sabato 31 dicembre 2011

Cose (da libreria) che vorrei lasciare nel 2011 ma che so già mi perseguiteranno anche nel 2012:

  • Il budget.
  • Il cliente misterioso.
  • Le fascette sui libri che dicono cose del genere: “Il più grande scrittore contemporaneo” o “Il libro più atteso” o “Il libro più venduto in...”
  • I cartonati degli scrittori o delle copertine dei libri da mettere in vetrina.
  • Le vetrine in vendita.
  • I libripanettone.
  • Le letture “estive” (ma a natale e d'estate diventiamo tutti più stupidi?)
  • Gli editori che fanno finta di non sapere come vanno le regole di un mercato che loro stessi hanno contribuito a creare.
  • La frase: “Non ci sono più i librai di una volta”. Non ci sono più, rassegnatevi. Abbiamo mandato indietro nel tempo un Terminator per sterminarli tutti!
  • I clienti a cui devi spiegare il significato di “fuori catalogo” ventidue volte prima che ti chiedano di nuovo se possono ordinare il libro.
  • Il marketing. Basta, vi prego. Basta! Smettete di pensare che siamo degli zombie.
  • La cartoleria che fattura più dei libri.
  • Le idee geniali che, solitamente, hanno ripercussioni poco piacevoli sui poveri librai.
  • Le persone maleducate.
  • I furti.
  • I libri in disordine.
  • La polvere (e la mancanza di uno swiffer a portata di mano)
  • I libri non perfettamente allineati.
  • Il non trovare un libro
  • Trovarlo appena il cliente se n'è andato.
  • Gli e-book.
  • Le massificazioni e gli altovendenti.
  • Le centralizzazioni.
  • I libri scritti dai calciatori e quelli dei personaggi TV.
  • I libri di quelli che sino a ieri andavano ai reality e poi, caduti in disgrazia, scrivono libri sulla fede.
Potrei continuare per ore e per ore potrei scrivere di cose che spero di ritrovare nel 2012. Una fra tutte: spero di ritrovare il mio lavoro e l'amore che nutro per i libri. Spero di avere tante storie da raccontare per il mio blog, spero di incontrare ancora tante persone che mi aiutino a crescere. Spero di poter scrivere altri libri e di non perdere mai l'ironia. Spero, soprattutto, di non perdere la capacità di non prendermi mai troppo sul serio.
Domani, primo giorno del 2012, non troverete i consigli del libraio.
Auguro a tutt* voi uno splendido inizio d'anno.
Magari con un buon libro.
Marino

venerdì 30 dicembre 2011

Non succede (purtroppo) solo a Natale.

La scena potrà sembrarvi ripetitiva ma succede spesso anche nella (ex) tollerante Bologna di ascoltare questi discorsi.

Due ragazzi davanti al settore di psicologia, vestiti alternativissimi in stile “centro sociale”, visto che parliamo per stereotipi, visto che ci piace etichettare la gente, di quelli che pensi, spesso a torto, questi sono abituati a frequentare persone di diverse etnie, orientamenti, culture. Sono giovani, sono aperti, fanno parte della nuova generazione, senza pregiudizi.
Il ragazzo mi chiede, gentilmente, un paio di libri di sociologia, io, altrettanto gentilmente, glieli faccio vedere. Poi si sposta con la ragazza davanti al settore QUEER e qui succede il fattaccio:
Lei: “Io, guarda è più forte di me, mi fanno davvero schifo i froci.”
Lui: “Che poi, insomma, due uomini che stanno insieme...”
Lei: “Non li posso immaginare.”
Lui prendendo in mano un fumetto: “Non sapevo facessero anche i fumetti per i froci.”
Ora, immaginatemi, di spalle, alla mia postazione con il sangue che già alla parola “schifo” ha ingrossato arterie e mi sta facendo scoppiare il cervello, il fumo mi esce dalle narici, dalle orecchie, mi sono scoppiate tutte le venuzze negli occhi.
Mi giro con una piroetta piena di stile, sorrido con uno sguardo alla Shining e, con voce soave, dico:
“Fanno un sacco di cose per noi froci, forse se guardi bene nel settore impari qualcosa.”
Silenzio imbarazzante poi:
Lui (mentre lei si allontana stile cartone animato con tanto di gocciolona che le cade dal naso e espressione allucinata): “No ma non intendevo in senso offensivo.”
Io: “Frocio è offensivo.”
Lui: “Guarda che io ho un sacco di amici così...”
Ok, tesoro, la scusa è anche peggio dell'offesa.
Te ne vai con dignità o devo cominciare a graffiare?

giovedì 29 dicembre 2011

Succede solo a natale- parte seconda

La signora in pelliccia che tiene fra le mani una pila di libri, va al banco e chiede alla collega di farle i pacchetti. La collega le chiede lo scontrino e lei prima si indigna dicendo che a lei nessuno mai ha osato chiederle lo scontrino, che è una persona seria e “ma come si permette per chi mi ha preso?” poi fa finta di cercare lo scontrino e, infine, esce con nonchalance dalla libreria senza i libri che, evidentemente, non aveva pagato.
Ritenta, bella, sarai più fortunata!

mercoledì 28 dicembre 2011

Il futuro delle librerie?

Per oggi avevo in programma un altro post sfizioso e divertente ma poi mi sono girate (strano succede sempre più spesso), così il post sfizioso ve lo beccate domani,  oggi c'è l'incavolatura!

Mi lascio trascinare in un enorme centro commerciale, piuttosto famoso a Casalecchio di Reno (BO) e, come mio solito, appena entro mi infilo nell'unica libreria presente. È una libreria di catena, una catena fra le più vecchie e importanti, mica pizza e fichi, come direbbe un mio caro amico.
Entro e mi imbatto immediatamente nell'immancabile classifica dei più venduti, avanzo e mi ritrovo davanti a un muro, giuro, di tutti i libri che vendono di più in questo momento. Si tratta di una libreria di almeno 200 mq, sono le 17,30 di un giorno feriale a ridosso del capodanno e in tutta la libreria sono in due addetti alle vendite (lo so non ho detto librai). Intorno ai due banchi informazioni (uno è vuoto, è presidiato solo quello della cassa), sorretti da scaffali studiati ad hoc sono esposti di faccia (con copertina ben visibile) decine di copie di: Inheritance di Christopher Paolini, Un diamante da Tiffany di Swam Karen, Io Ibra (vabbé che ve lo dico a fare?) e Aleph di Coelho. Avrei potuto anche fermarmi e uscire, invece no, figuriamoci se non mi faccio del male. Comincio a girare per gli scaffali e ritrovo i best seller che ho visto all'entrata disseminati per tutta la libreria in pilette sempre più alte. Stop. Catalogo inesistente, libri gettati alla rinfusa, nessun tipo di ordine (scusate ma poi quando i capi vengono a dirmi che i MIEI settori non sono perfettamente in ordine mi girano di brutto, sono uno di quei librai che passa venti volte al minuto a sistemare e a controllare le sale). Inutile chiedere un libro più vecchio di due anni (che non faccia parte del gruppo della catena almeno), inutile chiedere se hanno testi di Malinowski giusto per citare un autore di saggi che amo particolarmente. Fra i sottosettori leggo “Femminismo”, ci sono tre testi (giuro solo tre) in dieci copie ciascuno: Lettere di donne che amano troppo di Robin Norwood, Sii bella e stai zitta di Michela Marzano (niente da ridire) e, tenetevi forte, In Italia si chiama amore di Melissa P.!
Poi mi sono guardato attorno e tutto mi è apparso chiarissimo. Ecco come vedono noi consumatori gli ideatori del marketing e chi dirige le grandi catene. Capre. Capre che si devono nutrire di ogni cosa possibile, che devono acquistare compulsivamente, dentro il supermercato hanno messo addirittura dei prodotti lungo le scale mobili (non scherzo) perché anche in quel momento devi acquistare. Non puoi stare tranquillo, farti trasportare dal tapirulan. No, devi comprare anche prima di essere arrivato al reparto!
È così anche in libreria.
Non si tratta di un caso isolato.
È il futuro delle librerie: personale ridotto all'osso, completamente demotivato, fermo in cassa a sorridere al cliente di turno che gli passa la Parodi o il nuovo best seller pubblicizzato anche sulla carta igienica. E del resto cosa potrebbe acquistare un povero Cristo che ha voglia di leggere qualcosa visto che in questa libreria non sono presenti altro che libri considerati ad alta vendibilità?
A un certo punto avrei voluto mettermi a urlare: “Non è per questo che ho scelto di fare il libraio! Non è per questo!”.
Non è nemmeno una politica che paga! Voglio dire, le librerie di catena sono sempre più in difficoltà ma allora perché continuiamo a pedalare verso l'abisso? Possibile che non ci sia nessuno che prende la parola e dica a tutti: “Signori, toglietevi il prosciutto dagli occhi! C'è una falla enorme nel sistema, stiamo continuando a imbarcare MERDA (scusate il francesismo), non è il caso di cambiare rotta, fermarci un po' a chiudere quella falla nello scafo e, magari, cominciare a pulire anche un po' il mare?
No, dico, è così difficile da capire?

martedì 27 dicembre 2011

Succede solo a Natale - parte prima

Il signore che entra in libreria con un telefonino ancora nella scatola, appena acquistato al negozio accanto al nostro, si mette diligentemente in coda insieme ai clienti che hanno acquistato dei libri e che aspettano il loro turno per avere una confezione regalo poi, arrivato il suo turno, consegna il telefonino al collega e chiede di fargli un pacchetto regalo.
No, dico, possiamo fare altro per lei? Ha bisogno che qualcuno di noi le scriva i biglietti d'auguri? Vuole che pensi al menù per il cenone di capodanno? Non si faccia problemi, chieda pure.

domenica 25 dicembre 2011

Babbo Natale è morto!

