Ok, oggi contamino (no non sono radioattivo e vi risparmio la battutaccia che mi è appena venuta in mente) e vi invito a visitare l'altro mio blog, quello che riguarda la mia parte seria (quella senza parrucca :) per alcune riflessioni sul manifesto TQ.
L'altro blog lo trovate QUI
domenica 31 luglio 2011
sabato 30 luglio 2011
Il libro più atteso...
Giovedì scorso è venuto un rappresentante a fare una cedola libri (una delle poche che ancora mi fanno fare visto che ormai è tutto centralizzato) e, mentre mi illustrava i vari “prodotti” mi imbatto in un romanzo di un esordiente edito da una casa editrice con dieci titoli in catalogo che, fra le altre cose, non avevo mai sentito prima. Sotto il romanzo capeggiava la scritta: IL LIBRO PIÙ ATTESO DELL'ANNO!
No, scusate, ma atteso da chi? Dalla mamma e dal papà del giovane scrittore?
Non è per sminuire nessuno, pure io ho pubblicato per una piccola casa editrice e so cosa significhi farsi conoscere in un mare di libri EVENTO DELL'ANNO se non del SECOLO ma quelli del marketing delle case editrici credono davvero che basti scrivere una frasetta del genere per convincere i lettori ad acquistare il romanzo?
A me viene l'orticaria quando leggo le fascette sui libri: SECONDA RISTAMPA!
Ti credo se ne hai fatte duecento copie alla prima edizione è logico che poi, se un pochino ha venduto, devi fare la seconda ristampa ma non me la spacciare come se il libro avesse venduto milioni di copie per favore.
Oppure leggi frasi del genere: UN CAPOLAVORO INDISCUSSO! E chi lo ha deciso, scusate, che è un capolavoro indiscusso?
È una tecnica adottata da molte case editrici ormai, soprattutto quelle che io chiamo: case editrici di trincea, quelle cioè che non hanno una linea editoriale precisa e che pubblicano di tutto spacciando ogni cosa come LIBRO PIÙ ATTESO o scrivendo VINCITORE DEL PREMIO GIGINO IL FABBRO, bruciando autori anche promettenti per passare al prossimo enfant prodige della letteratura.
Un'altra frase che leggerete spesso è: IL CASO EDITORIALE DELL'ANNO.
Ma se è uscito da due giorni! Ma che caso editoriale vuoi che sia? Siamo così pecore da credere che, semplicemente perché scrivono che è un libro atteso o un capolavoro, noi lo acquisteremo senza se e senza ma?
Per non parlare delle “apparizioni” su quotidiani o riviste.
Sappiate che con i soldi si compra tutto: vetrine, recensioni, pagine di giornali.
Sono tutti nuovi Umberto Eco, Kerouac o Virginia Woolf.
Siamo davvero un popolo di santi, poeti e navigatori!
Anche se, con quel che costano i traghetti, ormai non naviga più nessuno.
venerdì 29 luglio 2011
Alla "Ricordi" (?) per comprare le caramelle
Oggi, uscito dalla libreria, ho avuto la malsana idea di fare un giro alla Ricordi alla ricerca di un CD per distendere i miei nervi sempre più in corto circuito. Lo so che i cd non li compra più nessuno e che li scaricano tutti da internet ma a me scaricare non piace, voglio avere l'oggetto fra le mani, rigirarmelo, guardare le immagini, leggere i titoli.
E poi alla Ricordi ci andavo con la mia amichetta del cuore quando facevo fuoco a scuola (non nel senso che davamo fuoco alla scuola, anche se, in un certo senso, non ci sarebbe dispiaciuto, ma nel senso che saltavamo le lezioni). Si andava alla Ricordi al piano di sotto nel settore DVD e per mandarci via dovevano minacciarci con le armi.
Invece ora i dvd non ci sono più al piano di sotto, trovi delle proposte in giro qua e la ma l'assortimento non è più curato come un tempo.
Si, lo so che anche i film, ormai, si scaricano da internet ma io sono vecchio e internet lo uso solo per guardare film porno (faccio come Sgarbi, la spaccio per arte).
Va be', mi dico a malincuore, i tempi cambiano. Prendo un cd per il mio bello (bello insomma...), mi avvio alla cassa e...
Non ci crederete mai.
Sul banco della cassa c'è un espositore con le caramelle e le gomme da masticare.
Sgrano gli occhi e penso:
“Cavoli qua stanno messi peggio che da noi!”
Non so se mettermi a piangere o a ridere e, nell'indecisione, faccio una battuta ai ragazzi in cassa:
“Ma le caramelle servono come deterrente per i clienti con l'alitosi?”
Chiedo congratulandomi con me stesso per la mia innata simpatia, sono un comico nato, altro che libraio, dovevo fare il capo di governo!
Loro mi guardano schifati e non accennano nemmeno un sorriso.
