giovedì 31 maggio 2012

Contapassi (lunghi e ben distesi)


Vado a trovare un'amica che lavora in un negozio (non è una libreria), in un centro commerciale. Mi avvicino alla porta e lei spalanca gli occhi e comincia a sbracciarsi:
“Non entrare!”
Urla.
Io rimango impietrito, mi guardo intorno, penso che forse hanno messo delle mine anti uomo e rimango immobile. Lei si avvicina alla porta, a una certa distanza, con un foglio di carta in mano e lo piazza davanti a una fotocellula.
“Ecco ora puoi entrare!”
Mi dice, la guardo perplesso.
“Che succede?”
“Il contapassi.”
“Cosa?”
“Hanno istallato un contapassi. Se tu entri vieni contato come cliente, alla fine della giornata, dopo che abbiamo mandato i dati in sede, qualcuno li analizza. Fanno un paio di conti, contano quante persone sono entrate nel negozio, quanti scontrini sono stati emessi, quanti e quali pezzi sono stati venduti e poi mettono a confronto i dati nei diversi giorni. Se per esempio tu entri e non compri niente o fai un acquisto poco costoso sullo scontrino con il mio codice (ogni commesso/a ha un codice personale) o durante il mio turno e magari le colleghe hanno fatto scontrini con cifre più alte o in numero maggiore.... bé, insomma, i toni delle telefonate non sono molto cordiali, mettiamola così.”
“Ah.”
“E per cosa poi? Tanto hanno già deciso di chiudere il negozio, anche se nessuno ancora ha avuto il coraggio di dirlo apertamente. Probabilmente ce lo diranno il giorno prima.”
“In realtà, però, io sono venuto anche per acquistare oggi....”
“Ok!” Mi dice rassegnata “Torna fuori e poi rientra!”
E copre nuovamente, per farmi uscire, il contapassi.
Benvenuti/e nei magnifici Tempi moderni!

mercoledì 30 maggio 2012

Libraio Indiana Jones


Noi librai coraggiosi non abbiamo paura di niente!
Mentre sono ancora a casa, martedì 29 maggio, e mi sto preparando un caffè prima di affrontare una durissima giornata di lavoro, vedo la mia gattona nera accucciarsi a terra e venirmi fra le gambe miagolando. Parte la scossa di terremoto e lei ha la brillante idea di conficcare le sue unghiette affilate nel mio polpaccio destro così che, alla fine, sono più impegnato a cercare di convincerla a lasciarmi andare il polpaccio che a scappare fuori casa.
Mi assicuro, una volta liberato dalla gatta, che sia tutto in ordine, faccio un giro di telefonate per sentire se le persone che conosco stanno tutte bene, mi affaccio un attimo su facebook per vedere le novità e poi  inforco la bicicletta e vado in stazione.
Scopro per puro caso, visto che nessuno ha pensato di avvertire le persone in attesa del treni (nessun annuncio vocale e nessuna segnalazione sugli appositi schermi), che i treni non partono. Corro alla stazione degli autobus e vengo accalappiato da una vecchietta che mi racconta che lei non ha sentito il terremoto. E poi mi racconta tutto quello che ha fatto in mattinata. E il giorno prima. E la settimana prima. E il mese prima. Salgo, finalmente, sull'autobus e arrivo, dopo un ora e mezza, a Bologna. Arrivo, ansimante e con due ore di ritardo, al lavoro ed ecco altre due belle scosse di terremoto.
Usciamo in strada e ci rimaniamo una decina di minuti.
Pensate sia finita qui?
Eh no care/i mie/i perché, come in una scena apocalittica, arrivano (squillo di trombe) le API!
Un enorme e bellissimo sciame di api invade il centro di Bologna. Gente nel panico che corre a destra e a manca, vigili che fischiano contro le persone che vanno in mezzo allo sciame per fotografare le api.
Insomma il delirio.
Poi dicono che il lavoro del libraio è monotono!

P.S
Torno serio per un minuto. Fortunatamente a Bologna e Imola non abbiamo avuto grossi danni e non mi risultano vittime. Ma siamo in allerta e ci sono luoghi, qui in Emilia Romagna, in cui il terremoto ha portato morte e distruzione. Ci sono molte associazioni che si sono attivate per portare aiuto alle popolazioni più bisognose, io vi segnalo il sito della regione Emilia romagna che si è attivata per la raccolta fondi. La trovate QUI
Per quel che può valere il mio pensiero va alle famiglie delle vittime di questo terremoto e a chi ha perso tutto ciò che aveva. 

martedì 29 maggio 2012

Ai confini della realtà...


Trovo dei libri fuori posto, abbandonati al settore di storia. Capita spesso che i clienti prendano i libri, li leggano, e poi li abbandonino in giro per la libreria. Questi però sono impilati ordinatamente, mi guardo in giro per capire se sono di qualcuno ma la sala è vuota quindi, pazientemente, li risistemo. Dopo mezz'ora arriva un signore:
“Ha visto i miei libri?”
Mi fa senza nemmeno salutare e con tono piuttosto infastidito.
“Come scusi?”
“Avevo lasciato dei libri al settore di storia.”
“Ah mi scusi non ho visto nessuno e li ho rimessi a posto.”
“Rimessi a posto?”
Ok, giornata difficile.
“Sì ma li riprendo, ricordo i titoli.”
“Ecco, bravo.”
Cerco di raffreddare il bollore che mi sta mandando in cortocircuito il cervello, prendo i libri del signore che, nel frattempo, ha preso altri libri da altri settori e poi ha fatto una nuova piletta, questa volta al settore di attualità e politica.
“Ecco i suoi libri.”
“Bene!”
Mi dice e poi sale le scale e scompare.
Aiuto adesso non so se rimettere a posto i libri o lasciarli così come li ha sistemati il signore.
Ho paura!

