mercoledì 31 agosto 2011

Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?

È tornato a farmi visita il famoso ex collega. Ricordate quello che mi aveva detto che sono GRASSO? (Lo trovate qui ). Ecco lui.
Scena:
Lui: “Ciao caro!”
Io: “Ciao, come stai?”
Bacini, bacini.
Lui: “Bene, bene. E tu? Ma sai che stai proprio bene con qualche chiletto in più?”
Io, frenando l'impulso di squarciare la sua giugulare: “Be' dai non è che mi sono ingrassato così tanto.”
Lui, sorridendo: “Insomma...”
Io, sudando e balbettando: “Diciamo che quando mi hai conosciuto tu ero quindici chili in meno del mio peso ideale...”
Lui: “Ma infatti, eri troppo magro. Così stai bene. Senti hai più sentito l'Ale?”
Io: “In effetti i chiletti che ho recuperato non è che sono chili inutili, ne avevo proprio bisogno...”
Lui: “Sì, sì... e l'Ale?”
Io: “No perché sai... si fa presto a dire grasso ma, ecco, non è che mi è venuta la pancia o cose del genere.”
Lui: “Ma no tesoro, ti dico che stai una favola!”
Silenzio, lo guardo con i lacrimoni in stile fumetto giapponese
“Sono grasso, vero?”
Lui: “No, no, guarda, ti preferisco decisamente adesso! Ti dico che eri troppo magro e poi, alla tua età, voglio dire... il metabolismo cambia, no?”
Stai dicendo che sono VECCHIO?

Il sistema periodico


“Sto cercando un libro di chimica.”
“Dimmi pure il titolo.”
“Il sistema periodico.”
“Ma vuoi un libro in generale sul sistema periodico oppure le tavole degli elementi?”
“Ma non so il titolo è proprio Il sistema periodico di Primo Levi.”
“Primo Levi?”
“Sì, lui.”
“Però è di narrativa....”
“No dev'essere di chimica.”
“Sei sicuro che l'autore sia Levi?”
“Sì.”
“Allora è narrativa.”
“Posso vederlo?”
“Certo.”
Gli procuro una copia del libro, lui lo sfoglia.
“Ma ha scritto solo questo libro con questo titolo?”
“Sì.”
“Mmmmm... no deve esserci un'altra versione di questo libro, qua non ci sono neanche le tavole degli elementi!”
“...”
“Allora?”
“No, guarda, se è Il sistema periodico di Primo Levi che cerchi il libro è questo.”
“Va be' vado da un'altra parte.”
Va bene tesoro, se poi ti andasse di leggere un libro di matematica ti consiglio La solitudine dei numeri primi...

martedì 30 agosto 2011

La stessa risposta


“Buongiorno, per i testi scolastici?”
“Deve andare nell'ultima sala infondo e prendere il numero.”
Il signore va e poi torna.
“Mi scusi forse non ha capito. Sto cercando i testi scolastici.”
“Sì, signore. Deve parlare con i colleghi al banco.”
“Ma non sono esposti?”
“No, li abbiamo in magazzino. Ci sono anche gli usati se le possono interessare.”
“Mmmmm.... guardi c'è un sacco di gente, non posso chiedere a lei?”
“No signore, mi spiace.”
“Ma che le costa? Ha il computer....”
“Sì ma i testi scolastici, in questo periodo, hanno tutte giacenze non reali.”
“Quindi cosa devo fare per avere dei testi scolastici?”
“Deve andare nel settore scuola, prendere il biglietto e aspettare il suo turno.”
“Sì, ma c'è molta gente!”
E questo lo abbiamo appurato.
“Sì signore ma i testi di scuola li trattano nel settore scolastico, ci sono gli addetti, è tutto di là.”
“Ho capito, mi scusi, ma io le sto dicendo che non voglio aspettare...”
“E io le sto dicendo che al settore scolastico ci sono persone preparate e che i libri non sono raggiungibili direttamente dalla clientela e, soprattutto, che c'è una fila da rispettare.”
“Sì va bene... ma allora un povero cristo come deve fare per avere dei libri di scuola?”
“Deve andare al settore, prendere il biglietto e aspettare il suo turno.”
“Lei continua a darmi la stessa risposta.”
Ma davvero? Forse perché lei continua a farmi la stessa domanda?

lunedì 29 agosto 2011

Librai bugiardi

Sabato al telefono:
“Libreria.... buongiorno sono Marino.”
“Sì, io sono venuta domenica scorsa e la libreria era chiusa.”
“Sì signora il 14, il 15 e il 21 agosto abbiamo tenuto chiuso.”
“Sì, me ne sono accorta ma sul vostro depliant c'è scritto che siete sempre aperti.”
“Noi siamo sempre aperti signora.”
“No domenica scorsa eravate chiusi e io sono venuta e ho aspettato al sole per niente.”
“Signora abbiamo messo i cartelli per segnalare le chiusure straordinarie.”
“No, i cartelli non c'erano.”
“Sì, signora. Mi perdoni ma li ho scritti e stampati io quindi sono sicuro che i cartelli c'erano.”
“Le dico che i cartelli non c'erano.”
“Forse non li ha visti signora.”
“No, non c'erano. C'era anche un'altra ragazza che è rimasta molto delusa.”
“Mi spiace signora.”
“Comunque se dite che siete sempre aperti e poi chiudete...”
“Signora chiudiamo a Natale, primo dell'anno, Pasqua e ferragosto. Le due domeniche centrali di agosto abbiamo chiuso perché la città era deserta e abbiamo segnalato con settimane d'anticipo le chiusure.”
“Non avete segnalato per niente.”
“In cosa posso aiutarla, signora?”
Cerco di cambiare discorso in modo gentile.
“Eravate chiusi e sul depliant c'è scritto che siete sempre aperti.”
“Sì, in cosa la posso aiutare ora?”
“Siete aperti oggi?”
“Sino alle venti signora.”
È sicuro?”
No ti dico che siamo aperti perché mi stai antipatica e voglio farti fare della strada per niente!
Signore.... lo so che non parlo spesso con te ma.... se ti avanzasse qualche fulmine...

sabato 27 agosto 2011

La mia vita fa schifo (Gran finale).