 Come vi avevo annunciato c'è una sorpresa natalizia per tutt* voi. Un brevissimo racconto inedito sui non morti che ci assomigliano molto di più di quel che pensiamo... 
Buone feste e buona lettura.
Marino


All'improvviso comparvero i morti.
Non erano come quelli descritti in letteratura e neppure nei film, di quelli che camminavano lenti o veloci, a seconda dell'interpretazione. Non cercavano di fare del male ai viventi, non si nutrivano di cervello. Non si nutrivano affatto a dire il vero. Non morivano se gli sparavi alla testa. In effetti era un'idea malsana, come si può uccidere chi è già morto? Semplicemente non si può. Comparvero, una notte come tante, sporchi di terra con le carni in putrefazione, terrorizzando l'intera popolazione di viventi. Intervenne l'esercito, qualcuno urlò alla fine del mondo, altri tirarono in ballo la religione. Ma i morti non portavano sventure o maledizioni, sembrava ignorassero persino il fatto di non essere più vivi. Cercarono di abbatterli senza riuscirci, i morti non portavano rancore nei confronti di chi metteva in corpo loro pallottole o contro chi faceva esperimenti per capire la causa di quelle anomalie. Erano quasi buffi da guardare, così scoordinati e silenziosi, con lo sguardo perso nel nulla. Il tanfo, però, dovuto all'inevitabile putrefazione delle loro carni, rendeva difficile restare loro accanto. Spesso si muovevano in gruppo, affollavano le strade, indossavano l'abito che altri avevano scelto per loro. Nessuno avrebbe mai immaginato che, prima o poi, sarebbero tornati. Inizialmente i viventi più romantici andarono in cerca dei loro cari che un tempo erano scomparsi e poi, d'improvviso, riapparsi. Ma non c'era memoria in quegli involucri marcescenti, non c'era battito o sangue. Tutto era fermo nei loro corpi e anche loro, a ben pensarci, erano fermi. Fermi al momento precedente la morte, fermi alla vita che non avevano mai accettato di abbandonare. Rimanevamo, per i primi tempi, noi vivi, chiusi in casa, terrorizzati da quel mondo che avevamo sepolto e che avevamo cercato di dimenticare. Persino dopo che le autorità ci avevano assicurato che questi ex vivi non erano pericolosi, cercavamo di restare lontani. Li osservavamo dalle nostre case, lamentandoci del tanfo, chiedendo alla polizia di allontanarli dalle nostre proprietà, di rinchiuderli in qualche centro, di costruire muri alti attorno ai cimiteri così che nessuno di loro potesse uscire. Ma ogni ostacolo era stato superato, non sapevamo come ma questi corpi morti riuscivano a trovare il modo di arrivare sino a noi. Forse era abitudine, forse solo il desiderio di calore. O forse erano le luci e i suoni, qualcosa che sembrava ancora fare effetto sul loro mondo buio e silenzioso.
La paura lasciò il posto al disgusto e poi, una volta esauritosi anche quello, una volta fatta l'abitudine al tanfo, i morti divennero come invisibili.
Lentamente, chetate le isterie collettive, appurato che i morti non erano venuti per farci del male, che non erano una punizione divina o il frutto di qualche esperimento, i viventi cominciarono a non interessarsi più ai morti e nessuno ci fece più caso.
I morti andavano in televisione, ai reality, facevano soldi grazie ad ospitate in discoteche, andavano ai supermercati, in libreria, nei centri commerciali.
Giorno dopo giorno i morti si mescolarono ai vivi finché, alla fine, non si riuscì più a distinguere gli uni dagli altri.
Marino Buzzi

sabato 24 dicembre 2011

Vigiliando

Nella vigilia di Natale vi lascio un elenco di richieste che mi sono sentito rivolgere in queste settimane e qualche titolo improbabile che mi ha fatto particolarmente ridere. Domani, 25 dicembre, nel tentativo di augurare a tutt* voi serene feste e per ringraziare tutt* dell'affetto e dell'attenzione che rivolgete al mio piccolo blog, ci sarà una sorpresa.
Ma non aspettatevi niente di troppo sdolcinato.
Da buon libraio io ODIO IL NATALE!
AH, AH, AH, AH, AH! (Risata crudele).
Ci rileggiamo/riscriviamo martedì 27 dicembre.

“Scusi sto cercando qualcosa su Peppino Impantanato!”
Aspetti prendo il carro attrezzi e glielo tiro fuori dallo scaffale!

“Dove trovo il libro Le vergini sudice?”
Credo che siano al piano terra, in narrativa, intente a suicidarsi.

“Ciao, scusa mi servirebbe il libro di Leo Buscaglia: Vivere, amare e concepirsi!
Non sapevo che Buscaglia avesse scritto un libro sull'inseminazione artificiale...

Lei è un commesso?”
Qua già iniziamo malissimo.
Mi dica signore.”
Sì sto cercando qualcosa sul Romanismo ma in arte non ho trovato nulla!”
Sul Romanismo dice? Se vede che nun ha guardato bene, signò! Se deve avvicinà un po' de più ar settore... come se chiama.... quello de arte. Ecco vede stà proprio li er libro sur romanismo, vicino a quello der cretinismo e a quello del bizzentismo!

Una cliente alla sua amica, passando vicino alla mia postazione:
Ho letto un libro davvero bellissimo, non puoi capire... si chiama Casca sulla spiaggia!”
Oh mamma! Ma che s'è fatto male?


venerdì 23 dicembre 2011

Imbarazzanti (dolci) attese

Guardo la signora che spinge un doppio passeggino, i due pargoli dormono beati. Mi chiede dov'è l'ascensore, la accompagno e le spiego come usarlo (è un montacarichi). Nel frattempo arriva un'altra signora, anche lei chiede di usare l'ascensore. Le due si guardano.
“Prego signora, vada pure lei che non ci stiamo tutte e due. Ho un passeggino piuttosto ingombrante come vede.”
“Non si preoccupi salga pure lei per prima io non ho fretta.”
“Ma no, noi aspettiamo. Vada lei che è incinta!”
Sguardo allibito della cliente senza passeggino, dopo un attimo di stupore con voce stridula:
“No, guardi, io non sono incinta.”
Silenzio in tutta la sala.
Presto qualcuno porti una pala alla signora con il passeggino, magari se si impegna riesce a scavare una buca abbastanza profonda in cui nascondersi!


 Il libro del giorno è: Che cosa ci fa un morto nell'ascensore? Di Kim Young-Ha, traduzione di Imsuk J.,  135p., 10 euro O Barra O edizioni.

giovedì 22 dicembre 2011

Letteratura e odio

Oggi vorrei cercare di affrontare un tema piuttosto delicato, ho pensato a lungo a come farlo ma non ho trovato un modo adatto. Non ho trovato neppure risposte alle mie domande, ad essere sincero. Prendete quindi questo post come pensieri in liberà.
Dopo i tragici eventi di Firenze che hanno visto un assassino di estrema destra, tal Gianluca Casseri, uccidere due cittadini senegalesi, Samb Modou e Diop Mor,  si è alzata, su vari fronti, una cortina di fumo che ha, a volte, annebbiato anche la ragione. Non voglio parlare dei siti che inneggiavano a Casseri, non voglio neppure avvicinarmi al penoso razzismo apparso su alcuni quotidiani.
Credo che da un punto di vista umano la questione sia chiara a tutti, vorrei far notare però che questo orribile atto di violenza nei confronti di due innocenti il cui unico torto era, nella visione xenofoba dell’assassino, quello di avere la pelle nera, ha innescato un’incredibile disputa sul Fantasy. Sì perché Casseri era un appassionato del genere e in particolare di Tolkien ma anche un saggista. Ne hanno parlato Lara Manni sul suo sito e anche i Wu Ming, ne ha parlato anche Loredana Lipperini. Non amo il fantasy, sono a conoscenza delle leggende intorno alle opere di Tolkien e in particolare Il signore degli anelli. È un libro che ho abbandonato a metà, non mi capita spesso di farlo e lo dico con un po’ di vergogna, ma l’ho fatto.
Attenzione perché oggi è un po’ un post scatola cinese. In realtà non voglio parlare nemmeno di Tolkien e delle teorie razziste intorno ai suoi libri. Ne parlo perché nella discussione che ne è scaturita, poi, si è cominciato a parlare anche di Julius Evola che io non conoscevo e sul quale ho cominciato a interrogarmi. Nella libreria in cui lavoro Evola è posto accanto a Ouspensky. Nell’approfondire le sue teorie non ho potuto fare a meno di cogliere un ideale razzista, le sue simpatie per il fascismo e il nazismo erano chiare e note a tutti/e.
Però le opere di Evola sono edite. Così come lo sono quelle di Nietzsche. Così come lo è il Mein Kampf di Hitler. Le opere di Heidegger, di Céline, di Ezra Pound sono in libreria. C'è anche il libretto rosso di Mao. Da libraio mi pongo il problema etico dell’avere opere di un certo tipo in libreria. Ma posso fare a meno di avere determinati testi? Posso permettermi di dire: “No io non tengo il Mein Kampf”. Certi libri vanno intesi come documenti storici, filosofici, per comprendere il periodo?
Non posso darmi risposte, come dicevo, eppure sento lo stesso un peso. Io sono un libraio di catena, non posso decidere cosa tenere o meno nella mia libreria. Inoltre i clienti mi chiedono determinati testi.
So già che è una querelle azzardatissima, che pongo domande senza risposta. Il problema non è dei libri, il problema è legato da una parte alla figura di chi certi libri li ha scritti e, dall’altra, all’interpretazione che di certi libri il singolo lettore da.
Rimango nel mio limbo, con le mie domande. Spero comunque che questo post possa essere utile alla discussione.
Marino Buzzi

Il libro del giorno è Sono razzista ma sto cercando di smettere, di Barbujani Guido e Cheli Pietro, Laterza editore,  133p., 10 euro

mercoledì 21 dicembre 2011

Doppio binario (così non so sotto quale treno buttarmi)

Cliente A:
“Scusa dove trovo i libri di Rosemary Altea?”
“Quella che vede i morti?”
“Mi sembra un po' riduttiva come analisi.”
“Ah, già, è vero. Non li vede solamente, ci parla anche.”
Secondo me soprattutto, con i fantasmi, ci mangia...