P.S
Se volete vedere la mia intervista su Booksweb con Alessandra Casella cliccate QUI

lunedì 28 maggio 2012

Una questione aperta


C'è una cosa che mi colpisce sempre moltissimo. Se entrate in una libreria e vi mettete a contare il numero di donne che lavorano in questo campo vi renderete conto, con molta probabilità, che sono molte di più dei colleghi maschi. Spesso anche i ruoli di direzione dei vari punti vendita sono affidati a donne. Man mano che si sale nella catena dirigenziale, però, (e questo in ogni lavoro) le donne diminuiscono sino, in molti casi, a scomparire completamente. L'ambiente culturale non fa differenza. Tralasciando, in questa sede, il grave problema della mancanza di figure femminili nei ruoli di potere (e, permettetemi la battuta, probabilmente le cose vanno così male anche per questo motivo) vorrei portare tre esempi importanti per evidenziare il problema. Partiamo dalla televisione (no non voglio parlare del ruolo riservato alle donne in certi palinsesti, ci sono già ottime studiose del fenomeno che lo spiegano molto meglio di me). Recentemente su vari siti e blog femminili e/o femministi ho letto alcune riflessioni sulla mancanza di voci femminili alla trasmissione evento dell'anno: “Quello che non ho”. Spesso non ci facciamo neppure caso, abituati come siamo a vedere maschi in ogni anfratto della società, non ci accorgiamo della mancanza di spazi a coloro che, di fatto, in Italia, sono una buona fetta della cultura. Se escludiamo i ruoli di “assistente” o gli interventi di alcune figure “divertenti”( come la Littizzetto o Geppi Cucciari giusto per citare due persone che vanno per la maggiore in questo periodo) ci renderemo immediatamente conto che i palinsesti televisivi sono chiaramente dominati da figure maschili. La stessa cosa avviene nel panorama culturale. È provato che le donne leggono in percentuale decisamente più alta rispetto ai maschi, eppure, quando leggiamo un intervento, 9 volte su 10 è scritto da un uomo.
Il secondo esempio riguarda l'Almanacco Guanda 2012. Su 30 interventi (esclusi i nostri racconti alla fine dell'almanacco) solo 5 sono di addette ai lavori. Che cosa significa questo? Forse che non ci sono donne che lavorano negli ambienti culturali? Al contrario, le donne sono moltissime. Quindi? Come mai gli interventi delle donne sono sempre un decimo rispetto a quelli dei colleghi maschi? Come mai è così facile trovare figure maschili occupare ruoli dirigenziali? Non voglio farne una questione di quantità, non credo nelle quote rose, è ovvio che c'è una questione di qualità. E proprio perché parliamo di qualità dovrebbero esserci molti più interventi di donne. Non posso credere che si tenda sempre e comunque a favorire le figure maschili anche in contesti in cui le donne hanno sia un primato numerico che qualitativo.
Ultimo esempio.
A giugno Repubblica organizzerà a Bologna una manifestazione dal titolo: Scrivere il futuro. Ebbene speriamo che sia un futuro in cui a scrivere non siano solo i maschi visto che su 92 relatori 76 sono maschi e solo 15 femmine.
Ora, lo dico senza nessuna esitazione, abbiamo un problema. È un problema enorme che ci riguarda tutt* Prima apriamo gli occhi prima usciremo da questa società bigotta, patriarcale e terribilmente maschilista.

venerdì 25 maggio 2012

La libreria è (anche):


Il cliente che, dopo aver visto una trasmissione che tratta un certo argomento (facciamo finta si tratti di fisica quantistica), viene in libreria a chiedere libri e comincia a spiegarmi l'importanza di quella materia. Sino al giorno prima non aveva idea di cosa fosse ma dopo aver visto due ore di trasmissione è un vero esperto in materia.
Ma che dico esperto.
Praticamente la fisica quantistica l'ha inventata lui!

giovedì 24 maggio 2012

Soddisfazioni.


Una ragazza:
“Ciao posso chiedere a te per un libro?”
“Certo, dimmi pure.”
“Sto cercando La decadenza degli intellettuali di Bauman?”
“Sì, te lo prendo.”
“Ce l'hai?”
“Sì.”
Lei, stupita:
“Dici sul serio?”
“Sì.”
“Che bello sono stata alle Coop e alla Feltrinelli e non lo avevano!”
“Scusa, arrivo subito, devo andare un attimo in magazzino.”
In magazzino davanti alla collega Pazienza finita:
“Ah, ah, ah, ah! Sono il libraio migliore del mondo! Ah, ah, ah, ah, ah!”
Chi è il libraio migliore del mondo? Chi è? Eh? Eh? Eh? Sono io! Sì, sì, sì! Libraio più bravo del mondo batte librai Feltrinelli 1 a 0!!!!!!

mercoledì 23 maggio 2012

Sopravvivenza


Cliente:
“Ah buongiorno, mi deve assolutamente aiutare, sa devo fare un regalo alla nipote di un'amica di famiglia, una di quelle di vecchia data, ci conosciamo sin da bambine che mi ricordo andavo a casa dai suoi genitori d'estate che avevano un giardino bellissimo e poi, avrò avuto sei, sette anni, ci portavano al mare. Non era mica come adesso, sti bambini, sempre attaccati al computer o al cellulare, noi si andava in giro per le campagne, per i boschi o al mare... comunque è un'amica importante, ha capito vero? E sua nipote, che anche lei la conosco da bambina che veniva a casa nostra e mia figlia la faceva sempre giocare e poi l'aiutava a fare i compiti e dopo le preparavo la merenda, guardi è come se fosse figlia mia. Insomma si laurea e vorrei farle un bel regalo, non un libretto, eh? Qualcosa di bello che ci tengo tanto e mica voglio fare brutta figura con la mia amica che ci conosciamo da tanto tempo....”
NEL FRATTEMPO, NELLA MIA TESTA:




martedì 22 maggio 2012

Il futuro che vogliamo.