“Non mi sarei mai aspettata un comportamento del genere da parte sua! Lo giuro. Non credevo che si abbassasse a certi livelli. Addirittura non invitarmi ala sua festa. Avevo capito che aveva qualcosa che non andava, sai? Lo avevo capito. Secondo me è gelosa! Quando un mese fa le ho fatto vedere la Braccialini che mi sono comprata, lei non ha detto una parola. Neanche un complimento, avrei dovuto immaginarlo che era gelosa! Lo vedi come fanno le persone? Fa schifo, guarda... e che vuoi che faccia? Niente, starò in casa a guardare la televisione. Magari comincio a studiare, sempre che riesca a trovare il libro, naturalmente, sono due ore che ho chiesto a questo se mi trovava un titolo ma ovviamente il libro non ce l'hanno! Adesso mi toccherà girare per tutta Bologna, con questo caldo e con queste scarpe! Mi fanno pure male i piedi, ma lo sapevo che finiva così, eh? Sapevo che sarei uscita per niente! Glielo avevo detto a mia mamma di telefonare per sentire se il libro era disponibile...”
E se ne va salendo le scale, io la guardo allucinato con il libro che mi aveva richiesto in mano.
No guardate, io non ne posso più, eh? Voglio dire, sapete dove sono dovuto andare in vacanza quest anno? All'Isola d'Elba! No, dico.... e una settimana sola, eh? All'Isola d'Elba! E vogliamo parlare del caldo di questi giorni a Bologna? No, dico, parliamone...

La mia vita fa schifo (atto secondo)


“Ah, ti ricordi di quel tipo che frequentavo prima delle vacanze? Gianluca? Si dai, quello che ho conosciuto al pub alla festa di Elisa. Sì, lui. Be', insomma, ci siamo visti un paio di volte, siamo andati a mangiare qualcosa insieme e al cinema e lui, mentre ero in vacanza con 40°, mi manda un messaggio che dice: “Scusa, credo che non siamo fatti l'uno per l'altra”. Ti rendi conto? Non ha avuto neppure il coraggio di dirmelo in faccia questo codardo. Non si illudono le persone in questo modo, e poi mi ha rovinato la vacanza. Poteva almeno aspettare che fossi tornata a casa. Certo se fossi andata a Sitges l'avrei presa diversamente ma visto che ero a Milano Marittima... capirai l'effetto che mi ha fatto sta cosa. Depressa, guarda, DE-PRE-SSA! Possibile che non me ne vada bene una? E stasera che fai? Festa? Quale festa?”
Silenzio assoluto per qualche istante, mi volto a guardare se è ancora viva. Nutro una certa speranza che abbia finito di parlare al telefono anche perché sono stufo di sentire i fatti suoi. Invece è ferma, immobile, paonazza in volto con gli occhi spalancati. Mi volto di nuovo a guardare il computer, sudo freddo.
“Che cosa ha fatto quella strega?”
Sbotta lei quasi urlando.
“La sua festa di compleanno? Ma è una vera stronza! Una STRONZA! No, non mi ha invitata. Ma che stronza, guarda! Se le sto sul culo poteva anche dirmelo prima! E chi ci sarà alla festa? Ah, ah... ah, ah.... ah ah.... praticamente tutta la nostra facoltà! Bene adesso anche questa mi doveva capitare, così stasera sarò sola perché tutti voi sarete alla festa di quella stronza! Eh ma non la passa liscia, eh? Adesso la chiamo e gliene dico quattro. Vedrai... come venire lo stesso alla festa? Ti pare che mi imbosco a una festa? Per chi mi hai presa? Comunque questa me la lego al dito...”
TO BE CONTINUED

La mia vita fa schifo! (Atto primo)


Si avvicina una ragazza, avrà vent'anni, capelli ricci, sguardo affranto. Mi chiede, in modo piuttosto scortese e senza salutare, un testo di sociologia. Io guardo il titolo a computer, nel frattempo le squilla il cellulare:
“Lucia. Sì, come stai? Sei appena tornata dalle ferie? No guarda, un disastro. Sono dovuta uscire di casa con questo caldo e mia madre non ha voluto accompagnarmi con la macchina, capisci? Cioè ho dovuto prendere l'autobus pieno di gente e senza aria condizionata, non ti dico, sono tutta sudata...”
Nel frattempo prendo il libro che mi ha chiesto e lo appoggi alla mia postazione in attesa che finisca la sua chiamata.
“E poi in questa libreria c'è l'aria condizionata, al piano di sotto, sparata a mille e io mi prenderò un malanno. Guarda sento già la gola irritata. Come? Le vacanze? Sai che mi ha telefonato Maura, sai dov'è andata lei in vacanza? Mauritius! Che stronza! Alle Mauritius! E sai dove sono andata io? A Milano Marittima, no dico, sarò sfigata? La settimana più orribile della mia vita, sono stata quasi tutto il tempo chiusa in albergo, sono anche stata male perché il pesce che ho mangiato non era fresco. Tutta colpa dei miei, ovviamente, che non hanno voluto pagarmi la vacanza a Sitges. Così mi sono dovuta accontentare di Milano Marittima che poi non ti dico la gentaglia che ho trovato. Non ci andrò mai più in tutta la mia vita, non sono neanche riuscita a fare uno shopping decente...”
TO BE CONTINUED...

venerdì 26 agosto 2011

La libreria sexy shop.


Tre ragazzini alle mie spalle, avranno 10/11 anni:
“Oh, dobbiamo trovare un pornazzo!”
“Si pieno di donne nude.”
“Io voglio vedere che lo fanno.”
“Eh ma hai un chiodo fisso, eh? Accendi il computer sai quante ne trovi...”
“Oh, andiamo alla Feltrinelli che li i pornazzi ce li hanno.”
Hai capito la Feltrinelli... devo andarci più spesso!