Ma... forse non hanno capito la battuta o forse sono troppo disperati per ridere (ovviamente non ho preso in considerazione che la battuta, effettivamente, non faceva ridere).
Comunque, mentre uscivo, sono tornato con la memoria a quando avevo 17 anni, a quando venivo qui con la mia amichetta per comprare le “cassette” di musica e film e non per acquistare, come ora, caramelle, pasta coop o braccialetti anti zanzare!
E poi quando sono stato sulla strada ha cominciato a piovere e grandinare e mi sono sentito piccolo e inutile e bagnato e ho pensato che un po' me lo meritavo perché sparlo sempre di tutto e tutti.
Però questo pensiero è durato davvero poco.
La pioggia, invece, è durata un sacco.
E io ero pure senza ombrello!
La traduzione
“Posso chiedere a lei?”
Sono sfinito, giuro, sfinito. Ho un crampo alla bocca a forza di sorridere, sono un disco rotto, ripeto sempre la stessa cosa. Ma certo che puoi chiedere. Sono qui per questo! Chiedi!
“È un commesso vero?”
No, sono il mago di Oz ora indossa queste scarpette rosse, sbatti tre volte i tacchi e... torna a casa!
“Sì, signora sono della libreria.”
Ormai non dico neanche più “libraio”.
“Ah bene allora posso chiedere.”
“Certo.”
“Vorrei sapere se è stato tradotto in italiano Non ti muovere di Margaret Mazzantini.”
La guardo per un istante, perché, davvero, mi fanno pure venire dei dubbi!
“Mi risulta che lo abbia scritto in italiano...”
“Ah.... ed è stato tradotto in Irlandese?”
“In Irlandese?”
“Sì.”
“Non lo so signora.”
“Mmmm ma non si può guardare a computer?”
Certo. Mentre ci siamo vuole anche che controlli se è stato tradotto in Punjabi?
giovedì 28 luglio 2011
La destra o la sinistra?
"Hai Diario di una chiappa?"
Certo! Vuoi quello della chiappa sinistra o quello della chiappa destra? Hanno due stili completamente diversi!
Certo! Vuoi quello della chiappa sinistra o quello della chiappa destra? Hanno due stili completamente diversi!
mercoledì 27 luglio 2011
Reality (purtroppo)
“Ciao, sto cercando il libro Camilla e il grande fratello.”
“Sì, lo trovi in narrativa al piano terra.”
“Ma è autobiografico, vero? È la storia di una delle concorrenti del grande fratello, vero? No perché vorrei sapere come si superano i provini...”
Guarda secondo me se contatti Pederiali sicuramente ti da le dritte per essere scelto al provino. So che sta scrivendo anche un manuale: “Come superare i provini dei reality senza dover usare il cervello”. Questo dovrebbe riuscirti piuttosto facile.
martedì 26 luglio 2011
Chi si ferma...
Un cliente abituale.
“Buongiorno posso chiederle un libro?”
“Certo, mi dica pure.”
“Certo, mi dica pure.”
“Non si preoccupi farò in fretta, lo so che lei è sempre molto impegnato.”
“Guardi sono qui apposta quindi non si preoccupi.”
“No perché la vedo sempre così indaffarato. E dire che dovrebbe essere anche facilitato da quello.”
Indica il computer.
“In effetti è una bella comodità.”
“Eh, una volta mica c'erano i computer.”
“Sì, credo che una volta ci fossero anche molti meno libri.”
“Eh, ma i librai conoscevano tutti i titoli a memoria.”
“Guardi dovrei essere un Terminator per ricordarli tutti.”
“Comunque torniamo a noi, non voglio farle perdere tempo.”
“Mi dica pure il titolo.”
“No, che poi la direttrice mi sgrida che la faccio chiacchierare invece di lavorare.”
“Non si preoccupi... il titolo?”
“Non si preoccupi... il titolo?”
“Del resto sa come dice quel detto, no? Chi si ferma è perduto...”
Ma, guardi, secondo me pure chi non si ferma...
sabato 23 luglio 2011
Il disordinatore!
Guardo il ragazzo che sta davanti al settore di psicologia.
Prende un libro, lo sfoglia, e poi o lo rimette nel posto sbagliato o lo appoggia in modo disordinato sopra ad altri libri del settore. Mi avvicino frenando l'istinto di strozzarlo e cerco di sorridere.
“Scusa... posso aiutarti?”
“No sto solo guardando.”
Mi risponde senza neppure degnarmi di uno sguardo, prende un altro libro, lo sfoglia e lo appoggia, a caso, insieme agli altri.
“Ma stai cercando qualcosa in particolare? Magari posso indirizzarti.”
Altro libro preso e appoggiato.
“No sto solo guardando.”
No, tu non stai solo guardando, tu stai attentando alla mia salute mentale. Stai distruggendo l'ordine che ho dato ai volumi, mescolando case editrici, autori, argomenti!