Ho cominciato, negli ultimi tempi, a provare una certa insofferenza nei confronti di chi fa cultura “dall'alto” senza sapere cosa accade, quotidianamente, fra la gente comune.
Inutile nascondersi dietro un paravento. Questa crisi, che è una crisi terribile che sta distruggendo interi settori e, purtroppo, anche le vite e la quotidianità di molte persone, ha investito il settore della cultura come un treno ad alta velocità. Parlo del mondo dei libri, che è quello che conosco meglio, ma sono pronto a scommettere che tutti i settori culturali hanno grossi problemi. Come ho già detto parecchie volte il mondo del libro deve la propria sopravvivenza a un esiguo numero di lettori forti. Lettori, cioè, che leggono (pare) almeno sei libri l'anno. Il che, già da solo come dato, fa un po' di tristezza perché se penso a un lettore forte penso a un lettore o a una lettrice, che legge molto di più.
Leggo, ormai quasi quotidianamente su riviste e giornali, gli interventi di autori, editori, distributori (lascio solo al maschile perché, di fatto, gli interventi sono quasi sempre fatti da maschi e non perché manchino le donne, al contrario. Però, chissà perché, a parlare son sempre i maschi. Stessero zitti ogni tanto non ci troveremmo in questo casino.). Tutti a chiedersi il perché del declino del libro, tutti pronti a scaricare le colpe su altri, a vaneggiare sugli e book e molto altro. Gli interventi che mi fanno più rabbia sono quelli di “intellettuali” che professano l'importanza del libro, dei librai e delle libraie facendo ragionamenti astrusi su un mondo che, di fatto, non esiste più.
Il mercato del libro è, e come non potrebbe esserlo, appunto, un mercato. Per produrre occorre vendere, se non vendi non hai le materie prime (e nemmeno l'interesse) per continuare a farlo.
Vi chiedo scusa, davvero, è un argomento complesso non voglio trattarlo in modo superficiale, ognuno ha il proprio punto di vista, ci sono tante componenti da prendere in considerazione però, vi prego, risparmiatemi l'ipocrisia.
Almeno questo.
Risparmiatemi i grandi discorsi sul futuro del libro, dell'editoria e del mestiere del libraio se poi, nei fatti, si va nella direzione dello sfacelo totale..
Soprattutto, evitiamo di raccontare palle, per favore, perché coloro che professano l'importanza della figura del libraio e la sua formazione, sono, alla fine, coloro che tagliano i margini d'azione dei librai e delle libraie, sono coloro che girano lo sguardo dall'altra parte di fronte alla cassa integrazione, sono coloro che, alla fine della partita, tagliano, anche fisicamente, i posti di lavoro.
La mia esperienza la conoscete, non voglio sputare nel piatto in cui mangio, amo il mio lavoro, cerco di farlo al meglio, non voglio disprezzare niente e nessuno.
Però ho la continua sensazione di vivere su una bolla. Una grande, enorme bolla di sapone pronta a esplodere da un momento all'altro.
Ci si lamenta continuamente della scarsa qualità dei libri. Ma chi li pubblica i libri? Perché, poi, questi libri arrivano in quantità elevate in libreria?
Ora, lo dico senza nessun problema, noi facciamo proposte ed esposizioni importanti: contro la mafia, contro la violenza, contro il razzismo, contro l'omofobia e molto altro. Sarebbe ingiusto da parte mia affermare che non mi viene data la possibilità di fare un certo tipo di proposte. E non sarebbe nemmeno giusto impedire ai libri “leggeri” o “di intrattenimento” di stare in libreria. Ognuno deve essere libero di leggere ciò che vuole.
Però poi non mi vengano a dire che devo stare attento alla qualità del libro quando, magari, mi sono appena arrivate cento copie del libro del Mr “Mi sono appena convertito” di turno che sono stato costretto a mettere in un tavolo centrale per dargli visibilità. Non vengano a dirmi che devo stare attento al titolo radical chic che ha avuto una colonnina su Repubblica quando in vetrina sono costretto a mettere l'ennesima Colazione a casa di qualcuno (vetrina pagata fra le altre cose).
C'è un problema, un problema enorme, che assomiglia moltissimo, se proprio vogliamo dirla tutta, al sistema “politico” di questo paese. C'è il gioco del “Fai quel che dico ma non quel che faccio”.
Ci sono tanti editori in questo paese, tanti editori, grandi, piccoli, medi, e ognuno pubblica prodotti diversi. Per mio gusto personale posso dirvi che alcuni editori pubblicano ottime cose, altri cose buone, alcuni accettabili, altri fanno brutti prodotti (o in prevalenza brutti) alcuni fanno pessimi prodotti. È un parere del tutto personale, ovviamente, quello che per me può essere un libro meraviglioso a qualcun altro può non aver detto nulla. E viceversa.
Però, guarda caso, in tante grandi librerie, sono sempre i prodotti “facili” ad essere presenti in quantità superiori.
Siamo abituati a trattare il lettore e/o la lettrice come merce pensando, poi, che non se ne rendano conto.
La verità è che molte “grandi” librerie non hanno fatto molto, negli ultimi anni, per incentivare o proteggere la fascia di lettori e lettrici che ci fanno sopravvivere. Si è detto che è il mercato che va così. Infatti, aggiungo io, possiamo vedere e “gioire” delle conseguenze.
La verità è che tutti inseguiamo il mito di Eldorado, che tutti siamo pronti a sacrificare “il catalogo” umano e librario per andare alla ricerca del best seller, della vendita facile, del successo del momento.
È una politica che paga?
A me sembra proprio di no.
Prendiamo in mano il catalogo “contemporaneo” (non dico quello storico perché ci sono migliaia di importanti pubblicazioni) di alcune grandi realtà editoriali: Mondadori, Rizzoli, Newton & Compton e molte altre. Sfogliamoli questi cataloghi. Salta immediatamente all'occhio la semplicità della fruizione: ci sono libri con copertine simili, con titoli ammiccanti, con belle fascette piene di promesse. Sono libri fotocopia, libri che ho ribattezzato “leggi e dimentica”.
Normale che questi libri ci siano, ci sono sempre stati. Ma oggi sono la fetta più consistente del mercato librario. Alcuni di questi libri vendono bene ma il gioco al ribasso dei prezzi mette comunque in pericolo la loro esistenza perché, che lo vogliamo o no, quel libro qualcuno lo ha pagato e le spese non sono poche: carta, inchiostri, curatori, copertine, editor, autori e autrici, distributori, librerie ecc...
Dietro un libro c'è il lavoro di moltissime persone. Tendiamo a dimenticarlo ma è così.
Ora, quello che mi viene da pensare, è che buona parte dei lettori/lettrici forti, che già si sentono frustrati/e per l'impossibilità economica di poter acquistare lo stesso numero di libri che compravano alcuni anni fa, si siano sentiti/e traditi/e dal mercato del libro e dalle librerie.
La cosa che continuano e ripetermi è che ci si deve adeguare al mercato e la mia risposta è: “Perché”?
Perché se il mercato ha fallito? Perché corriamo, come mandrie impazzite, tutte nella stessa direzione? Ma le avete viste le “grandi” librerie? Non avete notato, come dire, una certa somiglianza?
Sono tutte uguali, signori/e.
Continuiamo ad assecondare un mercato che sta per esplodere.
Ma perché, dannazione, non ci fermiamo un attimo e non pensiamo a come uscire da questo casino invece di continuare a correre verso il baratro?
Una domanda che vorrei fare alle grandi case editrici è: “Pubblicare di tutto e di più, alla fine, paga?”. Basta davvero un best seller azzeccato su una somma di centinaia di fallimenti per ridare ossigeno alle case editrici? A me sembra proprio di no.
Non sarebbe meglio pubblicare meno, scegliere con più attenzione i testi, curarli di più, seguirli? Gli editori sono davvero contenti che un loro titolo abbia una vita che varia, a seconda dei casi, da tre mesi a sei? Persino i grandi successi dopo nemmeno un anno escono in economica (per non parlare delle altre versioni: economica, super economica, Vip, Trip ecc...). Non abbiamo più il tempo di seguire il prodotto libro. Anche questo settore è stato fagocitato dal sistema, è tutto veloce, schizofrenico, impazzito.
Non stiamo andando più da nessuna parte.
Librerie vuote, lavoratori demotivati e isterici, clienti disaffezionati.
Ma è veramente questo il futuro che vogliamo?