Cliente B:
“Sto cercando un libro che dovrebbe chiamarsi Ho alzato la testa.”
“Non lo conosco, è sicuro del titolo?”
“L'autore è Nudo.”
Sfodero il mio sguardo da: “Tesoro ma non hai niente di meglio da fare?”
“Walter Nudo?”
“Sì.”
“Walter Nudo quello che è andato all'isola dei famosi?”
“Sì.”
“Walter Nudo quello che dopo l'isola dei famosi ha trovato la fede?”
“Proprio lui.”
“Mi spiace, non ce l'ho.”
Che dire c'è chi mangia con i fantasmi e chi con la fede.
Qualcun altro in sala vuole chiedermi libri interessanti? Che so qualche simpatico libro sugli UFO o sui folletti?

Il libro del giorno è Non è vero ma ci credo di John Brockman, (Il Saggiatore, traduzione Arduini A., 254 p., 8,50€)

martedì 20 dicembre 2011

Grazie amiche ex libraie

Grazie di cuore a Cinzia, Paola, Rita e Dona che mi hanno fatto trovare, oggi all'arrivo in libreria, un graditissimo regalo. Grazie di cuore ragazze sono un po' emozionato. Soprattutto ne avrò un gran bisogno ;)
Marino

Caccia al... tessssoro!

Succede a: La collega Femminista.

“Scusi vorrei l'ultimo libro di Latouche.”
“Sì certo, glielo prendo subito.”
“No guardi a me piace cercarli da solo i libri.”
“Ok.”
Lo guardo, mi guarda.
Silenzio.
Dopo qualche secondo:
“Scusi ma non mi dice dov'è?”
“Ma se le dico dov'è non lo cerca più da solo.”
“Un indizio?”
“Sociologia.”
Dopo cinque minuti trovo il cliente davanti al settore di politica, mi guarda e mi chiede:
“Fuochino?”
“Acqua.”
Mi guarda lo guardo.
Silenzio, poi:
“Allora me lo vuole dare questo libro o no?”
Ma nun te lo dovevi trovà da solo? Adesso nun te lo do, capito? NUN TE LO DO!

Il libro del giorno è Critica della tolleranza di Herbert Marcuse, (Mimesis, 47 p. 3,90€)

lunedì 19 dicembre 2011

Fotogrammi di un sabato in libreria.

La direttrice che alle 11 del mattino mi dice che non abbiamo ancora raggiunto il budget (e te credo siamo aperti da due ore!)

La signora che mi chiede libri importanti per un regalo importante e poi se ne va con un libro da 6,50€

Il cliente che mi chiede dei libri di moda e, dopo che gli ho mostrato tutti i libri di moda presenti in libreria, mi dice che opterà per un regalo utile, tipo un pigiama.

La mia sorpresa nel trovare un cioccolatino, portato in settimana dalla ex collega tatuata, sopravvissuto ai miei attacchi di fame settimanali (ma non è sopravvissuto a sabato).

La libreria piena di gente e io che mi fermo un secondo a pensare a quel videogioco con cui giocavo da ragazzino. Dovevi salvare le persone dagli attacchi degli zombie sparando a questi ultimi. Le persone in pericolo urlavano: “Help me! Help me!”. Ecco aspetto qualcuno che mi venga a salvare.

Le tre signore che mi seguono per tutto il negozio mentre sto servendo altre due persone e si guardano in cagnesco per stabilire chi dovrò servire per prima.

Il signore che mi chiede il solito libro di cui non sa nulla. Neppure se è stato veramente scritto.

Il ragazzo che mi chiede di fare una ricerca per parola chiave. Le parole chiave sono: “Tipo strano”.

La mia pausa pranzo a base di insalata.

La direttrice che alle 15 mi dice che non abbiamo ancora raggiunto il budget.

La torta di mele della collega sergente istruttrice che si arrabbia perché definisco il suo dolce “cosa buonissima”. Non era una cosa. Era una torta fatta a mano. Chiedo venia.

Il ragazzo carino che mi ha chiesto Todorov.
Il ragazzo carino che mi ha chiesto dove si trovava il settore fantasy.
Il ragazzo carino che mi ha chiesto se in libreria c'era un bagno per i clienti.
Il ragazzo carino che non mi ha chiesto niente ma era carino lo stesso.

Io che corro per la libreria con le mani alzate ripetendo: “Uccidetemi! Uccidetemi!”


La direttrice che alle 18 mi dice che forse riusciamo a fare il budget.

La signora scortese che non mi lascia finire di parlare.

Il signore che al telefono si lamenta perché non spediamo i libri a casa (invece Amazon lo fa!)

Mi fanno terribilmente male i piedi.

La collega femminista che ha nascosto le banane comprate all'equo solidale e io ho un'incredibile bisogno di potassio.

Io che cerco un libro e non lo trovo e quando riemergo dal magazzino la cliente me lo mostra e mi dice: “L'ho trovato io!” Il mio orgoglio è feritissimo!

Io che mi sorprendo ancora in grado di sorridere dopo una giornata devastante come questa.

La collega memoria di ferro che fa l'annuncio di chiusura del negozio.

La direttrice che mi dice che abbiamo raggiunto il budget! (evviva, evviva!)

Io che respiro l'aria fredda di Bologna e, finalmente, me ne torno a casa!

domenica 18 dicembre 2011

I consigli del libraio

Nell'ultima domenica prima di Natale ho pensato di proporvi libri a basso prezzo ma decisamente interessanti e divertenti. Credo possano essere un'ottima idea regalo in un momento così difficile per tutti/e.
Quattro titoli, più uno, per gli amanti dei libri e delle librerie:
Rocco Pinto Fuori catalogo: storie di libri e librerie (Voland, 13 euro, 144 p.), se siete stati a Torino forse siete passati dalla libreria La torre di Abele e forse vi siete fatti consigliare un libro da questo autore/libraio. Quando si vive per e con i libri non è difficile ritrovarsi a pensare che essi siano la cosa migliore capitata all'umanità, in questo delizioso libro Pinto scrive di narratori e narrati, undici racconti che si incontrano e incastrano, con personaggi che vivono le pagina saltando da riga in riga. Lo fa con stile e gusto tanto che, leggendolo, mi sono ritrovato a pensare che se non lo facessi già (e non sapessi quanto difficile può essere) vorrei fare il libraio.
Per rimanere in tema il simpatico saggio di Jesus Marchamalo, Toccare i libri (Ponte alle grazie, traduzione Claudia Marseguerra, 61 p., 8 euro) brevi riflessioni sull'oggetto libro e sul senso della scrittura, piacevole e interessante anche nello spunto, e Bruce Mccall, 50 cose che puoi fare con un libro (L'ancora del mediterraneo, traduzione di Taddeo Roccasalda, 108 p. 10 euro). Se proprio non li volete leggere, i libri, o se ve ne hanno regalato uno che vi ha fatto addormentare o indignare alla seconda pagina, allora questo libro fa per voi. Un libro a suo modo “critico” contro una società che legge sempre meno. E se i libri non si leggono... allora che ne facciamo? L'autore propone 5o idee “alternative” per il loro utilizzo.
Quello di Giorgi Luca, Il libro dei libri (Mattioli 1885, 16 euro, 172p.) è un volume davvero da collezione, si tratta della proposta di 80 libri inventati presentati come se fossero reali con tanto di copertina, note, introduzioni e rassegna stampa. Un oggetto bello anche solo da guardare, da riporre con cura nello scaffale più importante della vostra libreria.
E visto che parliamo di librerie non posso non citare il MIO libro, sapete tutti/e che sono un libraio egocentrico ma voglio aprire una parentesi su Un altro best seller e siamo rovinati (Mursia edizioni, 128 p., 9,90 €). Allo stesso modo dei libri che ho citato sino ad ora trovo che il mio libretto (libretto con affetto) sia una buona idea regalo. È un libro che dovevo a me stesso e alle persone che lavorano con me e mi sopportano, soprattutto è un lavoro che, nonostante racconti in modo estremamente divertente le disavventure di noi librai, e senza aspirare a nessun piano “alto” di letteratura, è, a mio parere, un libro estremamente onesto. Lo è perché mi ha dato l'opportunità di mettere in evidenza ciò che non va, a mio parere, nelle librerie. Lo dico con un dolore nel cuore, non credo che le librerie, almeno quelle di catena e visto come stanno andando le cose e le decisioni che ci cadono addosso dall'alto, abbiano vita lunga. Una decina d'anni forse. Nuove tecnologie, un pubblico (almeno in Italia) decisamente poco abituato a leggere e troppo suggestionato dalla tv (per quanto riguarda le scelte letterarie ma non solo), scelte che io considero deleterie, appiattimento culturale, librerie che non si distinguono ma si uniformano e poi, ancora, uomini (ma potrei tranquillamente dire maschi visto che questa economia e il suo modello fallimentare è un modello esclusivamente maschile) che non cercano di cambiare le cose, che non cercano nuove strade, magari più lunghe, forse più difficili da percorrere, ma si inchinano a questo modello economico e cercano di sfruttare al massimo il presente senza pensare al futuro. Cosa ci facciano certi uomini nei ruoli decisionali del mondo dell'economia e della cultura rimane un vero mistero per me. Ma ci sono e le cose vanno male anche a causa di scelte che io ritengo estremamente sbagliate. Imploderemo prima o poi e ci crollerà tutto addosso. Scusate la digressione, io non so cosa farò fra qualche anno, so che scrivere è sempre stato il mio sogno, è diventato quasi terapeutico per me. So che ho ancora tante storie da raccontare, so che il mio respiro è tale solo perché mi sento ancora umano e in questo libro c'è l'umanità, dentro e fuori di me, l'umanità che vivo tutti i giorni con le nevrosi, i problemi, i momenti felici che sono parte integrante delle nostre vite. La cosa che mi preme di più è che ci sia una onestà intellettuale in quello che faccio. E questo libro, concedetemelo, è un libro onesto.
E dopo questa spudorata autopromozione passiamo a quei libri che aiutano a vivere meglio, che strappano un sorriso, che alleggeriscono il peso delle giornate.
Se siete librai ma anche no e avete bisogno di scuse da propinare al vostro datore di lavoro per essere arrivati, ancora una volta, in ritardo, vi consiglio i due libri di Dave Skinner e Henry Parker,
Why Steve was late (ISBN edizioni, 101 p., 12 euro) e Sono stato rapito dagli alieni (ISBN edizioni, 101p. 12 euro), delle irresistibili scenette “disegnate” con la “scusa” del giorno, si va dall'essersi persi in metropolitana a, appunto, l'essere stati rapiti dagli alieni. Davvero due piccoli libri divertenti e geniali, se le scuse non funzionano più regalateli al vostro capo, sono sicuro vi perdonerà. Se invece, pur di non arrivare in ritardo, siete sempre di corsa e fate colazione in autobus vi consiglio un altro piccolo gioiello Buddhismo per pecore di Chris Riddell e Louise Howard (traduzione Francesca Cesati, EWI editore, 80 p. 7,50 euro).
Un amante dei gatti come me non può far altro che consigliarvi, per chiudere questa domenica in bellezza, i libri di Simon Tofield , diventato famoso grazie ai suoi video su internet ha scritto o, per meglio dire, disegnato tre libri tutti editi, in Italia, da TEA: Simon's cat (260 p. 14 euro) Simon's Cat in viaggio (224 p. 14 euro) e Simon's cat e la piccola peste (224 p. 14 euro).
Domenica prossima, Natale, causa pranzo da mamma e papà con famiglia moooolto rumorosa, l'appuntamento con I consigli del libraio non ci sarà.
Come al solito, buone letture a tutt*
Marino Buzzi