“Sì, ok, però potresti evitare di inserire i volumi che prendi nel posto sbagliato?”
“Come?”
“Stai distruggendo il settore.”
“Ma come faccio a guardare se non tocco i libri?”
“Non li stai solo toccando li stai mettendo a caso in uno scaffale diverso.”
“Scusa ma non ti pagano per sistemare i libri?”
“Sì... e a te ti pagano per metterli in disordine?”
Wilmaaaaaaaaaaaa! Dammi la clava!
S-F-I-G-A-T-I
“Ciao, hai The Game: la bibbia del rimorchio di Strauss?”
I due ragazzi mi guardano speranzosi.
“Sì, è uscita la versione economica.”
“Ah, bene.”
Consegno loro il libro e arriva la fatidica domanda:
“Tu lo hai letto?”
Li guardo con la mia espressione da: Tiparecheleggolibridelgenere?
“No, non l'ho letto.”
“Rimorchi abbastanza anche senza il libro?”
“Sono gay.”
(Nel pronunciare questa frase il vostro libraio preferito che, ve lo ricordo sempre, sono io, prova un sadico piacere soprattutto quando parla con maschi eterosessuali che di solito si zittiscono o si imbarazzano o esclamano: “Ah!” e poi se ne vanno.)
“I gay non hanno bisogno di rimorchiare?”
Tesoro tu frequenta un gay per una settimana e poi vedrai che non avrai mai più bisogno in vita tua di leggere libri o avere consigli su come rimorchiare!
venerdì 22 luglio 2011
Avete un libro?
“Posso chiedere se avete un libro.”
“Certo, chiedi pure.”
“Questo.”
Mi mostra un foglietto.
“È un titolo di narrativa, devi chiedere al piano di sopra.”
“Ah... ma sopra mi hanno detto che non lo avete!”
Che nun te fidi?
10 cose che odio della scolastica
1) I clienti che si fermano alla mia postazione e mi chiedono: “Scusi posso chiedere a lei?” e io: “Certo dica pure!” e loro (consegnandomi un foglietto di carta scritto a mano dal figlio o dalla figlia in cui non si capisce nulla) : “Avete questo libro?” e io (dopo aver decifrato il titolo): “Si tratta di un libro scolastico… deve andare infondo nell’ultima sala e chiedere ai colleghi” e loro, guardandomi male mentre si accomodano in scolastica: “Per fortuna che gli avevo chiesto se potevo chiedere a lui…”
Tesoro ho la sfera di cristallo? Come posso sapere, in anticipo, che genere di libro stai cercando?
2) Gli stessi clienti di prima che tornano alla mia postazione incavolati e con voce alterata mi dicono:
“Senta! Di la c’è una gran fila, io voglio solo sapere se il libro c’è o meno!” E come gliela spieghi la cosa? Che i libri di scolastica, in questo periodo, li possono vedere solo da magazzino? Che sono gli incaricati che conoscono alla perfezione tali libri? Che c’è una fila da rispettare e non vedo perché dovrei far passare loro davanti agli altri clienti che stanno aspettando diligentemente in fila? Quando provo a spiegare questi problemi l’obiezione di solito è: “Ma io ho preso un permesso dal lavoro per venire qui”.
Ma tuo/a figlio/a dov’è? In vacanza? In piscina? A rifarsi le unghie? Non può venire lui/lei a prendere i SUOI libri?
3) I clienti che si siedono sui libri e quando fai notare loro che non sono degli sgabelli ti rispondono: “Eh ma gli sgabelli non ci sono!”
Ah, be’, allora…
4) I clienti che tornano arrabbiati dal settore scolastico e se la prendono con te che non c’entri nulla e quando glielo fai notare loro si arrabbiano ancora di più e tu gli chiedi, in modo gentile, se vogliono parlare con la direttrice e loro ti mandano a fare in culo.
5) I clienti che ti telefonano e ti chiedono informazioni di scolastica e tu gli dici che gli devi passare il settore ma che ci sono già altre due telefonate in attesa e la fila al banco e che forse e meglio che telefonino più tardi e loro: “No, no… mi metta in attesa!” E quando cade la comunicazione ti richiamano e ti dicono: “Ma che modi sono? Mi ha messo in attesa…”
E io sono sempre più confuso, lo devo ammettere!
6) Gli annunci vocali della collega Sergente istruttrice che ti invita ad andare al punto informazioni in saggistica e tu la chiami e le fai presente che non ti sei mai mosso e lei ti risponde che lei sta lavorando.
Io invece sto prendendo il sole…
7) Dover ripetere la stessa frase un milione di volte al giorno: “Per la scolastica deve andare nell’ultima sala infondo sulla destra al banco!”
Potrei provare a fare come il nano di twin Peaks, parlare al contrario: “Rep al acitsalocs eved eradna amitlu’llen alas odnofni allus artsed la ocnab!”. Ok mi vestirò di rosso.
