buzzi

giovedì 23 dicembre 2010

Primo piano o piano terra? (questo è il dilemma)

La nostra libreria è disposta su tre piani, piano terra, primo piano e piano interrato. La disposizione dei piani però non è ben chiara ad alcuni clienti:

Piano terra o primo piano?
“Scusi dove sono i libri di cucina?”
“Al primo piano Signora.”
“Le sue colleghe mi hanno detto di scendere al primo piano.”
“Il primo piano è di sopra signora.”
La signora sale le scale e torna giù dopo dieci minuti piuttosto adirata.
“Senta le ho chiesto i libri di cucina! Mi ha mandato di sopra e c’è solo narrativa.”
“Signora deve andare al primo piano, non al piano terra.”
“Ma non è questo il primo piano?”
“No Signora questo è il piano interrato.”
“Quindi  devo andare al piano dove sono entrata?”
“No signora quello è il piano terra, deve andare al piano sopra a quello in cui è entrata.”
“Cioè al piano terra?”
“Venga Signora l’accompagno.”

Le scale
“Scusi il settore DVD?”
“Al primo piano, non quello in cui è entrato, quello sopra.”
“Ah… e come salgo?”
(Non saprei… con le gambe?)

Il teletrasporto
“Scusi sto cercando i libri sugli animali.”
“Sono al primo piano Signore.”
“E non c’è un teletrasporto?”
“Scusi?”
“L’ascensore!”

So’ stanco
“Madò ma quanto è grande sta’ libreria?”
“Posso aiutarla?”
“Cercavo i libri per bambini.”
“Deve andare nell’ultima sala infondo.”
“Ma non può portarmeli lei?”
(Certo, un attimo solo, vado a prendere l’intero settore per ragazzi e glielo porto qui!)

mercoledì 22 dicembre 2010

Dialoghi surreali

Elisabetta (settore saggistica)

Incidenti di percorso
“-Pronto Buongiorno libreria M... sono Elisabetta. Posso aiutarla?
-Si, vorrei sapere la disponibilità di un testo scolastico
-Un attimo, le passo il settore.
Nel frattempo dall'altra parte della cornetta sento un botto, il rumore di un
clacson e la signora che urla:
- Deficiente, che caz... freni?
-Signora, tutto bene?
-No, ho tamponato un'auto di un cretino.
-Beh, signora non si parla al telefono mentre si guida!
-Ma vaff... che c... vuole anche lei brutta st...!!!”

La suora.

Una suora passando davanti al settore Queer  esclama:
“Poverini anche questi gay però, ormai non se ne può più.”
La collega si volta e la guarda.
“È inutile che mi guardi male sai.”
“Mi scusi signora la sto solo guardando, ognuno è libero di pensare quello che vuole ma l’omofobia non è mai una bella cosa.”
“Tanto ho ragione, ho ragione io! Sono dei poverini, è inutile che mi guardi così, ho ragione!”

Valentina (Diversi settori)

Al telefono

“Libreria … buongiorno sono Valentina.”
“Senta ho provato a chiamare alla Feltrinelli ma non rispondono.”
“Mi scusi io come posso aiutarla?”
“Perché non rispondono?”
“La nostra è un’altra libreria signore.”
“Sì ma secondo lei perché alla Feltrinelli non rispondono al telefono?”

Federica (narrativa)

Il vino

“Scusi.”
“Dica”
"Posso chiedere?"
“Certo, dica.”
“Dove posso trovare del vino?”

Marino (Io, settore saggistica)

La tessera

Arriva una cliente sull’orlo delle lacrime e mi dice:
“C’è un ufficio reclami?”
“No signora, la faccio parlare con la direttrice se vuole.”
“Sì, voglio.”
Chiamo la direttrice ma è fuori a pranzo.
“Signora la direttrice è fuori a pranzo, posso aiutarla io?”
“Sono andata in cassa per comprare questo libro e ho mostrato la tessera Feltrinelli. Quella cafona della commessa, perché una che fa così è solo una commessa, mi ha detto che voi siete un’altra libreria e non accettate la carta Feltrinelli.”
“Guardi mi dispiace se la collega è stata scortese, le chiedo scusa, però noi siamo davvero un’altra libreria e abbiamo una nostra tessera che è gratuita e senza impegni e da diritto a sconti e promozioni. La tessera Feltrinelli non vale da noi.”
Lei comincia a urlare:
“Io la mia tessera Feltrinelli la faccio vedere dove mi pare e a chi mi pare, capito? Sono venuta qui solo perché loro il libro non lo avevano e io ne volevo una copia, ho tradito loro e mi sento rispondere che non posso mostrare la mia tessera. Uno già è esaurito e poi viene anche aggredito in questo modo! Lo dica alla direttrice che io la tessera la faccio vedere a chi mi pare!”

