lunedì 30 aprile 2012

Il bollino, per carità!

Una signora mi mostra due copie dello stesso titolo, una ha il bollino sconto e l'altra no.
“Scusi che differenza c'è fra questi due libri?”
La guardo.
“Nessuna signora, è lo stesso libro. Vede? Stessa autrice, stesso titolo, stessa copertina.”
“E allora perché su una copia c'è il bollino sconto e sull'altra no?”
Mi avvicino alla piletta del libro che ha in mano.
“Solitamente mettiamo il bollino sconto solo sulle prime copie signora.”
“Perché?”
“Per due motivi principali: il primo è che spesso i libri, quando si toglie il bollino, si rovinano. Il secondo è che se dovessi mettere il bollino su tutte le copie dei libri in sconto passerei il resto dei miei giorni a mettere e togliere bollini. Comunque sulla prima e la seconda copia il bollino, come vede, c'è sempre.”
“E secondo lei io come faccio a sapere che lo sconto c'è anche sulle copie senza bollino?”
A parte che magari, visto che hai fra le mani una copia con il bollino sconto, ci puoi pure arrivare che anche le altre copie godono della stessa offerta. Comunque, giusto per essere chiaro, le mostro il cartello, appena sopra il libro, che indica lo sconto su tutta la collana di quella casa editrice.
“Lo sconto è su tutti i libri di questa collana.”
Le dico indicando il cartello. Lei mi guarda:
“Guardi non è per niente chiaro!”
La prossima volta faccio una gigantografia così almeno è più chiaro!

domenica 29 aprile 2012

Consigli (veloci) del libraio


Due titoli veloci in questa domenica lavorativa (mortacci sua):

Lou Andreas Salomé La rivolta dell'eros, Stampa alternativa Pagina 96, € 12 a cura di Luciana Floris


Hal Herzog Amati, odiati, mangiati. Perché è così difficile agire bene con gli animali. Bollati Boringhieri € 22,00, 420 p. traduzione di Olivero G.

sabato 28 aprile 2012

Veggenza

AL TELEFONO.

Voce di giovane donna:
“Scusa hai Il fuoco di Prometeo della Mondadori?”
Faccio una breve ricerca.
“Temo che sia un fuori catalogo.”
“Ah... ma sei sicuro?”
“Sì.”
“No perché un cliente in una libreria in via delle Moline mi ha detto che nel terzo scaffale di non ricordo quale settore voi ne avete due copie!”
“Scusa, forse non ho capito bene... un cliente di un'altra libreria ti ha detto che noi ne abbiamo delle copie?”
“Sì.”
“Era il Mago Otelma per caso?”
Tesoro, ti prego, dammi l'indirizzo del tuo spacciatore! Potrebbe tornarmi utile prima o poi...

venerdì 27 aprile 2012

Allegria!

Si avvicina una signora:
“Scusi ho guardato da sola nel settore di musica ma non ho trovato niente. Sa sto cercando un libro per una mia amica che non può venire in centro e io ci vengo ogni tanto, sa abito lontano e non riesco a venire spesso a Bologna, però quando posso ci vengo perché è una bella città. La mia amica ascolta sempre Radio Montecarlo e volevo un libro su Roberto Arnaldi.”
Non conosco la persona in questione quindi faccio una ricerca ma non mi risulta niente.
“Non ci sono libri in commercio di Arnaldi, signora.”
“No, non di Arnaldi ma su di lui! Sa è morto da poco e so che quando un personaggio muore poi gli fanno un libro...”
Ammazza che allegria! Signora non è che adesso fanno un libro per ogni persona che muore, eh!?!
Eh fatte n'à risata fatte che magari domani te sveji che t'hanno scritto un libro, t'hanno scritto!

giovedì 26 aprile 2012

Idee sempre più chiare

“Buongiorno, ho bisogno di un'informazione.”
“Certo mi dica pure.”
“Qualche giorno fa ho visto un libro della Taschen, di quelli di piccolo formato, sulla collezione di un uomo famoso ma ora non lo vedo più.”
“Una collezione? Non ricordo.”
“Sì, sì era proprio lì insieme agli altri di quella collana.”
“Guardi li ho sistemati da poco e non ricordo nessun libro su una collezione privata.”
“Può fare una ricerca a computer per collana?”
“Certo.”
Faccio la ricerca ma nella collana indicata dal signore non risulta niente.
“Guardi non è possibile, l'ho visto!”
“Vediamo direttamente nel catalogo Taschen.”
Vado sul sito della Taschen e faccio una ricerca ma non risulta niente.
“Guardi non mi risulta nessun titolo.”
“Mmmm.... forse non era della Taschen, forse era della Logos. Ho visto che il formato ormai è in produzione in diverse case editrici. Può fare una ricerca sulla Logos?”
Faccio la ricerca nel catalogo della Logos ma non risulta nulla.
“Guardi sono sicuro che era della Logos.”
“Mi spiace signore ho guardato sia nel catalogo interno alla libreria sia nel catalogo della casa editrice, le ho fatto vedere tutti i titoli in catalogo e non ne ha riconosciuto nessuno.”
“Mmmmm.... allora forse era della Phaidon!”
Altra ricerca, medesimo risultato.
“Mi scusi ma come è possibile che lei non si ricordi di questo titolo? Ma lo segue il settore o no?”
Guardi se ha qualche settimana di tempo passiamo in rassegna il catalogo di ogni singola casa editrice! Vedrà che prima o poi qualcosa la troviamo.

mercoledì 25 aprile 2012

25 aprile


LIBRI:

