La settimana scorsa ci hanno dato la brutta notizia che i librai e le libraie delle librerie coop verranno messi/e, a rotazione, in cassa integrazione.
La cassa integrazione non è mai una bella cosa, conosco molte persone che ci sono finite in questi anni ma mai mi era capitato di pensare che anche noi librai saremmo stati, prima o poi, soggetti a questo rischio. Forse perché non si pensa mai al peggio o forse perché si pensa che quello delle librerie sia un mondo a parte. In realtà noi, probabilmente, siamo fra i soggetti più a rischio. La crisi, che non è solo economica, purtroppo, costringe a forti tagli e la cultura, che non ha mai goduto di buona salute in questo paese, è la prima ad essere tagliata. Del resto sino a non troppo tempo fa avevamo un ministro dell'economia che sosteneva che: “Con la cultura non si mangia”.
Si potrebbe eccome, invece. Il problema è che troppo spesso interessa mangiare SULLA cultura invece che CON la cultura.
Siamo arrivati al fondo quindi, e forse cominceremo anche a grattarlo, è arrivata la cassa integrazione anche per chi vende libri.
È un male per tutt* noi. Anche per noi che siamo “concorrenza” naturalmente. Ma è anche sintomo di un malessere profondo da cui difficilmente ci risolleveremo.
Eppure continuo a pensare che non sia solo colpa della crisi.
Forse chi gestisce le librerie di catena dovrebbe farsi delle domande (e magari cercare anche delle risposte). Se sono stati prodotti dei modelli fallimentari che hanno attraversato, lentamente, tutte le librerie di catena, perché si continua a prenderli in considerazione?
Perché, per esempio, tutte le librerie di catena devono avere gli stessi prodotti, vendere gli stessi libri, esporli nella stessa maniera? Perché Feltrinelli è color rosso. Coop è color rosso. Melbookstore è color rosso. Mondadori è color rosso?
Perché si continua a “massificare” prodotti che hanno tutti? Perché si continua a proporre le benedette classifiche? Perché non si può guardare il singolo territorio, differenziare, uscire dagli schemi?
Credete forse che una libreria funzioni grazie agli sconti? Tutte hanno gli sconti. Grazie al bar o al ristorante? Certo, magari funzioneranno il bar e il ristorante.
Non sarebbe forse meglio puntare sulla qualità del prodotto e su quella di chi quel prodotto lo propone e lo vende?
Veramente una brutta notizia. Io di cassa integrazione ne so qualcosa, ha colpito pure a casa mia... Per il resto il tuo discorso non fa una piega..
RispondiEliminaChe poi c'è chi sulla crisi e sulla cassa integrazione ci mangia alla grande..
Per quanto riguarda le catene, la gente comune ama le catene, perchè è più facile trovare le cose, non hai da dover cercare, sai che trovi quel libro ovunque vai nello stesso posto..
Io personalmente invece amo girare tra gli scaffali e scoprire cosa vi posso trovare
diversificare sopratutto sarebbe un'ottima soluzione. andare da mondadori o feltrinelli, cambia pochissimo, e in ogni caso è quasi impossibile trovare qualcosa di interessante in mezzo a tutta la paccottiglia di best seller, urban fantasy, libri di tizi della tv eccetera che ti spillano 20 euro in una volta per un chilo di carta straccia.
RispondiEliminaanche il modo in cui i libri vengono esposti, come tagli di carne al mercato, sui libri con le copertine verso l'alto invece che come normalmente un libro dovrebbe stare, in uno scaffale, ordinato con criterio, senza tutti quei tabelloni di classifiche di vendita e pubblicità varie...
io personalmente sto cominciando a odiare questo genere di negozi, e anche per mera questione economica (mica tanto "mera" poi, non posso spendere 20 euro per un coso che non so neanche se mi piacerà) preferisco curiosare tra anobii e blog di recensioni e poi acquistare su amazon, risparmiando in tempo e fregature, ed evitandomi il giro in quei posti a dir poco penosi...
hai ragione è una brutta notizia ma se posso permettermi darei dei suggerimenti. magari tu che lavori lì li puoi girare a chi di dovere (mi permetto di scriverli perchè anche io vada in una libreria coop):
RispondiElimina- lo sconto non viene spesso riconosciuto a chi non ha la tessera coop allora io che faccio vada in libreria per cercare il libro e poi vado nel supermercato a comprare il libro che ha uno sconto flat del 15% su ogni volume.
