lunedì 16 gennaio 2012

Shame (che si legge come "scemo" in barese)

In realtà non volevo scrivere un post per cronache dalla libreria. Volevo scrivere una recensione al film Shame di Steve Mcqueen ma, come mi accade sempre più spesso in questo momento della mia esistenza, le riflessioni hanno avuto la meglio gettandomi nello sconforto. E siccome quando si parla di sconforto c'è sempre di mezzo la cultura, eccomi qua a parlare con voi.
Volevo scrivere una recensione, come vi ho già detto, ma mentre scrivevo mi sono reso conto di non poter scrivere di questo film. E non perché sia un film che non merita una recensione, anzi è un interessante spunto di riflessione (un'altra!). La verità è che non posso parlare del film perché io non ho visto il film. Cioè il film l'ho visto, visivamente, ma non cerebralmente. E non l'ho visto per due motivi principali (forse tre).
 Il primo è che sono un idiota.
Detesto le multisala, ho avuto sempre esperienze terribili, già alla cassa, mentre la ragazza che faceva i biglietti diceva alla signora prima di me che per un solo euro in più poteva acquistare i posti “Vip” (sig!) con poltrone più larghe e schienali reclinabili, mi stavo maledicendo per la mia idiozia e per la  pigrizia. La multisala è vicina alla casa del mio miglior amico, abbiamo cenato da lui e poi, di corsa, al cinema.
“Figurati se qualcuno andrà a vedere Shame” mi sono detto senza fare i conti con un terribile dato di fatto: i posti per i film “di tendenza”, quelli di cassetta (un horror, due comici, un thriller), erano terminati. Così a vedere Shame si sono riversate persone, molto giovani (il V.M. 14 attira molto) che non sapevano nulla del film.
Il secondo motivo è il chiasso che è esploso subito dopo l'inizio del film. No, non parlo dei ruminanti che mi stavano davanti, dietro e a fianco che hanno masticato (giuro) patatine e pop corn dall'inizio alla fine della pellicola  e neppure del fastidioso rumore dei pacchetti di schifezze che avevano portato. Parlo proprio di rumore. Sembra che nessuno in sala avesse mai visto un pene prima che l'attore comparisse nudo in scena. Alla prima immagine di Fassbender nudo sono scoppiati risolini, apprezzamenti volgari, qualche buu del maschio di turno che ci teneva tanto a far sapere a tutti che a lui gli uomini nudi proprio non piacciono. Poi sono arrivati i commenti, da più parti, con la cronostoria della mia vicina che ha spiegato ogni singola immagine al suo ragazzo (“sta facendo la pipì”, “è nudo”, “quelle sono due lesbiche”, “adesso si masturba”). Voglio davvero ringraziare la fanciulla, non avrei mai capito il senso del film senza il suo aiuto. Nel frattempo, davanti a me,  altri ragazzi continuavano a dire “che schifo”, “che schifo”, “che schifo!”. Altra perla di saggezza: “Ma quello è malato!”. Ma va? Sei venuta a vedere un film su un uomo ossessionato dal sesso, ti aspettavi  di vedere Kun fu Panda? L'apice è stato toccato durante la canzone cantata dalla sorella del protagonista. La sala era completamente fuori controllo. A questo punto, sapendo che nel film c'era anche una scena omosessuale, ho cominciato a sudare freddo e mi è venuta l'ansia per quello che avrei sentito. Invece è stato l'unico momento silenzioso del film (forse erano rimasti senza parole).
Ma il motivo principale per cui non sono riuscito a vedere il film sono i miei pensieri perché, fra una masturbazione e l'altra del protagonista (prontamente narrata dalla mia vicina), ho cominciato a pensare che non c'è nessuna differenza fra una multisala e una libreria di catena o un supermercato o Gardaland.
Nessuna.
Perché abbiamo smesso di fare cultura.
Nonostante i best seller incidano per una parte irrisoria sugli incassi, noi, e dico noi in quanto complice/lavoratore, abbiamo smesso di fare cultura. Al multusala non sono importanti i film. In una sala trovi Godzilla e nell'altra Melancholia, mentre guardi The artist (che è un film muto) puoi sentire le urla di Katie Holmes provenire dalla sala accanto. La gente non è li per vedere il film, è in sala per mangiare pop corn, per comprare il posto Vip, per passare la serata con gli amici. Parlano durante il film, chiacchierano al cellulare,  non gli importa niente di quello che stanno guardando. Se poi il film comprende anche una riflessione allora è la fine. Ma è così che vogliamo i clienti : serenamente idioti. L'importante è che mangino, che spendano, che acquistino il posto vip. La stessa cosa, ormai, accade in libreria. Ma a chi frega cosa legge la gente? Ormai non vale neppure più l'idea che “basta che si legga” (che poi è una gran menata). No, l'importante è che si spenda: penna, pennarello, cartolina, braccialetto anti zanzara, mouse griffato, manette dell'amore, carte da gioco. E poi i best seller, ovviamente, le alte pile di libri che tutti vorrebbero leggere perché  la Kinsella si sposa bene con Capodanno a New York e Volo con Immaturi  e se proprio non ne potete fare a meno compratevi Un diamante da Tiffany e poi di corsa a vedere Sherlock Holmes in versione bonazzo che non muore mai.
E sono snob, va bene? Lo sono, cavolo. Che vi devo dire? A me sembra che il livello culturale si sia abbassato notevolmente e se tutto sta andando a rotoli è anche colpa di luoghi in cui si spaccia falsa cultura a basso prezzo (o in sconto) con tanto di contorno di patatine e pop corn.
Comunque, per i più curiosi, la mia vicina di poltrona, alla fine del film, ha guardato il suo ragazzo, a cui aveva descritto ogni singola scena del film, e gli ha detto: “Amore, io mica l'ho capito questo film”.
La cultura è morta.
Buona giornata.