Il libretto rosso dei partigiani. Purple Press edizioni, Curatore Armati, 80 p. € 9,90
Storia partigiana. Mursia Edizioni. 265 p. 17 €
Appunti partigiani. Einaudi. Beppe Fenoglio. 100 p. 8,50€
Guerra partigiana. Einaudi. Dante Livio Bianco. 152 p. 9,80€
Partigiani della Montagna. Feltrinelli. Giorgio Bocca. 179 p. 7,50€
Una repubblica Partigiana. Il Saggiatore. Giorgio Bocca. 138 p. 12€
Un'amicizia Partigiana. Bollati Boringhieri. Agosti Giorgio, Dante Livio Bianco. 430 p. 20 €.
Il partigiano Johnny. Einaudi. Beppe Fenoglio. 527 p. 13,50 €
Eravamo partigiani. Rizzoli. Luraghi Raimondo. 281 p. 9,20 €
Le due guerre. Einaudi. Nuto Revelli. Curatore Calandri. 191 p. 11 €
Un uomo, un partigiano. Il Mulino. Roberto Battaglia. 174 p. 12 €
Lettere di condannati a morte della resistenza europea. Einaudi. 816 p. 12,30 €
Lettere di condannati a morte della resistenza italiana. Einaudi. Curatore: Malvezzi, Pirelli. 356 p, 13€
Un anno sull'altipiano. Einaudi. Emilio Lussu. 216 p. 10,50 €

 Bella, ciao!
« Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

Mi seppellirai lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire  lassù in  montagna
all'ombra di un bel fior.

E  le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E  le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»








martedì 24 aprile 2012

Un cliente con le idee chiare

La collega Sergente istruttrice accompagna un signore alla mia postazione e, con un ghigno malefico sul volto, me lo smolla pronunciando fra i denti qualche parola:
“Il signore cerca un libro fotografico sulla Grecia che ha visto qui da te.”
“Veramente non ho libri fotografici sulla Grecia.”
Cerco di dirle ma la collega se ne va in tutta fretta e il signore mi guarda.
“Era qui!”
Dice indicando la parete di politica e attualità.
So già che mi verrà l'ulcera prima o poi.
“Mi perdoni signore ma non ho libri fotografici sulla Grecia e, in ogni caso, non li terrei nel settore di politica e attualità. Non è che ha visto un saggio sulla situazione attuale delle Grecia? Ne ho diversi.”
“No era un libro fotografico e l'ho visto qui. Magari lo avete spostato.”
“Signore le assicuro che non ho mai messo un libro fotografico sulla Grecia in quel settore.”
“L'ho visto proprio ieri. Lo avrete spostato.”
Ok comincio a contare.
Uno, due, tre, quattro, cinque...
“Magari lo ha visto nel settore di fotografia anche se sono certo di NON avere libri fotografici sulla Grecia.”
Mi fanno pure venire dei dubbi.
“Ah se lo avete spostato nel settore di fotografia io non lo posso sapere.”
Paonazzo in volto, con il magma che mi esce dagli occhi, dalle orecchie e dal naso mi avvicino al settore di fotografia. Comincio a guardare libro per libro e poi mi volto verso il cliente.
“Mi spiace nessun libro fotografico sulla Grecia.”
“L'ho visto ieri.”
“Può dirmi com'era fatto?”
“Un libro fotografico sulla Grecia dei giorni d'oggi.”
“Sì ricorda una parte del titolo? La copertina?”
“No.”
“Mi spiace signore non mi viene in mente proprio nessun libro di questo genere.”
Lui mi guarda male e poi comincia a gironzolare per la sala d'arte e fotografia. A un certo punto si ferma davanti all'esposizione di architettura, si volta tutto soddisfatto e mi dice:
“Guardi che l'ho trovato!”
Io lo guardo perplesso.
“Signore quello non è un libro fotografico sulla Grecia. È un libro di interior design.”
“Sì ma la vede la copertina? Questa è una casa greca!”
E se ne va tutto contento lasciandomi attonito con sguardo fisso e mascella penzolante.

P.S.
Se vi siete persi/e l'articolo sul blog e sul libro apparso su Il fatto quotidiano di domenica, firmato dalla bravissima Elisabetta Ambrosi, lo trovate qui

lunedì 23 aprile 2012

Shakespeare and Company


Ultimo post dedicato a Parigi per parlarvi di una libreria (poteva mancare sul blog di un libraio?) vicino a Notre Dame e al quartiere latino. La libreria, che mi aveva consigliato Phoebe proprio qui sul blog, si chiama Shakespeare and Company ed è un piccolo mondo a parte nella caotica e bellissima Parigi. Fuori qualche sedia in ferro battuto e un tavolino, libri usati e nuovi, i best seller ci sono ma non hanno punti di visibilità, c'è una divisione per argomento e all'interno dell'argomento per autore. La cosa che salta all'occhio, in questa libreria, sono proprio i libri. Qualcuno potrebbe pensare che è un'affermazione sciocca la mia ma non è così. Entrando in questo spazio culturale ho avuto la sensazione di entrare in una libreria vera, vi assicuro che è una sensazione che non avevo da moltissimo tempo. I libri sono posizionati in ogni angolo della libreria, saranno più o meno 100 m di libreria e dentro ci sono almeno cinque librai, ragazzi e ragazze giovani e preparati. Al piano di sopra un ragazzo suonava divinamente il piano e c'erano persone estasiate che ascoltavano sedute su un divanetto, un altro divanetto, a destra della scala al piano superiore, era occupato da ragazzi che leggevano fumetti. Una sala era occupata da un gruppetto di ragazze sedute su divanetti antichi a parlare di libri.
È una piccola realtà nel cuore di Parigi, ma è anche una realtà incredibilmente significativa. La gente entra perché la libreria è un luogo magico, senza tempo, dominata dalla cultura. E la gente che entra qualche libro lo compra sempre.
Ora mi chiedo: da quanto tempo i manager delle catene librarie non entrano in una libreria del genere? Io ho immediatamente cominciato a fantasticare su una catena libraria di questo tipo in cui l'incasso si fa non per il marketing o per massificazione di prodotti che con il libro non c'entrano niente, ma proprio, udite udite, con i libri e la cultura. È un'idea irrealizzabile? Voi non entrereste in una grande libreria tutta in legno con libri ovunque, vecchi e nuovi, senza giochetti di marketing, senza specchietti per le allodole? Una libreria che dia la possibilità di connettersi gratuitamente a internet e, allo stesso tempo, metta a disposizione angoli per poter creare? O ascoltare musica dal vivo? Jazz o classica? Pianoforte, violino, gruppi? Uno spazio in cui i ragazzi e le ragazze si sentano liber* di entrare e sedersi sul pavimento? Non possiamo cercare di essere innovativi senza perdere, per forza, la nostra identità?

