mercoledì 16 novembre 2011

Libraio natalizio ( Un Grinch tutto rosa!)

Il mercato del libro è morto e, se ancora non lo è, c’è vicino.
Fatta da uno che è cresciuto nell’illusione che la cultura possa cambiare il mondo e che il libro non sia un semplice oggetto, si tratta di un’affermazione estremamente dolorosa.
È vero, ho smesso di crederci. Da quando lavoro in libreria ho smesso di credere che la cultura possa cambiare il mondo. Credo ancora nel libro, certo, nella forza delle storie che racconta e credo ancora, Santa Lady Gaga mi perdoni, nella cultura. Ma come elemento di crescita personale. Certo, qualcuno potrebbe rimproverarmi che la crescita personale fa parte di un “tutto”. Eppure mi sono convinto che “il libro” funzioni bene nel microcosmo e non in una visione più vasta.
È quasi natale. A dire il vero no, siamo a metà novembre, manca ancora un mese, eppure ogni cosa attorno a noi ci dice che è quasi natale. È natale e bisogna spendere, fare i regali, comprare oggetti (anche inutili), gettarsi nella mischia. È il tempo del consumismo scandito dall’orologio biologico di ognuno di noi. D’estate le ferie, a Natale la montagna e i regali, a capodanno il cenone. Siamo tutti contenti e felici e mentre noi locuste affamate di novità e oggetti di ogni genere, ci spostiamo da un supermercato a un altro dentro piccole scatole di metallo e magari rimaniamo imbottigliati nel traffico per fare dieci metri di strada, gli scaffali della libreria si riempiono di titoli.
È chiaro, ormai, che si punta sui giovani autori solo se il prodotto è promettente da un punto di vista commerciale. Mi si perdoni lo snobismo ma è così. Il testo promosso non deve necessariamente essere un buon testo, deve semplicemente essere un testo appetibile per il mercato. Punto. A tutto il resto pensano i geniacci del marketing sempre molto attenti a indicare alla gente quello che desiderano venga acquistato.
I nomi nuovi ci sono, quindi, non tutti quelli che immaginiamo ma ci sono. Si punta sul nuovo. Che però non è mai pienamente nuovo, anzi, a ben leggerlo, è parecchio vecchio. Centrifugati di storie già lette e già scritte.
Oppure si punta sui titoli ad effetto o su quelli simpatici (e ci metto pure il mio dentro, faccio parte anche io di questo sistema) e, soprattutto, in un periodo di crisi, si punta sul prezzo basso.
Che va benissimo, anzi, meglio. Ma vorrei che al prezzo fosse abbinata anche la qualità.
Sia ben chiaro parlo da libraio, i miei non sono giudizi personali ma professionali.
Soprattutto, in questo periodo, le case editrici puntano su nomi arcinoti e consolidati.
È il periodo del duo Parodi/Clerici, è il tempo del nuovo Brosio, del Vespa invernale, del Forattini annuale, di Caprarica, di Pansa, di Crepet, di Paolini e della Troisi.
È un mercato vecchio, ripetitivo che rispecchia fedelmente un paese che, ormai, è sull’orlo di un profondo baratro sociale, economico e culturale.
E buon natale a tutti, eh? Che si sa che a natale bisogna essere tutti più buoni!

9 commenti:

  1. Oh, in questo post avverto una retro amarezza più cupa degli altri giorni.
    Già consigliando qualche buon libro un tuo piccolo cambiamento lo fai. Si dice sempre così, ma non è completamente una frase fatta. È una piccolissima cosa, ma io non conoscevo Severini. L'ho scoperto leggendo i consigli del libraio, e poi l'ho consigliato a mia volta.

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  2. A mondare i nostri peccati ecco 'Dietrologia' di Fabri Fibra: ha pure la prefazione di Marco Travaglio e pare che darà una scossa a questa triste società malata...una strenna per intenditori.

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  3. Dietrologia lo sto vendendo bene purtroppo. Ogni volta che ne vendo una copia uardo il/la cliente e mi tratengo dal chiedere: "Perché lo fai?"

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  4. Siam troppo prevenuti...lui dice finalmente le verità scomode (tipo: i ricchi so' tutti magnoni)che tutti pensano e nessuno ha il coraggio di tirar fuori (magari al bar) e in più dona alle giovani generazioni un modello finalmente diverso da tronisti & veline: Fonzie! Sì, proprio quello di Happy Days! Uno che lavorava, uno del popolo, uno figo! Uno della TV, ovviamente...

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  5. Ho mal di testa...con questo post mi hai dato la mazzata finale. Vado a riflettere sul degrado del mercato editoriale, sul lavaggio del cervello subito dal lettore medio e sull'idea utopica di uscire dal circolo vizioso. Mumble mumble mumble

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  6. Hai citato la Troisi...cosa ne pensi della nuova generazione 'spaghetti-fantasy'? Intendo quella che neanche velatamente viene promossa in automatico tra gli 'adulti'(ad esempio Chiara Strazzulla): non ho ancora capito quanto valgano al di là di vendite e battage pubbilcitario, come del resto non mi spiego ancora bene l'exploit di Paolini, che non scrive male ma non presenta alcunché di nuovo (secondo me). O è proprio questo il segreto? Tralascio vampiri & co. perché lì scendiamo in altri campi, meno letterari..

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  7. Jona non scendo nel merito dei singoli autori e delle singole autrici, a me il filone di cui parli non piace. Ci sono ottimi libri fantasy o thriller, ma, siccome le grandi case editrici hanno timore di non venderli perché magari "non capiti" dal lettore (trattato di volta in volta come un individuo senza capacità di giudizio), si preferisce mettere sul mercato opere tutte uguali e ripetitive e giocare sul marketing. è un sistema che funziona con i primi titoli poi la magia del "paragone" ad autori più famosi finisce e si comincia a bruciate autori con un potenziale costretti a scrivere schifezze pur di rimanere sul mercato.

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  8. Joanna: ti rispondo io anche se non interpellato - spero al padrone di casa non dispiaccia.
    In effetti c'è molta paccottiglia in giro. Più che altro c'è la tendenza a spremere fino all'osso qualsiasi cosa da cui si può cavare quattrini, consumando idee che magari in origine erano pure carine.
    Paolini a me non ha convinto, e la Troisi non l'ho mai letta.
    Ti consiglio di provare i primi libri della De Mari, "Il mangianomi" di De Feo è ho trovato buono l'esordio di Daniele Nicastro.

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