sabato 17 dicembre 2011

Reclami

“Senta dovrei fare un reclamo!”
Guardo il signore che mi mostra un libro di Raffaele Morelli.
“Certo, mi dica pure.”
“Lei Morelli non lo può tenere in psicologia.”
“Come scusi?”
“Questo tizio che sta sempre nei salotti della TV non lo può tenere in psicologia.”
“Guardi comprendo che non le sia particolarmente simpatico il personaggio ma Morelli è, comunque, psichiatra e psicoterapeuta, quindi, a prescindere dal valore di quello che scrive, i suoi libri sono nel settore giusto.”
“Mettere Morelli in psicologia è un'offesa a Freud e Jung.”
“Capisco il suo punto di vista, signore, ma ribadisco il concetto. I libri di Morelli sono posizionati secondo criteri oggettivi.”
“No lei non ha capito, io sono un cliente quindi ho ragione!”
Ma che t'ha fatto sto povero Cristo de Morelli? Ma che te sta così antipatico perché c'ha provato con la moje tua? Nun sei riuscito a dimagrì senza dieta? Hai scoperto che la felicità NON è qui? Che non sempre il sesso è amore?
Alla fine la morale è sempre quella... fai merenda con MORELLA!

Il libro del giorno è:  L'Idiota di Fedor Dostoevskij nell'edizione che più vi piace.

venerdì 16 dicembre 2011

Verso l'infinito e oltre!

“Senta ha qualcosa sullo Shuttle?”
“In libreria temo proprio di no ma possiamo vedere quello che si può ordinare se le fa piacere.”
Il cliente con tono scocciato.
“Mi scusi lei mi sta dicendo che in questa libreria non avete un solo libro sullo Shuttle?”
“Mi spiace, come le dicevo possiamo ordinare qualcosa.”
“Ma lasci perdere guardi!”
Ecco lasciamo perdere prima che ti Sputnik in un occhio!

Il libro del giorno è: Dallo Sputnik allo Shuttle di Umberto Guidoni, Sellerio edizioni, 189 p., 12 €

giovedì 15 dicembre 2011

Un venditore meraviglioso

“Buongiorno, sto cercando il libro: Come diventare un venditore meraviglioso di Frank Bettger, lo avete?”
“Controllo...”
Vado al settore di economia, lo prendo e torno dal cliente.
“Eccolo.”
“Lei lo ha letto?”
“No.”
“Dovrebbe farlo, è un libro molto interessante. Spiega molto bene come diventare un venditore meraviglioso.”
Tesoro, ma io sono già un venditore meraviglioso!
No, dico, non hai notato la grazia e la leggiadria con cui sono andato a prenderti il testo? Leggi il libro va, che è meglio...

Il libro del giorno è: Contro il lavoro di Philippe Godard, traduzione Guido Lagorarsino, casa editrice Elèuthera, 127 p., 10€

mercoledì 14 dicembre 2011

Un bambino vivace (anche troppo)

Immaginate un bambino di cinque o sei anni che comincia a correre per la libreria urlando. Ecco, ora che lo avete visualizzato potete sentire la sua vocetta stridula perforarvi i timpani. Ora il bimbo, con quei piedini che sbattono con forza sul pavimento, ha cominciato a correre in tondo. Entra dalla porta che fa accedere alla saletta di filosofia scivolando lungo la rampa per le persone con disabilità motorie e sbuca, nuovamente, nella sala di politica e attualità attraverso l'altra porta.
Primo giro urlando come un barbaro.
Sono certo che i suoi genitori, seduti nella saletta di filosofia intenti a guardare dei testi sul buddhismo, gli diranno qualcosa.
Secondo giro.
Sono ancora convinto che i suoi genitori cercheranno di tranquillizzarlo.
Terzo giro.
Sono un po' meno sicuro che i genitori interverranno.
Quarto giro.
Sono quasi certo che i genitori NON interverranno.
Quinto giro.
La mia testa esploderà in stile Scanners da un momento all'altro.
Con due passi raggiungo il bimbo, mi piazzo davanti a lui con le mani sui fianchi e insceno la mia riuscitissima imitazione del Sergente Maggiore Hartman.
“Bimbo, forse la tua mamma e il tuo papà ti hanno fatto mancare il loro affetto quando eri un neonato?”.
Il bimbo mi guarda e, senza scomporsi, ricomincia a urlare e a correre.
In compenso i genitori mi guardano con aria di disapprovazione e confabulano fra loro sulla mia mancanza di pazienza.
O chiamate immediatamente S.O.S Tata o io chiamo Annibal Lecter e gli fornisco fave e chianti...

Il libro del giorno è: Come educare il potenziale umano di Maria Montessori, Garzanti edizioni, 181 p., 9,90 €.

martedì 13 dicembre 2011

Fabio Volo (lo so ci sono cascato anch'io)