venerdì 20 aprile 2012

Un libraio a Parigi. Parte III


Iniziamo la giornata con allegria e andiamo al Cimetière du Père Lachaise con Madame L che già fa gli scongiuri e tocca ferro. Entriamo e mentre il moroso si aggira fra le tombe in perfetto stile The Crow (quando l'ho conosciuto ci assomigliava pure a Brandon Lee) io mi trascino dietro mamma e suocera. Arriviamo alla tomba di Oscar Wilde, che avevo visto dodici anni fa, e piango naturalmente, perché per me è un momento importante. Madame M mi dice che ha letto un romanzo di questo scrittore che gli è piaciuto tanto. Lo dice a me, lo dice al mio compagno e lo dice a Madame L la quale, da parte sua, non ha mai sentito parlare di Wilde così comincio a spiegarle chi era e lei, a un certo punto, ha un'illuminazione e taglia corto con un: “Ah è quello che ha letto Benigni al Festival di Sanremo!”. Non le interessa sentire altro quindi non insisto nel dirle che forse ci sarebbe qualcosa di più da conoscere su uno dei più grandi personaggi della letteratura mondiale. Subito dopo mi chiede se dobbiamo rimanere ancora molto in quel posto perché deve andare a prendere le sigarette. Così abbandoniamo Père Lachaise, compriamo le sigarette e andiamo a Montmartre, visitiamo il Sacré-Coeur e tutto il quartiere poi, visto che siamo ancora carichi di allegria, decidiamo di andare al Cimetière de Montmartre per vedere le tombe di Degas, di Dumas figlio, truffaut e, soprattutto, Vaslav Nijinsky il grande mito del mio compagno. Per arrivare al cimitero attraversiamo a piedi tutta la zona “a luci rosse” sino al Moulen Rouge, incontriamo un signore con un cagnetto bellissimo che è la star del quartiere perché si è steso su una grata dalla quale esce aria e sembra Marilyn Monroe . Chicchissimo!
Dopo il cimitero, per la gioia di Madame L, andiamo a L'Opéra e poi a La Madeleine.
Le madame sono già piuttosto stanche così io e il moroso cogliamo l'occasione per riportarle in appartamento e andare, finalmente, al Centre Pompidou.
Visitandolo mi rendo conto di quanto, all'estero, si investa in cultura e lo si faccia con enorme coraggio.
Ora, mentre Madame M continua a parlare e Madame L è comatosa sul divano io e il moroso cerchiamo la forza per la Parigi by night.
Bonne soiree.