La collega psicologa abilitata

La mia collega, la libraia psicologa abilitata, mi ha detto che sono bipolare e mi ha consigliato di andare dallo psichiatra ( secondo me a causa delle nostre divergenze sul libro di Franzen). Ho pensato che, dopotutto, non è un'idea così malvagia. Potrei farmi prescrivere tante belle pastigliette della felicità e poi sballare colleghi e clienti!
A dire il vero in un primo momento mi sono spaventato a morte, avevo capito: “sei bisessuale!”.
Una paura...

giovedì 25 agosto 2011

Gioco al massacro


Il libro di Severgnini, La pancia degli italiani, è uscito a fine ottobre del 2010. Oggi è arrivato il tascabile. Qualche anno fa occorrevano almeno un paio d'anni perché questo processo si verificasse. Tutto si è velocizzato, tutto è pensato per il massimo guadagno. I libri arrivano in libreria e dopo due mesi scompaiono dagli scaffali, gli editori si lamentano, gli scrittori pure. Ma chi ha dato il via a questa folle corsa al massacro? Il catalogo, spesso, non viene neppure più ristampato, arrivano gli e book, qualche scrittore sostiene, giustamente, che fra vent'anni non esisteranno più scrittori di professione ma solo eterni esordienti. Dentro uno fuori l'altro. Venite in libreria a vedere cosa c'è sugli scaffali: vampiri, serial killer, templari. Tutti in serie, tutti uguali. Stessi titoli, storie riciclate all'infinito, copertine studiate nei minimi dettagli, titoli accattivanti. Infinite trilogie, personaggi che muoiono e ritornano e poi muoiono e poi ritornano. È la democrazia, dolcezza, tutti scrivono,tutti vogliono essere protagonisti, sopravvivono solo quelli con un marketing perfetto e poco importa se poi la storia, la scrittura, il senso dell'operazione è uguale a zero. Ho letto quattro dei dieci libri primi in classifica. Stiamo messi male, malissimo!
E la colpa sapete di chi è? È di quei vecchietti che incontro per la strada la mattina prima di venire al lavoro, quelli che si piazzano davanti al muro del pianto a vedere i necrologi freschi di giornata e mi fanno innervosire perché non riesco mai a passare con la bicicletta e quando chiedo permesso loro si incavolano e mi ingiuriano in dialetto.
Ecco di chi è la colpa, non del mercato del libro che fa schifo, no!
È dei vecchietti!

mercoledì 24 agosto 2011

Dalla dentista

La mia dentista:
"Il suo dente si è aperto come un libro!"
Tesoro non potevi trovare un paragone più appropriato!
Dente che si apre a libro 120€
Sentire la propria dentista fare discorsi alla Che Guevara, non ha prezzo!
Per tutti il resto c'è Sonoinbollettacard!

Non c'è speranza.


Una signora si ferma a discutere con suo figlio vicino alla mia postazione:
“Luca oltre i libri di scuola c'è qualche altro libro che ti interessa?”
“No.”
“Sei sicuro?”
“Sì.”
“Perché non chiedi al signore (il signore sarei io!) se ha qualcosa di interessante da proporti?”
Lui si volta verso di me.
“Avete scarpe della Reebok?”
“Siamo una libreria non un negozio di articoli sportivi.”
“Allora non c'è nulla che mi interessa qui.”
Feticista!

martedì 23 agosto 2011

Lotouche... chi?!?


Il bimbo mi guarda, è vicino alla mia postazione, io sto inserendo gli ordini.
Mi volto e l'osservo.
Un nanetto con un pannolone enorme, il ciuccio in bocca, capelli biondi che sembrano fieno. Avrà due anni se va bene, si regge su gambotte malferme e tocca il muro.
E mi guarda.
Mi guardo attorno alla ricerca di un genitore.
Nessuno.
Forse se non lo guardo se ne andrà.
Del resto che dovrei fare? Fargli un sorriso? Una carezza? E se poi si rompe? Vi ho già accennato alla mia simpatia per le teorie di Latouche sulla decrescita,vero?
Voglio dire... come ci si relaziona con un bambino? Mica posso parlargli del debito che, già dalla nascita, grava sulle sue spalle ( o sì?).
Il bimbolo non se ne va.
E in giro nessun cliente disposto a salvarmi dallo sguardo indagatore del nanetto. Nemmeno uno dei soliti clienti rompi scatole, niente, quando servono non ci sono mai.
“Dov'è la tua mamma tesoro?”
Chiedo a voce alta per farmi sentire.
“Nicola! Nicola ti ho detto di non allontanarti!”
Non è la voce di una mamma, a meno che non si tratti di una mamma che sta facendo una cura ormonale per diventare un mammo, no, no questa è la voce di un papà.
Da dietro il muro che separa la mia sala da quella della scolastica compare un papà enorme, biondo come il figlio, pantaloncini corti, gambe da gladiatore, ciabattine e camicetta in lino. Per non parlare di tutto quello che si intravvede sotto quella camicetta.
Solleva con una mano il pupo e lo prende in braccio.
La mia mascella intanto è andata a farsi un giro. Mi costringo a chiudere la bocca.
“Scusa ti ha disturbato?”
Mi chiede.
“No... no!” faccio io e comincio “Ma che scherzi? È un bambino così adorabile! Avete gli stessi occhi,sai?”
“Sì me lo dicono spesso.”
“Dev'essere davvero una gioia avere un bambino così simpatico!”
Gli do qualche colpetto sulla testa, con i cagnolini si fa così di solito, poi mi affretto a dire:
“Posso aiutarti? Voglio dire... ti serve qualcosa?”
E mi trattengo dall'aggiungere “qualsiasi” cosa.
“Grazie ma abbiamo già trovato un libro, vero patato?”
“Mmmmm... fa caldo. Il bambino avrà sete? O tu magari...posso offrirti qualcosa?”
Che so... caffè, the... me?