Scandaloso Padre Pio

Durante il primo anno a Bologna mi sono trovato ad affrontare questa situazione, arriva una signora araba e mi dice che ha visto a striscia la notizia un servizio su un libro di Padre Pio in cui si parlava male del Corano. Le rispondo che non guardo la televisione e che non ho questo libro (in realtà, come sono venuto a sapere dopo si trattava semplicemente di un errore di stampa, il Corano era stato stampato con la copertina di un libro su padre Pio).
Sequenza:
“Voglio il libro di Padre Pio che parla male del Corano.”
“Signora non ho libri del genere.”
“L’ho visto a Striscia la notizia.”
“Mi spiace non guardo la televisione ma le assicuro che non ho libri di questo genere.”
Lei urlando
“Voi volete nascondere questo scandalo.”
“Signora le assicuro che non ho mai sentito parlare di questo libro, è sicura di averlo visto in televisione?”
“Sì, sì ne parlavano a striscia la notizia! Voi nascondete questo libro adesso! Vergogna, vergogna!”
Prende un biglietto da visita
“Io adesso scrivo a striscia la notizia che voi nascondete questo scandalo!”
E se ne va urlando.

P.S.
Ogni avvenimento riportato è accaduto veramente.
Marino Buzzi

martedì 21 dicembre 2010

Risposte che a volte vorrei dare ai clienti.

Scusi posso chiedere?
Se proprio non ne può fare a meno.

Scusi posso chiedere?
Mi ha preso per il servizio informazioni?

Scusi lei è della libreria?
No sto qui perché mi piace rispondere alle sue domande.

Scusi posso chiedere?
No.

Scusi posso chiedere?
(Se è un uomo)
Tesoro con quel sedere puoi chiedermi qualsiasi cosa
(Se è una donna)
Solo se mi dici dove hai comprato quella deliziosa gonnellina.

Lei è un commesso?
No, io sono un libraio, se vuole un commesso vada alla Maison du monde.

Scusi vorrei un libro…
Ma va, pensavo cercasse il settore surgelati.

Il settore novità?
Da questa parte ma faccia in fretta domani saranno già vecchi.

Scusi c’è lo sconto su questo libro?
Che libro è?
Quello di Vespa.
Glielo regalo.

Scusi vorrei un libro.
Bene, vada alla Feltrinelli.

Scusi com’è l’ultimo libro di Sgarbi?
Non saprei non leggo la spazzatura.

Lo ha letto questo?
Abbiamo un catalogo di 30.000 titoli, secondo lei li ho letti tutti?

Scusi posso ordinare un libro?
Potrebbe, sì, ma se uso la tastiera rischio di slogarmi un dito.

Scusi lei lavora qui?
Secondo te?
Sto cercando un libro da regalare, potrebbe consigliarmi?
Che genere legge la persona a cui lo deve regalare?
Non lo so.
Se non lo sa  lei come posso saperlo io?

Scusi lei è un libraio?
No, sono la bella addormentata nel bosco.

Come faccio a sapere se avete un libro?
Chiuda gli occhi e lo pensi intensamente.

A che ora chiude la libreria?
Per lei è già chiusa.

Marino Buzzi

Libri inesistenti (parte prima)

Elenco provvisorio dei titoli inesistenti che la gente mi ha chiesto in libreria (parte prima):

Storia di una calimera  (Storia di una capinera)
I Machevoglia  (I Malavoglia)
Anna Cretina  (Anna Karenina)
L’imbecille  (L’idiota)
La vita è molto breve  (La brevità della vita)
Gomorrea  (Gomorra)
La costruzione degli spartani  (Costituzione degli spartani)
La metà amorfosi  (Le metamorfosi)
I dolori del giovane Goethe  (I dolori del giovane Werther di Goethe)
I fratelli kalashnikov   (I fratelli Karamazov)
La solitudine dei numeri indivisibili  (La solitudine dei numeri primi)
Peldipomodoro   (Peldicarota)
Ventimila leghisti sotto i mari (Non sarebbe una cattiva idea dopotutto: Ventimila leghe sotto i mari)
Fratelli insanguinati  (Fratelli di sangue)
Se non ci frega niente  (Se niente importa)
I sommersi e gli annegati  (I sommersi e i salvati)
La casa in indocina  (La casa in collina)
Centomila gavettoni di ghiaccio  (centomila gavette di ghiaccio)
La luna e i roghi  (La luna e i falò)
Orgoglio e poco giudizio  (Orgoglio e pregiudizio)

sabato 18 dicembre 2010

Massificare gli altovendenti!