Un libraio a Parigi parte II

Madame M, che è stata la prima ad andare a letto, è anche la prima a svegliarsi. Sono le 6.30  ma lei pensa siano le 7.30 così comincia a chiamarci tutti per svegliarci. La prima tappa del giorno è il Louvre, decidiamo, visto che abbiamo l'appartamento a 5 minuti dal Centre Pompidou, di andare a piedi. Peccato che leggo la cartina al contrario e invece che al Louvre arriviamo a Place de la Bastille.
“Ok” dico “Dobbiamo tornare indietro!” ma quando mi volto e vedo l'espressione sgomenta di Madame L., e siamo solo a inizio giornata, capisco che è meglio prendere la Metro. Arriviamo al Louvre, impazzisco di gioia e comincio ad ansimare per l'emozione. Entriamo e faccio i biglietti. All'inizio della Sala dell'Antico Egitto Madame L e Madame M posano i rispettivi regali sederi su una panchina e non li muovono per circa quaranta minuti che poi è il tempo che occorre a me e al mio compagno per fare un giro veloce di questa parte d'esposizione. Al ritorno dico alle Madame che o ci seguono oppure le lasciamo all'entrata. Madame M mi dice che lei la parte degli egizi non aveva bisogno di vederla perché tanto aveva già visto qualche decennio fa il museo di Torino.
E che le vuoi dire ora? 
Ripartiamo con la parte dedicata alle antichità greche, romane ed etrusche e Madame L, già visibilmente stufa di stare al Louvre (sarà passata un'ora e mezza) chiede quando arriviamo alla Gioconda. Ribatto che siamo nel museo più grande d'Europa, se non del mondo, e che ci sono molte altre cose da vedere. Niente da fare, vuole la Gioconda e Gioconda sia. Il padiglione dedicato alla pittura italiana è il più visitato, si vede che molti ragionano come Madame L perché la sala della Gioconda è la più affollata. Madame M dice che si aspettava di più, che credeva che il quadro fosse più grande.
“Ma come?” Chiedo io sarcastico “Non hai visto il Codice Da Vinci?”
Lei non coglie e mi dice che lo ha dormito tutto.
Dopo la Gioconda Madame L perde completamente interesse per il Louvre, sempre che ne abbia mai avuto, mentre Madame M, oltre a fare paragoni con cose che ha visto in altre parti d'Italia e d'Europa, comincia ad avere male a un callo.
Porcamaialazozza! Penso io, Te l'avevo detto di prendere i cerotti per i calli e lei, come se mi avesse letto nel pensiero, mi dice che è colpa mia perché non le ho fatto portare i sandali. Le dico: “Mamma questa mattina pioveva” mi risponde che li avrebbe messi in borsa e che io le avevo detto di no.
La faccio sedere sugli scalini di una sala e le sistemo un cerotto sul callo, nel frattempo arriva un addetto del museo che ci dice che non possiamo stare seduti lì. Io con il piede di madame M fra le mani lo fulmino con uno sguardo che in francese suona più o meno così: “Je vien lì e t'attach le cerot sur la front!” lui capisce biascica qualcosa in un italiano stantio e se ne va.
P.S. Se chiedo una cosa in francese perché mi rispondono in inglese? Non sarà perfetto il mio francese ma almeno ce sto a provà, no?
Vedo il quadro di Delaroche: The execution of Lady Jane e rimango sconvolto sino alle lacrime.
Usciamo dal Louvre dopo aver visitato le sale di Napoleone III e andiamo sugli Champs Elysees, madame M non ne può più, arriviamo all'Arc de Triomphe ma Madame L non vuole salire. Prendiamo la metro per la Tour Eiffel, compriamo un paio di sandali, Santa Lady Gaga benedica la rivenditrice di scarpe della metropolitana di Charles de Gaulle. Usciamo alla metro di Bir-Hakeim giusto in tempo per prendere la pioggia che dura cinque minuti e poi spunta di nuovo il sole. Arriviamo alla Tour Eiffel ma non saliamo perché c'è una fila che nemmeno al concerto di Madonna la trovi. Mangio patatine fritte perché ho chiesto al mio compagno, che insieme a sua madre compra Hot Dog, di prendermi qualcosa di vegetariano mentre io rimango ad assicurarmi che Madame M, che ormai è completamente spettinata anche se spero che nessuno glielo faccia notare altrimenti mi fa tornare in appartamento per pettinarsi, stia bene dimenticando che lui sa dire solo Pommes frites in francese. Sono unte e salate ma sono anche la prima cosa che metto nello stomaco da questa mattina alle sette e mezza. Sono buonissime! Optiamo per un giro in Bateau Mouche, mi innamoro del “comandante” alto, biondo e, soprattutto, terribilmente francese. Il comandante sembra gradire ma sono un sorvegliato speciale quindi “Adieu beau marin” anche se quando il mio compagno si rifiuta di abbracciarmi e baciarmi sotto il ponte più romantico della città penso che una capatina in sala macchine ce la potrei pure fare. Il viaggio sulla Senna prosegue, mi volto e vedo il mio compagno che dorme. Gli mollo una gomitata su un fianco e gli faccio una delle mie imitazioni preferite: quella della Feliciana.
Signò, Aò! Signò m'ha fatto pijà 'n colpo che me credevo ch'era morto, me credevo!”
Una signora inglese si volta e mi guarda male e io mi trattengo dal dirle: “No, bella, no tu a mio marito non lo devi proprio nominare!”
Scendiamo dal Bateau e ci avviamo, sotto la pioggia che qui dura dieci minuti e poi smette e torna il sole, verso il Trocadero. Smette di piovere e spunta pure l'arcobaleno ma questo punto Madame M è talmente stanca che ha smesso persino di parlare. Così carico le Madames in metropolitana e le riporto all'appartamento. Compro 8 croissant, 4 pain au chocolat e 4 Baguette poi, una volta in appartamento, mando una mail al dolce Remy, il proprietario, per chiedergli se sabato posso andare da lui per farmi stampare i biglietti dell'aereo...
Mi ha risposto di si.
J'adore!