8) I ragazzini che arrivano con centinaia di libri da vendere e poi, quelli che non gli hanno acquistato, li lasciano in giro per la libreria e poi chiamano le madri dicendo che “quei bastardi” della libreria non glieli hanno comprati e che loro sono “stanchi” e vogliono andare al “bar con gli amici”.
E io dietro come un operatore ecologico a raccogliere quello che seminano lungo la strada.
9) I clienti che ti danno la lista dei libri scolastici e tu glieli cerchi e glieli porti e loro ti dicono: “Ah ma volevo solo sapere se li avevate!” e se ne vanno felici e contenti.
10) In realtà io odio tutto della scolastica
Così facciamo prima
Tesoro ho la sfera di cristallo? Come posso sapere, in anticipo, che genere di libro stai cercando?
2) Gli stessi clienti di prima che tornano alla mia postazione incavolati e con voce alterata mi dicono:
“Senta! Di la c’è una gran fila, io voglio solo sapere se il libro c’è o meno!” E come gliela spieghi la cosa? Che i libri di scolastica, in questo periodo, li possono vedere solo da magazzino? Che sono gli incaricati che conoscono alla perfezione tali libri? Che c’è una fila da rispettare e non vedo perché dovrei far passare loro davanti agli altri clienti che stanno aspettando diligentemente in fila? Quando provo a spiegare questi problemi l’obiezione di solito è: “Ma io ho preso un permesso dal lavoro per venire qui”.
Ma tuo/a figlio/a dov’è? In vacanza? In piscina? A rifarsi le unghie? Non può venire lui/lei a prendere i SUOI libri?
3) I clienti che si siedono sui libri e quando fai notare loro che non sono degli sgabelli ti rispondono: “Eh ma gli sgabelli non ci sono!”
Ah, be’, allora…
4) I clienti che tornano arrabbiati dal settore scolastico e se la prendono con te che non c’entri nulla e quando glielo fai notare loro si arrabbiano ancora di più e tu gli chiedi, in modo gentile, se vogliono parlare con la direttrice e loro ti mandano a fare in culo.
5) I clienti che ti telefonano e ti chiedono informazioni di scolastica e tu gli dici che gli devi passare il settore ma che ci sono già altre due telefonate in attesa e la fila al banco e che forse e meglio che telefonino più tardi e loro: “No, no… mi metta in attesa!” E quando cade la comunicazione ti richiamano e ti dicono: “Ma che modi sono? Mi ha messo in attesa…”
E io sono sempre più confuso, lo devo ammettere!
6) Gli annunci vocali della collega Sergente istruttrice che ti invita ad andare al punto informazioni in saggistica e tu la chiami e le fai presente che non ti sei mai mosso e lei ti risponde che lei sta lavorando.
Io invece sto prendendo il sole…
7) Dover ripetere la stessa frase un milione di volte al giorno: “Per la scolastica deve andare nell’ultima sala infondo sulla destra al banco!”
Potrei provare a fare come il nano di twin Peaks, parlare al contrario: “Rep al acitsalocs eved eradna amitlu’llen alas odnofni allus artsed la ocnab!”. Ok mi vestirò di rosso.
8) I ragazzini che arrivano con centinaia di libri da vendere e poi, quelli che non gli hanno acquistato, li lasciano in giro per la libreria e poi chiamano le madri dicendo che “quei bastardi” della libreria non glieli hanno comprati e che loro sono “stanchi” e vogliono andare al “bar con gli amici”.
E io dietro come un operatore ecologico a raccogliere quello che seminano lungo la strada.
9) I clienti che ti danno la lista dei libri scolastici e tu glieli cerchi e glieli porti e loro ti dicono: “Ah ma volevo solo sapere se li avevate!” e se ne vanno felici e contenti.
10) In realtà io odio tutto della scolastica
Così facciamo prima
giovedì 21 luglio 2011
Restyling 2
Proposta di parole da scrivere sul muro della libreria:
PERFAVORENONPISCIATENELL'ASCENSORE, IMBOSCARSI, CREDERCI (UNA VOLTA ALMENO), SCHIZZATI, LOBOTOMIZZATI, NOILSETTOREQUEERNO, TRASFERIMENTO, LICENZIARSI, COS'ÈQUESTAPUZZAODDIONONSARÀMICAMORTOQUALCUNOVERO?, PERLASCOLASTICAULTIMASALAINFONDOSULLADESTRAALBANCO, UBRIACARSI, SCORDARE, RIMUOVERE, CANCELLARE, CONDIZIONATORE, LAVOROSOLOIO, BELLA CREDICI, LIBRAIONONCOMMESSO, LICENZIOSO, LIBERTINO, ORMONI A MILLE, INDIFFERENTI, MACHET'HANNOFATTOVENÌDASOLOINLIBRERIA?, ORE, SIAVVISALAGENTILECLIENTELA, DEPRESSIONE, e, soprattutto: ORARIODICHIUSURA!
mercoledì 20 luglio 2011
Non mi è chiara la differenza!