Di conseguenza la libreria coop non fa fatturato
Nel caso lo sconto dovrebbe essere presente anche in libreria e prevedere uno sconto in più o un buono sconto a chi ha la tessera socio coop.
Detto questo mi spiace moltissimo per la cassa integrazione
I supermercati vendono i libri con lo sconto del 15% perchè per loro non è un prodotto di interesse. A loro interessa che tu vai a comprare il libro e nel frattempo fai la spesa, cosa su cui loro guadagnano.
EliminaUna libreria trae il suo guadagno solo dalla vendita dei libri e non si può permettere di fare uno sconto fisso del 15% se no oltre alla cassa integrazione rischia la chiusura.
in italia con i libri e le librerie si naviga a vista. prima questa legge che incide sullo sconto e non sul PREZZO dei libri... poi chiude la Martelli a Firenze, la storica Guida di Napoli e ora anche Fnac al Vomero. manca una seria politica di incentivi e sgravi fiscali alle attività commerciali, si può pagare fino a mille euro solo per un'insegna...
RispondiEliminail costo dello smaltimento dei rifiuti di un alibreria mediogrande è pari a quello di un dipendente... gli affitti salgono da 6000 a 20.000 euro (questo il caso della libreria Guida a Napoli) e poi si manda in cassa integrazione personale competente difficilimente ricollocabile. i colleghi librai di Fnac a Napoli saranno (voci di popolo) riassorbiti da Mediaworld (!) che sostituirà la libreria.
qui bisogna sempre grattare il fondo prima di farsi venire delle buone idee...
ti abbraccio forte collega. in qualche modo faremo, ne sono sicura.
noi della libreria K abbiamo puntato tutto sulla differenziazione delle proposte, ma ci vuole molto coraggio ... e pazzia!
RispondiEliminanon sono mai stata dell'idea che la cultura si possa vendere o inoculare.
RispondiEliminae credo che la cultura abbia mille forme e non si esaurisca nella lettura di libri.
vendere libri è un'attività commerciale, non una questione di cultura, per come la vedo io, ma magari sbaglio.
in questo paese la crisi dura ormai da anni, soltanto che molti settori cominciano ad essere intaccati solo ora.
il fatto, poi, che soltanto ora, dopo che hanno chiuso fabbriche, attività artigianali e quanto altro, anche le librerie comincino ad avere qualche problemino, dimostra a maggior ragione che questo tutto questo non ha nulla a che vedere con questioni che riguardano la cultura.
non credo che la morsa della crisi che ci affligge possa essere allentata dall'utilizzare criteri diversi nella scelta dei prodotti da vendere (più o meno di qualità, più o meno ricercati o raffinati).
in bocca al lupo, in ogni caso.
Porsi le domande che scrivi equivale a pranzare CON la Cultura, mentre, come ricordi tu stesso, è più frequente mangiare SULLA Cultura, che non dovrebbe essere oggetto di mercificazione, speculazione, privatizzazione...
RispondiEliminaL'idea di differenziare e magari proporre cose diciamo con un taglio specifico è una bella proposta, nuova e coraggiosa, perchè presuppone che si educhi il pubblico ad un certo prodotto e questo richiede inevitabilmente pazienza. Non me ne intendo di economia e non saprei, tuttavia, se questo è il momento adatto per un rilancio di nicchia...
E comunque, credo che il vero nocciolo della questione stia da un'altra parte, forse è più comodo convincere che la cultura sia inutile...
Ciao e in bocca al lupo!
credo che l'interesse della catena sia "vendere" il libro (qualsiasi libro) e basta. non interessa fare cultura...quindi perchè cercare e proporre qualcosa di diverso magari difficile da vendere? come proprio tu hai fatto notare appena la scatoletta magica parla di un libro, lo nomina o lo consiglia o qualsiasi altra cosa, arrivano in massa a chiederlo e nemmeno ricordano titolo o autore...ecco siamo un popolo di pecore e cosi continuano a trattarci. ciao :) senza belare
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