lunedì 22 agosto 2011

L'ultima (in ogni senso) domenica del libraio

Ieri, l'ultima domenica da uomo libero prima dell'inizio del clou della scolastica, che prevede, di solito, gente davanti alle vetrine alle otto del mattino, clienti che spingono per accaparrarsi un numero, colleghe e colleghi sull'orlo di una crisi di nervi e ragazzini di ogni età che passano il loro tempo d'attesa a distruggere interi settori (per non parlare degli arrivi quotidiani di centinaia di libri scolastici, con relativi camioncini da scaricare a mano, chi vi ha detto che fare il libraio è un mestiere d'intelletto vi ha detto una graaaande bugia), sono andato a riposare le mie stanche membra in un posto meraviglioso nei pressi di Moraduccio.
Per chi non lo sapesse a Moraduccio c'è un fiume e una natura meravigliosamente incontaminata.
Quindi sono sceso al fiume, mi sono steso sotto la rigogliosa vegetazione con i piedini a mollo nell'acqua e, come una dea nel suo olimpo, ho cominciato a leggere libri su libri.
Sul volgere della giornata sono tornato alla macchina.
Ora, il fiume è davvero splendido ma per raggiungerlo devi salire in un posto piuttosto imboscato.
E cosa scopro?
La mia macchina non funziona!
Da solo, nessun meccanico in vista, il radiatore completamente fuori uso.
Ma sono un libraio e sono abituato alle emergenze: gente chiusa in ascensore, clienti difficili di ogni genere, lavori al negozio vicino con sconfinamenti nel nostro soffitto, qualche pazzo, qualche ladruncolo.
Cose di ordinaria amministrazione.
So gestire le emergenze.
Si, le so gestire.
Sono stato calmissimo.
Giuro.
Ho solo chiamato 15 persone per raccontare loro cosa mi era successo, fatto arrivare i genitori del mio compagno dopo averlo messo in allarme, chiesto aiuto a tutti quelli che passavano, pregato in lingue che non sapevo neppure di conoscere e, visto che le preghiere non funzionavano, ho provato con le parolacce. Sono riuscito, in qualche modo, a portare la macchina a casa (e non vi dico le ingiurie per la strada, mi sono sentito il Bossi della situazione con dito medio costantemente alzato).
Sono arrivato a casa.
Ho dato da mangiare alla mia gattina.
Mi sono fatto una doccia rigenerante.
Mi sono seduto sul letto.
E il letto, giuro, è letteralmente crollato.
Sono rimasto immobile con le gambe all'aria e ho cominciato a ridere.
Mi sa che qualche cliente mi ha fatto una bambolina voodoo...
P.S.
Aggiungo solo che oggi, lunedì 22 agosto alle ore 16.30 ho ingoiato un'otturazione e mo so cacchi dal dentista!!!

venerdì 19 agosto 2011

Giardino di cemento 2.0


Mio padre è morto mentre io mi masturbavo.
Poi mia sorella ha fatto la ruota al capezzale di mia madre, le ho visto le mutandine e mi sono eccitato.
Poi ho cominciato a masturbarmi furiosamente.
Mi sa che crescendo avrò qualche problema con il sesso.
E forse diventerò anche cieco.

Giardino di cemento

Ma quante ne so?


Interno famigliare senza pietà.
Un uomo irascibile, un capofamiglia che ha perso il proprio ruolo nella società, un giardino che, improvvisamente, l'uomo decide di coprire con il cemento. Un giardino di pietra che esprime benissimo l'aridità dei rapporti famigliari e umani. Dietro il padre una moglie fragile e quattro figli: Julie, la maggiore dei figli, lo spirito ribelle alla scoperta del mondo e dell'amore, Jack un ragazzino foruncoloso che non ama particolarmente lavarsi e che scarica le proprie tensioni masturbandosi, la giovane Sue con i suoi libri e il suo diario segreto e Tom, il più piccolo della famiglia, che forse vuole essere una bambina o forse vuole tornare un bimbetto di pochi anni.
Quando il padre muore, finendo con la faccia a terra su quel giardino di cemento che aveva tanto desiderato, il fragile equilibrio della famiglia va in pezzi. I ragazzi sono lasciati a loro stessi, la madre, sempre più fragile e malata, sembra abbandonarsi al suo destino. Tutto sembra scorrere nella normalità, gli assolati pomeriggi estivi si lasciano vivere con noia e in modi differenti dai quattro ragazzi. Ma la vita vuole trasformare anche le loro esistenze in piccoli giardini di cemento e, mentre i quattro cercano ad ogni modo di restare insieme, i sentimenti si fanno spazio nell'aridità della vita.
Ian McEwan nel suo Giardino di cemento (Einaudi, 170 p, € 9,50) mette in scena il teatro della vita mostrandone tutte le fragilità, con estrema bravura e dolcezza ci dipinge un universo di solitudini in cui i ruoli si rovesciano: sono i figli che accudiscono la madre, che prendono le decisioni, che commettono errori. E la strada verso gli inferi è spianata dagli adulti, estranei al mondo dei quattro ragazzi che, in questo loro microuniverso, fanno della piena libertà, dell'anarchia e dell'amore la propria quotidianità.
Marino Buzzi

giovedì 18 agosto 2011

La strada 2.0


L'uomo:
Figlio mio tua madre è morta, non abbiamo più niente da mangiare, i nostri abiti sono laceri, sporchi e puzzano pure. Il mondo sta morendo, non vedrai mai un uccello volare, piove, fa freddo, si gela, non possiamo neanche accendere un fuoco perché altrimenti i cattivi ci vedrebbero, ucciderebbero me, si ciberebbero delle mie carni. Poi ti stuprerebbero, ti ucciderebbero e mangerebbero anche le tue carni. A tal proposito ti rammento di ripassare le pratiche per farti un bel buco in testa con la pistola nel caso ti catturassero. Ah, dimenticavo, Dio non esiste.
Figlio:
Papà posso farti una domanda?
L'uomo:
Certo.
Figlio:
Moriremo?
L'uomo:
Non lo so. Probabile!
Figlio:
Papà posso farti un'altra domanda?
L'uomo (tossendo):
Certo.
Figlio:
Non è che porti sfiga?