giovedì 19 aprile 2012

Un libraio a Parigi. Parte prima

L'allegra brigata (moroso, mamma del moroso e mamma del libraio più cool del mondo) parte dalla stazione di Bologna, direzione aeroporto. Nel tragitto le due suocere si studiano e fanno conoscenza attraverso il linguaggio “suoceresco”: iniziano da “Quando mio figlio era bambino aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi” (ma che mi è successo nel frattempo? Sono stato rapito dagli alieni? Mi hanno sostituito con un altro bambino?) passando per: “Io nella parmigiana metto anche la cipolla” e terminando con un: “Ah ma mio marito....”.
Da subito mia madre, che per facilitare il racconto chiameremo “Madame M..”, ha la meglio sulla suocera, che chiameremo “Madame L.”, prende la parola e non la molla più. Arriviamo all'aeroporto che sto già pensando al suicidio. Sbrighiamo tutte le pratiche e saliamo sull'aereo, sono così preoccupato per l'effetto che il volo avrà su mia madre che non mi accorgo di essere teso come una corda di violino così quando salgo sull'aereo mia madre, che nel frattempo si è scolata una boccetta di tranquillanti, è serena come se fosse a passeggiare al paesello mentre io rischio di avere una crisi di nervi. L'aereo parte, io e mia madre facciamo training autogeno, mi volto a guardare il mio compagno e sua madre, loro se la dormono beatamente, nella stessa posa entrambi con la bocca aperta. L'aereo atterra, prendiamo il bus per arrivare a la “Gare”, vado a prendere i biglietti per la RER e dico all'addetta che parlo poco francese. Mentre ci sono prendo anche i biglietti per la Metro e l'addetta mi dice che il mio francese è buono così mi gaso e mi lancio in improbabili discorsi in una lingua simile al francese. Prendiamo la RER arriviamo a Chàtelet les Halles e prendiamo la Metro per Arts et Métiers, sgrido Madame M. perché non cammina abbastanza veloce, perché non mi sta abbastanza vicina, perché porta la borsa a manina come se fosse a Comacchio.
Usciamo, finalmente, siamo a Parigi. Parigi, capite? E mi chiedo cosa mi sia saltato in mente non solo di venire a Parigi, la città più romantica al mondo, con mamma e suocera ma addirittura di scegliere la zona gay di Parigi, zona da rimorchio assicurata, con loro.
Diluvia, ci inzuppiamo come pulcini, poi, dopo che ci siamo bagnati per benino, smette. Raggiungiamo la via dove abbiamo l'appartamento e... il proprietario dell'appartamento è il francese più bello del mondo. Decido che lo sposerò, mi trasferirò a Parigi, aprirò una piccola libreria nel centro di Parigi e dopo morto mi seppelliranno a Père Lachaise e la statua sulla mia tomba rappresenterà un libraio glitterato circondato da maschioni francesi. Comunque il tizio ci smolla le chiavi, fa qualche battuta e se ne va.
Andiamo a fare la spesa e ci compriamo diecimila baguette e Pan au chocolat e Croissant poi trascino l'allegra brigata al Centre Pompidou ma Madame L. non vuole entrare quindi mi riprometto di incatenare lei e Madame M. lungo la Senna e tornare a vedere le mostre. Andiamo a Notre-Dame, entriamo e scoppio a piangere perché la bellezza di questo luogo mi commuove. C'è la messa che in francese mi sembra addirittura accettabile, finita la messa i preti fanno un'uscita alla Lady Gaga con tanto di Bodyguard e subito dopo le luci della chiesa si spengono e veniamo gentilmente accompagnati alla porta. Fa un freddo terribile e ricomincia a piovere. Ci infiliamo in un bar gay per soli uomini con Madame M. e Madame L., ci guardano malissimo, ci dicono, per scoraggiarci, che il caffè da loro costa 3,50€ ma noi, pur di far stare due donne in un locale per soli uomini, ci prendiamo il caffè e ci facciamo spennare come polli.
Io vorrei continuare a girare per Parigi ma Madame M. e Madame L. non vedono l'ora di tornare in appartamento e il mio compagno, che in questo momento russa come un treno, pure.
Potrei scendere ad importunare il proprietario dell'appartamento che tanto vive nel palazzo a fianco.
Quasi, quasi...

lunedì 16 aprile 2012

Pronti, partenza, VIA!

Se in questi giorni vi capita di entrare in una libreria e di vedere un libraio affranto, chino su se stesso, immusonito, con gli occhi rossi e la bocca piegata all'ingiù che trasporta pile pesantissime di un qualche presunto best seller.... sappiate che non sono io perché me ne vado a PARIGI per una splendida settimana di ferie.
Mi trasformo da impeccabile libraio a fatina dell'assenzio e vado a godermi un tour de force a Parigi.
Parto con il mio compagno, sua mamma e mia mamma.
Non sarà una vacanza, sarà una gara di sopravvivenza.
Sarò io che dovrò sopravvivere a loro o saranno loro che dovranno sopravvivere a me?
Vi faccio presente che ho programmato l'intera vacanza minuto per minuto calcolando distanze, tempi morti e orari per vedere più cose possibili.
Dopo questa vacanza, se io sopravvivo alle lamentele e loro alle scarpinate, saremo pronti per affrontare qualsiasi sfida.
P.S.
Se riesco faccio il diario quotidiano del libraio a Parigi ma non garantisco.

domenica 15 aprile 2012

Le interviste al libraio

Oggi invece di titoli vi consiglio un'intervista.
A me :)
Colazione da Tiffany, RadioRai2 con Luca Bianchini e Maria Vittoria Scartozzi
La trovate QUI
P.S 
A Colazione da Tiffany ho detto che i lettori forti sono circa il 18% della popolazione ma sono stato ottimista. In realtà si attestano fra il 7% e il 14% (9-12 libri l'anno). Il 44% della popolazione ha letto 1 solo libro nel corso di un anno. Fate un po' di conti, siamo un paese che NON legge.


sabato 14 aprile 2012

Orsi & orsi

Ragazzo davanti al settore ANIMALI E PIANTE
“Scusa ho guardato ma non riesco a trovare il libro che sto cercando.”
Mi dice continuando a guardare i libri a parete.
“Dimmi pure il titolo.”
“Sto cercando La famosa invasione degli orsi in Sicilia!
“...”
“Non lo avete?”
“Si ma non nel settore ANIMALI E PIANTE.”
“Scusa ma i libri sugli orsi dove li tenete?”
Ok credo nella reincarnazione. Secondo me sto scontando le malefatte della vita precedente. Probabilmente ero Jack lo squartatore.

