lunedì 28 marzo 2011

Lunedì. Di nuovo!

Apro gli occhi e mi trovo davanti la mia gattona che mi fissa.
Vuole mangiare, prima che ricorra a modi bruschi (tipo staccarmi il naso a morsi o rifarmi le sopracciglia con le unghie), l'accontento. La principessa però non gradisce il gusto scelto per la giornata e mi rimprovera miagolando e attaccandosi ai miei polpacci.
Apro le finestre.
Piove!
Infilo di corsa i vestiti, prendo l'ombrello e corro in stazione.
Il treno è pieno. Non pieno come gli altri giorni quando per respirare devi chiedere il consenso alla persona che ti sta addosso. Oggi è pieno da dover smettere di considerare il proprio corpo come una proprietà privata.
Se svengo rimango in piedi.
Scendo a Bologna ed è tardissimo. Corro. E poi corro. E poi corro ancora. L'ombrello si rompe e io arrivo al lavoro che sto una chiavica. Fiato corto, tutto bagnato, capogiri primaverili.
E cosa scopro?
Che c'è in atto un incontro sul clima a due classi di quarta elementare.
Mi aspetto schiamazzi, urla, piagnistei di ogni genere, sedie che volano dal primo piano, bambini che rotolano giù per le scale.
Invece niente!
I bambini sono attenti e stanno pure ascoltando! Ascoltano un signore che racconta loro del clima e dell'inquinamento!
Ascoltano, capite?
Maledetti bambini come faccio a lamentarmi di loro se stanno buoni e attenti?

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