sabato 29 settembre 2012

La stagista

Succede a: La collega Femminista

Si avvicina una signora:
"Scusi lei è una stagista?"
"Stagista?"
"Sì."
"No signora sono regolarmente assunta..."
Ma se va avanti così, Signò, secondo me questa diventa una stragista!
La nostra Monica Lewinsky!

venerdì 28 settembre 2012

Clienti disinteressati

C'è una cosa che mi fa impazzire del periodo scolastico ed è il totale disinteresse per i prodotti che vendiamo da parte di molti clienti. Moltissime persone vengono in libreria, in questo periodo, solo perché cercano i libri di scuola, nuovi o usati, per i propri figli. Spesso, soprattutto a settembre, si creano file piuttosto lunghe. La gente arriva, prende il numerino e aspetta anche qualche ora. Abbiamo dovuto mettere delle sedie perché le persone, altrimenti, si siedono sulle spondine dei mobili (studiate per supportare il peso dei libri e non degli esseri umani) o direttamente sui libri.
La cosa che mi sconcerta è che raramente vedo queste persone, giovani o meno giovani, utilizzare il tempo d'attesa per girare per la libreria, per guardare i libri, per sfogliarli, persino per leggerli. Non dico che debbano arrivare addirittura ad acquistarli ma almeno, giusto per far passare il tempo, che li leggano! Non pretendo neppure che leggano qualcosa di particolarmente impegnativo! Basterebbe scegliere uno a caso fra i tanti pessimi libri che affollano le nostre librerie. Invece no! Messaggiano con il cellulare, mangiano o, pur di non aspettare in libreria, vanno a comprare vestiti o a mangiare da McDonald's, giocano con i videogiochi (i più giovani), sbuffano, si lamentano.
La cosa più bella è che preferiscono fissare per ore il vuoto piuttosto che prendere in mano un libro.
Io li amo! Lo giuro! È come andare in un museo e poi sedersi su una sedia e fissare il pavimento!
Sia mai che le loro dita sfiorino anche un solo libro! Scommetto che se potessero si porterebbero in libreria la televisione.
Lo giuro, settimana prossima faccio un post sui clienti che amano i libri, su quelli educati e gentili. Se lo meritano perché sono tanti.
Però, diciamocelo, quelli problematici mi danno più spunti per il blog ;)

giovedì 27 settembre 2012

Per farsi un'idea...

Mai come quest'anno ho notato una maleducazione e un'aggressività diffusa, riporto alcuni esempi accaduti nella settimana più “intensa” della scolastica. Sono cose accadute in sette giorni. Immaginate quello che ho sentito in tre mesi...

Domenica, in libreria siamo quattro persone, appena aperto abbiamo, in fila, una trentina di clienti. Telefona un cliente, gli chiediamo gentilmente di richiamare dopo un po' perché, in quel momento, non riusciamo a servirlo.
Viene un signore in libreria, mi chiede un libro, controllo e gli dico che l'ho finito.
Cliente: “Voglio parlare con la direttrice.”
Io: “Mi perdoni è domenica, lavoriamo a personale ridotto, la direttrice la trova domani.”
Lui: “Allora mi faccia parlare con chi ne fa le veci.”
Io: “Può dire a me.”
Lui: “Io con lei non voglio parlare!”
Io: “Mi spiace non c'è nessun altro.”
Lui: “Mi dia il numero della direttrice.”
Chiamo la collega Memoria di ferro.
Lei: “Posso aiutarla?”
Lui: “Voglio parlare con la direttrice.”
Lei: “Non c'è può dire a me.”
Lui: “Voi non avete voluto servirmi al telefono.”
Lei: “Mi scusi non è che non abbiamo voluto servirla, le abbiamo solo chiesto di chiamare più tardi perché avevamo una trentina di persone in fila.”
Lui: “Mi dia il numero della direttrice.”
Lei: “Non sono autorizzata a darle numeri privati.”
Lui: “Io sono un magistrato!”
Ah bé, allora, aspetti smetto di tremare dalla paura e le scrivo subito il numero...

Al telefono:
“Devo ordinare dei libri di scuola.”
“Buongiorno, prima dobbiamo vedere se i libri li abbiamo in libreria, deve venire con la lista così controlliamo.”
“Che cazzo ci vengo a fare in libreria se i libri poi non li avete?”
“Mi perdoni, intanto la invito ad avere un linguaggio diverso quando parla con me, e, in ogni caso, non riusciamo a controllare i libri per telefono c'è troppa gente in libreria in questo momento.”
“Ma vaffanculo!”
E mi attacca il telefono in faccia.

Al telefono:
“Libreria...., buongiorno sono Marino.”
“Posso sapere quanto pagate i libri di scuola se uno li viene a vendere?”
“Dal 20% al 30% signora a seconda di come sono messi i libri.”
“Siete proprio dei ladri!”
“Come scusi?”
“Siete dei ladri!”
“Signora io prendo mille euro al mese, si figuri quanto ci guadagno come singolo.”
“Lei è un ladro.”
“Guardi con lo stipendio che prendo potrei anche diventarlo.”

In libreria, una signora, mentre passa davanti alla mia postazione:
“Comunque la ragazza che mi ha comprato i libri è proprio una ladra!”

Mettiamo una cosa in chiaro: nessuno di noi ci guadagna un centesimo, le valutazioni vengono fatte sul singolo libro, le percentuali sono imposte dalla sede. I libri vengono rivenduti con il 40% o il 50% di sconto.