lunedì 21 maggio 2012

Ma oggi no.

Per oggi avevo in mente un post sul futuro delle librerie e del libro. Un post arrabbiato per togliermi qualche sassolino dalle scarpe. Ma non me la sento di pubblicarlo oggi. Non dopo un fine settimana disgraziato e triste come questo. Non dopo che qualcuno ha ucciso una ragazzina di sedici anni e ferito altre ragazze di cui una in modo grave. Non dopo che la natura ci ha nuovamente dimostrato quanto siamo piccoli distruggendo vite e paesi. Non dopo essermi svegliato nel cuore della notte cercando il mio compagno per accertarmi stesse bene. Paradossalmente sono le tragedie, anche se per un periodo breve, prima che la quotidianità si riprenda il vizio di dare la vita per scontata, a far aprire gli occhi.
Oggi non me la sento e sono uno sciocco forse. Qualcuno dirà che mi faccio trasportare dall'onda emotiva del momento. Può darsi. Fatto sta che da quando quella ragazza è morta, in quel modo orribile, per mano di uno o più uomini, non ho fatto altro che pensare a mia nipote. Sedici anni e una vita davanti.
Quindi perdonatemi, oggi cronache non va in onda.
Domani ricomincerà tutto come prima.
Domani ricominceremo a parlare di libri e librerie.
Ma non oggi.
Non oggi.
Marino Buzzi

venerdì 18 maggio 2012

Elogio del cliente sonnambulo


Tu che scendi le scale silenziosamente,
attento che nessuno senta i tuoi passi,
e, furtivamente, ti fermi alle mie spalle
mentre io sono impegnato a computer
e non ti vedo,
forse pensi che la mia testa
ruoterà da un momento all'altro
come se fossi la bambina de l'Esorcista
o che spuntino
sul mio capo
un innaturale paio d'occhi.
Eppure niente ti costerebbe
aprire la bocca e fare un verso
battermi un dito sulla spalla
accennare un colpo di tosse.
Quando mi volto,
per puro caso,
scorgendo con la coda dell'occhio
la tua presenza mimetica
tu mi osservi con sguardo severo
e impaziente
come a dire
“Non vedi che sto aspettando?”.
Ma non sei l'unico, o cliente sonnambulo,
a dormire in piedi
che di sorelle e fratelli
ce ne sono numerosi
che si avvicinan alla postazione
e distolgono lo sguardo
ogni volta che presto loro attenzione
e rimangon immobili
e silenziosi
davanti a me
per interminabili momenti
sino a quando
non rivolgo loro la parola
con quella domanda
che aspettan da tempo
“Posso aiutare?”
“Sì”
Mi rispondon sollevati
che se era per loro
rimanevano immobili
senza respirare
pur di non chiedere aiuto.
Nomadicovisembranormale?Chepensatechestoinlibreriaperchémidiverto?Sonoliperaiutare.Sappiatelo!


giovedì 17 maggio 2012

Esperti di settore!


Un signore davanti al settore di fumetti:
“Scusi sto cercando qualcosa di Andrea Pazienza e, magari, anche qualche biografia.”
Io gli faccio vedere le varie edizioni dei libri di Pazienza.
“Benissimo, grazie, e per i libri che parlano di lui?”
“Ho qualcosa in critica letteraria: Fumetti di evasione. Vita artistica di Andrea Pazienza edito da Fandango libri e Vita da Paz di Black Velvet.”
Lui mi guarda perplesso.
“Scusa ma non sarebbe meglio fare una sezione di critica del fumetto, magari alla fine del settore fumetti?”
“In effetti sino a qualche mese fa avevamo un settore del genere. Poi sono arrivati Gli esperti del settore (da annunciare con stacchetto musicale, mani sui fianchi, sguardo languido e boccuccia a culo di gallina) che ci hanno “consigliato” di mettere i libri di critica del fumetto e le biografie in critica letteraria. Qui vogliono solo fumetti, manga e graphic novel.”
“Gli esperti del settore, eh?”
“Già.”
“Che paese straordinario il nostro.”
Ok io adesso lo abbraccio a questo! Che poi è anche un omone e mi ispira sicurezza e protezione.
Che volete da me? Sono solo un povero libraio, ho bisogno di coccole!