Lo ammetto, sono uno di quei librai che non ama Fabio Volo, uno di quelli che fa sorrisi tirati quando qualcuno gli chiede i suoi romanzi, che sbuffa quando li vede fra le novità Mondadori, che esclama: “ancora?!” fra l'irritato e il disperato. Per mille ragioni. Forse per le stesse per cui non amo Faletti. Ho provato a leggere i loro libri ma non riesco ad appassionarmi. C'è di più, ovviamente, c'è un'insofferenza che viene dal fatto che queste persone hanno fatto mille cose nella vita: radio, televisione: drive in(Faletti), le iene (Volo), cinema. E poi ancora musica. Sono cresciuto radicato nell'idea che la letteratura sia qualcosa di complicato, di aulico, di immenso. Ma non è così, ovviamente. La scrittura è esercizio, prima di tutto. Eppure, in molti di quelli che fanno il mio mestiere, l'antipatia per Volo persiste. Non parlo di invidia perché non è così, non nel mio caso almeno. È insofferenza. Chiedo venia, non so trovare un altro termine.
Eppure Volo è uno di quei personaggi che permette alle librerie di continuare a sopravvivere perché, diciamocelo, alla fine il nostro mestiere è vendere libri. Certo, mi farebbe piacere vendere 200 copie di: Un'eredità di avorio e ambra piuttosto che di Le prime luci del mattino ma, alla fine, per noi librai, è la vendita che conta. È orribile dire questa cosa, non sapete il male che mi fa. Ma è così, bisogna, a un certo punto della propria vita, prendere atto della situazione. La libreria non è quel luogo magico che si cela nell'immaginario collettivo, non c'è nulla di “romantico” nel mio mestiere. Siamo dei venditori, il nostro compito è far acquistare libri alle persone.
Nasce, lo so, a un certo punto un quesito etico.
Che genere di letteratura dovrei vendere? Se fossi un libraio indipendente forse potrei fare scelte diverse ma io sono un libraio di catena e vendo la merce che mi danno da vendere, consapevole che la qualità, Volo o non Volo, si è abbassata, che per cercare l'autore o l'autrice di talento e con carattere occorre avere pazienza e mettere in conto di leggere molti libri brutti. E non c'è nessuno snobismo nelle mie parole, non c'è nessuna formula del “libraio inacidito”. Certo storco il naso quando arriva Vespa in libreria ma Vespa significa introiti e certo mi taglierei un dito piuttosto che comprare un libro di Forattini o di qualsiasi altro personaggio che deve, per forza, far uscire un libro all'anno.
È chiaro, lo è nella mia mente almeno, che se qualcuno mi chiede un consiglio io consiglio uno dei libri che ho amato. Ma se un cliente vuole Volo io gli do Volo, non potrei fare altro, è il mio lavoro.
Detto questo posso anche dirvi che ho infranto una delle mie regole: mai parlare di qualcuno di cui parlano tutti. Lo faccio dopo aver letto l'intervista a Fabio Volo apparsa su Repubblica (lunedì 12 dicembre), la mia non è una critica al suo ultimo romanzo e neppure al personaggio che questa persona ha creato. Lui è una specie di Re Mida, criticato da più parti, escluso dai salotti bene è comunque uno scrittore di successo amato dalla gente, idolatrato dal pubblico. Non ne capisco i motivi, forse un giorno studieranno il fenomeno Volo da un punto di vista antropologico o sociologico. I fatti sono che Volo alla gente piace.
Ma c'è una parte dell'intervista che mi ha terribilmente infastidito o, forse, solo lasciato molto perplesso. Prima però devo fare un'ulteriore considerazione (post lunghissimo oggi). Volo ha ragione. Ha ragione quando dice che c'è una parte del mondo “intellettuale” che ama sentirsi superiore agli altri, ha ragione nel dire che se sei figlio di panettiere o operaio difficilmente riuscirai a conquistarti la stima di chi pensa che il proprio rango sia dovuto a discendenza divina. È verissimo che certi ambienti della letteratura sono di uno snobismo vergognoso, che c'è sempre qualcuno disposto a farti pesare la propria “superiorità” intellettuale. Lo dico consapevole di aver provato lo stesso senso di inadeguatezza che ha provato Volo. Sono figlio di operaio e per 14 anni, per mantenermi, ho fatto il cuoco. Ho cercato tutta la vita un “riscatto sociale” e quando mi sono illuso di averlo raggiunto mi sono reso conto di quanto fossi stato sciocco nel pensare di averne bisogno. Una volta, all'università, in un esame che non era andato particolarmente bene, un professore, chiedendomi di tornare alla sessione successiva, mi disse: “Sempre che lei non ritrovi la ragione e torni a fare il cuoco”. O il mio professore era un indovino in grado di leggere nel futuro e prevedere la crisi del mercato del lavoro oppure era un emerito stronzo che aveva bisogno di far valere la sua superiorità intellettuale. All'esame successivo presi trenta lo guardai e gli dissi: “Bene, ora posso anche tornare a fare il cuoco”.
L'ambiente letterario e artistico non è tutto rose e fiori, come in ogni campo ci sono persone capaci, oneste e intellettualmente mature e ci sono squali pronti a divorare chiunque vedano come un nemico, uomini e donne che hanno perso il senso del reale e credono di essere artisti con la A maiuscola. Lo pensano anche quando il loro lavoro non è nulla di più che mediocre.
Quindi Volo ha ragione ma nella sua intervista dimostra un'incredibile immaturità.
La verità è che siamo abituati a pensare alla società come una piramide. Alla base ci sono quelli che vengono universalmente considerati come poveracci, i soldi sono il valore più grande, la ricchezza l'unico obiettivo. Se fai un lavoro considerato “umile” allora sei un perdente, forse, addirittura, sei stupido. Oppure sei una persona che non ha voglia di lavorare, che non crede nelle proprie potenzialità, uno sfigato.
Se sei figlio di operaio devi desiderare di laurearti, magari, o di fare i soldi per riscattare te stesso e la tua famiglia. Ma cosa c'è da riscattare in un lavoro onesto? Perché dovrei sentirmi in obbligo di riscattare la mia posizione se mio padre ha lavorato quarant'anni facendo turni di notte e mia madre ha sempre lottato per non farci perdere la dignità? Cosa dovrei riscattare se mio padre, che non ha avuto l'opportunità di studiare, si è dimostrato, per tutta la vita, un signore decisamente più intelligente di quel professore universitario con i suoi titoli e la sua cattedra?
Mi riferisco in particolare a un passaggio dell'intervista di Volo, dopo aver spiegato al giornalista che se n'era andato di casa a diciannove anni il giornalista gli chiede:
Cosa l'ha spinta a quella scelta?
E Volo risponde:
Il bisogno di rivalsa sociale e l'umiliazione che la mia famiglia e i miei amici hanno subito. “Accorgersi della spocchia di certe persone che utilizzavano la cultura per tenerti a distanza, per farti capire che loro erano meglio di te, mi ha fatto montare la rabbia. E me ne sono andato. Per disperazione, per impotenza, perché non ne potevo più.... A quel punto tornare da perdente avrebbe significato dare soddisfazione a quelle persone che pensavano sarei rimasto sempre un panettiere”.
Credo che la reazione di Volo sia comprensibile e terribilmente umana. Eppure non la accetto. Non accetto il suo ragionamento perché penso che, per primo, fosse lui a non accettare la sua condizione. Come a dire: merito di più che fare il panettiere. E non c'è niente di male a voler fare altro nella vita. Lo ripeto, ero cuoco e ora sono libraio. Ma due delle persone che amo di più hanno fatto la scuola alberghiera con me, una fa tutt'ora la cuoca. È la persona che mi ha insegnato l'amore per la letteratura, per il cinema. È una persona che ha passato metà della sua vita a porsi delle domande, a lottare contro i suoi pregiudizi, ad amare la cultura. E c'è di più. È una vera artista, cucina in modo meraviglioso, credo che non cucinerò mai come lei. Ho un altro amico, anche lui cuoco. È una persona che non ha studiato ma quando cucina, ragazzi, be' il mondo prende odori e sapori diversi. Non ci sono persone migliori di altre. Ci sono persone più capaci in determinati ambiti della vita, persone portate per lo studio e altre per i lavori manuali. Diventare libraio non ha “migliorato” la mia condizione sociale, non ha fatto di me un eletto. Laurearmi non ha innalzato il mio status, non sono più intelligente grazie a un foglio di carta. Forse conosco più cose grazie allo studio ma dove è scritto che per documentarsi occorra una laurea?
Insomma non so come dirlo ma trovo infantile l'atteggiamento di Volo. Mi sembra di vedere un bambino che deve per forza dimostrare di essere più bravo.
Infine, poi giuro che chiudo questa lunga analisi sulle parole di Volo, non accetto quel suo ragionamento finale:
A quel punto tornare da perdente avrebbe significato dare soddisfazione a quelle persone che pensavano sarei rimasto sempre un panettiere.
Tornare da perdente? Come si torna da perdente? Sì è perdenti se non si raggiunge il successo? Si è perdenti se non si fanno i soldi? Se non si raggiunge il sogno? Se si rimane solo figli di un panettiere?
Marino Buzzi

lunedì 12 dicembre 2011

Viaggi

Al telefono:
"Buongiorno, libreria... sono Marino."
"Sì, buongiorno, è l'agenzia di viaggi di via ..."
"No, signora, siamo una libreria."
"Una libreria?"
"Sì."
"Ma una volta eravate un'agenzia di viaggi?"
"No signora a quel che mi risulta siamo sempre stati libreria anche se, visti i tempi che corrono, non escludo mutamenti futuri."
"Non capisco su internet ho trovato il vostro numero di telefono alla voce agenzia viaggi."
"Forse si è sbagliata signora."
"O forse internet ha dei problemi!"
Eh... mi sa che non è l'unico ad averne però...

Il libro del giorno è: Luoghi selvaggi di Robert Macfarlane (traduzione Duccio Sacchi), Einaudi edizioni, 333 p., 21€

domenica 11 dicembre 2011

I consigli del libraio

Questa domenica, pensando soprattutto ai regali di Natale e a una scelta che guardi sia alla qualità sia al prezzo, vi segnalo i libri della collana La storia narrata della casa editrice Bruno Mondadori. Come avrete intuito dal nome della collana si tratta di libri storici estremamente curati e molto interessanti, ma anche molto belli da vedere. Io stesso ho deciso di dedicare uno scaffale della mia libreria privata a questi libri. Se siete appassionati di storia o conoscete persone innamorate della storia prendete in considerazione l'idea di acquistare questi libri.
Inizio con il libro di Tinniswood Adrian Pirati (traduzione Saba Sardi, 303 p., 26 €), siate pronti a rivalutare l'idea romantica di questi lupi di mare, le storie di uomini passati alla storia, reietti e assassini, “gentiluomini” o pescatori.
Una sovrana affascinante, colta, ambiziosa, estremamente intelligente. Una donna che deve affrontare un mondo di uomini, tenere testa all'espansione dell'impero romano ma anche una donna spietata e una fine stratega. È Cleopatra secondo Roller Duane (traduzione Falcone P., 264 p, 24 €).
Due testi dello stesso autore: Felipe Fernàndez-Armesto. Il primo indaga sulla controversa figura di Amerigo Vespucci ( Amerigo, traduzione Ester Borgese, 26 €, 228 p. ). Il secondo è l'analisi storica dell'anno della scoperta dell'America, 1492 (traduzione Luna orlando, 291 p., 26 euro), una data importante non solo per la scoperta di Cristoforo Colombo, un anno che vede una moltitudine di eventi a livello internazionale, interessante soprattutto perché mette in evidenza come i giochi geopolitici, a partire da quell'anno, siano stati completamente riscritti.
Altre tre figure storiche: Geoffrey Hindley, Saladino eroe dell'islam ( 25 €, 266 p., traduzione Luna Orlando), Derek Wilson, Carlomagno ( traduzione Valentina Ricci, euro26, 291 p.) e Larissa Juliet Taylor, Giovanna D'Arco e la guerra dei cent'anni ( traduzione Alberto Anichini, 293 p. 26 euro).
Infine gli ultimi due titoli:
John Hatcher, La Morte nera (traduzione Chiocchetti Federica, 339 p. 28 euro) storia della peste iniziata nel 1347 che sterminò la popolazione di mezza Europa. Qui la storia si concentra sulle vicende nella comunità di Walsham, in Inghilterra, un libro che si legge come un romanzo.
Thomas Willard Robisheaux, L'ultima strega (traduzione Pierluigi Micalizzi, 345 p., 28 euro), un processo per stregoneria che colpisce, in un paese della Germania del 1600, Anna Schmieg, la moglie del mugnaio che mette in evidenza le paure e l'ignoranza di una comunità oppressa dalla religione.
Come sempre, buone letture.
Marino Buzzi















sabato 10 dicembre 2011

Il Gigione

Succede a: La Collega Femminista

“Buongiorno, scusi, mio figlio deve fare una ricerca su Gigione.”
“Gigione?”
“Sì, il pittore.”
“...”
“Non ha niente?”
“Ma forse, signore, sta cercando Giorgione...”
“Ah non so, mio figlio ha detto Gigione.”
“Non mi risultano pittori con quel nome.”
“Ma ne è sicura?”
Aspetti, aspetti... eccolo Gigione! Era un lontano parente del Giorgione, specializzato nei ritratti di Topo Gigio!

Il libro del giorno è: La “Tempesta” interpretata di Salvatore Settis, Einaudi, 160 p., 20€

venerdì 9 dicembre 2011

C'è una donna per me?

Succede a: La Collega Femminista

Si avvicina un signore:
“Scusi c'è una donna per il settore ragazzi?”
“Come scusi?”
“C'è una donna a cui chiedere per dei libri nel settore ragazzi?”
“Una donna?”
“Sì, sì una donna!”
“Guardi di là c'è il mio collega MASCHIO può chiedere a lui per i libri dei ragazzi!”
“Eh ma le donne sono più esperte sull'argomento!”
Io se fossi in lei comincerei a correre, non sa il pericolo che sta correndo!