Una ragazza mi guarda e sorride
“Ciao sto cercando i libri con i test d'accesso all'università.”
“Si... che facoltà ti serve?”
“Medicina.”
L'accompagno al banco dove teniamo quel genere di libri.
“Ci sono diverse case editrici che fanno questi libri: Edises, Alpha test, Hoepli...”
“Ci sono differenze?”
“Direi che più o meno si equivalgono come qualità.”
“Ah... perché ci sono due libri di questo?”
“Questo libro è di teoria mentre in questo trovi gli esercizi.”
“Cioè?”
La guardo per un istante
“Qui trovi la teoria mentre qui trovi gli esercizi commentati.”
Ora è lei che guarda me.
“Sì ma che differenza c'è?”
Nella speranza di farle capire meglio apro il libro di teoria:
“Vedi questo è diviso per materie, trovi la teoria relativa alle diverse discipline. Ti serve soprattutto se non hai già delle basi.”
Poi apro il libro con i test:
“Mentre qui trovi gli esercizi commentati.”
“Ah... ok, grazie.”
Mi allontano e torno alla mia postazione, dopo dieci minuti la cliente si avvicina con entrambi i libri in mano.
“Scusa ma non mi è ancora chiara la differenza.”
Tesoro dimmi in che ospedale andrai a lavorare una volta laureata così potrò andare da un'altra parte!
martedì 19 luglio 2011
Una certa... informazione.
Al telefono.
“Buongiorno, libreria … sono Elisabetta.”
“Buongiorno, guardi sto cercando una certa informazione!”
No, mi spiace signore, qua non lavora nessuno con quel nome!
Autori (molto) dotati
“Ciao sto cercando la biografia di quell'autore molto dotato.”
“Mmmmm.... ce ne sono molti di autori dotati...”
“No ma lui è il più dotato in assoluto...”
“Può essere Mario Vargas Llosa?”
“No.”
“Raymond Carver?”
“Ma no è quello che fa i film.”
“Scusa ma è un autore o un attore?”
“È un attore ma ha scritto una biografia... come si chiama... ma sì dai... Rocco Siffredi!”
Ah be' sicuramente un autore dotatissimo!
“Ciao sto cercando La nuova Atlantide di Beccone...”
Ma che sei l'amico di quello de prima?
lunedì 18 luglio 2011
Il ritorno del libraio
Il libraio entrò nell'oscura libreria in cui regnavano, ormai, i demoni del male che si spostavano, con fare meschino e indagatorio, da uno scaffale all'altro. Pronunciavano parole con voci gutturali:
“Libri... scolastici... usati....”
Il libraio si sforzava di sorridere, preso com'era dal ricordo di quella bella caletta che lo aveva ospitato per intere giornate piene di sole, e con una vocina stridula e fare gentile biascicava:
“In fondo, sulla destra al banco!”
Ma i demoni del male non si davano per vinti e rimanevano immobili con quegli occhietti carichi di odio nei confronti del libraio che essi consideravano un lavativo.
“Non può.... guardare... lei a... computer?”
“Guardi non è per essere scortese ma infondo ci sono almeno cinque addetti e i libri scolastici li teniamo in magazzino e io da computer non riesco a vedere le giacenze e c'è un numerino da prendere e una coda da rispettare.”
“Sì ma almeno se mi dice se il libro c'è o no mi evito la fila.”
“Mi scusi signora ma potrei dirle che ne abbiamo una copia e, mentre lei aspetta il suo turno, quella copia potrebbe essere venduta ad altri.”
Così i demoni del male, pronunciando oscure maledizioni contro il libraio di turno, si avviano, ciondolando, al settore scolastico, prendono il proprio numerino e aspettano che la collega sergente istruttrice li chiami per verificare le liste scolastiche e dire loro se finiranno in purgatorio, in paradiso o all'inferno..
Qualcuno chiami Harry Potter e gli dica che lo spirito di Lord Voldemort aleggia su questa libreria.
giovedì 14 luglio 2011
L'estate sta finendo...
E così, mentre le mie vacanze volgono al termine, si affacciano alla mia mente alcune considerazioni.
Noi lavoriamo 12 mesi.
Oggi, con la crisi e il precariato che c'è, se hai un contratto a tempo “indeterminato” (che comunque, vorrei far notare, vale qualcosa a livello tutelativo solo se sei impiegato nel pubblico) devi considerarti un “privilegiato” e quindi, quando ti lamenti per gli orari o per i vari problemi che inevitabilmente ogni lavoro comporta, rischi anche di fare la parte di quello fortunato che non dovrebbe dire una sola parola e dovrebbe ringraziare i propri “superiori” per lo stipendio che porta a casa ogni mese.