mercoledì 16 maggio 2012

Librai. RadioRai3

Ieri, nel corso della trasmissione Il chiodo fisso, che va in onda ogni giorno alle ore 10.50 su Radio Rai 3 e che questo mese è dedicata ai Librai, è andata in onda la mia "intervista". Permettetemi di ringraziare Loredana Rotundo che cura la trasmissione. Per me è stata una vera emozione andare a registrare l'intervista alla sede RAI di Bologna, entrare in sala incisione con un microfono davanti non è cosa che succede tutti i giorni. Da quando sono usciti i miei libri, Confessioni di un ragazzo perbene e Un altro best seller e siamo rovinati, ho avuto l'opportunità di conoscere tanta gente e di vivere esperienze uniche. Voglio ringraziare tutte le persone che si sono date da fare perché questo accadesse. Grazie in particolare a Lorenza Sala, a Raffaella e Martina, a Luciana Tufani, alle persone che continuano a credere nel mio lavoro e a tutt* voi, amiche e amici del blog, che avete la pazienza di seguirmi quotidianamente.
Grazie.
L'intervista la potete riascoltare qui: INTERVISTA

martedì 15 maggio 2012

Una questione di capelli


Un cliente, la settimana scorsa, è venuto a chiedermi un libro. Io ho fatto l'ordine per farglielo arrivare, è tornato in un momento in cui non c'ero ed è andato dalla Collega Pazienza Finita.
Scena:
“Buongiorno vorrei sapere se è arrivato un libro.”
“Lo ha ordinato?”
“Sì.”
“Mi da il numero della prenotazione?”
“L'ho lasciata a casa. Ma non c'è il suo collega? Sa quello con i capelli unti...”
CAPELLI UNTI?????
Bello questo è gel della migliore qualità. Praticamente vendo un rene (non mio) ogni mese per arricchire la mia erborista di fiducia. Li lavo tutte le sere con Shampoo delicati, mi faccio gli impacchi una volta la settimana, una volta al mese li nutro con l'olio di Macassar e i miei capelli NON SONO unti! Ne ho pochi ma quelli che ho cerco di trattarli bene! Sto persino pensando di pagare loro una bella vacanza al mare.
Comunque: libro terminato, non si restituiscono acconti!

lunedì 14 maggio 2012

Greenpeace al salone del libro di Torino


Durante il salone del libro di Torino c'è stata un'incursione, da parte degli attivisti di Greenpeace, agli stand di Giunti e Rizzoli. Come potete leggere nell'articolo e vedere nel video postato su Il Fatto Quotidiano (qui) gli attivisti hanno cercato inutilmente di farsi ascoltare dai due grandi gruppi. Certo forse non era il momento adatto per le due case editrici, lo era molto di più per Greenpeace visto che le occasioni di visibilità, quando si lotta per l'ambiente, sono sempre poche e il salone del libro di Torino è una finestra importante sulla cultura italiana (lo sanno bene i Massoni presenti con un loro stand, pare che stiano cercando di annullare l'aria di cospirazione che gli gira attorno. Peccato non abbiano pensato a distribuire ai bambini lecca lecca con le simbologie massoniche).
Da animalista, ambientalista, vegetariano e rompi scatole quale sono non posso che appoggiare l'iniziativa di Greenpeace.
Vorrei però aggiungere qualcosa.
Rizzoli e Giunti sono fra i marchi più importanti dell'editoria italiana. Entrambi hanno collane riservate ai bambini e agli adolescenti, Giunti, oltre ai libri, fa anche gadget e giochi per bambini.
Gli attivisti di Greenpeace sostengono che: «È dal 2010 - afferma Chiara Campione di Greenpeace - che chiediamo a Rizzoli e Giunti di adottare delle politiche della carta a deforestazione zero senza avere risposte. I libri di questi editori sono contaminati da fibre di legno duro tropicale provenienti dalla distruzione delle ultime foreste indonesiane».
Per Rizzoli risponde Annamaria Guadagni, responsabile dell’ufficio stampa, che sostiene che “Abbiamo già detto in un comunicato che abbiamo accolto le loro contestazioni. La produzione di cui loro parlano riguarda solo il 2-3 per cento della nostra produzione. Stiamo facendo delle verifiche, venisse fuori che hanno ragione, provvederemmo”.
Stesso atteggiamento di apertura da parte di Giunti che si dice disponibile al dialogo (anche se si deve sempre arrivare alla provocazione per averlo, aggiungo io).
Il problema della deforestazione è un problema serissimo che ci riguarda tutti. Oggi esistono tecniche avanzate per evitare lo sfruttamento di zone come l'Amazzonia. Sono i nostri polmoni, i polmoni del pianeta, se li distruggiamo per fare spazio ai pascoli, per aumentare l'obesità della parte ricca e occidentale del mondo (la carne non arriva di certo nel terzo mondo) o per fare carta o, ancora, per costruire o produrre biocombustibile (se volete saperne di più sull'argomento, fra i tanti documenti in rete, vi segnalo la pagina Wikipedia qui) presto non avremo più foreste.
Ma esiste anche un altro problema, è un problema etico, terribilmente umano e riguarda il lavoro minorile. Sono certo che sia Giunti che Rizzoli hanno portato avanti tutte le ricerche sul caso ma non parlare di lavoro minorile, visto che alcuni prodotti vengono fatti in Cina con carta proveniente dall'Indonesia, equivale a mettere la testa sotto la sabbia. Contro il lavoro minorile occorre invece stare sempre molto attenti.
Nessuno, quando si parla, per esempio, di portare il lavoro all'estero che, secondo molti grandi industriali, costa meno, si chiede come mai i costi legati al lavoro sono inferiori. Tolto il discorso della burocrazia, che da noi è vergognosa e non permette di lavorare, e delle tasse occorre però anche dire che se la manodopera costa meno, in paesi come la Cina o in paesi in via di sviluppo, in tanti casi, è a causa della mancanza di tutele nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici. Io credo che tutti i prodotti fatturati, prodotti, assemblati in paesi in cui il lavoro minorile e lo sfruttamento del lavoro femminile e del genere umano in generale, dovrebbero avere (non so se le hanno già) specifiche certificazioni con controlli accuratissimi a livello internazionale. Le grandi industrie, di tutti i settori, dovrebbero in prima persona impegnarsi nel rifiutare lavori, servizi, parti per assemblaggi, prodotti di ogni genere, senza certificazioni. Dovrebbero, inoltre, controllare personalmente che non si faccia uso del lavoro minorile e che lo stato dei lavoratori non sia assoggettabile a quello di schiavi.
Purtroppo mi rendo conto che, invece, il modello che anche il nostro paese ha sposato è quello di risparmiare. Soprattutto sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori.
Mi auguro che Greenpeace, alla fine, riesca ad ottenere qualche risultato. Non voglio comprare giochi o libri per le mie nipoti con il dubbio che quei libri siano stati fatti da altri bambini o che abbiano contribuito alla deforestazione del mondo.

venerdì 11 maggio 2012

Momento topico


In libreria arriva, da esporre, una marionetta di cartone che rappresenta pinocchio.
Una signora si avvicina e mi dice sorridendo:
“Che bello questo Pinocchio. Non ne vedevo da tempo di marionette così.”
“Ci è arrivato qualche giorno fa.”
“Io ne avevo uno simile, però era di legno.”
“Anche io da bambino ne avevo uno di legno.”
Lei stupita.
“Ma dai!”
“Sì, lo odiavo!”
Ho visto il suo sorriso vacillare.

giovedì 10 maggio 2012

Bambini in libreria. Scena 2.