Un signore in libreria:
“Sto cercando questa cosa.”
Mi passa un foglietto illeggibile.
“Mi scusi non riesco a leggere il titolo del libro.”
“Non è un libro.”
“Ah... e allora cos'è?”
“Se non lo sa lei lo devo sapere io?”
“Mi perdoni mi sta chiedendo una cosa che non è un libro e non capisco la sua scrittura, può dirmi che cos'è?”
“Non lo so me lo ha chiesto mia figlia.”
“Mi perdoni come faccio a sapere cosa sta cercando?”
Lui, andandosene:
“Vaffanculo!”

Sono solo alcuni esempi di ciò che ci accade in libreria in uno dei periodi più stressanti dell'anno. A volte non mi sento un libraio, mi sento un Pungiball.

mercoledì 26 settembre 2012

Tante vite

È un Marocco completamente diverso da quello legato all'immaginario occidentale quello che emerge da Tante vite, romanzo autobiografico di Rachid O.
Ogni capitolo si apre con una persona conosciuta, un pezzo di vita, un viaggio, un'emozione vissuta da un giovane uomo che si approccia, per la prima volta, con un mondo troppo grande. In Marocco Rachid si sente sicuro, conosce uomini in una società apparentemente fatta solo di uomini, ha amanti, si innamora, conosce occidentali che vanno in quelle terre per vivere la propria omosessualità, visita la tomba di Jean Genet. Quando viaggia in Europa si sente diverso, è impaurito dal mondo di fuori, da quello che gli hanno raccontato degli occidentali, della polizia a Parigi, del razzismo, da una società così diversa dalla sua. È un libro che ci porta fra le strade di un mondo che non conosciamo, un mondo in cui l'omosessualità si vive senza rivendicazioni. Eppure, a leggere queste pagine, pare che in Marocco l'amore e il sesso omosessuale sia molto praticato. Forse anche a causa dei tabù legati alla sessualità femminile, i maschi si incontrano, stanno fra loro, vanno negli hammam, fumano Kif. Rachid racconta la vita di questi uomini e si confronta con la morte che, in alcuni casi, lo tocca da vicino e , in altri, lo sfiora appena. Come a dire che la vita è così, che bisogna prendere ciò che di bello dà, che prima o poi la signora vestita di nero ti trova.
E gli uomini di Racid sono uomini sfuggenti e pieni di segreti. Come suo zio, l'uomo a cui è dedicato il primo capitolo, che ci regala il primo scorcio di vita in Marocco e che mostra come le cose non siano quasi mai quelle che sembrano. Eppure gli uomini di Rachid, con i loro problemi e le loro paure, non sono diversi neppure in Europa. Gente che non riesce a vivere apertamente la propria sessualità, reduci da matrimoni andati male, girovaghi, equilibristi in un mondo che appare troppo complicato agli occhi di questo giovane uomo. È un libro dolce amaro che ci mostra una società imperfetta e, allo stesso tempo, carica di umanità. Un libro che ci porta a conoscere le tante vite di estranei destinati a sparire, a perdersi lungo la strada dei ricordi, nell'oblio delle nostre quotidianità.

Rachid O
Tante vite
Traduzione Matteo Colombo
€ 10, 105 p.
Playground Edizioni

martedì 25 settembre 2012

In fila per....

Un signore si ferma vicino alla mia postazione, guarda la gente in attesa di essere servita al settore scolastico, poi mi guarda e chiede:
“Scusa ma tutta questa gente in fila è qui per comprare i libri?”
No, è che non hanno niente di meglio da fare!

ALCUNI BUONI MOTIVI PER FARE LA FILA IN LIBRERIA SENZA UNO SCOPO PRECISO:

1 Fanno la fila sperando che poi il libraio più Queer d'Italia scriva di loro sul blog Cronache dalla libreria;
2 Qualcuno ha messo in giro la voce che il numeratore lacrima sangue;
3 Sperano che gli U2 prima o poi facciano un concerto vicino alla cassa (o che Bono Vox si metta a fare degli scontrini);
4 Si sono sbagliati, pensano di essere in fila davanti alla Apple Store;
5 Tom Sawyer ha detto loro che fare la fila è divertente;
6 Sono alieni e il settore scolastico è una porta verso un'altra dimensione;
7 Sono dei masochisti;
8 Sono degli appassionati lettori ma siccome non hanno un euro stanno in fila per leggere gratis (Seeeeee! Ce ne fosse uno con un libro in mano, tutti con il cellulare. Alcuni preferiscono fissare il vuoto per ore piuttosto che leggere);
9 Sono clienti misteriosi che stanno in fila per studiare le nostre reazioni e spiarci;
10 Sono dei deficienti.

lunedì 24 settembre 2012

L'alfabeto del libraio: N

Napoleone

“Ciao sto cercando qualcosa sulla vittoria di Napoleone a Waterloo.”
Difficile.”
Vuoi dire che non avete libri su Waterloo?”
No, voglio dire che Napoleone quella battaglia l'ha persa.”

Narcolessia

Cliente che viene in libreria, comincia a dondolare avanti e indietro, si china su se stesso, poi si siede, prende un libro, si addormenta e comincia a inclinarsi da ogni parte. Io passo, lo sveglio battendo forte le mani, dopodiché, lui, per tenersi sveglio, va a sniffare colla al settore cartoleria. (Non vi sto prendendo in giro, abbiamo davvero un frequentatore della libreria così).