Però fanculo lavoro dall'età di 14 anni e ho il diritto di lamentarmi.
Dicevo che lavoriamo 12 mesi.
Le ferie corrispondono più o meno, almeno nel commercio, a quattro settimane. Di queste quattro settimane noi ne possiamo fare consecutivamente solo due, in teoria le altre due settimane sono di “dominio” dell'azienda che può decidere quando fartene usufruire (a ragion del vero nell'azienda per cui lavoro io questo non è mai accaduto). A settembre (periodo di scolastica) le ferie non le puoi prendere. A dicembre (periodo natalizio) le ferie non le puoi prendere, in primavera (nel periodo in cui cade solitamente la pasqua) le vacanze non le puoi prendere. Se volessi concedermi una vacanza più lunga dovrei prendermi l'aspettativa (sempre se me la concedono). So che parlare di “vacanze” in un periodo in cui solo un italiano su cinque riesce a partire può sembrare futile ma il periodo di “riposo” è essenziale per il/la lavoratore/lavoratrice. Insomma ci sono lavori davvero usuranti (penso per esempio a chi lavora in fabbrica o a contatto con materiali pericolosi e così via) in cui servirebbe, magari, un maggior periodo di “riposo”. Siamo entrati nell'ottica per cui il tempo libero è qualcosa in più, qualcosa che solo le persone fortunate possono permettersi. Ma non è così, non dovrebbe essere così. Dovrebbe esserci un periodo per il lavoro e uno per il proprio benessere. Ora si va in pensione a sessantacinque anni o con 40 anni di contributi. Sempre che la pensione ti basti. Immaginate coloro che cominciano a lavorare a 30 anni (se va bene) con lavori precari.
Questa non si chiama flessibilità.
Questo si chiama “fregare” i/le lavoratori/lavoratrici.
Insomma a me 4 settimane di ferie NON BASTANO!
Quindi rivoluzione.
Secondo punto.
Durante le mie gaye vacanze sono entrato e uscito da molte librerie. Una in particolare mi ha colpito, vi descrivo la scena: un libraio e una libraia, piccola libreria con un ottimo catalogo, paese di mare, libreria presa d'assalto, orari di chiusura serali da locale notturno, due bambini che urlano e saltano e toccano tutto.
Ho visto il libraio, il suo sguardo assassino e ho pensato: “Io adoro quest uomo!”.
Lo adoro perché continua, nonostante tutto, ad amare il suo lavoro. Perché non ha ceduto alla concorrenza (slealissima) dei megastore, perché in quello sguardo, in quella scintilla carica di stress ho rivisto me stesso.
La seconda cosa che ho pensato è stata: “Appena torno a casa gli mando una e mail con l'indirizzo di Cronache dalla libreria”.
Intanto da Bologna arrivano segnali inquietanti.
Le colleghe e i colleghi mi parlano di una città sull'orlo di una crisi di nervi, invasa da zombie in cerca di aria condizionata. Colleghi che hanno chiesto il trasferimento, colleghe che vanno al lavoro armate come delle pistolere, di altre che si sono trovate davanti a gente che faceva sesso nel sottopassaggio che è anche la nostra uscita di sicurezza.
Insomma a Bologna procede tutto come al solito.
domenica 10 luglio 2011
Considerazioni vacanziere di un libraio serenamente steso al sole:
- Non credete a chi vi dice che c'è crisi delle nascite. I bambini e le donne in cinta sono ovunque, affollano ristoranti, strade, panchine, spiagge. Non occorre essere un seguace di Latouche per capire che quella del calo delle nascite è la più grande balla del secolo. Le risorse sì, quelle sono sempre meno ma noi non ci pensiamo, a noi non frega un benemerito. Non basta un figlio, no, meglio due o tre (se non di più).
- I bambini piangono. Urlano. Fanno i capricci. Le loro voci raggiungono toni incredibilmente alti. Lagnano per niente, ripetono ossessivamente la stessa cosa, cantano canzoncine e le mamme e i papà applaudono felici sperando di vederli, un giorno, ad amici di Maria de Filippi.Ma, soprattutto, i bambini sanno come ottenere le cose:.“ Mamma voglio il gelato al cioccolato.”“Hai già mangiato quello alla fragola.”“Ma io voglio il gelato al cioccolato!”“No.”“Gelato al cioccolato!” (Con tono di voce sempre più alto.)“Mattia smettila ho detto di no.”“Gelato al cioccolato!” (Urlando e piangendo come un disperato).“Ci stanno guardando tutti Mattia basta!”“GELATO AL CIOCCOLATO!”A questo punto il gelato al cioccolato glielo compro io e glielo faccio mangiare intero.
- I padri sono completamente assenti. In questi giorni vedo madri indaffarate ed estremamente apprensive. I padri, invece, o leggono il giornale, o stanno stesi al sole o parlano con un amico o guardano un'altra donna.
