Ho cominciato, negli ultimi tempi, a
provare una certa insofferenza nei confronti di chi fa cultura
“dall'alto” senza sapere cosa accade, quotidianamente, fra la
gente comune.
Inutile nascondersi dietro un
paravento. Questa crisi, che è una crisi terribile che sta
distruggendo interi settori e, purtroppo, anche le vite e la
quotidianità di molte persone, ha investito il settore della cultura
come un treno ad alta velocità. Parlo del mondo dei libri, che è
quello che conosco meglio, ma sono pronto a scommettere che tutti i
settori culturali hanno grossi problemi. Come ho già detto parecchie
volte il mondo del libro deve la propria sopravvivenza a un esiguo
numero di lettori forti. Lettori, cioè, che leggono (pare) almeno
sei libri l'anno. Il che, già da solo come dato, fa un po' di
tristezza perché se penso a un lettore forte penso a un lettore o a
una lettrice, che legge molto di più.
Leggo, ormai quasi quotidianamente su
riviste e giornali, gli interventi di autori, editori, distributori
(lascio solo al maschile perché, di fatto, gli interventi sono quasi
sempre fatti da maschi e non perché manchino le donne, al contrario.
Però, chissà perché, a parlare son sempre i maschi. Stessero zitti
ogni tanto non ci troveremmo in questo casino.). Tutti a chiedersi il
perché del declino del libro, tutti pronti a scaricare le colpe su
altri, a vaneggiare sugli e book e molto altro. Gli interventi che mi
fanno più rabbia sono quelli di “intellettuali” che professano
l'importanza del libro, dei librai e delle libraie facendo
ragionamenti astrusi su un mondo che, di fatto, non esiste più.
Il mercato del libro è, e come non
potrebbe esserlo, appunto, un mercato. Per produrre occorre vendere,
se non vendi non hai le materie prime (e nemmeno l'interesse) per
continuare a farlo.
Vi chiedo scusa, davvero, è un
argomento complesso non voglio trattarlo in modo superficiale, ognuno
ha il proprio punto di vista, ci sono tante componenti da prendere in
considerazione però, vi prego, risparmiatemi l'ipocrisia.
Almeno questo.
Risparmiatemi i grandi discorsi sul
futuro del libro, dell'editoria e del mestiere del libraio se poi,
nei fatti, si va nella direzione dello sfacelo totale..
Soprattutto, evitiamo di raccontare
palle, per favore, perché coloro che professano l'importanza della
figura del libraio e la sua formazione, sono, alla fine, coloro che
tagliano i margini d'azione dei librai e delle libraie, sono coloro
che girano lo sguardo dall'altra parte di fronte alla cassa
integrazione, sono coloro che, alla fine della partita, tagliano,
anche fisicamente, i posti di lavoro.
La mia esperienza la conoscete, non
voglio sputare nel piatto in cui mangio, amo il mio lavoro, cerco di
farlo al meglio, non voglio disprezzare niente e nessuno.
Però ho la continua sensazione di
vivere su una bolla. Una grande, enorme bolla di sapone pronta a
esplodere da un momento all'altro.
Ci si lamenta continuamente della
scarsa qualità dei libri. Ma chi li pubblica i libri? Perché, poi,
questi libri arrivano in quantità elevate in libreria?
Ora, lo dico senza nessun problema, noi
facciamo proposte ed esposizioni importanti: contro la mafia, contro
la violenza, contro il razzismo, contro l'omofobia e molto altro.
Sarebbe ingiusto da parte mia affermare che non mi viene data la
possibilità di fare un certo tipo di proposte. E non sarebbe nemmeno
giusto impedire ai libri “leggeri” o “di intrattenimento” di
stare in libreria. Ognuno deve essere libero di leggere ciò che
vuole.
Però poi non mi vengano a dire che
devo stare attento alla qualità del libro quando, magari, mi sono
appena arrivate cento copie del libro del Mr “Mi sono appena
convertito” di turno che sono stato costretto a mettere in un
tavolo centrale per dargli visibilità. Non vengano a dirmi che devo
stare attento al titolo radical chic che ha avuto una colonnina su
Repubblica quando in vetrina sono costretto a mettere l'ennesima
Colazione a casa di qualcuno (vetrina pagata fra le altre cose).
C'è un problema, un problema enorme,
che assomiglia moltissimo, se proprio vogliamo dirla tutta, al
sistema “politico” di questo paese. C'è il gioco del “Fai quel
che dico ma non quel che faccio”.
