Immaginate un galeone del 1600 durante una tempesta, onde enormi, marinai e mozzi che corrono da una parte all’altra della nave, bagnati, impauriti, qualcuno cade, ci sono barili pieni di vivande che rotolano sul ponte, qualcuno, in cambusa, prega.
Ecco la libreria a Natale è simile a una antica nave nel bel mezzo di una tempesta, ci sono persone ovunque che sbuffano se dal momento in cui ti chiedono “scusi” al momento in cui consegni loro l’agognato libro passano più di venti secondi, sgomitano fra loro per passare sulle scale, si strappano dalle mani libri, progettano tattiche per accaparrarsi l’ultimo gioco richiesto dal figlio.
Nel bel mezzo della burrasca, intenti a manovrare il galeone, ci siamo noi librai che rispondiamo con un sorriso per la milionesima volta che il pacchetto regalo lo fanno in cassa, che, “sì, sono della libreria” del resto ho un cartellino al collo stile San Bernardo che certifica la mia appartenenza a questa tribù libraia. Alla fine della giornata il sorriso si è trasformato in un ghigno stile paralisi che, anche volendo, non si riesce a togliere dalla bocca e tutti coloro che mi vedono per strada, nel tragitto che va dalla libreria alla stazione, pensano che sia strafatto o impazzito, la mascella mi fa talmente male, a forza di sorridere, che devo fare esercizi di distensione e così apro la bocca più che posso e poi la chiudo in fretta oppure serro i denti e allungo le labbra stile Jocker, lo faccio sempre durante il solito tragitto e questo da alla gente la conferma che la mia mente sta vagando da qualche parte ben lontano dal mio corpo.
Ogni tanto, sul galeone/libreria, qualcuno alza la bandiera bianca, corre in bagno a rifugiarsi per qualche secondo cercando di liberarsi dalla presa dei clienti che continuano a dire “scusi, scusi, scusi…” “Arrivo subito signora, sì, sì, sono subito da lei, la prego devo assolutamente fare pipì!” e sei già fortunato se al bagno riesci ad arrivarci perché qua ti fanno dei placcaggi in stile football che neppure un campione del mondo sarebbe in grado di portare a termine. E quando il mare sta cominciando a calmarsi, quando credi che la tempesta sia passata ecco che all’orizzonte si scorge una nave pirata, il cliente delle 19.55 che si è ridotto all’ultimo per fare i regali e che ha una lista infinita di libri da chiederti mentre tu stai già ascoltando l’annuncio della collega che invita i clienti a tornare alle proprie cuccette perché “la libreria sta per chiudere”. Allora a quel punto, con il sorriso che vacilla e quel tic nervoso sotto l’occhio destro che è riapparso almeno cinque ore fa, con una voce gutturale da film horror lo guardi e sibili:
“Posso aiutarla?”
Marino Buzzi
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