- Di solito, quando vado in vacanza, mi immergo nella solitudine e nel verde. Prediligo campeggi attrezzati per fare sport (bicicletta, canoa, arrampicate ecc...) non perché io faccia sport ma perché è più facile trovare famiglie composte da due persone o da singoli (o gruppi) che alle nove di sera crollano dal sonno dopo una giornata di fatiche. Invece quest'anno siamo capitati nell'inferno estivo per famigliole formato mulino bianco.Il prossimo anno vado al Polo Nord.
- Nei posti di mare è impensabile trovare ristoranti che abbiano almeno due piatti vegetariani in menù. L'altro giorno ho chiesto una tagliatella ai funghi porcini mi hanno portato uno spaghetto allo scoglio. Quando ho protestato con il cameriere la sua risposta, cercando di fare il simpatico, è stata:“Eh ma qua siamo al mare... i funghi li mangi in montagna!”Ok, niente mancia.
- Siamo nel 2011 ma se siete omosessuali troverete sicuramente qualcuno disposto a non credere che due ragazzi (o due ragazze) si possono amare.Sì dico a voi, famiglia Brambilla dei miei stivali, cari vicini di tenda che passate le vostre serate a chiedervi se siamo gay o meno:“Ma secondo te.... sti due ragazzi...”“Ma no... ma va là.... ma sono solo amici...”“Ma speriamo né.... che sarebbe un vero peccato.... due così bei ragazzi!”Tesoro togliti il prosciutto dagli occhi, né...
- E se gli ignoranti sono ovunque pure noi omosessuali non scherziamo. Puoi andare in capo al mondo, su un atollo deserto, in una grotta o sulla luna. State tranquilli che arriviamo anche lì.
- I libri che leggo in vacanza hanno un sapore diverso... quasi di sale, soprattutto quelli che mi sono caduti in mare oggi.Fortunatamente erano libri scadenti, di quelli che, di solito, vincono il premio strega.
sabato 9 luglio 2011
Dalle ferie... con furore!
Il vostro libraio preferito (Ma daiiiii! Sono io!) si gode la sua meritata vacanza in una parte imprecisata del paese Italia e, fra una siesta e uno spuntino, fra una partita a carte e una passeggiata, ha trovato il tempo di... entrare in libreria.
Oltrepasso la soglia della libreria non da libraio ma da cliente.
Entro e cerco di capire quale ordine abbiano i libri. Saranno in ordine per autore? Per editore?
Ci perdo dieci minuti e capisco che in questa libreria non c'è nessun ordine predefinito, tutto è lasciato al caso. Ok. Narrativa insieme alla saggistica, manuali insieme ai libri per ragazzi. D'accordo, nessuna distinzione, saranno almeno in ordine d'autore?
No.
Comincio, d'impulso, a raddrizzare le pile dei libri sotto lo sguardo allucinato del mio compagno, ci manca poco che chieda agli altri avventori della libreria se posso aiutarli.
Ok, ok riprendo il controllo di me.
Ma questo libro ce l'avrò in libreria? Ma che testi ha questa? Sono quasi tutti economici, nessuno scrittore di “catalogo”, solo titoli estremamente pubblicizzati.
La libraia è seduta in cassa e sta leggendo il libro della Avallone.
Sorvoliamo sulla scelta del libro, ognuno, per quanto masochista, ha il diritto di leggere ciò che vuole. Però vedere un libraio ( o, in questo caso, una libraia) farsi gli affaracci suoi ignorando completamente i clienti non è molto piacevole. Io i libri li leggo a casa, in treno, in campeggio, di certo non in libreria. Ho troppe cose da fare per leggere. Mi avvicino, eccomi, finalmente posso fare il cliente rompicoglioni!
“Ciao scusa sto cercando un libro di cui non ricordo il titolo ma so com'è fatta la copertina se può servire!”
Che meraviglia, è una vita che volevo farlo, eccomi, guardami, sono il tuo incubo, il tuo cliente rompiballe, sono qui per te! Dai guardami male, fallo per me, dammi mentalmente del cretino.
Invece lei niente, neppure alza lo sguardo.
“Se non hai il titolo non posso aiutarti.”
La guardo dall'alto verso il basso.
Tesoro, tu non sai proprio con chi hai a che fare.
“Ah...”
Lo hai voluto tu, è guerra.
“Signorina ha un libro che si intitola A sangue freddo?”
Lei sbuffa e appoggia il suo libro sul banco. Eccolo, finalmente, quello sguardo.
“Autore?”
Mi chiede
“Autore?”
Ripeto
“Sì, l'autore del libro.”
“No, mi scusi, gestisce una libreria e non sa chi è l'autore di A sangue freddo?”
“Non gestisco niente, sono una dipendente.”
“Capote, signorina.”