Ci sono tanti editori in questo paese,
tanti editori, grandi, piccoli, medi, e ognuno pubblica prodotti
diversi. Per mio gusto personale posso dirvi che alcuni editori
pubblicano ottime cose, altri cose buone, alcuni accettabili, altri
fanno brutti prodotti (o in prevalenza brutti) alcuni fanno pessimi
prodotti. È un parere del tutto personale, ovviamente, quello che
per me può essere un libro meraviglioso a qualcun altro può non
aver detto nulla. E viceversa.
Però, guarda caso, in tante grandi
librerie, sono sempre i prodotti “facili” ad essere presenti in
quantità superiori.
Siamo abituati a trattare il lettore
e/o la lettrice come merce pensando, poi, che non se ne rendano
conto.
La verità è che molte “grandi”
librerie non hanno fatto molto, negli ultimi anni, per incentivare o
proteggere la fascia di lettori e lettrici che ci fanno sopravvivere.
Si è detto che è il mercato che va così. Infatti, aggiungo io,
possiamo vedere e “gioire” delle conseguenze.
La verità è che tutti inseguiamo il
mito di Eldorado, che tutti siamo pronti a sacrificare “il
catalogo” umano e librario per andare alla ricerca del best seller,
della vendita facile, del successo del momento.
È una politica che paga?
A me sembra proprio di no.
Prendiamo in mano il catalogo
“contemporaneo” (non dico quello storico perché ci sono migliaia
di importanti pubblicazioni) di alcune grandi realtà editoriali:
Mondadori, Rizzoli, Newton & Compton e molte altre. Sfogliamoli
questi cataloghi. Salta immediatamente all'occhio la semplicità
della fruizione: ci sono libri con copertine simili, con titoli
ammiccanti, con belle fascette piene di promesse. Sono libri
fotocopia, libri che ho ribattezzato “leggi e dimentica”.
Normale che questi libri ci siano, ci
sono sempre stati. Ma oggi sono la fetta più consistente del mercato
librario. Alcuni di questi libri vendono bene ma il gioco al ribasso
dei prezzi mette comunque in pericolo la loro esistenza perché, che
lo vogliamo o no, quel libro qualcuno lo ha pagato e le spese non
sono poche: carta, inchiostri, curatori, copertine, editor, autori e
autrici, distributori, librerie ecc...
Dietro un libro c'è il lavoro di
moltissime persone. Tendiamo a dimenticarlo ma è così.
Ora, quello che mi viene da pensare, è
che buona parte dei lettori/lettrici forti, che già si sentono
frustrati/e per l'impossibilità economica di poter acquistare lo
stesso numero di libri che compravano alcuni anni fa, si siano
sentiti/e traditi/e dal mercato del libro e dalle librerie.
La cosa che continuano e ripetermi è
che ci si deve adeguare al mercato e la mia risposta è: “Perché”?
Perché se il mercato ha fallito?
Perché corriamo, come mandrie impazzite, tutte nella stessa
direzione? Ma le avete viste le “grandi” librerie? Non avete
notato, come dire, una certa somiglianza?
Sono tutte uguali, signori/e.
Continuiamo ad assecondare un mercato
che sta per esplodere.
Ma perché, dannazione, non ci fermiamo
un attimo e non pensiamo a come uscire da questo casino invece di
continuare a correre verso il baratro?
Una domanda che vorrei fare alle grandi
case editrici è: “Pubblicare di tutto e di più, alla fine,
paga?”. Basta davvero un best seller azzeccato su una somma di
centinaia di fallimenti per ridare ossigeno alle case editrici? A me
sembra proprio di no.
Non sarebbe meglio pubblicare meno,
scegliere con più attenzione i testi, curarli di più, seguirli? Gli
editori sono davvero contenti che un loro titolo abbia una vita che
varia, a seconda dei casi, da tre mesi a sei? Persino i grandi
successi dopo nemmeno un anno escono in economica (per non parlare
delle altre versioni: economica, super economica, Vip, Trip ecc...).
Non abbiamo più il tempo di seguire il prodotto libro. Anche questo
settore è stato fagocitato dal sistema, è tutto veloce,
schizofrenico, impazzito.
Non stiamo andando più da nessuna
parte.
Librerie vuote, lavoratori demotivati e
isterici, clienti disaffezionati.