venerdì 13 aprile 2012

One direction

È una settimana che gruppi di ragazzine vengono in libreria chiedendoci il libro degli One direction (Justin Bieber ormai è troppo vecchio, questi hanno ancora i denti da latte). Finalmente il libro arriva (non senza polemiche sui tempi per averlo, c'è stata una ragazzina che per protesta voleva incatenarsi davanti alla libreria) e nel giro di tre giorni tutte le copie finiscono nelle mani di cirule che hanno imparato prima a strapparsi i capelli per le boy band e poi a camminare.
La scena, che si ripete più e più volte al giorno è questa:
Ragazzina: “Ciao avete gli One direction?”
Io: “In persona?”
Ragazzina: “Ehm.... magari... no il libro.”
Io: “Purtroppo sì!”
Ragazzina con occhi che luccicano e sguardo sognante: “Davvero? Oh mamma! Oh mamma! Che bello! Che bello? Dov'è?”
Io: “Scherzavo l'ho finito!”
Ragazzina sull'orlo di una crisi di nervi (trasformazione da Candy Candy a Freddy Krueger): “Finito? FINITO? No! Come finito? No! No!No!”
Io: “Dai guarda ne ho ancora qualche copia.”
La ragazzina me la strappa dalle mani (è tornata Candy Candy) e lo stringe forte.
Altre scene prevedono mandrie di ragazzine che scendono le scale urlando, mamme dallo sguardo supplichevole: “La prego è la ventesima libreria che facciamo....”, ragazzini invidiosi che danno dei froci agli One direction e poi, appena le amichette se ne sono andate, sfogliano ansiosi il libro.
La scena più triste (e gustosa) l'abbiamo vista con l'ultima copia del libro tanto conteso. Due ragazzine che quasi si menano:
“L'ho toccato prima io!”
“Pero' l'ho visto prima io!”
“Mollalo è mia!”
“No, è mio!”
Che dire noi avevamo i Take That queste hanno gli One Direction.
Ognuno ha quel che si merita a quanto pare.
Sono queste le cose che mi fanno capire quanto sono vecchio ormai....

giovedì 12 aprile 2012

Chi prima arriva...

“Scusi sto cercando la nuova edizione dei test per il concorso da infermiere.”
“Conosce la casa editrice?”
“Alpha test.”
Faccio una breve ricerca.
“In commercio c'è ancora l'edizione 2010. L'edizione 2012 uscirà a maggio.”
“Mmmm.... mi scusi ma se in questa libreria arriva a maggio per me è troppo tardi, la vado a comprare da un'altra parte!”
“Mi perdoni signora, forse mi sono spiegato male. La nuova edizione uscirà a maggio, in commercio ancora non c'è.”
“Sì, sì ho capito. La vado a comprare in una libreria in cui arriva prima.”
Ma che ho fatto di male io?

mercoledì 11 aprile 2012

Non sono grasso (è che mi disegnano così).

La Collega bebé a bordo:
"Marino questi pantaloni ti ingrassano! Son belli eh! Però ti fanno un po' pienotto!"

TITOLO DEI GIORNALI DEL 12/04/2012:

NEOMAMMA E LIBRAIA TROVATA STRANGOLATA IN LIBRERIA.

Avvertite Vespa di preparare il plastico della libreria per una puntatona con molte sorprese.

martedì 10 aprile 2012

Sacher o Sacer?

Succede a: LA COLLEGA FEMMINISTA.

Si avvicina un cliente.
“Scusi ha Homo Sacher di Giorgio Agamben.”
“Homo Sacer?”
“No, no Homo Sacher!”

Trama del libro:
Homo Sacher, figlio di Nanni Moretti, nasce con una enorme voglia a forma di torta Sacher sulla fronte. Da qui il dramma esistenziale di un uomo che odia le torte al cioccolato. Un intenso trattato filosofico sull'odio, l'amore, il disgusto per la torta Sacher scritto da uno dei maggiori Chef Patissier viventi: Giorgio Agamben (Ribattezzato il Sacherologo per la profonda conoscenza spirituale delle torte Sacher).

sabato 7 aprile 2012

Una lampadina impertinente

Nella saletta d'arte c'è una lampadina che si sta fulminando e fa un rumore fastidioso, una signora mi guarda:
“Mi scusi ma che cos'è questo rumore?”
“Temo sia la lampadina signora.”
Lei mi guarda, io la guardo.
Lei fa un'espressione impaziente io la guardo ancora senza aprire bocca, a un certo punto sbotta:
“Allora? Ha intenzione di fare qualcosa o no?”
Signora lei non lo sa ma sto cercando di entrare in connessione mentale con la lampadina per farla smettere di rumoreggiare!