Il libro del giorno è: Le donne che leggono sono pericolose, Bollman Stefan e Heidenreich Elke ( Rizzoli, traduzione Bonali, 149 p. illustrato, 29€)

giovedì 8 dicembre 2011

Emergenza

Bimba e mamma vicino alla mia postazione:
“Mamma...”
“Sì amore?”
“Devo fare la cacca!”
“Aspetta, aspetta non hai il pannolino!”
“Mi scappa!”
“Me lo devi dire prima, amore, quando ti scappa.”
“Mi scappa tanto!”
No, no aspetta non vorrai mica smerdarmi dappertutto, vero?????
“C'è il bagno al piano terra signora, deve chiedere la chiave in cassa!”
“Non ce la faccio, mi scappa...”
“Venga con me.”
Intimo alla mamma.
Scatta l'operazione No Cacca.
Ecco che la mamma afferra la nanetta come se fosse una palla da football, mi faccio strada lungo il corridoio stretto, evitiamo il placcaggio di una cliente che ha bisogno con un sorriso e la solita frase: “Sono subito da lei”, entriamo nel magazzino, afferro la chiave del bagno di servizio del personale e... touchdown!
Bimba cagona posizionata sul water.
Lo so è un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo, no?
Libro del giorno:  Chi me l'ha fatta in testa? (Autori: Holzwarth Werner, Erlbruch Wolf, traduzione Ziliotto D., 24 p. 6 €, casa editrice Salani)

mercoledì 7 dicembre 2011

Lettere

“Scusa dove trovo i testi di narrativa?”
“Al piano terra, stai cercando qualcosa in particolare.”
“Sì, le lettere commerciali.”
“...”
“In che parte della narrativa le trovo?”
“Veramente non le teniamo in narrativa, le trovi nel settore legato al mercato del lavoro.”
“Ah... non in narrativa?”
Più erotico di Histoire d'O, più affascinante di Tropico del Capricorno, più scabroso di Lolita è...
LETTERE COMMERCIALI! Una torbida storia d'amore in epistolario fra due commercialisti che devono compilare il modello 740!

Libro del giorno: La geometria dei sentimenti (Leo Ferlan, Edizione Terre di Mezzo, 298 p., 14,50 €)

martedì 6 dicembre 2011

Interno di libreria

Beethoven, Moonlight sonata in sottofondo, scena al rallentatore (tipo inizio di Melancholia ).
Mi muovo fra la gente che affolla la libreria, sguardi spaesati e folli per gli acquisti natalizi, bambini aggrappati a giochi che genitori non vogliono comprare, mi faccio spazio fra la folla avvicinandomi alla collega Pazienza finita che mi guarda in uno stato di apparente narcolessia, lo sguardo perso nel nulla, la copertina di un libro che ci hanno appena rubato fra le mani.
“Hai della cioccolata?”
Chiedo con una voce che pare uscita direttamente da un incubo di David Lynch.
“No...”
Risponde lei in trance.
“Mi sono maledetta per questo. Avrei dovuto pensare alle scorte. Mi sono maledetta!”
Cammino come se stessi affondando in sabbie mobili, raggiungo la collega Memoria di ferro in magazzino, lo sguardo vacuo, i capelli irti, è sommersa da scatole di resa.
“Hai della cioccolata?”
Chiedo. La sua voce gutturale mi inquieta:
“No, abbiamo finito le scorte. Maledetto sia chi ha mangiato l'ultimo cioccolatino.”
Esco, disperato, in sala. Vedo, da lontano, un bambino felice con un sacchettino di cioccolatini in mano.
Lo so è orribile.
Ma è questione di sopravvivenza!
Il mio tesssssoro!

lunedì 5 dicembre 2011

Lunedì, lunedì...lunedì!

No, no dai.
Figurati.
No, non mi dispiace per niente venire a lavorare lunedì dopo aver lavorato sabato e domenica. Alzarmi alle sette, con la nebbia e il gelo, che poi mi sono appena tagliato i capelli corti, corti. Lo sanno tutti che sono furbo. Ho le orecchie che sembrano due stalattiti.
No non mi dispiace per niente salire su questo treno carico di gente, viaggiare in piedi uno addosso all'altro facendo finta di non vedere il tipo che si sta scaccolando proprio davanti a me.
Ma no, ti dico che non avrei mai voluto rimanermene a casa, accoccolato sotto il piumone, con la mia gattona a farmi le coccole. No fa lo stesso, non è un problema se ieri una mandria imbufalita di clienti natalizi mi ha usato come uno zerbino, se ho passato l'intera giornata a ripetere: “Arrivo subito”, “Finisco con l'altro cliente e sono da lei....”, “Sì certo, mi dica pure.”, “Per il bagno deve prendere la chiave in cassa”.
Ma figurati se mi lamento che mi fanno male i piedi e che probabilmente prima di Natale avrò un collasso nervoso.
Ma no, poi mi piace venire a Bologna, vedere gli addobbi natalizi, le luci, l'albero di Natale. Sono così contento che il primo che mi fa gli auguri lo faccio investire dalla slitta di Babbo Natale. Quella che campeggia sulla casa dei vicini! Quelli che fanno suonare tutto il giorno quella canzoncina natalizia, come fa? “ Jingle bells, jingle bells...”
Eh, ci vuol pazienza! Sì anche con il signore che urla da mezz'ora al telefono o con quello che ha abbandonato la sua lattina di birra fra i libri, certo poi si è rovesciata e la birra dalla lattina è finita sui libri.
No, no vanno bene anche i bambini che urlano e si tirano i libri mentre i genitori discutono del pranzo di Natale. Ma che scherzi? Non mi da nessun fastidio dover sistemare le pilette dei libri venti volte al secondo, raccogliere fazzolettini usati, sistemare libri abbandonati in giro per la libreria.
Guarda te lo giuro. Sul serio. Va tutto bene.
Davvero.
Amo il mio lavoro.
Pastiglietta di cianuro?
No, eh?
Vabbè...

domenica 4 dicembre 2011

I consigli del libraio

Domenica di corsa visto che devo andare a lavorare. Sino a Natale sarò super impegnato in libreria e non garantisco di riuscire ad aggiornare il sito ogni giorno, anche se questo è il periodo più gustoso dell'anno da raccontare.
Domenica interamente dedicata a una casa editrice che, a mio avviso, merita per qualità. Sto parlando di Playground, ne abbiamo già parlato perché pubblica i libri di un autore che amo moltissimo, Gilberto Severini. Oggi vi propongo qualche altro titolo partendo da un' autrice che ho scoperto di recente e che è immediatamente entrata nel mio cuore e nella mia libreria.
Si tratta di Helen Humphreys, autrice capace di creare e raccontare inquietudini profonde come nel bellissimo Cani selvaggi (traduzione Caterina Cartolano e Daniele Fortezza, 167 p., 13 euro). Siamo in una cittadina della provincia canadese, gli abitanti del luogo si trovano, improvvisamente, a dover fare i conti con la chiusura del mobilificio locale che è il perno dell'economia locale. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le donne ma questo evento ne scatena un altro, all'apparenza incomprensibile. Sei cani, appartenenti a relative famiglie, curati e amati dalle stesse, decidono di andare a vivere nel bosco e tornare alle origini “selvagge” con tutte le conseguenze che ne derivano. Una storia che mette in evidenza una società fragile in cui le regole sociali sono più forti di tutto. Anche della libertà.
Sempre della Humphreys segnalo anche La verità, soltanto la verità (traduzione Carlotta Scarlata, 238 p. 16 euro), una intensa storia d'amore ambientata nel 1800.
La tetralogia di Edmund Whithe: Un giovane americano (traduzione Alessandro Bocchi, 16 euro, 240 p.), My lives (330 p. 17 euro, traduzione Giorgio Testa) e Ragazzo di città (301p. 18 euro, traduzione Alessandro Bocchi). La vita (parzialmente autobiografica) di un giovane ragazzo cresciuto negli anni 50, la scoperta del sesso e della sessualità, i desideri, le passioni sino alla consapevolezza, alle lotte per l'affermazione dei diritti delle persone omosessuali. Storie attraverso gli anni di uno degli scrittori americani più interessanti dei nostri tempi.
Altri due titoli:
Rachid O. Cioccolata calda (trad. Matteo Colombo, 10 euro, 88 pag.) e Nicolas Jones-Gorlin Crepate tutti (trad. Giacomo Bonetti 155 p. 13 euro) storie d'amore, di odio, di violenza, in una Francia che non è riuscita completamente nell'integrazione razziale.
Come al solito, buone letture
Marino Buzzi

sabato 3 dicembre 2011

La nonna è sempre la nonna

Raccontata da Fausto, rappresentante de Il Mulino.
In una libreria che vende anche cd musicali, mentre aspetto di fare una cedola, si avvicina un cliente al punto informazioni, guarda il libraio e:
“Scusa hai la Nonna di Beethoven?”
La nonna no ma di là ci sono la zia e la cugina se ti può interessare....

venerdì 2 dicembre 2011

La mattina ha la fretta in bocca

Il collega Totoro si assenta qualche minuto per andare a spedire un fax, io rimango da solo al piano (quattro sale più la scolastica). Servo una signora al punto informazioni, nel frattempo, mentre arrivano altre due persone e tre sono già in fila al banco di scolastica, vedo un signore anziano scendere le scale. Tiene le mani dietro la schiena, mi punta come un sottomarino e si avvicina veloce.
Io servo altri due signori e corro in scolastica con lui che mi insegue e mi chiama. Io mi volto, lo guardo, sorrido e gli faccio presente che ho altre tre persone da servire prima di lui. Chiedo ai vari clienti cosa posso fare per loro e, mentre sono in giro per la sala a cercare i diversi libri, lui, imperterrito, mi segue a distanza ravvicinata bofonchiando a bassa voce (ma abbastanza alta perché sia sicuro che io lo senta): “Eh ma io non posso mica aspettare tutto questo tempo, eh? Ma questo è da solo? Eh ma io non ho mica tutto questo tempo da perdere, eh? Non posso mica rimanere qui tutto il giorno, eh?”
Finalmente arriva il suo turno, lo servo, gli metto in mano il libro che agognava e mi distraggo. Devo fare altre duecentoventi cose e le devo fare subito altrimenti la maledizione del “libraio di una volta” si accanirà su di me.
Dopo circa un'ora vedo il signore affacciarsi dalla saletta di filosofia, è stato comodamente seduto sui divanetti a leggersi il libro. Mi guarda, lo guardo, mi ridà il libro e se ne va.
Ma che nun c'avevi fretta? Nun ce sò i cantieri da annà a vedè a matina? I operai da annà a stressà? Ma che me devi venì a mette l'ansia in libreria?