Ma è veramente questo il futuro che
vogliamo?
Mi viene spontanea una considerazione: ma dove sono finiti gli Editori con la E maiuscola?
RispondiEliminaParlo per il settore ragazzi che conosco meglio. Ci sono case editrici meravigliose (Topipittori, Orecchio acerbo), ci sono case editrici che stanno andando allo sfascio (La coccinella), ci sono case editrici che hanno scoperto che le mamme comprano per i pargoli e producon delle schifezze. Mi ci incavolo come te! Se quelle schifezze grafiche e testuali vengono date in mano alla fascia 0-3, e poi 3-6 anni mi dici che senso critico avranno da grandi, che lettori saranno? Alcuni mi dicono, ma almeno ce l'hanno un libro, ci sono quelli che in casa non sanno nemmeno come sia fatto!
Le biblioteche (che molti sostengono che facciano concorrenza alle librerie e non è vero, perché dove c'è una biblioteca le librerie vendono perché hanno dei lettori curiosi!) stanno vivendo una crisi altrettanto grave. Si tagliano i fondi, non si acquistano libri, non c'è personale (perché tanto che ci vuole ad aprire e chiudere una porta!): che cittadini (soprattutto nei comuni di frontiera, quelli dove se va bene c'è un centro commerciale e un bar!) avremo?
Lo so che è come sparare sulla croce rossa: ma tanti anni di tette al vento in tv ci lasciano anche questo!
Per finire credo che il mercato faccia quel che deve fare anche in maniera contorta, ma sono convinta che ci debba essere un modo per cambiare le regole per quanto riguarda l'editoria. Il tuo blog mi sembra un passo in quella direzione. Tra mamme c'è un bello scambio con il venerdì del libro di consigli di letture "di qualità" per i nostri pargoli. Passaparola di base, dal basso, da chi non ci guadagna niente con queste operazioni che promuovono i libri migliori.
Di questi tempi è già qualcosa, non credi?!
Un abbraccio!
Credo sia già moltissimo. Un abbraccio a te
EliminaMarino
case editrici che hanno scoperto che le mamme comprano per i pargoli e producon delle schifezze.
Elimina(CUT)
mi dici che senso critico avranno da grandi, che lettori saranno? Alcuni mi dicono, ma almeno ce l'hanno un libro, ci sono quelli che in casa non sanno nemmeno come sia fatto!
Guarda, mi è capitato per caso l'anno scorso di fermarmi a 'razzolare' tra i Gaia Junior di un editore MOltofamoso. A me piace la letteratura per ragazzi, ogni tanto curioso. Io con quella collana ci son cresciuta: storie western, avventure storiche, bambine detective, ragazzine in viaggio nel tempo, ecc. Bene, guardo un po' tutti i titoli e trovo solo due tipologie di storie: quelle connesse all'attualità (integrazione, multiculturalità, ecc. - lodevole) oppure, nella stragrande maggioranza dei casi, storie su cotte, amorazzi, primo bacio, primo sesso, crisi adolescenziali, crisi d'amore, ecc. Mariefilippitudini varie, insomma. Alla cassa, con la libraia mia coetanea, ho commentato la cosa: entrambe ci ricordiamo la vecchia impostazione di quella collana. Ma, mi spiega, ora vendono altre cose... Ah, beh!
Quanto ai bambini che non hanno libri in casa, è drammaticamente vero. Ne ho incontrati diversi (e non fanno parte di famiglie disadattate, quasi mai, chiariamolo!). A me pare si tratti di robe aliene, a loro sembra tutto normale. Mah! Terribile :-\
minty
Non ricordo se questo link l'avevi pubblicato tu o se, più probabilmente, l'ho pescato su anobii:
RispondiEliminahttp://www.giugenna.com/2012/05/14/crisi-delleditoria-forse-il-punto-e-un-altro/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter
Tutto molto triste. Ma in cui, come lettrice forte (pare che leggere 20-30 libri l'anno faccia di me un'aliena. Mah!) e persona-che-si-cerca-di-trasformare-in-automa-comprante, purtroppo mi riconosco. Anche anobii ora ha sfornato una nuova sfolgorante (e poco funzionante) versione beta, che sarà definitiva chissà quando, ma che già da adesso sembra voler andare in quella direzione lì...
che buona parte dei lettori/lettrici forti, che già si sentono frustrati/e per l'impossibilità economica di poter acquistare lo stesso numero di libri che compravano alcuni anni fa, si siano sentiti/e traditi/e dal mercato del libro e dalle librerie.
