Dopo questa calda domenica lavorativa andrò in vacanza un paio di settimane.
Non so se aggiornerò il blog, mi diverte farlo, mi piace, mi
permette di tenermi in allenamento e poi è come un diario ormai. Ma
non so se lo farò perché tendo a diventare troppo “virtuale” e
rischio di non godermi le piccole meraviglie della vita. Quella reale
intendo. Forse lo farò a giorni alterni o più, perché un blog non
aggiornato è triste e solitario.
Vado via con la mente e il cuore un po'
pesanti, per tanti motivi e nessuno in particolare, per le piccole
sfide, per i vari problemi. È, soprattutto, una sensazione di
pesantezza, come se fossimo finiti tutti quanti sotto una bolla di
vetro che non fa circolare l'aria. Continuo a imbattermi in storie
lavorative assurde. Parlavo con una commessa di una famosa catena di
centri commerciali. Seicento euro al mese part time, un regolamento
interno severissimo, capi autoritari (commesse tutte donne capi tutti
uomini ovviamente), lavoro da catena di montaggio, pretese assurde.
Altra ragazza, sempre nel commercio, mi ha detto che hanno imposto a
lei e alla sua collega di passare una a 30 ore e l'altra a 20 (erano
full time), da un giorno all'altro senza preavviso. Sono entrato in
un negozio per comprare un regalo a mia madre per il suo compleanno.
Un negozio splendido che frequento da tempo con pietre e oggetti di
varie culture. A settembre la proprietaria chiuderà 3 dei 4 punti
vendita che ha. La settimana scorsa mi sono accorto che il negozio di
giocattoli all'inizio di via Indipendenza ha chiuso i battenti e come
lui molti altri negozi in giro per i vari posti che frequento.
Mangio una piadina al lido di Spina da
una conoscente che da anni ha una piadineria. Anche lei non ce la fa
più. È disposta a tornare al suo paese, vendere tutto qua, casa
compresa, e andare via.
Manca l'aria, dicevo, manca per chi il
lavoro non ce l'ha ma manca anche a chi il lavoro lo ha mantenuto
perché le condizioni di lavoro, quasi ovunque, sono peggiorate.
Lo dico da tempo tanto che ormai mi
annoio da solo. Eppure il lavoro non dovrebbe essere così, le
persone non dovrebbero essere numeri, ognuno di noi dovrebbe essere
considerato un valore e non un peso.
Non è più così e questa vischiosità
in cui ci muoviamo assomiglia sempre più a delle pericolose sabbie
mobili. E se è difficile per chi ha ancora affetti e cittadinanza
pensate a chi si muove in queste paludi da reietto. Incontro un
ragazzo, ha bevuto qualche birra di troppo, è straniero, seduto su
una panchina. Vuole parlare con qualcuno e io, solitamente, sono
bravo ad ascoltare. È un ragazzo tranquillo anche se dice che la
gente scappa quando lo vede perché ha la faccia “da cattivo”. Mi
dice che faceva il muratore poi “questa maledetta crisi... adesso
sto proprio male.”
Ecco, è così, adesso stiamo tutti un
po' peggio, qualcuno sta male, qualcun altro è alla disperazione.
Come si esce da questa situazione se non con una grande coesione
sociale?
Scusate. Scusate il post triste.
Saranno vacanze al risparmio, pensavamo di andare in Normandia in
campeggio, abbiamo bisogno di rimanere un po' fra di noi, di
ritrovare la voglia di sorridere. Mi serve, mi serve incredibilmente,
anche per poter continuare a scrivere serenamente. Sto lavorando al nuovo libro e mi ritrovo a scrivere poche pagine in intere settimane, c'è sempre altro da fare, non riesco più a stare concentrato, il lavoro (la malinconia) mi succhia via le idee. Scrivere è impegno, come ho già detto, e per farlo devo essere me stesso. Sono sicuro che
alla fine cederò alla tentazione e scriverò qualcosa. In caso
contrario, ci sentiamo fra due settimane.
ti auguro delle serene vacanze...a presto
RispondiEliminaDa questa tristezza, che percepisco dappertutto intorno a me, usciremo una buona volta, dobbiamo uscirci, dovranno/dovremo capire finalmente... nel frattempo, ti auguro di trovare quello di cui hai bisogno...
RispondiEliminacome c'hai preso... mio marito con i suoi hanno un'attività commerciale familiare. Forse un investimento recente è stato un passo azzardato. Fatto sta che io sono proprio preuccupata: figlio piccolo e casa in arrivo... ce n'è per preuccuparsi, no?
RispondiEliminaMah.. crisi crisi crisi, però si va in vacanza lo stesso, si ha lo smartophone lo stesso, si tiene Sky lo stesso, si ha una connessione internet lo stesso.
RispondiEliminaQuesta non è crisi, perchè nel momento in cui si han soldi da spendere per il superfluo (e quelle cose son tutte superflue) vuol dire che l'indispensabile c'è eccome.
Ora, io non vado in vacanza da più di 10 anni, non ho uno smartphone e non ho la tv, com'è che non mi lamento? Sarà mica che è opportuno ricordarci di cos'è importante e cosa no?
Probabilmente hai davvero solo bisogno di staccare un pò. Cerca di divertirti e rilassarti in vacanza.
RispondiEliminaIo in vacanza non ci sono mai andata, adesso è ancor più drammatico perchè non ho nè soldi nè ferie. Lavoravo come geometra in un ufficio che non ha più potuto pagarmi, ho cercato nel mio campo ma non sono riuscita a trovare niente, adesso lavoro in un call center con contratti a rinnovo (se te lo rinnovano) mensile e se chiedi le ferie puoi dire addio al contratto. Ho una connessione ad ore (questo blog uno dei pochi posti che frequento con regolarità), un cellulare che da i numeri e che se si rompe sono fottuta, canalizzo tutti i miei soldi in benzina e richariche telefoniche perchè il call center è a 9 kilometri da casa lungo una via deserta, poco battuta e malfamata (se mi si ferma la macchina non posso neanche tornare a casa a piedi). L'anno prossimo mi sarei dovuta mettere a tavolino con il mio ragazzo e decidere la data del grande giorno, ma con un contratto precario non posso più permettermelo, se resto disoccupata lo stipendio del mio ragazzo non basterà a sfamarci.
Ho scritto un libro e non ho i soldi per spedirlo alle case editrici perchè, stamparlo, rilegarlo e spedirlo costa, faccio una colletta e appena raggiungo la somma provo ad inviarlo (e quelli, dopo tanta fatica, non si prendono neanche la briga di mandarti due righe per dirti che almeno lo hanno letto, anche se non lo pubblicheranno). La crisi ha demolito tutti i miei sogni.
Insomma, divertiti anche per me.