Scende una coppia con due bambini, uno sui cinque anni, l'altro sui tre anni.
La mamma si dirige al settore puericulutra mentre il papà si piazza davanti al settore fumetti.
I due bambini, invece, si mettono davanti alla mia postazione e cominciano a fissarmi.
Sudo freddo.
Li guardo con la coda dell'occhio, deglutisco, faccio finta di lavorare al computer e comincio a sperare che arrivi almeno un cliente.
Invece niente.
Rimango da solo insieme a questi due ciruli, uno si mette le dita nel naso e io spero che poi non appiccichi il contenuto sui miei pantaloni.
“Ciao.”
Mi dice quello più grande.
Ecco lo sapevo che mi rivolgeva la parola. E adesso che gli dico? A quello più piccolo gli cola il naso e ha le manine completamente impiastricciate. Ma chi me lo ha fatto fare di vestirmi da libraio trendy oggi?
“Ciao.”
Dico a denti stretti, cerco di sorridere ma le mie labbra sono incollate.
“Cosa fai?”
Sto cercando di ignorarvi.
Ma non posso dirglielo quindi sospiro.
“Lavoro.”
“E che lavoro fai?”
“Vendo libri.”
“Ci sono i libri per bambini?”
Sì! Sì! Sì! I libri per bambini ci sono e sono nell'altra stanza, abbastanza distanti da me.
“Certo che ci sono e c'è anche una mia collega moooolto simpatica. Sono nell'altra stanza, guarda!”
E gli indico pieno di speranza la sala ragazzi.
Ma i ciruli non si muovono.
Il bimbo più piccolo ormai è sommerso dal suo moccio, sembra Slimer di Ghostbusters, e io sono terrorizzato dai bambini. Devo avere una sorta di Cirulofobia. Ho sempre paura che si rompano e che si facciano male.
“Che cosa stai facendo?”
Ok è giunto il momento di prendermi un caffè, e poi di bere un bicchiere d'acqua, di fare pipì, di mangiare la banana che ho in magazzino, di dare fastidio al magazziniere e di scolarmi un barile di Tererito.
“Sto cercando dei libri con il computer.”
Mi allontano sperando che non mi seguano. Il bimbo più grande comincia a giocare con il mouse, io mi nascondo in magazzino. Torno dopo cinque minuti e i bimbi sono scomparsi.
Traggo un lungo sospiro di sollievo, appoggio la piletta di libri che ho in mano alla mia postazione, mi volto e me li ritrovo davanti.
“Cosa fai?”
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! Ma n'do stanno i vostri genitori? Ma che se volevo un fijo nun me lo facevo?
Non faccio in tempo a rispondere che il bimbo più piccolo da' una manata sulla schiena al fratello più grande, lui non la prende molto bene e comincia a inseguire il fratellino per tutta la libreria. Ben presto il rincorrersi per vendetta lascia il passo al rincorrersi per gioco. Il bimbo più piccolo smocciola in giro per tutta la libreria spingendo, con le sue manine appiccicose, le pilette di libri a terra.
“Ehm... non questo non si fa!”
Dico con voce incerta ma loro se ne fregano alla grande e continuano a correre.
E se poi cadono? E se sbattono la testa? E se si schiantano contro il libro di Pansa?
Mi affaccio nella saletta dei fumetti e guardo il padre dei bambini che continua a leggere, mentre i suoi figli stanno distruggendo tutti i miei settori, beatamente il suo fumetto.
“Mi scusi i bambini potrebbero farsi male...”
Lui alza lo sguardo e i suoi occhi sono carichi di rabbia nei miei confronti.
“Bambini smettetela!”
Dice ad alta voce ma i bimbi manco lo sentono e continuano a correre.
Ho capito come funziona: questi portano in giro per negozi i ciruli, li fanno sfiancare a forza di correre e distruggere tutto, così quando tornano a casa crollano dal sonno.
Indovinate un po', alla fine, dove ha appoggiato le sue manine appiccicose il cirulo più piccolo?
Avete sentito l'urlo disumano del libraio?
È l'urlo di un uomo con l'impronta di due manine unticce sui pantaloni nuovi!


mercoledì 9 maggio 2012

Newton Mondadori


Arrivano in libreria le novità Mondadori, visto che il magazziniere non c'è le apro io e, scatola dopo scatola, saltano fuori libri che mi ricordano qualcosa....
Ehm, vediamo:
Copertina cartonata, titoli accattivanti ( All'improvviso l'estate, Piccoli limoni gialli, L'ultima notte a Madrid, ), immagini colorate, colori sgargianti, volti in primo piano, fascetta che rimanda a vendite astronomiche in altri paesi e/o a capolavori di altri scrittori/scrittrici e, naturalmente, prezzo di copertina a 9,90€
Mi sarò sbagliato, mi dico, forse ho aperto le novità Newton Compton.
Guardo meglio le scatole e, no, non mi sono sbagliato sono proprio le novità Mondadori.
Che strano... non è mai successo di vedere, uno dopo l'altro, prodotti fotocopia (è ironica).
Insomma, che dire, ancora una volta il mercato si adatta e rincorre i “successi”. Alla faccia dell'innovazione e della ricerca.
Adesso puntiamo a saturare per benino il mercato con questi “nuovi” prodotti e poi aspettiamo che qualcun altro abbia un colpo di genio.
Così potremo copiare anche quello...

martedì 8 maggio 2012

Bambini in libreria. Scena 1


Due buoni motivi, che vi racconterò in giornate diverse, per cui preferisco avere una gatta piuttosto che un cucciolo umano (escludendo il fatto che i gatti sono coccolosi, morbidosi e pelosi e non devi cambiar loro il pannolino).