giovedì 1 dicembre 2011

1 dicembre

Ho deciso di dedicare questo post a una giornata importante.
Oggi è il 1 dicembre, giornata mondiale contro l'AIDS.
Per me è una giornata doppiamente importante.
Il primo motivo è che mia nipote Cecilia è nata proprio in questo giorno.
Oggi compie 17 anni. La sua nascita in questa giornata ha significato per me la speranza in una società migliore, un mondo in cui malattie come l'HIV saranno sconfitte per sempre.
Il secondo motivo è che, purtroppo, conosco molte persone che hanno contratto il virus. Per disattenzione, per sfortuna, per idiozia. La verità è che non si parla più di HIV, sembra un virus invisibile, non si fa più prevenzione come si dovrebbe, si ha la sensazione che sia una malattia come il raffreddore.
Ma l'AIDS non è un raffreddore.
Ne voglio parlare da libraio consigliando alcuni testi:
AIDS Sutra, AA.VV. ( Mondadori, euro10, 347 p. )
Sly, Banana Yoshimoto Feltrinelli (6,50 € traduzione Alessandro Giovanni Gerevini, 136 p.)
Giuseppe Pigoli, I dardi di Apollo (Utet, 18 €, 214 p.)
Aine Collier, Storia del preservativo (Odoya edizioni, traduzione e cura Francesca Mazzucato, 253 p., 16,50 €)
Proteggetevi, sempre. E proteggete le persone che vi stanno accanto.
Marino Buzzi

mercoledì 30 novembre 2011

Libreria e dintorni

Lavoro in libreria a Bologna da almeno sei anni ormai.
Tutte le mattina, prima di entrare in libreria, vado in un bar qui vicino. Un locale intimo, piccolo e piacevole. Visto che sono una specie di Indiana Jones dei librai e mi piace il rischio, tutte le mattine prendo due paste integrali al miele.
Sempre quelle, sempre le stesse.
E tutte le mattine il barista mi guarda, mi punta il dito contro e mi chiede:
“Cappuccino, vero?”
No, non lo voglio il cappuccino. Non che io abbia qualcosa contro il cappuccino, ADORO il cappuccino ma non posso berlo visto che sono intollerante al latte.
Il problema è che dopo che ho sentito la parola “cappuccino” le mie papille gustative cominciano a figurarselo nella mia bocca e io, per tutto il giorno, non faccio altro che pensare al cappuccino.
Un po' come quando ti dicono: “Non pensare all'elefante!”. Ovviamente non ti verrebbe mai di pensare all'elefante ma, in quel momento, ci pensi.
Quindi questo è un appello al mio barista preferito: Non lo voglio il cappuccino voglio le due paste integrali al miele! Capito????
Che poi mi chiedono i libri e io riesco a pensare solo al cappuccino...

martedì 29 novembre 2011

Tic, tac, tic, tac...

Oggi, mentre cercavo di servire una deliziosa Signora, mi sono reso conto di una cosa.
Io non ho abbastanza tempo da dedicare ai clienti.
Certo non è una novità, ne sono consapevole da un bel pezzo perché la vivo quotidianamente questa situazione. Eppure oggi mi è stata più chiara del solito. Cercavo di far vedere dei bellissimi libri pop up della casa editrice Corraini (libri meravigliosi vivamente consigliati) alla Signora che, nel frattempo, mi raccontava di quanto splendida fosse la figlia veterinaria alla quale voleva regalare il libro e, improvvisamente, mi sono accorto di non fare bene come vorrei il mio lavoro. Una signora aspettava per il libro di Vespa, nella sala vicina altri due ragazzi avevano bisogno di libri universitari, poi è arrivato il solito signore con una gran fretta.
Ho chiesto scusa alla Signora dei pop up che, gentilissima, mi ha detto che lei non aveva fretta e che mi avrebbe aspettato. Ci hanno interrotti sei volte. Non c'erano colleghi perché impegnati ognuno/a nel proprio settore. Alla fine la signora era comunque contenta ma io ho sentito la frustrazione crescermi dentro. Il tempo da dedicare a un cliente qual è? Un minuto? Due? Dieci? Quanto vale il rapporto umano nel il mio lavoro? C'è il cliente che vuole essere servito in fretta e quello che va coccolato e consigliato. È come se riuscissi a fare solo una parte del mio lavoro in questo modo.
Rimane la frustrazione e il dispiacere anche perché, ne sono certo, da quella signora, almeno da un punto di vista umano, avrei potuto imparare qualcosa.
Marino Buzzi

lunedì 28 novembre 2011

Rap libraistico!

Ecco, è di nuovo lunedì e io me la voglio cantare questa mattina. Quindi prendo il testo (Vip in Trip) del già citato Fabri Fibra ( qui ), cambio tutte le parolacce (perché noi librai siamo educati!) e ci faccio sopra il mio rap!


LIBRAIO IN TRIP

Ambrogio, mi guardi su Wikipedia se sotto la voce di "libraio superfighissimo" c'è la mia faccia? Ah, non c'è? E che faccia c'è, scusa?
Quella di Montroni?
ANTICA!
E, mentre ci siamo, avrei anche voglia di qualcosa di buono!
No, no Ambrogio, rimettiti le mutande... ma cosa hai capito?


Ritornello
Più vuoi e meno avrai, più dai e meno prendi
Il libro costa 9,90 € bella e ti eviti degli incidenti! (Pa pa para para pa pa para)
Più sogni e meno fai, più fai e meno sogni
Ma chi dorme ormai fra questo che russa come un dannato e la gatta che mi graffia sul naso? (Pa pa para para pa pa para)
Librai italiani che "Perepè qua qua, qua qua perepè"
Scrittori italiani che "Perepè qua qua, qua qua perepè"
Più libri chiedi e meno ne avrai, prima paghi e poi li prendi
Prima lo si impara, poi "Pa pa para para pa pa para"

Laura Chiatti me la voleva dare
Ma io ho detto: “TESORO! Mettila subito via! Ho già la mia borsetta... grazie!”
Beh, comunque ho il suo cellulare
Nel vero senso della parola.
Me lo sono fregato!

Ritornello (tutti insieme):

Ho un amico che mi manda i messaggi (sul cellulare della Laura Chiatti!)
Mi manda i messaggi con scritto "TESORO!"
mentre io mi guardo allo specchio dicendo "TI ADORO!"
Vorrei dirgli "Ma trovati un lavoro! Che sta a fa niente tutto er giorno! Svergognato!"
Pene, ma trovati un lavoro
Pene, trovati un ragazzo, pene!
Me lo diceva mia madre da ragazzo (cioè qualche giorno fa)
Ora vai a capire che c'è dietro
Anzi vai a capire chi c'è dietro

E voi lo volete sapere che c'è dietro? No??? Manco io a dire il vero!
(Però in filosofia, Dietrologia, non ce l'ho messo).
P.S.
Se avete dubbi sul testo vedetevi l'originale del Fibra!
P.P.S
Se son messo così ora... figuriamoci a Natale!

domenica 27 novembre 2011

I consigli del libraio

Questa domenica voglio parlarvi di alcuni libri che ho particolarmente amato. Non si tratta di novità ma, dopotutto, chi lo dice che bisogna proporre solo quelle?
Visto che di solito mi dedico alla saggistica (deformazione professionale) oggi vi propongo qualche libro di narrativa.
Inizio con un classico della letteratura: Ludovico Ariosto, Orlando Furioso (Mondadori, 1552 p, 28 €). Sono uno di quei tipici lettori che ha riscoperto i classici in tarda età, non mi vergogno ad ammetterlo, è stato un bene perché mi ha dato modo di comprendere a pieno la bellezza di certe opere. Certo Orlando Furioso non è un libro che si legge “tutto d'un fiato” come ci vogliono far credere sia bello e giusto quelli del mercato del libro usa e getta. Difficilmente, se guardo agli autori di oggi, riesco a individuare opere che rimarranno nel tempo. In Ariosto c'è un mondo meraviglioso e fantastico, trovate letterarie che nessun contemporaneo riuscirà mai lontanamente a eguagliare.
Altri due “classici”.
Giorgio Bassani, Gli occhiali d'oro (Mondadori,126 p, 8,50) un libro coraggioso, toccante e, soprattutto, estremamente umano. Bassani riesce a raccontare una storia difficile in un periodo e in un paese in cui parlare di omosessualità è un grande rischio. Lo fa con delicatezza, con amore, con intelligenza e il risultato è uno dei migliori libri della letteratura italiana.
Un altro libro narrato con estrema eleganza e intelligenza, un'altra storia coraggiosa e bellissima narrata da una meravigliosa scrittrice: Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano (Einaudi, 350 p, 12,50 €, traduzione di Lidia Storoni Mazzolati). Ogni pagina di questo libro merita di essere letta, raramente ho trovato tanta intensità in un romanzo.
Prima di passare agli altri tre libri, estremamente diversi l'uno dall'altro per tematiche e stili, vorrei cogliere l'occasione per consigliare alcuni autori: Pier Vittorio Tondelli, Calvino, Jean Genet e William Seward Burroughs, magari prima o poi dedicherò uno speciale de I consigli del libraio a questi autori.
Il prossimo libro è di un contemporaneo, lui si chiama Luigi Romolo Carrino e il libro è Acqua storta ( Meridiano Zero, 123 p., 10 euro), una prosa molto particolare e una storia cruda e molto dura. L'amore impossibile fra il figlio di un boss della camorra napoletana, Giovanni, e il giovane Salvatore. Un amore “impossibile”, pericoloso e devastante. Un amore che deve rimanere segreto. Ad ogni costo.
Preparatevi a un libro completamente fuori dagli schemi (temo però ormai sia un fuori catalogo) J.G. Ballard, Crash (Bompiani, 260 p, 8 € traduzione Gianni Pilone Colombo), la follia e il feticismo di corpi distrutti e ricostruiti, del metallo e delle macchine, il sesso come ossessione, la ricerca dell'emozione e della morte.
Chiudo con Anne Hébert, la maggiore scrittrice canadese di lingua francese, e il suo meraviglioso Un vestito di luce (Luciana Tufani editrice, 128 p, 12 €, traduzione Maria Piera Nappi). Brevi capitoli per narrare le vicende di Miguel e del suo amore per un ballerino, del suo conflitto con la madre, del desiderio e della paura. Un libro intenso e profondamente delicato, narrato in modo magistrale e molto particolare.
Anche per oggi vi saluto e, come al solito, vi auguro buone letture.

sabato 26 novembre 2011

Do you speak italian?