Narrativa

Scusa il settore di narrativa?”
Al piano terra.”
Dove?”
Dove è entrata signora.”
Ma non ho visto il settore narrativa.”
Tutti i libri del piano terra sono di narrativa signora.”
Ah. E questo che settore è?”
Saggistica.”
E qui non trovo la narrativa?”
Ho qualcosa solo nel settore QUEER.”
Cioè?”
Narrativa a tematica omosessuale.”
Mmmmm no non è il mio genere.”
Comunque la narrativa la trova al piano terra.”
Dove?”
Avremmo potuto continuare così per ore....

Neofobia

Avete anche libri vecchi?”
In che senso vecchi?”
Che non siano novità.”
Certo, ha qualche titolo?”
No se c'è un settore...”
No non abbiamo un settore legato ai libri più vecchi. Ma lei intende i fuori catalogo?”
No, no intendo tipo i classici o cose del genere... la narrativa recente mi fa un certo senso...”

Neurone

Scusa hai qualcosa sui neuroni a specchio?”
Certo, ho anche qualcosa sui neuroni a legno e qualcosa sui neuroni a marmo se ti interessa...


domenica 23 settembre 2012

Querelle domenicali

Si parla spesso, e spesso a sproposito, in questi tristi tempi, di matrimonio omosessuale e adozioni. Se ne parla senza sapere, senza cercare di capire, senza provare. Insomma, se ne parla a vanvera.
Oggi ne parla Alex Corlazzoli sul suo blog del Fatto quotidiano (qui) e, in risposta (spero la legga) ne parlo anch'io sull'altro mio blog (qui).
Buona domenica

sabato 22 settembre 2012

Cliente impaziente

Una signora, sbuffando:
"Senta io ho il numero 75 siamo al 34 quanto devo aspettare?"
Direi che prima c'è il numero 35, poi il 36, dopo se non sbaglio, il 37, poi il 38...

venerdì 21 settembre 2012

Torquato Tasso in 45 secondi

Torquato Tasso nacque dall'incrocio fra un tasso e Portia De Rossi, al tempo conosciuta per la sua partecipazione al telefilm Nip/Tuck. Visse in Sicilia, a Napoli, Urbino, Venezia, Padova e Bologna. A Padova si legò all'Accademia degli infiammati (per accedere dovevi darti fuoco) e a quella degli eterei (del resto dopo che ti eri dato fuoco...). Nel 1565 si recò a Ferrara ed entrò nelle grazie della corte Estense. Qui fu particolarmente felice perché tutti gli dicevano sempre che era molto fico. Ben presto però Tasso cominciò a dubitare della propria fede e, siccome era uno furbo, si sottopose al giudizio dell'inquisizione ferrarese che, dopo avergli chiesto i documenti, lo lasciò andare. Il nostro eroe, che aveva cominciato a soffrire di turbe psichiche, venne poi rinchiuso nell'Ospedale Sant'Anna dove rimase per sette anni. Oggi al Sant'Anna non ci puoi più andare perché hanno aperto un nuovo, e inutilissimo, ospedale a Cona e i pazienti li mandano tutti lì. Nel 1581, senza il suo consenso, pubblicarono la prima parte de La Gerusalemme liberata che ebbe grande successo e divenne un best seller. Sulla fascetta del libro c'era scritto “Dall'autore più amato dai Gonzaga un poema davvero epico!”. Il primo libro portava la prefazione di Dan Brown. Morì nel 1951 poco prima di ricevere la Laurea Poetica. Che sfiga.

giovedì 20 settembre 2012

Spaccio di libri

“Scusi ma sui libri usati rilasciate regolare scontrino?”
Ssssst! Ma che è impazzita? È la prima volta che viene da noi vero signora? Funziona così. Lei va al banco della scolastica con la lista dei libri da comprare. Se vuole libri usati deve usare la frase in codice: “Non ci sono più i bei libri di una volta...”
A quel punto la collega la porta nel retrobottega e le fa vedere la merce usata, lei sceglie quello che le serve poi esce dal magazzino dicendo: “Non ho trovato nemmeno un paio di scarpe usate”. Esce dalla libreria e scende nel sottopassaggio vicino, quello che ormai non serve più a niente perché la Apple Store è riuscita a far chiudere una entrata/uscita ed è diventato un orinatoio sotterraneo (per non dire di peggio). Aspetti lì sino a quando non si avvicinerà un ragazzo dall'espressione truce che le consegnerà i libri usati. Si paga solo in contanti. Se la beccano i finanzieri dica che era lì per caso e che i libri, in realtà, sono un'illusione ottica.