Negli ultimi anni si è diffusa, nel mercato libraio, l’idea che l’oggetto libro non valga più in quanto tale ma solo in quanto oggetto. Oggetto sostituibile, fra le altre cose, da altri oggetti con un margine di guadagno decisamente più alto. Così ci troviamo a dover convivere con librerie/salumerie, troviamo sullo stesso scaffale la pasta e Ingroia, passiamo, per scegliere il nostro libro, davanti a cartoline, borse, mouse, i-pod, e-book, carte da gioco, tazze e chi più ne ha più ne metta.
Allo stesso tempo è passata la malsana idea che massificare gli altovendenti (cioè prendere in grossi quantitativi libri che si considerano ad alta vendibilità ed esporli in pile simili a grattacieli) sia una mossa intelligente e fruttuosa.
Così mi ritrovo sommerso da vari Vespa e Brosio, per non parlare del libro su Amanda Knox che giace invenduto da mesi ormai. Se andiamo ad analizzare i dati, alla fine, ci rendiamo conto che dei titoli “massificati” solo alcuni sono “partiti” con le vendite, quelli che hanno avuto la fortuna di avere dei passaggi televisivi, in particolar modo coloro che sono andati ospiti a “Che tempo che fa” (al momento la trasmissione con maggior capacità di far aumentare le vendite ai vati autori).
“Massificare gli altovendenti” è diventata ormai la parola chiave della libreria, il nostro inno aziendale tanto che molti di noi, invece di dirsi ciao la mattina usano la formula “massificare” e “altovendenti” per salutarsi.
Ovviamente la massificazione avviene solo per quelle case editrici che possono permettersi di spingere i propri prodotti, riguardano solitamente autori già famosi, insomma come al solito si punta sui nomi sicuri (anche se poi non è detto che questi vendano, anzi…), la massificazione delle grandi case editrici significa, non per volontà ma per problemi di spazio e monte merci, la rinuncia a libri che magari potrebbero avere un maggior pregio. Devo dire la verità, noi cerchiamo ancora di ritagliarci angoli di indipendenza culturale, facciamo ricerca sui titoli, leggiamo recensioni, riviste e giornali (spesso nel tempo libero o in pausa pranzo), lo facciamo soprattutto per la nostra incolumità. Non si sa mai, dovesse venire un terremoto, non vorrei essere sepolto da una montagna di Bruno Vespa. Sarebbe davvero un modo ignobile di morire.
Marino Buzzi

venerdì 17 dicembre 2010

cronache dalla libreria: In principio era il libro

cronache dalla libreria: In principio era il libro: "La signora mi guarda con quei suoi occhietti nascosti da un paio di occhiali con la montatura rossa, indossa una voluminosa pelliccia e io c..."

In principio era il libro

La signora mi guarda con quei suoi occhietti nascosti da un paio di occhiali con la montatura rossa, indossa una voluminosa pelliccia e io cerco di mantenere il mio spazio vitale perché il contatto con quel pelo che una volta è appartenuto a un animale vivo mi fa senso.
“Vorrei quel libro di quel giornalista che va sempre a quella trasmissione su canale cinque alle sei del pomeriggio. Ha capito quale, vero?”
Non mi ricordo più perché volevo fare il libraio.
Quando frequentavo l'università e per mantenermi facevo il cuoco fra i miei sogni c'era quello di diventare libraio, di lavorare in una libreria, magari a Bologna.
Ho cominciato dal magazzino grazie alla mia ex direttrice che è una donna molto esigente ma anche molto preparata, grazie a lei ho imparato a conoscere i libri. Il primo giorno da libraio, al servizio con il pubblico, è stato un incubo, la gente mi chiedeva autori che non avevo mai sentito in vita mia, non conoscevo nulla di filosofia (elemento abbastanza grave visto che mi occupavo e mi occupo ancora del settore di saggistica) e mi capitò un cliente particolarmente esigente che mi guardò, alla fine di quello che vissi come un vero e proprio interrogatorio, con aria di sdegno. Dopo tre giorni ero immerso nello studio di epoche, filosofi e movimenti. Sono passati quasi sei anni e ho imparato a gestire i clienti, ho avuto la fortuna di frequentare la scuola per librai di Umberto e Elisabetta Mauri, mi sono formato sul campo.
Amo il mio lavoro e cerco di svolgerlo nel migliore dei modi ma se avrete la pazienza di seguire questo blog, che non verrà aggiornato con la frequenza dell'altro mio blog ( http://perseo.blog.kataweb.it/) scoprirete come, a volte, un sogno può trasformarsi in un incubo.
“Non guardo quasi mai la televisione, signora.”
“Ma sì dai, quel giornalista che va a canale cinque.”
“Signora non guardo la televisione.”
“E cosa fa nel tempo libero?”
Respiro profondamente.
Uno, due, tre, quattro...
“Può darmi qualche elemento in più signora?”
“Ah non lo so mica, mi sono addormentata mentre guardavo la televisione, quando mi sono svegliata c'era quel giornalista lì.”
“Ma il libro di cosa parla?”
“Boh di una cosa che ha scritto.”
“Non ricorda neanche la copertina?”
“Ah non l'hanno mica fatta vedere, ho solo sentito che dicevano libro e poi hanno inquadrato il giornalista.”
“Quindi non siamo neppure sicuri che abbia scritto un libro, giusto?”
“Ah, se non lo sa lei che è un libraio.”
Davvero, un incubo.
Marino Buzzi