La strada

Ok, visto che ho qualche altro giorno di riposo (dalla libreria) ho deciso di propinarvi qualche recensione di libri che, quotidianamente, termino. Prima vi propongo la recensione "tradizionale" e poi, siccome non voglio che qualcuno si faccia una cattiva idea di me e magari pensi che sono una persona seria, vi propongo una seconda recensione, breve e più fresca (che magari, visto il caldo che fa, ci sta pure bene).
Bene, il libro di oggi è...

La strada di Cormac Mccarthy.

È accaduto qualcosa, il mondo, così come lo conosciamo, non esiste più.
Non ci sono più animali, la vegetazione è morta, gli alberi, ridotti ormai a lugubri tronchi secchi, cadono alzando la cenere che ricopre tutto: ciò che rimane delle case, i boschi ormai spogli e irriconoscibili, le strade.
Fra questa cenere, su queste strade, camminano, l'uno stretto all'altro, un uomo e un bambino. Sono due fantasmi del mondo che fu, magri, vestiti di stracci, affamati e infreddoliti. L'uomo spinge il carrello con le poche cose che gli sono rimaste, sono alla ricerca continua e disperata di cibo e di calore. Ma, soprattutto, cercano di sopravvivere ai cattivi, gruppi di uomini che fanno razzia di ogni cosa, che violentano, uccidono e poi divorano i malcapitati, i buoni, i portatori del fuoco.
L'uomo ha una missione, far sopravvivere il bambino perché per lui il bambino è l'ultima speranza, è un Dio, è la salvezza.
Il bambino non ha mai conosciuto il mondo di prima. Non conosce gli animali, non ha mai bevuto una coca cola. Suo padre gli ha insegnato a tenere la pistola. Nel caso venisse catturato dai cattivi se la deve portare alla bocca e poi deve premere il grilletto.
Sulla loro strada padre e figlio incontrano altri relitti umani come loro, tenacemente aggrappati a vite che non hanno più nessun motivo di essere vissute, scappano, si nascondono, dormono e mangiano poco. Sempre attenti, sempre diffidenti. Gli unici ricordi dell'uomo riguardano la propria moglie, la madre del bambino che, un giorno, ha deciso che ne aveva abbastanza di tutto quell'orrore.
Intorno ai due protagonisti un'America senza speranza, disseminata di cadaveri e zombie umani, non morti votati alla morte, di assassini e cannibali. Un mondo ostile e terribile in cui tutto è freddo e grigiore.
Dio c'è o forse no. Se esiste ha deciso che è quello il destino che meritano gli uomini.
La strada di Cormac McCarthy ( Einaudi, 220 p, € 12,00) è un libro profetico e poetico che mette in evidenza come tutto potrebbe, da un momento all'altro, precipitare e di come l'uomo, un animale tecnologico, pur di sopravvivere sia disposto a fare qualsiasi cosa. Per chi, come me, è vegetariano si pone in profondità il problema del cibo. In un mondo senza animali gli animali di cui cibarsi sono proprio gli uomini.
La ricerca di Dio è nel desiderio dell'uomo di voler ad ogni costo far sopravvivere il bambino. Ogni pagina è un tormento in questo splendido libro da cui è stato tratto un altrettanto sconvolgente film.
La strada non è soltanto una storia narrata, è una riflessione profonda su ciò che siamo e su come potremmo diventare.
Marino Buzzi

Una recensione, decisamente meno seria, a Libertà di Franzen

Tesoro non ti pare che 622 pagine siano un po' tantine per dire che Patty è insoddisfatta?
Non bastava, tipo, una frase del genenere:
"Patty è davvero, molto, molto insoddisfatta!"
Ci saremmo risparmiati entrambi una bella fatica.
Tu a scriverlo.
Io a leggerlo!


mercoledì 17 agosto 2011

Una recensione (seria) a Libertà di Franzen.