mercoledì 19 settembre 2012

Curriculum: Aspettative

Permettetemi di far uscire il bastardo che è in me ma quando leggo le lettere d'accompagnamento ai curriculum percepisco da un lato una grande ingenuità e, dall'altro, un'inconsapevolezza totale di cosa significhi lavorare in libreria.
Ok ti piace leggere, sei uscito dall'università con una tesi sulla letteratura del seicento, hai ottenuto 110 e lode, sogni di lavorare in libreria perché ami i libri e stai cercando un lavoro all'altezza delle tue competenze.
Perdonami, non hai proprio capito.
Il lavoro “intellettuale” non lo fai in libreria, lo fai a casa, sul treno, sull'autobus, ogni volta che prendi in mano un libro per leggerlo, ogni volta che vai al cinema, a teatro, a una mostra, a una fiera, ogni volta che ti interessi di società, ambiente, cultura. Certo in libreria impari a conoscere autori e autrici che probabilmente non conoscevi e che, se aspetti di leggere in libreria, non conoscerai mai.
Arrivi la mattina e spolveri, tesoro. Sì, togli la polvere che si è accumulata durante la notte, ti armi di swiffer, spruzzini vari, straccetti e pulisci, sposti i libri e li rimetti al suo posto. Poi fai “il venduto” cioè il riordino dei titoli venduti, ti occupi delle vetrine e delle proposte, guardi la posta e rispondi ai clienti, devi fare assolutamente, entro la mattinata, l'ordine per la campagna sconti di qualche casa editrice. Fai l'analisi dei libri che non vendono e procedi alla resa. Che giorno è? Martedì? Ci sono le novità Mondadori da esporre. Mercoledì? Rizzoli. Giovedì? Messaggerie e PDE. Prendi le pile di libri che hai posizionato la settimana scorsa e le sposti, metti in evidenza i titoli altovendenti. Hai allestito le campagne del mese? Metti i bollini sconto, sposta i libri nella parete promozione, allestisci le nuove vetrine. Oggi scadono tre campagne quindi, prima di allestire le nuove, devi togliere le vecchie. Togli i bollini, analizza i libri che non hai venduto, procedi alla resa. Scorta in magazzino i titoli che hanno rallentato nelle vendite, sono arrivati i ricarichi delle 50 sfumature che stavi per finire, vanno subito in sala, scusa hanno bisogno in scolastica e, dopo, al primo piano che il collega è in pausa. Fermati in cassa che la collega deve andare a spedire gli ordini, c'è il magazziniere? No? Ci sono da seguire i corrieri, sono appena arrivate trenta scatole Giunti, portale al piano di sotto, hai dei clienti in saggistica. Rispondi al telefono, accidenti, che squilla in continuazione e stai attento che han mandato una mail su come rispondere adeguatamente. Ha bisogno signora? Sei accerchiato da studenti universitari, cavolo non trovo questo titolo, sarà finito fuori posto. Prendi i libri abbandonati nella saletta e riposizionali e sistema i libri a scaffale, hai fatto la resa dei fuori catalogo? Riprezzato i libri con aggiornamento prezzo? L'esposizione della Taschen è da rifare e hai pensato alla cartoleria? Le matite vanno prezzate una per una, c'è un nuovo espositore, gli Art dossier sono in disordine. Prego signore ha bisogno? Come dice? Non ricorda il titolo, l'autore, la casa editrice, ricorda solo che era un libro sui gatti? Guarda qualcuno deve aver rovesciato dell'acqua per terra, sempre che sia acqua, puoi pulire per favore? Hanno nuovamente bisogno in scolastica puoi andare? Puoi controllare il riposizionamento del titolo che vende a Roma, Firenze, Ferrara ma che da noi non sta vendendo? C'è da riordinare i titoli del catalogo Adelphi. Hai sistemato la classifica dei più venduti? Ci sono delle cartacce da raccogliere. È morto pinco pallino hai riordinato i libri? Guarda questo autore va da Fazio, te ne occupi tu? Ci sono da organizzare le presentazioni dei prossimi sei mesi. Chi si occupa dei Rem? Hai aggiornato le pagine facebook della libreria? Mandato i tweet? Fatto le fotografie dell'ultima presentazione? Hai allestito la sala per autore e spettatori? Le casse si sono bloccate. Hai installato il nuovo programma? Ricordati di fare la proposta sugli avvenimenti del giorno.
E, allora, cosa mi dicevi della tua tesi sulla letteratura dei seicento?

martedì 18 settembre 2012

Curriculum: bisogni.