“Excuse me. Do you speak english?”
Mi irrigidisco, sono di spalle alla mia postazione. Ma perché questi anglofoni vengono sempre da me? Dall'unico che, in tutta la libreria, non spiaccica una sola parola di inglese? Ci sono almeno quattro colleghe che conoscono perfettamente la lingua inglese ma loro, i malefici anglofoni, no! Loro devo venire da me!
Mi volto lentamente con il mio solito sorriso imbarazzato sul volto, già paonazzo per la figuraccia che sicuramente farò da un momento all'altro.
Alzo la mano e faccio un gesto che sta a significare: “Più o meno!”
A dire il vero più meno, che più!
“Ok. I'd like a touristic guide!”
Bene, questo lo so dire. Si ci riesco! Ok, aspetta, respira piano, convinto, sicuro di te.... devi solo ripetere: upstairs. Non è difficile, vedi? Ripeti: upstairs, upstairs, upstairs...
“Al piano di sopra!”
Lui mi guarda senza capire e io, come un cretino, alzo il dito al cielo e ripeto lentamente:
“Al piano di sopra!”.
Mentre se ne va lo sento dire, sottovoce:
“Ignorant!”
Questa l'ho capita sà! Che te credi che nun la capisco a lingua inglese? Li mortacci tua e de tutti gli anglofoni...

venerdì 25 novembre 2011

L'ascensore

“Mi scusi posso usare l'ascensore?”
“Certo, è un montacarichi in realtà quindi deve tenere premuto il pulsante se vuole che scenda al piano. Poi quando è dentro tenga sempre premuto il pulsante zero per andare al piano terra.”
“Ve bene.”
Il signore spinge un secondo il pulsante e poi lo lascia.
“No, mi scusi... deve tenere premuto.”
“Ah, va bene.”
Posa il dito sul pulsante e poi lo lascia.
Lo guardo, mi guarda.
“L'ascensore non funziona!”
Mi fa irritato.
Mi inumidisco le labbra:
“Guardi devo salire anche io al piano... l'accompagno!”
E, anche se in realtà non devo salire al piano terra, poso il mio ditino sul pulsante del montacarichi.
E ce lo lascio!
Vede non è difficile, preme il pulsante... il montacarichi arriva. Lascia il pulsante... il montacarichi si ferma!
Non oso pensarlo davanti a una porta girevole!

giovedì 24 novembre 2011

Radio Fahrenheit

Per chi volesse sintonizzarsi oggi, alle 15, sarò in diretta su Radio Fahrenheit, mi hanno detto con Loredana Lipperini. ADORO!

Un pensiero profondo (soprattutto la fine)

Sento di dover fare qualche precisazione.
Si comincia a parlare del libro e ho letto qualche commento critico in giro. Della serie: ma questo sta in libreria solo per criticare?
Ho fatto una scelta, una scelta che riflette il mio modo di essere, quello di vivere e raccontare, dove è possibile ovviamente, ciò che accade con semplicità e ironia.
Il blog è una finestra su un mondo che non tutti conoscono, i clienti arrivano in libreria e io so che devo lasciare ogni problema fuori dall'ambiente lavorativo, ci sono persone eccezionali e persone terribili. In libreria come in ogni altro luogo. Ne incontro tante di persone, ogni giorno, potrei raccontare del mio essere pendolare (e lo farò prima o poi), di quando sto per salire sul treno e qualcuno spintona per farsi spazio o non fa scendere le persone prima di salire o salta la fila.
Ma, per ora, ho scelto di raccontare il mio lavoro, la vita da libraio, di mettere in evidenza le contraddizioni e l'esigenza di continuare a fare cultura cercando, allo stesso tempo, di portare introiti all'azienda. Il fine ultimo di questo blog non è quello di ridere degli altri, quello che racconto non deve mai essere letto in chiave cinica o critica. Lo scopo è quello di portare all'attenzione di tanta gente un mestiere bellissimo. Potrei raccontare delle tante, tantissime persone cortesi, intelligenti, colte e preparate che fanno parte della nostra clientela. Di quelle che si emozionano davanti a una storia, di quelle che sono in cerca di risposte, di quelle che vengono ogni giorno anche solo per respirare l'odore dei libri. E anche il rapporto fra noi colleghi, a volte problematico ma sempre profondamente umano. Del fatto che mi sono affezionato alla collega tatuata dopo solo sei mesi di conoscenza (io che sono un pezzo di ghiaccio!) o che da quando la collega psicologa ha seguito altre strade è come se mi sentissi un po' più solo in libreria. O della direttrice che porta un caffè caldo a un senza tetto che avrà l'età di mio padre, entrato in libreria per scaldarsi e poi addormentatosi su uno sgabello.
La mia libreria è fatta anche di queste cose ed è bene che io ne parli e che le racconti.
Ma, ovviamente, avendo fatto la scelta del vivere con leggerezza la mia quotidianità, trovo che sia più divertente raccontare scenette “estreme”, spero solo di riuscirci senza che nessuno si senta offeso o preso in giro, non è mia intenzione, non lo è mai stata e non lo sarà mai. So cosa significa essere dalla parte di quelli che vengono offesi e presi in giro. Credo di essere una persona fortunata e amo profondamente il mio lavoro, ho un profondo rispetto e grande stima per le persone che lavorano con me e per coloro che mi hanno insegnato ciò che oggi so. E mi piacciono i clienti (cioè a volte li detesto ma fa parte del gioco direi), anche i più difficili, anzi sono quelli a cui voglio più bene perché mi danno continui spunti per questo piccolo blog che mi da tante soddisfazioni.
Forse questo post è inutile ma ci tenevo a mettere le cose in chiaro.
Che è quasi natale e non vorrei che a fare il fetente poi, Babbo Natale, non mi porta più quel quarto di manzo che lavora al negozio di articoli sportivi.
Be' che volete? La Playstation ce l'ho già!

mercoledì 23 novembre 2011

Cose preziose

Cose che si trovano (nascoste da noi librai) in magazzino, necessarie ad affrontare i momenti di maggior scoramento:
  • Una spalla su cui piangere (nel senso che abbiamo staccato una spalla a un cliente e la teniamo sempre a portata di mano per i momenti bui).
  • Un muro molto solido contro cui sbattere la testa.
  • Un pungiball per gli scatti d'ira (esilaranti) del collega magazziniere.
  • Una cisterna di Tererito.
  • Cioccolato.
  • Patatine.
  • Gallette di mais e/o di riso.
  • Biscotti.
  • Caffé.
  • Caramelle.
  • Un cuscino per fare micropisolini, in piedi, dentro il settore cartoleria.
  • Una porta spazio temporale per proiettarci indietro nel tempo e fermare il cliente che sta per porci la fatidica domanda: “È uscito l'ultimo libro di Bruno Vespa?”.
  • Degli ignari gattini a cui fare dei sani grattini per la nostra pet terapy quotidiana.
  • Fogli bianchi su cui fare disegnini idioti raffiguranti il collega magazziniere che tira pugni o calci a qualcosa.
  • Una macchina fotografica per immortalare (e successivamente ricattare) i colleghi e le colleghe che si imboscano.
    In qualche modo dovremo pur far passare il tempo, no?

martedì 22 novembre 2011

Incomprensioni

Al telefono:

“Buongiorno libreria... sono Marino.”
“Sì, buongiorno. Sto cercando un libro, si chiama I grandi testi del pensiero politico.”
“A cura di Carlo Galli, edito dal Mulino?”
“Mulino?”
“Sì.”
“E che vuol dire?”
“...”
“L'autore non si chiama Mulino.”
“Sto parlando della casa editrice.”
“Ah...”
“Guardi al momento l'ho terminato, sto aspettando la nuova edizione 2011.”
“Senta è del 2003!”
“Mi scusi signore ma c'è una nuova edizione in commercio, è del 2011.”
“Ma non è che si sta sbagliando perché a me l'autore non sembra mica Mulino!”
A questo punto mi prendono:
  1. contrazione nervosa delle mani,
  2. tic sotto l'occhio destro,
  3. respiro affannoso dovuto al tentativo di trattenere un urlo,
  4. spasmo allo stomaco e successivo piegamento in avanti.
“Signore Il Mulino è la casa editrice, l'autore del libro è Carlo Galli, in commercio c'è l'edizione 2011 che, però, al momento io non ho in libreria. Mi arriverà a giorni.”
“Ah, ho capito. E senta mi può guardare a computer in quale libreria lo posso trovare?”
“...”
“Non lo vuole fare?”
“Mi perdoni, non è che non lo voglio fare... io posso controllare solo i libri che sono all'interno di questa libreria...”
“E perché non ce l'ha un computer?”
Bene a questo punto mi prendono:
  1. occhio spalancato alla Willy il Coyote (con rispettive venuzze rosse),
  2. tremore al mento,
  3. schiuma alla bocca...

lunedì 21 novembre 2011

Bella zio!

Si avvicinano due ragazzi, cappellino, occhiali da sole (anche se fuori c'è la nebbia), pantaloni larghi.
“Ciao hai Dietrologia di Fabri Fibra?”
“Si, guarda nell'esposizione di musica...”
“Bella zio lo dovresti mettere anche in filosofia Fibra!”
Certo Bro, vado subito a preparare lo spazio vicino a Foucault!
Vuoi che ci mettiamo anche Eminem e 50 cent? Sono certo che Nietzsche approverebbe.