La lettera che accompagnava il libro Libertà di Franzen Jonathan (Einaudi, 622 p., 22,00 € ), libro che la casa editrice Einaudi, in quanto libraio, mi ha regalato, parlava del libro di Franzen in maniera estasiata. Eppure, già in quella lettera, avevo percepito qualcosa di decisamente stonato. In un passaggio si citava Obama. Libertà era il libro scelto dal presidente come lettura durante le sue vacanze estive. La frase diceva più o meno: “Libertà è il libro scelto da Obama per le sue vacanze, mio Dio, che altro aggiungere?” come se, per il semplice fatto che uno degli uomini più potenti del mondo avesse scelto di leggere questo libro, fosse già un motivo per etichettarlo come un capolavoro. Poco importa se Obama ha letto davvero o no questo libro. Lo ha scelto e tanto basta.
Al di la delle mie sterili polemiche sul marketing delle case editrici, Libertà mi è apparso, da subito, come un libro estremamente ben costruito e scritto con una padronanza e uno stile invidiabili. Le prime duecentocinquanta pagine facevano presagire davvero un grande libro. Mi ha ricordato un quadro di Hopper, ho potuto, nella prima parte, vedere e percepire i colori. Eppure qualcosa in questo libro non va e la sensazione, assai sgradevole, di stare leggendo un libro “vuoto”, con pagine bianche, si è fatta strada in me man mano che sfogliavo quelle interminabili pagine.
La mia sensazione è stata quella di essere salito su una bella macchina, elegante e costruita con materiali di prima qualità. Ma senza il motore.
Soprattutto non ho compreso il senso dell'operazione.
Che cosa ha voluto dirci Franzen? Che gli esseri umani sono e saranno per sempre infelici? Che i figli rimproverano ai genitori errori che essi stessi, un giorno, faranno? Che l'essere umano è autodistruttivo? Che non importa quanto noi ci sforziamo di essere brave persone tanto i nostri sforzi non verranno mai premiati?
Franzen ci mette davanti a una famiglia americana e la decostruisce per noi mostrandoci i lati oscuri della Middle class, le piccole meschinerie, i tradimenti, le cattiverie, i perdoni e la sofferenza.
Ci mostra la vita di questa famiglia che è perfetta solo in apparenza, la distrugge, la ricompone, tutto dando l'impressione che non accada nulla.
E, in effetti, non accade nulla. Il lettore legge le 622 pagine di questo libro aspettando pazientemente che l'autore si degni di far accadere qualcosa che vada oltre l'uscita di casa del figlio o l'arrivo per le vacanze della figlia.
Libertà assume ben presto i toni insostenibili di un bel quadro in cui il lettore si deve limitare ad osservare i colori e i personaggi ritratti. E i personaggi cominci ad odiarli dopo qualche centinaio di pagine, tutti, indistintamente, i principali, quelli di contorno e quelli inutili (come la figura dell'amica di Patty). Ben presto anche i dialoghi vengono a noia per non parlare dell'intreccio che assume aspetti da stato comatoso nell'ultima parte del libro. Arrivi persino ad odiare gli uccelli tanto cari ad uno dei personaggi del libro.
Ad essere sincero la cosa che mi ha più infastidito di più in questo romanzo è il tentativo, riuscitissimo, di creare un meraviglioso pacchetto regalo senza metterci dentro nulla, un involucro da copertina che si limita a raccontare una storia che è già stata raccontata un milione di volte. Dentro Libertà c'è tutta la nostra attualità, tutta la grande depressione americana, tutta la disillusione di una nazione che ha smesso di essere il fulcro del mondo.
O forse Franzen è riuscito nel suo intento, forse questo libro è davvero un capolavoro, forse ha riportato in auge la grande letteratura americana, forse non è un libro.
È un quadro.
Marino Buzzi
Ho letto il libro qualche mese fa e condivido il senso di vuoto che tu descrivi. Credo che proprio questa sia la bravura di Franzen: catturarci in un racconto che solo una volta chiuso il libro rivela la voragine su cui è costruito. Una società distrutta in cui l'unico scopo è la ricerca del bene individuale a scapito di tutto e di tutti. Un bene illusorio e inafferrabile, che genera solo dolore e rimorso. Il succo non è nel libro: è distillato dalla riflessione che la lettura genera in noi. E' naturale chiedersi se siamo migliori degli odiosi personaggi che Franzen ci propina, se la libertà per noi si intreccia con quella altrui, se la nostra vita è così meschina.
RispondiEliminaSe vuoi alcune riflessioni a caldo ricordo di averne parlato nel mio blog: non recensisco i libri, ma semplici sensazioni di lettura.
Mi piace questo post. Continua a fare recensioni :)
RispondiEliminaOttima recensione: si capisce perfettamente il senso e lo stile del libro senza avere il minimo spoiler sulla trama. E penso che non lo leggerò :)
RispondiEliminaOra a parte il fatto che già in partenza non comprerei mai un libro che si porta Obama in vacanza (ma questo per una cosa mia), dopo questa tua recensione, penso che lo farò evitare anche a mammà!
RispondiEliminaCiao, sto leggendo i tuoi post, posso metterti fra i miei blog preferiti? Grazie!
RispondiEliminatamcra
www.pangrattato.blogspot.com
Tamca mi farebbe molto piacere :)
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