SCENA NUMERO 1

La bimba punta i piedi proprio accanto alla mia postazione e comincia a urlare, nemmeno la stessero scuoiando viva, che vuole un libro. Sembra un antifurto che è andato in tilt. La mamma la guarda imbarazzata, il papà, invece, fa finta di niente e continua a sfogliare un libro davanti al settore di psicologia.
Lei, che da grande sarà soprano, continua a urlare una litania che fa più o meno così:
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH voglio il libro! AAAAAAAAAAAAAAAH e dai comprami il libro! NOOOOOOOOOOOOOOOO non voglio andare via voglio QUEL LIBROOOOOOOO!”
La mamma, che sta tentando di trascinarla via senza successo invoca l'aiuto del marito, il quale, con voce accondiscendente e senza staccare gli occhi dal suo libro, dice alla figlia.
“Dai amore che di libri a casa ne hai tanti e poi non li leggi mai.”
In tutta risposta l'urlatrice alza ancora il tono della voce, fra un po' la mia testa esploderà in stile Scanners, comincio a dare i primi segni di nervosismo e anche la mamma della bambina che cerca, sempre senza successo, di imporsi sulla figlia.
“Basta urlare! Ho detto che non te lo compro!”
“AAAAAAAAAAH VOGLIO QUEL LIBRO! SEI CATTIVA LO VOGLIO; VOGLIO IL LIBRO!”
“Basta!”
“ME LO DEVI COMPRARE, IO LO VOGLIO! AAAAAAAAAAAH!”
I miei occhi si ribaltano all'indietro, ecco sento che sto per essere posseduto, chiamate padre Amon che mi faccia un esorcismo con la Vinaigrette e qualche foglia di insalata (comincio ad avere appetito). La sento, è lo spirito di S.O.S Tata che sta entrando nel mio corpo. Ecco che compaiono i denti affilati, lo sguardo da serial killer e la borsetta da signora bene. Guardo la mamma, guardo la bambina, che non ha smesso un solo istante di urlare, e guardo il papà che, probabilmente, si è reso conto del mio sguardo assassino e del tic nervoso che è ricomparso sotto l'occhio destro.
Come unica soluzione, il papà, non ha niente di meglio da dire che:
“Dai andiamo a comprare il libro.”
La mamma cerca di protestare ma la bambina si è già fiondata nella sala ragazzi. Voi pensate che abbia smesso di urlare? No, naturalmente, perché una volta ottenuto il libro ha ricominciato ad urlare che voleva UN GIOCO!
Ora io invoco lo spirito di S.O.S Tata perché, questa notte, esca da sotto il letto della bambina e cominci a darle inutili consigli sino a renderla una bambina buona e obbediente.
O, in alternativa, che se la mangi e poi sterilizzi i suoi genitori!

lunedì 7 maggio 2012

Significati


Giorni fa Shirley Finzi Loew (Un mio contatto su Facebook) mi ha chiesto di poter tradurre una parte del primo capitolo di Un altro best seller e siamo rovinati in ebraico (qui), ho trovato l’iniziativa davvero simpatica e utile così ho accettato con entusiasmo.  In una e mail che mi ha inviato successivamente mi ha fatto notare che un suo contatto, leggendo la traduzione, è rimasta colpita da una frase che per me non aveva nessun significato: "fare il sapone con la liposuzione della tua vicina".
È davvero interessante notare come una frase che per me era innocua per un’altra cultura assuma il sapore amaro di un passato tragico. Per il popolo ebraico, che ha vissuto un’orribile persecuzione per millenni ed in particolare nel periodo del nazismo, il sapone fatto utilizzando parti umane è una tragica realtà.
A volte dimentico l’importanza e la forza delle parole. Eppure per l’Almanacco Guanda (uscita maggio) ho scritto un pezzo sull’importanza delle parole dal titolo: La parola frocio. Credo che l’intervento del contatto di Shirley abbia aperto una porta nella mia mente: occorre riacquistare l’importanza del significato delle parole, del valore delle frasi, del senso della storia. E occorre comprendere e conoscere le altre culture, sia da un punto di vista culturale che storico. Devo dire che scoprire che una frase scritta da me senza nessun pensiero rivolto alla storia della Shoah (Stavo pensando invece al film Fight Club) ma che ha creato interrogativo nelle lettrici e nei lettori di origine ebraica mi ha riportato con i piedi per terra. Mi ha fatto capire che c’è sempre un senso più profondo nel significato delle parole.

sabato 5 maggio 2012

Il turismo della mela


Un turista entra in libreria con la figlia, lei è al telefono probabilmente con la nonna:
Ragazzina: “Sì siamo arrivati a Bologna alle nove... sì c'è bel tempo, tutto bene, siamo in giro....”
Il padre: “Dille che abbiamo già visitato la Apple store!”
Ma una volta non si andavano a visitare i musei? Le chiese? Le bellezze cittadine? Ma che uno viene a Bologna per andare a visitare la Apple? Ma sta ragazzina che impara così?

Alcuni luoghi da visitare a Bologna:

Basilica di San Domenico
Basilica di San Francesco
Basilica di Santo Stefano
Basilica di San Petronio
Cattedrale di San Pietro
Chiesa di Santa Maria dei Servi
Eremo di Ronzano
Fontana di Nettuno
Le due torri (Torre della Garisenda e Torre degli Asinelli)
Madonna di San Luca (Nelle belle giornate consigliato il percorso a piedi, faticoso ma bellissimo)
Palazzo D'accursio (all'interno la collezione d'arte)
Palazzo dei Banchi
Palazzo dei Notai
Palazzo del Podestà
Palazzo della Mercanzia
Palazzo dell'Archiginnasio
Palazzo Re Renzo
Teatro Comunale
Museo civico archeologico
Museo civico d'arte industriale
Museo civico del Risorgimento e Casa Museo Giosuè Carducci
Museo civico Medievale
MAMBo – Museo civico d'Arte Moderna (vicino c'è la Salara il centro Arcigay di Bologna)
Museo della comunicazione
Museo Ebraico
Museo internazionale e biblioteca della musica
Museo Morandi
Pinacoteca Nazionale
Piazza Maggiore (Bellissima piazza)
La finestra sul canale di Via Piella
C'è l'opportunità di visitare i canali sotterranei di Bologna e, se avete voglia, fatevi un giro a Imola e a Dozza che sono luoghi deliziosi.
Poi andateci alla Apple, Santo Cielo, ma che non sia l'unico scopo della vostra vita...