“Con la “e” finale?”
“Sì, con la “e” finale.”
“Non ce l'ho.”
E torna a leggere il suo libro.
Io prendo fuori dal mio zainetto un block notes e comincio a girare per la libreria facendo finta di prendere appunti, lei nel frattempo serve malamente un'altra signora. Io mi faccio vedere attento e continuo a far finta di scrivere. Lei mi guarda male, forse ha capito, forse ha compreso che sono io, sono il cliente misterioso!
Ovviamente io NON sono davvero il cliente misterioso ma è ciò che voglio che lei pensi.
“La posso aiutare?”
Mi chiede a questo punto, si è fatta più gentile, mi sorride anche.
“No, grazie, ho già avuto tutte le informazioni che mi servivano.”
Ed esco dalla libreria con un ghigno malefico sul volto.
È bello, per una volta, essere un odioso cliente piuttosto che un distratto e assente libraio.
domenica 3 luglio 2011
Varie ed eventuali
Una cliente in cassa dal collega Totoro:
“Scusa, puoi mettermi da parte questo libro?”
“Certo, mi serve il suo cognome e il numero di telefono.”
“Ok, però scrivilo con questo pennarello che devo acquistare!”
E gli consegna il pennarello.
Certe persone devono aver avuto davvero un'infanzia difficile...
Alla collega Bettina tacchina:
“Ciao mi serve il libro Così parlò Balaustra...”
“Vengo dall'altro negozio, pioveva dentro... mi guardi, sono tutta bagnata.”
“Volevo qualcosa per la lingua latina...”
“Vanno bene delle versioni con traduzione in italiano?”
“No, pensavo più a un dizionario di spagnolo...”
“Ma lei ci crede all'aldilà?”
“Francamente, signore, non so neppure se credere all'aldiqua!”
“Scusi, sto cercando un libro, qualcosa che mi apra la mente!”
Mai provato con una craniotomia?
Bene il vostro libraio preferito (sono io è inutile che vi guardate intorno) spera di finire sano di mente questa orrida domenica di lavoro forzato in libreria e di poter cominciare le sue meritatissime ferie.
Ci risentiamo e riscriviamo fra due settimane.
Nel frattempo auguro a tutt* voi ottime letture estive.
Marino Buzzi
sabato 2 luglio 2011
Con la dolcezza si ottiene tutto
Sono convinto che occorre parlare a questi ragazzi. Occorre farlo per comprendere le nuove generazioni, perché, dietro quegli occhiali a specchio e al di la' di quelle creste di gallo piene di gel, c'è il cuore di un ragazzino spaventato e confuso. Sì, questi ragazzi che ogni giorno affollano la libreria in cerca di libri che sono obbligati a leggere e che sostengono che “da grandi” non leggeranno mai più un libro in vita loro, vanno capiti. Vanno accolti, ascoltati. Bisogna parlare con loro. Magari strappandogli dalle orecchie le cuffiette dell'ipod che non si tolgono neppure quando chiedono informazioni. Ti guardano inebetiti con questa musica idiota sparata a palla nelle orecchie e tu le puoi vedere le sinapsi sotto acido che si scontrano nei loro cervelli al suono della “musica” house.
Bisogna andare oltre questi pregiudizi, abbattere le barriere generazionali. Io sono certo che se si riesce a strappargli via queste cuffiette e il cellulare e l'ipod e quel microchip che gli hanno impiantato nel cervello alla nascita, quello con la dicitura MTV in basso, allora si può raggiungere un livello di comprensione reciproca. Non occorre essere chiusi e intolleranti verso questi ragazzi che, dopotutto, non hanno scelto loro cosa leggere e quindi neppure di essere qui in libreria.
Mi avvicino a un gruppetto di bulletti che sembrano usciti da un esperimento di laboratorio sui gemelli, uno di loro gioca con un accendino.
“Scusa potresti smetterla di giocare con l'accendino?”
“Non sto mica facendo niente di male.”
“No, però, vedi... sei in una libreria e ci sono molti libri...”
“Apposta ho l'accendino.”
Ridacchia.
“Guarda c'è un sistema antincendio estremamente sensibili, se rivela calore eccessivo o fumo si mette in azione.”
“Non sto dando fuoco a niente.”
“Mi sentirei più tranquillo se la smettessi di giocare con l'accendino.”
“Non sto facendo niente.”
“Ok, non stai facendo niente ma puoi mettere via l'accendino?”
“No.”
“Puoi mettere via l'accendino?”
“No.”
“Metti via l'accendino.”
“No.”
Lo guardo, mi guarda.
“ Hai tre secondi per mettere via l'accendino poi ti sbatto fuori dalla libreria e qui dentro non ci metti più piede, sono stato chiaro?”
Ha messo via l'accendino.
Visto? Con le buone maniere, il dialogo e la dolcezza si ottiene tutto!
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