venerdì 6 aprile 2012

AMAZON

Quel che noi sappiamo di Amazon è presto detto: fornisce un ottimo servizio, risposte in tempo reale, i libri arrivano nel giro di 24 ore, permette ai propri clienti di acquistare materiale a prezzi stracciati e non fa pagare le spese di spedizione. Amazon è il paradiso digitale dei lettori e delle lettrici. Poco importa che il rapporto umano venga annullato, è il progresso così come l'uomo l'ha voluto: una meravigliosa solitudine digitale che si trasforma, purtroppo in alcuni casi, anche in una solitudine reale. Su Amazon si compra bene, basta una carta di credito e un collegamento internet. Non si fa coda in libreria, si trova tutto ciò che si cerca, i libri ti arrivano direttamente a casa, non devi lottare contro librai maleducati e ignoranti che ti trattano male e non sono preparati (magari cominciamo a chiederci il perché).
Amazon è il futuro, il faro che illumina le strade degli imprenditori che si nascondono dietro il progresso per portare “innovazione”. A mio parere spesso è solo mancanza di coraggio, intelligenza e capacità, copiare e adattarsi al mercato, anche se si tratta di un mercato sbagliato, è più facile e più remunerativo che cercare di cambiare lo stato delle cose.
Ma non voglio parlare di questo.
E neppure delle librerie che, proprio a causa della concorrenza spietata di Amazon, hanno dovuto chiudere i battenti.
Voglio parlare di lavoro e di regole e di “diritti” questa parola astrusa che ha tanto il sapore di vecchia ideologia.
La Collega memoria di ferro mi porta il numero 928 della rivista Internazionale (numero di dicembre 2011) che io, stupidamente, mi ero perso. Già dal titolo si intuisce che non sarà una passeggiata: “Amazon vuole prendersi tutto il mondo”.
La mia attenzione cade su un articolo dei Wu Ming (lo trovate qui) in cui viene messa in evidenza l'inchiesta del quotidiano della Pensylvania, The Morning Call (lo leggete in lingua originale qui) primo quotidiano a mettere in luce aspetti non proprio trasparenti di Amazon.
Vi riporto solo uno dei passaggi chiave:
“Il quadro è cupo: estrema precarietà del lavoro, clima di perenne ricatto e assenza di diritti;
ritmi inumani, con velocità raddoppiate da un giorno all’altro (da 250 a 500 “colli” al giorno, senza preavviso), con una temperatura interna che supera i 40° e in almeno un’occasione ha toccato i 45°; provvedimenti disciplinari ai danni di chi rallenta il ritmo o, semplicemente, sviene (in un rapporto del 2 giugno scorso si parla di 15 lavoratori svenuti per il caldo); licenziamenti “esemplari” su due piedi con il reprobo scortato fuori sotto gli occhi dei colleghi”.
Si parla di lavoratori e di lavoratrici, di quelle persone che inscatolano i libri e li fanno arrivare nelle nostre case in 24 ore, senza spese di spedizione e con sconti appetitosi.
Non so se le cose sono cambiate dopo lo scandalo ma so che certe cose non dovrebbero accadere.
Punto.
E stiamo attenti a pensare: “tanto accade agli altri”, perché, in realtà, questa cosa sta già accadendo a tutti noi. Pensiamo alla Fiat e a quello che quotidianamente viene imposto alle operaie e agli operai. Ma pensiamo anche alla riduzione di personale, ai turni e alle richieste sempre più pressanti di alcune aziende. Come se il lavoro fosse un “favore” che l'azienda ti fa.
Non voglio aggiungere altro, davvero, non una sola parola su Amazon. La gente si deve creare una propria idea confrontando, magari, interviste e interventi, ricerche e testimonianze. Se volete approfondire leggete gli articoli.
Io chiudo facendo un altro paragone: Apple.
Gente in fila per tutta la notte per il nuovo rivoluzionario oggetto tecnologico, Steve Jobs santificato, un'immagine piaciona e irreale (come se tutte le aziende che hanno a che fare con la rete e la tecnologia fossero esenti da sfruttamento del lavoro). Sono ancora i Wu Ming a riportare dati concreti:
“L’anno scorso ha fatto scalpore, prima di essere sepolta da cumuli di sabbia e silenzio, un’ondata di suicidi tra gli operai della Foxconn, multinazionale cinese nelle cui fabbriche si assemblano iPad, iPhone e iPod.
In realtà le morti erano iniziate prima, nel 2007, e sono proseguite in seguito (l’ultimo suicidio accertato è del maggio scorso; un altro operaio è morto a luglio in circostanze sospette). A essersi uccisa, nel complesso, è una ventina di dipendenti. Indagini di vario genere hanno indicato tra le probabili cause tempi infernali di lavoro, mancanza di relazioni umane dentro la fabbrica e pressioni psicologiche da parte del management.
A volte si è andati ben oltre le pressioni psicologiche: il 16 luglio 2009 un dipendente 25enne di nome Sun Danyong si è gettato nel vuoto dopo aver subito un pestaggio da parte di una squadraccia dell’azienda. Sun era sospettato di aver rubato e/o smarrito un prototipo di iPhone”.
Sapete qual'è stata la decisione della Foxconn per prevenire i suicidi?
“Ha installato delle retianti-suicidio.”

giovedì 5 aprile 2012

Nei pascoli di Celati

“Ciao sto cercando Vite al pascolo di Celati!”
Il famoso libro sulle tre capre di provincia, alla fine degli anni sessanta, che parlano, al pascolo, di maglioni di cashmere e erba fresca (che magari si fumano pure).

Gianni Celati Vite di Pascolanti (Nottetempo, euro 7, 133 pagine)

mercoledì 4 aprile 2012

Gli sconti non finiscono mai

Giusto per ribattere a chi sostiene che la nuova legge sugli sconti ha influito negativamente sulle tasche dei compratori (lo so che è un terreno minato ma mi piace stuzzicarvi), vi faccio presente che:
  • Il catalogo Oscar Mondadori è rimasto in sconto al 25% tutto il mese di marzo e adesso, lo stesso catalogo, passa al 15% sino a fine aprile.
  • Le collane: Farsi un'idea, Universale Paperbaks e Le vie della civiltà della casa editrice Il Mulino sono in sconto al 20% sino al 15 di aprile.
  • Il primo di aprile è iniziata la campagna Laterza che vede tutto il catalogo (tranne l'economica Laterza) scontato al 20% sino al 30 aprile.
  • La collana I numeri primi è in sconto, sino a fine mese, al 25%.
  • Il catalogo della casa editrice Il Saggiatore (esclusa la collana economica) è in sconto per tutto il mese al 25%.
  • La casa editrice Coconino ha messo in sconto, per tutto il mese di aprile, il proprio catalogo al 25%
  • Da oggi (4 aprile) va in sconto al 25% la collana PBA della casa editrice Adelphi.
Che dire? La libreria straripa di bollini con il segno – e ogni casa editrice ci ha letteralmente sommersi di materiale pubblicitario.
È un buon segno? Non lo è?
Sicuramente in un mondo abituato al vivere “l'oggi” senza mai guardare al futuro è un buon segno per le tasche di chi compra (e siamo così pochi in Italia a leggere libri che abbiamo bisogno di attenzioni e coccole). Temo lo sia molto meno per le case editrici, sia per quelle che possono ancora fare gli sconti e, soprattutto, per quelle che proprio non possono permetterselo. Intanto i dati sulle librerie sono allarmanti, basti pensare che un colosso come la FNAC sta pensando di chiudere le librerie italiane e di vendere le altre. Non pensate che ai gruppi “storici” in Italia le cose vadano meglio. Sinceramente non so immaginare un futuro senza librerie e senza libri di carta.
Ma forse sono un illuso, un sognatore e un nostalgico.
È meglio che mi iscriva a un corso per diventare gelataio.