La lettera che accompagnava il libro Libertà di Franzen Jonathan (Einaudi, 622 p., 22,00 € ), libro che la casa editrice Einaudi, in quanto libraio, mi ha regalato, parlava del libro di Franzen in maniera estasiata. Eppure, già in quella lettera, avevo percepito qualcosa di decisamente stonato. In un passaggio si citava Obama. Libertà era il libro scelto dal presidente come lettura durante le sue vacanze estive. La frase diceva più o meno: “Libertà è il libro scelto da Obama per le sue vacanze, mio Dio, che altro aggiungere?” come se, per il semplice fatto che uno degli uomini più potenti del mondo avesse scelto di leggere questo libro, fosse già un motivo per etichettarlo come un capolavoro. Poco importa se Obama ha letto davvero o no questo libro. Lo ha scelto e tanto basta.
Al di la delle mie sterili polemiche sul marketing delle case editrici, Libertà mi è apparso, da subito, come un libro estremamente ben costruito e scritto con una padronanza e uno stile invidiabili. Le prime duecentocinquanta pagine facevano presagire davvero un grande libro. Mi ha ricordato un quadro di Hopper, ho potuto, nella prima parte, vedere e percepire i colori. Eppure qualcosa in questo libro non va e la sensazione, assai sgradevole, di stare leggendo un libro “vuoto”, con pagine bianche, si è fatta strada in me man mano che sfogliavo quelle interminabili pagine.
La mia sensazione è stata quella di essere salito su una bella macchina, elegante e costruita con materiali di prima qualità. Ma senza il motore.
Soprattutto non ho compreso il senso dell'operazione.
Che cosa ha voluto dirci Franzen? Che gli esseri umani sono e saranno per sempre infelici? Che i figli rimproverano ai genitori errori che essi stessi, un giorno, faranno? Che l'essere umano è autodistruttivo? Che non importa quanto noi ci sforziamo di essere brave persone tanto i nostri sforzi non verranno mai premiati?
Franzen ci mette davanti a una famiglia americana e la decostruisce per noi mostrandoci i lati oscuri della Middle class, le piccole meschinerie, i tradimenti, le cattiverie, i perdoni e la sofferenza.
Ci mostra la vita di questa famiglia che è perfetta solo in apparenza, la distrugge, la ricompone, tutto dando l'impressione che non accada nulla.
E, in effetti, non accade nulla. Il lettore legge le 622 pagine di questo libro aspettando pazientemente che l'autore si degni di far accadere qualcosa che vada oltre l'uscita di casa del figlio o l'arrivo per le vacanze della figlia.
Libertà assume ben presto i toni insostenibili di un bel quadro in cui il lettore si deve limitare ad osservare i colori e i personaggi ritratti. E i personaggi cominci ad odiarli dopo qualche centinaio di pagine, tutti, indistintamente, i principali, quelli di contorno e quelli inutili (come la figura dell'amica di Patty). Ben presto anche i dialoghi vengono a noia per non parlare dell'intreccio che assume aspetti da stato comatoso nell'ultima parte del libro. Arrivi persino ad odiare gli uccelli tanto cari ad uno dei personaggi del libro.
Ad essere sincero la cosa che mi ha più infastidito di più in questo romanzo è il tentativo, riuscitissimo, di creare un meraviglioso pacchetto regalo senza metterci dentro nulla, un involucro da copertina che si limita a raccontare una storia che è già stata raccontata un milione di volte. Dentro Libertà c'è tutta la nostra attualità, tutta la grande depressione americana, tutta la disillusione di una nazione che ha smesso di essere il fulcro del mondo.
O forse Franzen è riuscito nel suo intento, forse questo libro è davvero un capolavoro, forse ha riportato in auge la grande letteratura americana, forse non è un libro.
È un quadro.
Marino Buzzi

sabato 13 agosto 2011

Blasfemo 2.0


8,30 del mattino, sono sul marciapiedi davanti alla libreria, occhiali da sole, il sacchettino con le paste in mano, la faccia che mi si sta sciogliendo tipo blob. Sto pensando a come sopravvivere sino alla fine del turno, devo sistemare un po' di cose, controllare le promozioni, pulire gli scaffali. Sto per entrare e mi fermano due signori, un uomo e una donna.
“Ecco...” penso “Vorranno un'informazione? Se parlano inglese sono rovinato, farò la solita figura dell'italiano che non conosce le lingue!”
La signora mi sorride e tira fuori delle riviste.
“Buongiorno oggi stiamo facendo una domanda... secondo lei Dio si preoccupa ancora di noi?”
Ora... io non ho nulla contro chi crede e neppure contro la religione, ho completo rispetto per chi fa la scelta di credere. Però sono le otto e mezza del mattino, l'unica cosa che desidero è mangiare la mia pasta al miele (ok, ok ne ho presa una anche alla crema!) e bere un buon caffè prima di cominciare a lavorare. Certo poi sono anche sbattezzato e molto, molto ateo. In questo momento però il sentimento che prevale è quello legato al senso del gusto. Le mie papille gustative stanno ballando Born this way nella mia bocca mentre le profonde occhiaie nascoste dagli occhiali da sole, invece, stanno lentamente cercando di svegliarsi.
Così mi viene naturale (giuro non lo faccio apposta!) sfoggiare la mia vocina migliore, quella bassa, bassa e un po' stridula:
“Signora! Alle otto e mezza di mattina spero tanto che Dio abbia di meglio da fare che occuparsi di noi! Magari ieri sera è uscito con gli amici e adesso sta ancora dormendo... poveretto, dategli un po' di tregua!”
Le porte della libreria si aprono, io entro e, mentre si richiudono alle mie spalle penso che avrei potuto prendere anche una pasta al cioccolato.
Lo so, lo so che sono blasfemo ma non sono cattivo... è che mi disegnano così!

venerdì 12 agosto 2011

Pettegolezzi! (A noi ragazze piacciono tanto!)


Due ragazzine alle mie spalle:
“Guarda non ti dico, una vera stronza!”
“Ma chi, l'Anna?”
“No, No... L'Ale. Sai quella che stava con Antonio e poi si è messa con Gianni?”
“Ma quella con i capelli rossi?”
“Sì, non me lo aspettavo proprio da lei. Mi aveva detto che gli piaceva Giulio e io non ci sono andata e invece alla fine è andata con Roberto.”
“No! Con Roberto?”
“Ma si lo sapeva che mi piaceva!”
“Ma che stronza.”
“E lo sai cosa mi ha detto?”
“Cosa?”
“Che a Roberto piacciono quelle magre! No, dico... sono grassa secondo te?”
“Tu grassa? Ma scherzi? È lei che ha un culo che fa provincia!”
“Comunque alla fine io sono andata da Gianni e gli ho detto che l'Ale era stata con Roberto e lui mi ha detto che non gliene frega niente perché lui adesso sta con Federica.”
“Federica?”
“Ma si dai... quella che stava con Marco della terza D!”
No, no aspetta! Ma quale Marco? Quello che stava con Federica solo per non far scoprire agli altri che in realtà è gay? Ragazzi qua è peggio di Melrose Place!

Immagini mattutine

Il treno mezzo vuoto, posso sedermi e leggere il giornale, non ho neppure bisogno dell'i-pod per non ascoltare i soliti discorsi di: appassionati di calcio, serate ebbre, avventure sessuali extraconiugali, figli e vestiti. Nessuno che mi alita sul collo o che mi spinge per passare, nessuna rissa per salire sul treno, niente odore di cibo del McDonald's.
Il sole mattutino sui palazzi e le terrazze piene di fiori.
Io che saltello come un bambino sotto i portici deserti sulle note di We R Who We R di Kesha.
Il caffè al Ginseng e la pasta al miele.
Le strade di Bologna senza macchine e qualche sporadico autobus vuoto.
Le finestre aperte e quelle chiuse.
I negozi con le serrande abbassate.
Qualche persona che fa Jogging al parco.
La gente che sembra, improvvisamente, scomparsa.
Questa non è una città... è un sogno ad occhi aperti!

giovedì 11 agosto 2011

Lei beve vino?