venerdì 4 maggio 2012

Piuttosto la morte


Dialogo fra una ragazza e un ragazzo.
Lui: “Perché mi hai portato qui dentro?”
Lei: “Voglio comprare un libro.”
Lui: “Un libro?”
Lei, sarcastica: “Sì, è una libreria, vendono libri.”
Lui: “Io non leggo.”
Lei: “Dovresti.”
Lui: “No, è una perdita di tempo.”
Lei, adirata: “Invece no. Magari ti regalo un libro, grazie a mia sorella, per esempio, il suo moroso ha cominciato a leggere.”
Lui: “A me non succederà mai!”
Signorina il suo ragazzo ha ragione. Non lo sa che a leggere i libri si diventa ciechi?

giovedì 3 maggio 2012

Booksweb


Da quando sono entrato alla libreria Shakespeare & Company un pensiero pericoloso sì è insinuato nella mia mente. Mi chiedo da giorni come sarebbe aprire una libreria tutta mia, magari in centro a Imola. Mi vedo andare al lavoro tutte le mattine con un sorriso sul volto, ho già pensato persino all'arredamento e al catalogo, porterei con me la mia gattona, sarebbe bellissimo vederla farsi le unghie sulle poltroncine che ho in mente.
Mi ripeto che, forse, prima o poi, ne aprirò davvero una tutta mia ma per ora non ho il coraggio, non ho i fondi, non ho le possibilità. So che volere è potere. Penso a Nicoletta della libreria Trame a Bologna, per esempio, o agli amici della libreria Igor. Ma non sono mai stato abituato a fare un passo azzardato e ci vorrebbe una sana follia per aprire un'attività in questo momento.
Eppure ci sono persone che quella sana follia l'hanno trovata.
Non sto parlando, in questo caso, di una libreria ma di un sito internet, una vetrina per libri e autori gestita da un gruppo affiatato e coraggioso. Il sito si chiama Booksweb e a idearlo è stata Alessandra Casella. Ho conosciuto Alessandra qualche tempo fa quando sono andato a registrare un video per Booksweb, mi ricordavo di lei come attrice ma anche per il suo impegno in campo culturale ( vi ricordate le trasmissioni: A tutto volume e Bravo chi legge?). Conoscerla, conoscere le persone che lavorano con lei e che partecipano con passione al progetto, mi ha dato l'opportunità di capire quanto sia importante, per alcune persone, la “resistenza” culturale.
Basta visitare il sito per capire l'importanza del progetto, si tratta di un'opportunità, dal mio punto di vista, per tutti coloro che amano la letteratura, di conoscere e capire scrittori e romanzi. Soprattutto mi è piaciuta l'idea che Alessandra e lo staff hanno del proprio lavoro: parlare solo dei libri che si sono amati. Nessuna pressione dall'alto, non si parla solo di best seller, non si invitano solo personaggi conosciuti (io ne sono un esempio visto che non mi conosce nessuno). Insomma un programma democratico dedicato a chi ama i libri e la letteratura. Vi consiglio di visitarlo, sono certo che poi diventerete assidui frequentatori/frequentatrici.
Marino Buzzi

mercoledì 2 maggio 2012

Certi giorni mi sento proprio come...



Libraio che ha perso la pazienza
       ↓
 
                     ↑
 Cliente sconsiderata che non sa a cosa va incontro. 



martedì 1 maggio 2012

Festa dei lavoratori


Giornata importante, il Primo Maggio, Festa dei lavoratori.
Anche se, per come vanno le cose, sarebbe più opportuno chiamarla Festa AI lavoratori!
In ogni caso vi propongo qualche titolo interessante sulla situazione lavorativa in Italia.
Il lavoro è nella costituzione ma non nella quotidianità. Le donne sono le più toccate dalla crisi del mondo del lavoro e si cerca continuamente di riproporre un'economia fallimentare e sbagliata.
Non solo, chi ha ancora il lavoro viene continuamente minacciato, si annullano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in nome del rigore e della crisi.
Insomma le cose non vanno bene.
Soprattutto nel campo culturale.
In altri paesi europei sulla cultura si investe e la cultura ripaga con posti di lavoro e introiti. Da noi, in Italia, paese dall'immenso patrimonio culturale, si preferisce investire sull'industria delle armi e del cemento piuttosto che sulla cultura.
Vorrei lanciare, a questo proposito, un'iniziativa per il blog. Vorrei raccontare storie di vita di gente che lavora nel campo della cultura (dall'editoria al cinema, nessuno escluso), vorrei proporre storie e idee: chi ha perso il lavoro da un giorno all'altro, chi ha proposto modelli diversi, magari di nicchia e vincenti, chi si inventa qualcosa ogni giorno per andare avanti. Raccontatemi le vostre storie di ordinaria sopravvivenza culturale. Contattatemi all'indirizzo e mail: aracno76@libero.it
In attesa che qualcuno abbia la forza di proporre modelli diversi (che già ci sono) vi auguro buone letture e un Primo maggio di lotta e democrazia.
Marino

Stefano Scabbio Genesi di una riforma. Il nuovo mercato del lavoro in Italia. Rubettino edizioni. 9 euro.
Nicola e Marco Costantino, E se lavorassimo troppo? Donzelli editore, 117 pagine, 15 euro.
Stefano Fassina Il lavoro prima di tutto. Donzelli editore, 191 pagine, 16,50 euro
Philippe Godard Contro il lavoro. Eleuthera edizioni traduzione di Guido Lagomarsino, 127 pagine, euro 10,00
Luciano Gallino, Il lavoro non è una merce. Laterza Editori, euro 8,00 pagine 172
Pietro Ichino, Inchiesta sul lavoro. Mondadori, euro 18,00, 240 pagine
Maurizio Landini con Giancarlo Feliziani, Cambiare la fabbrica per cambiare il mondo. Bompiani, euro 15,00 pagine 164
Megale, D'Aloia, Birindelli Salari. Il decennio perduto. Ediesse. Euro 17,00 pagine 400
Chiara Valentini O i figli, o il lavoro. Feltrinelli. Euro16,00. 224 pagine.
Tito Boeri, Pietro Garibaldi. Le riforme a costo zero. Chiarelettere. Euro 13,00. 153 pagine