Ebbene sì, non l'ho detto sino ad ora ma da qualche mese la catena di librerie per cui lavoro ha cambiato nome e ragione sociale e sono cambiate diverse cose (anche se i problemi sono rimasti gli stessi direi). Come al solito vi dico queste cose per una ragione, spiego, altrimenti non capite. Prima avevamo degli indirizzi e mail personalizzati quindi ognuno di noi riceveva e mail mirate. Ora invece ci sono indirizzi di posta elettronica generali suddivisi per ruoli. Io e la collega Bebè a bordo ci occupiamo di rispondere alle mail dell'indirizzo principale (quello che si trova sul sito e a cui la gente scrive per avere informazioni), a questo indirizzo arrivano anche moltissimi curriculum che poi noi “giriamo” alla direttrice (senza leggerli, leggiamo solo il testo della mail).
Ed è proprio dei curriculum che vorrei parlare suddividendo, se ci riesco, il discorso in due parti.
La prima, quella che vorrei trattare qui, è quella relativa al “bisogno” di lavoro. L'altra invece riguarda le “aspettative” che hanno le persone che vorrebbero venire a lavorare in libreria.
Il mondo del lavoro è cambiato rispetto al periodo in cui erano giovani i nostri genitori, per loro (i miei ormai hanno settant'anni) la priorità era avere un lavoro fisso. Credo che non si rendano nemmeno conto, nonostante tutto quello che vedono in TV, del cambiamento epocale del mondo del lavoro. Sento mia madre dire a mia nipote di cercarsi (fa ragioneria) dopo la scuola un lavoro fisso in banca. Quando provo a dirle che il lavoro fisso è un'utopia e che le banche hanno ridotto, in questi anni, il proprio personale, mi guarda come se volessi distruggere i suoi sogni (i suoi e non quelli di mia nipote che vuol fare la tatuatrice). Io, sin da ragazzino (ho iniziato a lavorare a 14 anni), sono stato abituato alla “precarietà” anche se la mia è sempre stata una precarietà senza interruzioni, nel senso che quando finivo un lavoro (magari stagionale al mare) ne iniziavo subito un altro. Negli ultimi tre anni della mia carriera da cuoco ero entrato fisso fra il personale di un ristorante. Chiusa l'esperienza culinaria ho lavorato, con un contratto Co.Co.Pro, per un anno presso il comune di Ferrara (e forse un giorno scriverò di questo periodo perché ho qualche sassolino nelle scarpe), successivamente, subito dopo aver saputo che il mio contratto non sarebbe stato confermato (grazie ai tagli del governo Berlusconi di allora ma anche a causa della scarsa onestà intellettuale del dirigente del reparto in cui lavoravo), sono entrato a lavorare in libreria. Ricordo che feci il colloquio lo stesso giorno in cui lasciai il curriculum. Non mi ero ancora laureato (fra le altre cose con un progetto legato ai siti internet che curavo per il comune) che già avevo iniziato il mio percorso da libraio. In tutto, dai quattordici anni ad oggi, l'unico periodo di “disoccupazione” della mia vita sono stati sei mesi.
Oggi se mi trovassi senza lavoro le cose andrebbero, probabilmente, in modo molto diverso. E non solo perché ho 36 anni. Il lavoro non è più un diritto e lo sappiamo bene, la meritocrazia, in questo paese, è cosa rara e la crisi, culturale ed economica, ha fatto il resto.
A dire il vero io credo che si sia lavorato anni per distruggere il tessuto sociale e lavorativo, oggi se trovi un lavoro poi non ti puoi più lamentare, se le cose vanno male o se ti trattano non come una persona ma come un numero devi comunque stare zitto perché “almeno tu un lavoro ce l'hai” oppure devi “ringraziare” che ti danno uno stipendio che la coda fuori dalla porta è lunga.
E che la coda sia lunga lo si capisce anche dall'enorme numero di curriculum che arrivano in libreria, in maggioranza sono curriculum di donne, quasi tutte/i sono laureate/i o si stanno per laureare.
Apro una piccola parentesi sul lavoro femminile.
Il lavoro in libreria è un mestiere prettamente femminile ma lo è solo alla base. Ai vertici, e con vertici intendo persone che comandano, le donne sono o assenti o in netta minoranza. Le donne, anche in questo mestiere, devono lottare il triplo per ottenere ciò che normalmente un uomo ottiene senza grossi problemi. Lo dico con dolore, oggi è un problema anche decidere di avere un figlio, ci sono aziende che ti chiedono “quali” sono le tue intenzioni per il futuro e con i contratti che si fanno oggi (a chiamata ecc...) la maternità non è tutelata ( ma se è per questo nemmeno la malattia, immaginate che un lavoratore o una lavoratrice con un contratto a chiamata si ammali o abbia seri problemi di salute, credete che un'azienda investirebbe su una lavoratrice/lavoratore con questi problemi?) e la crisi ha colpito soprattutto le donne.
La verità, tornando ai curriculum e alle richieste di lavoro, è che, al momento, le porte per entrare a lavorare nelle librerie sembrano chiuse e, anzi, si sono fatti tagli sostanziosi anche sulle collaboratrici e i collaboratori.
È comunque rassicurante vedere che c'è ancora tanta gente che desidera fare un lavoro che qualcuno considera in via d'estinzione.
A me sembra un mondo sospeso, questo delle librerie, come un poetico film di Hayao Miyazaki.
Ma senza la poesia però.

lunedì 17 settembre 2012

L'alfabeto del libraio: M

Manoscritto

Pagine scritte che spesso rimangono dentro un cassetto. E quando escono fanno grossi danni.

Manuale

“Scusa hai un manuale su come diventare un bravo genitore?”
Della serie: ho molta fiducia nei libri.

Meritocrazia

Concetto astratto, decisamente irreale, quasi sconosciuto in Italia.

Messaggino

Boy: “Ciao che preparo per cena?”
Io: “Quello che vuoi.”
Boy: “Allora non preparo niente”

Sms ricevuto mentre preparavo una lista di libri scolastici. E sì, anche noi gay mangiamo. Quando uno dei due prepara.


Messia

“Scusa mi hanno parlato di una biografia storica sul Messia?”
“Quale dei tanti?”
“Come quale? Il più importante!”
“Batman?”

Metabolismo del libraio:

A 30 anni
“Non è andata così male, mi avevano detto che dopo i trenta il metabolismo cambia e il corpo va in pezzi, invece sto ancora una favola!”

A 30 anni e 1 giorno
“Ok, raccolgo i pezzi e vado al lavoro.”


sabato 15 settembre 2012

Orologi e orologiai

“Scusa hai L'orologio cieco?”
“L'orologiaio cieco.”
“Ah... era cieco anche lui?”
“...”