Al telefono, risponde una voce maschile, tono educato con leggero accento francese.
“Libreria …. buongiorno sono Marino....”
“Buongiorno la chiamo da parte del consorzio di vini … chiedo gentilmente un minuto del suo tempo.”
“Mi perdoni sto lavorando.”
“Solo qualche domanda.”
“Sono al lavoro.”
“Anche io signore... solo qualche domanda!”
“...”
“Lei beve vino?”
“No, sono astemio.”
“Ha regalato vino negli ultimi tre mesi?”
“No.”
“Non ha mai regalato vino?”
“No.”
Lui, perdendo immediatamente l'accento francese.
“Senti amico mi stai rendendo le cose un po' difficili!”
In effetti, ripensandoci, una bottiglia di vino, adesso, ci starebbe proprio bene...

mercoledì 10 agosto 2011

L'impaziente


“Buongiorno, per i testi scolastici?”
“Deve andare nella sala in fondo. Prenda il bigliettino al numeratore.”
Il signore va nella sala, prende il biglietto e torna dopo un secondo.
“Mi scusi c'è parecchia gente in fila, posso chiedere a lei per i libri di scuola?”
“Mi spiace signore ma i libri scolastici, in questo periodo, non riesco a controllarli da computer. Le giacenze non sono reali e i libri li abbiamo tutti in magazzino. Inoltre c'è la fila da rispettare...”
“Quindi non può aiutarmi.”
“Mi spiace.”
“ No... è che sono al numero 33,  io ho il 36!”
Eh sì... tre persone sono decisamente una fila improponibile!

Agosto bollino mio non ti conosco.


“Scusi questo libro è in sconto?”
“No, signore, questo è uno dei pochi libri che in questo periodo non è in sconto.”
“Ah, come riconosco quelli in sconto?”
“Sono tutti i libri con il bollino sconto appiccicato in copertina.”
Mi guarda qualche istante.
“Senta, è agosto e io devo partire per le vacanze... non è che potrebbe mettere un bollino sconto anche su questo libro? Mi interessa davvero tanto...”
Certo come no. Preferisce il bollino – 20, -25 o -30?

martedì 9 agosto 2011

Vuole che me ne vada?


Vedo una cliente abituale scendere le scale. È una signora con cui ho discusso amabilmente molte volte su vari argomenti (il che è già un evento eccezionale perché io non parlo quasi mai con i clienti di cose diverse dai libri).
“Buongiorno!”
Le dico raggiante e lei, sottovoce, forse pensando che non la sentissi:
“Ancora qua è questo?”
Rimango perplesso.
“Come scusi?”
“Ehm... ma lei non va in ferie?”
Ma che te sto antipatico?

lunedì 8 agosto 2011

Una signora gentile


“Da quanto tempo fa il libraio?”
“Sei anni signora.”
“Ah che bel lavoro. È sempre stato il mio sogno fare la libraia, vivere fra i libri, leggere, conoscere gli autori. Chissà quante cose interessanti le capiterà di fare, quante persone nuove conoscerà... dev'essere un lavoro così stimolante!”
Mah... a dire il vero è tutto il pomeriggio che prezzo cartoleria...

W la cultura!


Discorso fra due clienti (madre e figlia):
“Che meraviglia! Senti come si sta bene qua dentro, c'è un freschino meraviglioso.”
“Sì, si sta proprio bene.”
“Perché non rimaniamo qua tutto il pomeriggio?”
“Stai scherzando vero? Tutto il pomeriggio in libreria? Piuttosto andiamo alla Comet!”
Quando si dice l'amore per la cultura...

Il bignami

“Ciao scusa devo leggere uno dei libri di Harry Potter per la scuola...”
“Ok, non mi sorprende più nulla ormai. Direi che ti conviene iniziare dal... primo.”
“Sì, però io volevo sapere se esiste un bignami, mica ho voglia di leggere un libro per intero!”
Come non detto, ci sono ancora cose che mi sorprendono.

sabato 6 agosto 2011

cucina... (molto) naturale.

Ok, lo so che non ci crederete e, del resto, il collega che mi ha dato la notizia mi ha rovinato i prossimi pranzi e le prossime cene perché, già lo so, quando mangerò una panna cotta questa cosa mi tornerà in mente (inorridisco!).
Un signore ci ha appena chiesto un libro di ricette, tenetevi forte, a base di sperma!
Sembra che il libro sia uscito l'anno scorso in America (eccolo qui).
Ora, va bene che lo sperma è pieno di proteine ma, io e il collega ci chiedevamo, se devi fare un piatto per dodici persone... che fai chiami tutto il vicinato a raccolta?
È proprio il caso di dirlo: chi semina...

