giovedì 14 luglio 2011

L'estate sta finendo...

E così, mentre le mie vacanze volgono al termine, si affacciano alla mia mente alcune considerazioni.
Noi lavoriamo 12 mesi.
Oggi, con la crisi e il precariato che c'è, se hai un contratto a tempo “indeterminato” (che comunque, vorrei far notare, vale qualcosa a livello tutelativo solo se sei impiegato nel pubblico) devi considerarti un “privilegiato” e quindi, quando ti lamenti per gli orari o per i vari problemi che inevitabilmente ogni lavoro comporta, rischi anche di fare la parte di quello fortunato che non dovrebbe dire una sola parola e dovrebbe ringraziare i propri “superiori” per lo stipendio che porta a casa ogni mese.
Però fanculo lavoro dall'età di 14 anni e ho il diritto di lamentarmi.
Dicevo che lavoriamo 12 mesi.
Le ferie corrispondono più o meno, almeno nel commercio, a quattro settimane. Di queste quattro settimane noi ne possiamo fare consecutivamente solo due, in teoria le altre due settimane sono di “dominio” dell'azienda che può decidere quando fartene usufruire (a ragion del vero nell'azienda per cui lavoro io questo non è mai accaduto). A settembre (periodo di scolastica) le ferie non le puoi prendere. A dicembre (periodo natalizio) le ferie non le puoi prendere, in primavera (nel periodo in cui cade solitamente la pasqua) le vacanze non le puoi prendere. Se volessi concedermi una vacanza più lunga dovrei prendermi l'aspettativa (sempre se me la concedono). So che parlare di “vacanze” in un periodo in cui solo un italiano su cinque riesce a partire può sembrare futile ma il periodo di “riposo” è essenziale per il/la lavoratore/lavoratrice. Insomma ci sono lavori davvero usuranti (penso per esempio a chi lavora in fabbrica o a contatto con materiali pericolosi e così via) in cui servirebbe, magari, un maggior periodo di “riposo”. Siamo entrati nell'ottica per cui il tempo libero è qualcosa in più, qualcosa che solo le persone fortunate possono permettersi. Ma non è così, non dovrebbe essere così. Dovrebbe esserci un periodo per il lavoro e uno per il proprio benessere. Ora si va in pensione a sessantacinque anni o con 40 anni di contributi. Sempre che la pensione ti basti. Immaginate coloro che cominciano a lavorare a 30 anni (se va bene) con lavori precari.
Questa non si chiama flessibilità.
Questo si chiama “fregare” i/le lavoratori/lavoratrici.
Insomma a me 4 settimane di ferie NON BASTANO!
Quindi rivoluzione.
Secondo punto.
Durante le mie gaye vacanze sono entrato e uscito da molte librerie. Una in particolare mi ha colpito, vi descrivo la scena: un libraio e una libraia, piccola libreria con un ottimo catalogo, paese di mare, libreria presa d'assalto, orari di chiusura serali da locale notturno, due bambini che urlano e saltano e toccano tutto.
Ho visto il libraio, il suo sguardo assassino e ho pensato: “Io adoro quest uomo!”.
Lo adoro perché continua, nonostante tutto, ad amare il suo lavoro. Perché non ha ceduto alla concorrenza (slealissima) dei megastore, perché in quello sguardo, in quella scintilla carica di stress ho rivisto me stesso.
La seconda cosa che ho pensato è stata: “Appena torno a casa gli mando una e mail con l'indirizzo di Cronache dalla libreria”.
Intanto da Bologna arrivano segnali inquietanti.
Le colleghe e i colleghi mi parlano di una città sull'orlo di una crisi di nervi, invasa da zombie in cerca di aria condizionata. Colleghi che hanno chiesto il trasferimento, colleghe che vanno al lavoro armate come delle pistolere, di altre che si sono trovate davanti a gente che faceva sesso nel sottopassaggio che è anche la nostra uscita di sicurezza.
Insomma a Bologna procede tutto come al solito.

2 commenti:

  1. Il fatto che si è in una situazione "meno peggio" non vuol dire né che sia tutta rosa e fiori, né che uno non debba poter esprimere il proprio disappunto/disagio per qualcosa che non va. Se 4 settimane di vacanze sono quanto il lavoratore ha di diritto e non può usufruirne come vuole, allora qui si tratta di sfruttamento. La lamentela è un termine improprio, questo è un vero defraudare un lavoratore dei propri diritti.

    Sperando che il mio intervento non sia stato sgradito, ti auguro un buon venerdì.

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  2. haha, mica male il tuo stile, mi ricordi Enzo Fileno Carabba, uno scrittore straordinariamente comico.

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