Dawkins Richard
L'orologiaio cieco
Mondadori
Traduzione Libero Sosio
11 euro, 440 pagine


venerdì 14 settembre 2012

Annemarie Schwarzenbach

L'incontro, fortuito, fra due donne in ascensore. Una delle due è Annemarie Schwarzenbach che coglie l'occasione per imbastire un racconto sul desiderio femminile, la passione fra due donne, il suo desiderio di abbandonare ogni compromesso imposto dalla società, i lasciar scorrere la passione nelle proprie vene interrompendo l'obbligo dei cerimoniali, abbandonando ogni freno inibitorio, andando contro le regole. Il libro, curato dal nipote dell'autrice ed edito dal Saggiatore ( Ogni cosa è da lei illuminata, collana le silerchie), mi dà l'occasione di parlare di una donna che ho amato profondamente più per il suo coraggio e per la sua vita che come scrittrice. Al contrario ho apprezzato di più il suo essere “osservatrice della società” attraverso la fotografia.
Ho conosciuto questa autrice grazie alla bellissima biografia scritta da Areti Georgiadou, La vita in pezzi (Luciana Tufani Editrice), nella quale viene descritta come una donna coraggiosa, che andò contro le convenzione di un'epoca difficile, che non si arrese al conformismo, che ebbe il coraggio di amare.
Annemarie nacque nel 1908 da una famiglia facoltosa, la madre aveva una doppia vita, severa e apprensiva, attenta a non infrangere i canoni sociali dell'epoca viveva i suoi amori con altre donne continuando, allo stesso tempo, quello con il marito. Il suo rapporto con Annemarie fu estremamente particolare, era la sua prediletta ma non sopportava la libertà della figlia.
A ventidue anni entrò a far parte del gruppo che ruotava intorno ad Erika e Klaus Mann. Questo ambiente libertino e bohémien, geniale e pieno di spirito, che in futuro avrebbe avuto un ruolo importante nella lotta contro Hitler, fu sentito dalla giovane Annemarie come un affascinante mondo alternativo alla famiglia. Cominciò una fitta corrispondenza fra lei ed Erika Mann della quale Annemarie di era innamorata, ma ben presto Erika cominciò a tenere le distanze dall'amica. Il rapporto con i Mann è un rapporto a senso unico, nel senso che si rivolgono alla giovane Annemarie per ottenere favori e soldi ma entrambi non credono nelle sue potenzialità, durante questo periodo, poi, Annemarie conosce la dipendenza dalla droga. I suoi scritti non suscitano interesse negli amici e neppure nella società e i suoi tentativi di mettere in piedi una pièce teatrali naufragano senza speranze. I rapporti fra i Mann e Annemarie, deboli sia su un piano collaborativo che personale, vennero ulteriormente provati dallo scandalo del “Macinapepe” (il cabaret di Erika Mann, che in un suo spettacolo aveva attaccato un zio di Annemarie) scoppiato a Zurigo nel 1934. Alla base di queste tensioni vi era il rapporto fra Erika Mann e i genitori di Annemarie, in particolare la madre.
I coniugi Schwarzenbach, infatti, furono fra i primi simpatizzanti del partito nazista e il fratello di Renée, Wille, fu accusato nel 1934 dal socialdemocratico Schneider di avere contatti con gli esponenti del partito nazista. Erika sosteneva che fosse stata proprio la madre di Annemarie a premere per l’attacco contro i suoi spettacoli considerati di propaganda comunista. Durante questi avvenimenti Annemarie si trovava in Persia come assistente archeologa presso il sito di Rhages.
Quando tornò in Svizzera a metà del 1934 si schierò con forza dalla parte degli amici del “Macinapepe” partecipando a manifestazioni contro i frontisti, difendendo pubblicamente il teatro di Erika e interrogando a fondo sulla questione la propria famiglia. Donna tormentata e anima fragile cercò di togliersi la vita, il tentativo fallì e lei decise di sposarsi con il diplomatico francese Claude Achille Clarac. Entrambi sapevano che si trattava di un matrimonio di facciata, utile per tranquillizzare l'opinione pubblica sulle preferenze sessuali di Annemarie. Durante un viaggio in Persia scrive Morte in Persia che diventerà poi La valle felice, ha un'intensa storia d'amore con la figlia di un diplomatico turco e, successivamente, con Barbara Hamilton-Wrigte, una vecchia fidanzata di Claude con la quale Annemarie intraprese una relazione amorosa durata tre anni. Viaggiò moltissimo e non riuscì mai a liberarsi definitivamente della sua dipendenza dalla droga, si recò più volte negli Stati Uniti dove iniziò, come corrispondente, la sua lotta ad Hitler. Con i Mann si impegnò nell’ “Emergency Rescue Committee” per salvare gli oppositori di Hitler e partecipò ai lavori preliminari per la fondazione della rivista di Klaus «Decision». Fra il 1836 e il 1838, in viaggio negli stati più poveri dell'America, Annemarie realizza un reportage fotografico di intensa bellezza. A New York le venne diagnosticata la schizofrenia, venne internata al famigerato Bellevue Hospital, qui le venne riservato un trattamento inumano. Riuscì a fuggire trovando riparo presso l’amica Carson McCullers ma venne ritrovata dal medico e dalla polizia e riportata in manicomio. Successivamente, grazie all’intervento del fratello Alfred che abitava in America, fu trasferita al White Plains, ospedale privato con regole meno rigide. Nel 1941 fu dimessa a patto che lasciasse l’America. Al ritorno in Svizzera si rese conto di quanto fossero peggiorati i rapporti fra lei e la sua famiglia: dopo la morte del marito, Reneé Schwarzenbach si era chiusa in una sorta di freddo dolore così, quella che era stata una madre protettiva e apprensiva, ora si era trasformata in una presenza lontana e assente. Annemarie venne quindi “pregata” dalla sua stessa famiglia di lasciare in breve tempo la Svizzera; maturò così nella giovane scrittrice l’idea, nata a Lisbona, di partire per l’Africa. Nel 1942, dopo una rovinosa caduta dalla bicicletta, Annemarie riportò danni irreparabili, la madre la fece portare a Sils e la tenne lontana dai suoi affetti proibendo a chiunque di avvicinarsi. Morì il 15 novembre 1942 a Sils in quella solitudine che l’aveva accompagnata per tutta la vita e che aveva alimentato la sua disperazione e il suo male di vivere.