Domande esistenziali

In una libreria completamente deserta, mentre l'italiano medio o è in vacanza o è chiuso in casa per far credere al vicino di esserci andato (senza sapere che anche il vicino sta facendo la stessa cosa), ho il tempo di chiedervi:
“Ma secondo voi la particella di sodio dell'acqua Lete è un serial killer? No perché c'è qualcosa di malsano nel suo chiedere “C'è nessuno?”. E se avesse sterminato tutte le altre particelle e ora fosse in cerca di vittime?”
Che volete da me? Fa caldo, sono vestito come un maggiordomo e mi sto pure annoiando. Dovrò pur pensare a qualcosa, in questa libreria, per far passare il tempo!

venerdì 5 agosto 2011

Il commesso "frocio"

Un ragazzino al suo amico guardandomi:
“Questo è il commesso frocio...”
Ecco che il commesso frocio assume la consueta colorazione rosa di quando si arrabbia, il commesso frocio ora è Hulk il frocio, Hulk il frocio dribla una vecchietta, circumnaviga una signora in dolce attesa, raggiunge il ragazzino, alza le mani, assume la posa Lady Gaga e, con un sorriso molto frocio, gli dice:
“Tesoro, frocio e orgoglioso di esserlo!”
Che dire, sono riconoscibile anche senza i glitter!

giovedì 4 agosto 2011

Il cambio

Al telefono.
“Pronto, buongiorno, l'anno scorso ho acquistato i libri di scuola da voi, volevo sapere se posso portarli per il cambio.”
“Il cambio?”
“Sì, vi porto quelli vecchi e voi mi date quelli nuovi.”
“No signora, non funziona così.”
“Ah e come funziona?”
“Se vuole vendere i libri che ha comprato l'anno scorso li porta e noi valutiamo quello che ci serve e lo acquistiamo pagando in contanti.”
“Ah... io pensavo che voi li cambiavate... cioè che bastava portare i vecchi e voi fornivate i nuovi senza pagare.”
“Signora non funziona così, da nessuna parte.”
“Be' se sapevo che le cose stavano così mica li compravo da voi i libri!”
Bene, allora, oggi vado a comprare un paio di jeans, li uso un paio di volte e poi vado a farmene dare un altro paio senza pagare.
Speriamo che funzioni così anche per le automobili!

mercoledì 3 agosto 2011

Mortadelli

“Buongiorno sto cercando una sezione con i libri del professor Mortadelli.”
“Che genere scrive signora?”
“Psicologia.”
Faccio una ricerca per nome sia all'interno del nostro catalogo sia in quello in generale e il risultato è: Ricerca titoli 0.
“Signora non mi da nessun risultato con questo cognome.”
“Ma come no? È famosissimo, è sempre in TV”
“Non lo conosco.”
“Ma è quello che scrive la rivista Riza Psicosomatica.”
“Ah Raffaele Morelli.”
“Eh... lui!”
Sì... glielo ripongo nella vaschetta?

martedì 2 agosto 2011

I vigili

Collega memoria di ferro.
“Pronto, buongiorno libreria.... sono...”
“Sì, senta ieri ho comprato un libro con il bollino -30% e non mi avete fatto lo sconto!”
“Che promozione è signora?”
“Einaudi Tascabile.”
“Mi perdoni signora la promozione Einaudi tascabile è terminata il 31 luglio... forse non abbiamo visto il bollino e non lo abbiamo tolto ma lo sconto è finito due giorni fa.”
“Sa che io potrei andare dai vigili?”
“Ma sul bollino c'è scritto sino al 31 luglio... comunque ci riporti il libro, se vuole lo può cambiare o, in questo caso visto che è stato un nostro errore, le restituiamo i soldi...”
“Potrei andare dai vigili.”
“Mi perdoni ma per una cosa del genere magari i vigili si fanno una risata...”
“Allora vado a far ridere i vigili!”
Ne avranno bisogno, con tutto sto traffico, poracci, de farsi na risata!

Decrescete!


Vi prego leggete Latouche!
Lo dico a voi uomini e donne fertili in età riproduttiva! Leggetelo prima di mettere al mondo figli che, come locuste affamate, distruggeranno ogni risorsa di questo pianeta. Leggete i suoi libri sulla decrescita prima di sfornare marmocchi che toccano ogni cosa gli viene sotto mano, che fanno i capricci perché vogliono l’ultimo gioco idiota visto in TV, che strillano come aquile che sembra che li stai scannando solo perché hai detto loro di non prendere a calci il commesso della libreria (No, signora, lasci pure che suo figlio si diverta, è un piacere farsi prendere a calci. Questo e altro per l’azienda!).
Insomma, vi prego, leggetelo, leggete Come si esce dalla società dei consumi oppure La fine del sogno occidentale o ancora Breve trattato sulla decrescita serena.
Gli imperi crolleranno, il 2012 è vicino, il sole esploderà, la luna pure, finiranno le risorse, ci sarà la terza guerra mondiale, Alfano diventerà presidente del consiglio insomma il mondo non ce la fa più!
E neanche io! 
Se proprio volete fare dei figli portateli in giro con la museruola, fate un corso prenatal di Bondage , o, almeno, evitate di comprare loro il gelato prima di entrare in libreria!

lunedì 1 agosto 2011

La cosa che amo di più

Aspettare che il cliente con una enorme valigia carica di libri arrivi all'ultimo scalino della scala per poi dirgli:
“Guardi che c'è l'ascensore...”

Una vita tristissima

Questa mattina, come ogni lunedì mattina, ho risistemato le sale che, di solito, dopo una giornata scarsamente presidiata come la domenica, sono un disastro.
Oggi, però, ho trovato una sorpresa.
Qualcuno ha sprecato forze e tempo per spostare i libri di architettura dal loro settore per “sistemarli” a caso in giro per la libreria.
Ora, mi chiedo: chi è quella persona che l'ultima domenica di luglio esce di casa, con il sole e il caldo, magari deve pure prendere i mezzi pubblici, per venire in una libreria semideserta a sollevare tomi enormi di architettura per posizionarli, con fare anche abbastanza fantasioso direi, in settori diversi? Che si impegna per nascondere i testi dietro altri titoli? Che mi sposta tutte le pilette e le sostituisce con libri relativi ad altri argomenti?
Ma che ce l'hai con me? Ma che t'ho fatto io? Non ho sorriso abbastanza? Non ho detto “buongiorno”? Guardame, sto a pezzi! Dimme, che t'ho fatto? Nun lo vedi sto faccino triste e sconsolato? Ma che la vita nun è abbastanza dura de suo?
Lo sai, vero, che se scopro chi sei la tua carriera criminale di spostalibriatradimento è finita.
E quando dico finita intendo finita PER SEMPRE!