martedì 3 aprile 2012

Le ragioni dell'editoria


C’è tutta l’esperienza dell’uomo d’altri tempi nelle parole di Gianandrea Piccioli intervistato da Simonetta Fiori per Repubblica (in edicola oggi). Un curriculum di tutto rispetto, una conoscenza approfondita del settore libri, un’idea chiarissima di come sia cambiato il mondo dell’editoria. Mi rincuora scoprire che ci sono persone che non hanno perso la testa e che sanno bene che con tutte le stronzate new age che ci propinano oggi nel mondo dell’editoria ( e sto parlando di meccanismi non di libri sulla new age) sprofonderemo nelle sabbie mobili della “nuova” economia.
Riporto solo due passaggi dell’intervista e vi invito a leggere l’articolo che merita davvero. Alla domanda: “Quando l’editoria ha cominciato a cambiare?”, Piccioli risponde: “Quando l’editoriale ha ceduto il passo al commerciale. Prima i libri venivano decisi dal consiglio editoriale, che poi doveva confrontarsi con l’ufficio commerciale… Oggi il rapporto s’è rovesciato. È il commerciale che decide le linee del prodotto…  Il best seller, per esempio, si è trasformato in un genere. Ha perso unicità ed è diventato una collana. Così la qualità si abbassa… “
Altra domanda: “Lei ha lasciato una decina d’anni fa. L’editoria era già mutata?”
“Cominciava allora. Feci a tempo a frequentare i nuovi corsi tenuti dagli strateghi del marketing. Stranissimi e gentili signori spiegavano come doveva essere la mia postura mentre parlavo con i redattori, le spalle inclinate in un certo modo, non ricordo se io seduto e loro in piedi, o loro seduti e io in piedi…”
E questo, signori, è quello che avviene oggi.

Il libro dei librai suicidi 3

Scalare la montagna di altovendenti da 9,90 e fare Body Jumping senza elastico, facendosi cadere sul libro: "Nel mare ci sono i coccodrilli" per essere sicuri di non avere scampo.

lunedì 2 aprile 2012

Religionando (ovvero: di religione parlando)

Come avrete intuito non sono credente. Anni fa mi sono sbattezzato, è un gesto simbolico, lo so, ma ho fatto una scelta e ho deciso di essere coerente sino in fondo. Ho, però, profondo rispetto per chi crede o, per meglio dire, ce l'ho per coloro che hanno una forte spiritualità che si materializza, poi, nell'amore per le altre persone. Vi chiedo quindi di non leggere in modo sbagliato questo post perché, mentre lo scrivo, penso proprio a coloro che credono in un disegno “divino” (che non sono io vestito come Lady Gaga) più ampio.
Da diversi anni la casa editrice Piemme pubblica una collana, Incontri, che annovera, fra i maggiori nomi di richiamo: Paolo Brosio, Al Bano, Legrottaglie, Dalila Di Lazzaro e altri ex qualcosa che hanno trovato, sulla propria strada, la redenzione. Mi rendo conto che ognuno di noi ha le proprie esperienze e il proprio retaggio culturale ma, diciamocelo, è chiaro che di “religioso” in questi libri c'è ben poco. Sono libri autocelebrativi in cui vi è un senso della religione “take away”, in cui pregiudizi, esperienze, visioni, spesso completamente distorte degli eventi e del senso religioso, si mescolano senza troppe pretese a gossip e fantasie varie. Considero Piemme una delle peggiori case editrici sul mercato ma questa è una considerazione del tutto personale, mi baso sui fatti e sulla lettura (povero me) di alcuni di questi testi (mi voglio male).
Eppure sono libri che vendono moltissimo (così come vende tanto L'ultimo esorcista di padre Amorth) e questo mi spinge a pensare che esista un substrato di persone pronte a credere a qualsiasi cosa, terribilmente ignoranti nel campo della teologia, gente che preferisce un libro di un qualsiasi personaggio famoso che magari ha trovato il modo, attraverso la fede, di fare qualche soldo o di tornare alla ribalta delle cronache, piuttosto che concedersi la lettura di un libro (e ce ne sono tanti) che parli seriamente di spiritualità.
Trovo anche che ci sia un messaggio pericoloso in tutto questo perché se uno di questi personaggi, a un certo punto, scrive che gli omosessuali possono “guarire” grazie alla Madonna di Lourdes o a Padre Pio o se qualcun altro sostiene che le malattie si possono sconfiggere con la preghiera troverà, prima o poi, qualcuno che non ha modo di crearsi una propria idea o che non ha un senso critico delle cose, disposto a credere alla sciocchezza del momento solo perché a dirlo sono stati Brosio o Al Bano.
Trovo, infine, questo modo di spacciare la religione davvero di cattivo gusto oltre che di basso livello. Arrivo anche a dire che, dal mio punto di vista, oltre che degradante è anche offensivo nei confronti di coloro che hanno una concezione matura della spiritualità.
E mo basta eh?