Sì, è così, senza dubbio. Io ormai nell'editoria, quella dei grandi brand almeno, ho smesso di credere. Ho per le mani libri pubblicati negli ultimi anni dai grandi editori (anche classici, orrore!) con più errori che pagine, illeggibili, mal tradotti. Roba da dare in pasto a una massa-zombie di consumatori ignoranti, non a chi ami davvero la lettura e provi rispetto per il libro.
Entro in libreria e sepolti sotto pigne di ultimi-bestseller (o libri che vogliono convincerti siano bestseller, facendoci il lavaggio del cervello con tv-radio-recensionipagate: il bestseller lo crea il marketing, ormai, non certo il valore vero del libro) io faccio sempre più fatica a trovare i libri 'diversi'. Quando mi va bene, son da ordinare...
Per quello ormai il 90% dei libri non lo compro più in libreria. Piuttosto giro per rigattieri, partecipo a compro-scambio sul web, bazzico l'usato, ecc. E non tanto per motivi economici (beh, certo, è comunque molto più conveniente!). E' che trovo più cose interessanti e svicolo da 'sto sistema che si sta autodivorando. Anche perché i libri 'vecchi', nel 99% dei casi, hanno una cura editoriale che i nuovi si sognano! E se ho voglia di un libro 'junk-food' lo pago il prezzo che davvero vale: quasi nulla :P
Credevo di essere una su un milione, ma l'altro giorno sono entrata (per fare un regalo a una bimba) nella locale libreria di catena (che poi qua è l'unica che c'è. Da decenni il mercato librario locale è monopolizzato dalla stessa persona, e tutte le altre librerie han chiuso o non è stato permesso loro di aprire proprio - uniche eccezioni una cattolica e una molto scolastica. Ora è arrivato un gigante a rompergli le uova nel paniere: dal mese prossimo apre un'altra libreria di catena. E finalmente dopo decenni, se non trovi un libro nella prima libreria, invece che andare a cercarlo a Bologna, si potrà spostarsi di 400 metri e provare in un altro negozio. Finora nella mia città ciò era fantascienza, ci pensi?)...
Dicevo, entro nella libreria di catena e la trovo vuota, o quasi. Ok, era un orario tardo, ok era fra settimana. Ma, personalmente, non mi era mai successo. Mi sentivo in 2001 Odissea nello spazio, con intorno il deserto e i monoliti di bestseller tutti belli impilati. Mancavano giusto i cespugli a ruzzolare.
Uno dei librai, che conosco bene, mi ha confermato che c'è "un po' di crisi".
Quindi non è un problema solo mio: davvero il sistema implode? Non so se essere preoccupata o felice (nella speranza - ovviamente - che, prima del collasso, qualcuno decida che è ora di dare un calcio in c*lo agli esperti di marketing e di tornare a vendere libri, e non spazzatura). Mi spiace però per chi ci è coinvolto senza colpe: i lavoratori - come al solito. :-\
minty
Ciao Marino, ti leggo da alcuni mesi e mi piace molto la tua compagnia per interposto web. Per un brevissimo periodo della mia vita sono stata anche io libraia... ma d'elezione sono lettrice.
RispondiEliminaNon so se forte; come la definirebbero i tuoi cosiddetti (jingle e balletto delle veline) esperti di marketing una persona che legge sei libri... a settimana?
Lo scorso anno complessivamente in libri se n'è andato oltre uno stipendio, e non è che io abbia grandi possibilità, ma preferisco di gran lunga risparmiare su tutto il resto e permettermi buoni libri acquistando narrativa nelle edizioni più economiche possibili e saggistica scientifica aggiornata - che costa terribilmente tanto, ma come si fa a farne a meno?
Una cosa che anche io ho notato è la decadenza della cura editoriale, refusi a manciate e la sensazione che il contenuto sia scodellato a distratte cucchiaiate come cibo di mensa... è triste. E' triste anche vedere lo sguardo di certi librai, e per fortuna che ce ne sono anche nelle catene per quanto torturati psicologicamente dalla massificazione degli altovendenti, che ti guardano con affetto quale cliente apprezzato e nel contempo sanno di essere degli Escoffier costretti a friggere schifezze in un fast food.
Tieni botta, prima o poi vengo a trovarti in libreria ;-)