Annemarie Schwarzenbach
Ogni cosa è da lei illuminata
Traduzione Tina D'Agostini
50 p. 10 euro
Il Saggiatore

Annemarie Schwarzenbach
La valle felice
Traduzione Tina D'Agostini
180 p. 12,91
Luciana Tufani Editrice 

Areti Georgiadou
La vita in pezzi
Traduzione Tina D'Agostini
14 euro, 237 p.
Luciana Tufani editrice

Dominique Laure Miermont
Una terribile verità
Traduzione Tina D'Agostini
350 p 25 euro
Il Saggiatore

Annemarie Schwarzenbach
Dalla parte dell'ombra
Traduzione Tina D'Agostini
414 p, 10,00 euro
Il Saggiatore

Annemarie Schwarzenbach
La gabbia dei falconi
curatrice M.G. Mazzucco
235 p, 8,80 euro
Rizzoli

Annemarie Schwarzenbach
La via per Kabul
Traduzione Tina D'Agostini
157 p 8,50 euro
Il Saggiatore

Annemarie Schwarzenbach
Sibylle
Traduzione Idra D.
105 p 12 euro
Casagrande edizioni

Annemarie Schwarzenbach
Oltre New York. Reportage e fotografie 1936-1938
Traduzione Tina D'Agostini
186 p. 15 euro
Il Saggiatore





giovedì 13 settembre 2012

Dante in 45 secondi

Dante nasce da Bella degli Abati detta anche Bella dei vampiri tra maggio e giugno del 1265 (nel senso che Bella impiegò circa un mese per espellerlo). A 9 anni si innamorò di Beatrice e si ammazzò di seghe perché lei non se lo filava. A 12 anni, siccome era uno precoce, venne promesso marito a Gemma Donati che però si faceva chiamare Jemma perché faceva più fico.
I due ebbero tre figli, una si fece Monaca e, forse, Dante ebbe pure qualche figlio fuori dal matrimonio. Siccome era uno precoce si dedicò alla politica ma fece un casino e lo esiliarono a Roma, in questo periodo si fece ospitare, a scrocco, da diverse famiglie, pare anche da una famiglia di fatto che poi Dante metterà all'inferno perché non gli facevano mai trovare il latte caldo la mattina a colazione. Intorno al 1300 Dante cominciò a farsi pesantemente di crack e scrisse la Divina che poi, per evitare equivoci, chiamerà Commedia.
Trovò asilo a Ravenna ma, tornando da Venezia, ebbe la meravigliosa idea di farsi un giro per le valli di Comacchio (mio paese natio) per mangiare le famose anguille alla griglia (che potete gustare alla trattoria Da Vasco e Giulia della mia carissima amica Elena) e, siccome era uno precoce, si prese la malaria. Morì nel 1321 divenendo poi un marchio di fabbrica di Benigni.

mercoledì 12 settembre 2012

L'odore

"Scusa hai L'odore di Calasso?"
L'odore? Ah ma lei intende il nuovo Eau de Parfum di Roberto Calasso. Ha una fragranza così fresca che è andato a ruba. Provi alla profumeria qui accanto!
Roberto Calasso
L'ardore
Adelphi 560 p. 35 euro

martedì 11 settembre 2012

Se non stai attento questi gay...

Due ragazzi piuttosto giovani davanti al settore QUEER.
“E questo cos'è?”
“Il settore dei froci.”
“No, non ci credo adesso hanno anche un settore dedicato.”
“Guarda che se non stai attento questi gay....”

SE NON STAI ATTENTO QUESTI GAY:

  • Fanno diventare gay il tuo papà e lesbica la tua mamma (sempre che non lo siano già.);
  • Entrano nella tua camera mentre dormi, ti operano e la mattina ti svegli che sembri Paris Hilton;
  • Ti seguono sino a casa e quando guardi fuori dalla finestra loro ti guardano e si portano due dita agli occhi, poi li puntano contro di te come a dire: “Guarda che ti vedo”. Poi, se chiami qualcuno e dici tipo: “Venite a vedere il gay che mi ha seguito sino a casa” quello si nasconde nel buio e gli altri pensano che sei matto e che forse il gay sei tu, proprio come nel libro di McEwan. Inutile che guardi meglio, quelli sono esperti nel nascondersi nel buio;
  • Escono dall'armadio, ti afferrano e ti portano nel mondo del bau, bau (gay);
  • Girano nuovamente il remake de “Il pianeta delle scimmie” solo che utilizzano solo scimmie gay;
  • Ingravidano, attraverso la fecondazione assistita (con l'aiuto della Corte europea per i diritti dell'uomo), tutte le femmine del paese e fanno nascere figli gay per invadere il mondo;
  • Si vogliono sposare e poi, magari, pretendono anche di poter divorziare (che poi sovvertono i valori tradizionali del divorzio);
  • Il gay che vive sotto il tuo letto, quando spegni la luce, ti afferra per i piedi perché è un feticista;
  • Se dici cinque volte “Gayman” davanti allo specchio evochi un gay bruciato vivo che ti soffia via l'anima e poi diventi gay anche tu (oppure ti iscrivi al club abortisti anonimi);
  • Se un gay ti sfiora per la strada ti attacca una malattia che ti viene un aureola viola e quando passi tutti dicono: “Se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide...”;
  • Se un gay dice a tre persone che sei gay poi tutti pensano che lo sei e se poi lo dicono più di dieci persone allora sei gay davvero.


lunedì 10 settembre 2012

L'alfabeto del libraio: L

Lampada (di Marino)

“Scusi sto cercando un libro che abbia come argomento la verità.”
Mi chieda di camminare sulle acque che facciamo prima.