9 commenti:

  1. Non è solo la cultura che è morta ma pure l'educazione e il rispetto di non disturbare chi ti stà intorno.

    RispondiElimina
  2. Che tristezza...

    Ps: ho letto di recente "Confessioni di un ragazzo perbene", mi è piaciuto (anche se speravo di ritrovare l'ironia che metti nel blog), ora aspetto l'occasione per farmi regalare "Un altro best seller" :-)

    RispondiElimina
  3. Avrai ragione sicuramente ma dopo un anno fuori dall´Italia le visite in libreria (dopo Natale !!!) in queste ultime vacanze sono stati tra i momenti migliore delle ultime vacanze!!

    RispondiElimina
  4. fai bene a lamentarti (ho lavorato all'uci di casalecchio per quasi un anno come cassiere, so bene di cosa parli), ma dovevi semplicemente evitare di andarci.

    :)

    RispondiElimina
  5. Nel senso che dici tu, sono sempre stata snob anche io, e me ne vanto.

    RispondiElimina
  6. Visto ieri sera in zona Prati a Roma. Sala non perfettamente silenziosa (a me infastidiscono anche le risate quando sono giustificate o altre reazioni indotte appropriatamente dal film, ma io sono oltre il purismo e l'utopia) tuttavia decente. La soluzione è evitare sempre e comunque i multisala dei centri commerciali, di cui hai dato una perfetta e ficcante descrizione; non avrei saputo scriverla meglio. Nelle sale piccole, o in quelle del centro, o nei quartieri dove il pubblico è over 30 in media, si incontrano solo i maleducati (quelli col cellulare acceso, quelli che gruminano e stropicciano sacchetti di patatine, ecc. comunque in percentuale sopportabile) ma non le mandrie di vacche al pascolo consumistico.

    Dal serio al faceto, Marino, ti ho coinvolto in un giochino tra blog, non me ne volere :)

    RispondiElimina
  7. quanto hai ragione. ti quoto in tutto. non è questione di essere o non essere snob, è che proprio che la maggioranza della gente è maleducata, ignorante e cafona!!

    RispondiElimina
  8. Non posso che essere d'accordo. Ieri ero in un multisala, anche se in centro città, e ho dovuto spiegare agli adolescenti accanto a me che gli attori non potevano sentirli, quindi era inutile che continuassero a parlarci.

    RispondiElimina
  9. quasi quasi era meglio quando si fumava, ma almeno si stava zitti

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.