Arrivo al lavoro e conto le copie del mio libro (ok, lo so, sono un egocentrico).
Lunedì erano sette, martedì sei.
Controllo le vendite. In giacenza ci sono ancora sette copie.
Rimango immobile davanti allo schermo del computer.
Hanno rubato una copia del mio libro!
Hanno rubato una copia del mio libro!!!!!
Ma allora sono entrato nell'olimpo degli autori degni di essere rubati! È la prova del fuoco, mi reputano abbastanza interessante da fregarsi un mio scritto.
Sul mio volto si crea un'espressione inebetita, tipo quello di Homer Simpson quando vede le ciambelle e io comincio a gongolare.
Hanno rubato il mio libro! Dico a tutte le colleghe.
Che emozione, hanno rubato il mio libro! Scrivo su Facebook.
Vado in giro tipo molestatore con il soprabito a dire a chiunque incontro: HANNO RUBATO IL MIO LIBRO!
Arrivo al lavoro e vedo la perfida collega femminista, detta anche Bettina Tacchina, con le mani sui fianchi e lo sguardo crudele, mi guarda e mi fa:
“Il tuo libro non l'hanno rubato, lo hanno solo nascosto. L'ho scritto anche su Facebook!”
Non lo dice ma il suo sguardo è abbastanza esplicito, quello che vorrebbe dirmi, in realtà, è: “Sei un pirla!”
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