(Via mail)
“Buongiorno sto cercando un libro che mi hanno detto essere fuori catalogo, vorrei che me lo procuraste.”

“Avete questo libro?”
Passandomi un bigliettino.
“No, signore l'ho terminato purtroppo.”
“Ah e se lo ordino riuscite ad averlo per oggi pomeriggio?”

Per fortuna che ho la Lampada di Marino, mi basta sfregarla cantando Girl Gone Wild di Madonna ed ecco che appare il genio, tutti i vostri desideri saranno esauditi.

Lavoro

“Impiego di energia per il conseguimento di un determinato fine: il licenziamento.”

Libreria

Si pensa fosse un luogo in cui le persone andavano a comprare strani oggetti di carta (Vedi voci successive), in tali luoghi si trovavano persone addette alla vendita che, si dice, conoscessero e amassero tali oggetti. Nel nuovo millennio tali luoghi, che un tempo venivano equiparati ai luoghi di culto, si trasformarono in megastore o supermercati del libro. La figura professionale predisposta alla vendita degli oggetti di carta si è estinta, pare, per la caduta sulla terra di meteoriti digitali chiamati e-book. Un'altra teoria per l'estinzione di coloro che venivano chiamati “librai” è che si suicidarono in massa dopo un'ennesima genialata decisa ai piani alti.

Libraia/o

Losco figuro, fortunatamente estinto (vedi sopra), che osava pensare che i libri fossero portatori di cultura, libertà, fantasia, apertura mentale, idee e rivoluzioni. Tali inutili umani sacrificavano spesso l'idea di guadagno a quella di cultura e, per questo, venivano puniti con una tortura particolarmente crudele: impilare best seller e proporli, mentendo sulla qualità del testo, ai clienti. Si aggiravano fra i libri, spolveravano, sistemavano le pilette che qualcuno aveva messo in disordine, pulivano le copertine, discutevano fra loro su posizionamenti, autori, storie. Con l'arrivo del progresso e con la trasformazione della cultura prima in cultura di massa e poi in cultura da pirla il libraio è diventato un personaggio leggendario. La sua figura appartiene alla memoria anche se qualche imbonitore di professione ancora esalta tale figura diviene sempre più difficile trovarli. Sembra inoltre che molti librai abbiano preferito il termine “commesso” decisamente meno pretestuoso e più adatto al ruolo che viene, oggi, imposto loro.


Libro/i

Insieme di fogli che contengono un testo stampato o manoscritto, rilegati e provvisti di copertina, spesso di una fascetta con l'indicazione del capolavoro del secolo. Oggetto che andava molto di moda il secolo scorso e al quale si attribuiva una valenza culturale. Oggi, sempre più spesso, oggetto svuotato di ogni significato socio culturale, parificato a altri oggetti di consumo, affidato, per la riuscita sul mercato, a un marketing sempre più agguerrito. Decisamente molto utile se avete un tavolo traballante o se vi serve della carta per la lettiera del vostro gatto.




sabato 8 settembre 2012

Emis... chi?

“Scusa hai qualcosa su Emis Killa?”
“Chi?”
“Emis Killa.”
“E chi è?”
“Un rapper.”
“Mai sentito.”
“Cioè vuoi dire che non conosci Emis Killa?”
Bello io ascolto solo buona musica! Tipo: Madonna, Britney Spears, Lady Gaga...

venerdì 7 settembre 2012

La verità, soltanto la verità

Può una storia d'amore andare oltre i pregiudizi della gente? Riuscire ad essere più forte dei ruoli che una società patriarcale e maschilista impone? Sovvertire le regole imposte da altri?
Siamo nel 1830 in una Parigi tormentata dalle nuove idee rivoluzionarie, attraversata dalla peste, una città vitale in cui fanno i primi passi autori come Victor Hugo. Ed è proprio nella casa degli Hugo che incontriamo i personaggi principali di questa intensa storia d'amore. Il grande scrittore è anche un uomo pieno di sé, ossessionato dalla sua scrittura, cieco alla crescente insofferenza della moglie, un patriarca che vive gli affetti con un profondo egoismo, un uomo il cui unico interesse è quello di “essere” il più grande scrittore di tutti i tempi. Nella casa di Victor Hugo arriva, una sera, un altro scrittore e critico letterario, Charles Sainte-Beuve che, dopo aver recensito positivamente le prime pubblicazioni di Hugo, ne diviene amico intimo. Ben presto però fra lui e la moglie di Victor, Adèle, nasce una intensa storia d'amore. I sentimenti non si possono comandare e Adèle, stanca dell'egocentrismo del marito, si abbandona all'intensità e alla bellezza di un amore ben diverso da quello con Victor. Charles infatti è un uomo “diverso”, incapace di dare ad Adèle la fisicità che invece le impone il marito e, proprio per questo, Adèle se ne innamora perdutamente. La loro è una storia senza prevaricazioni, lontana dal classico cliché che imprigiona le relazioni fra un uomo e una donna. I loro appuntamenti, clandestini ed eccitanti, trasportano i due innamorati in una dimensione felice e festosa destinata, però, a non durare a lungo.
La vita scorre mettendo sulla strada dei due innamorati innumerevoli ostacoli sino a dividere per sempre i due e costringendo la dolce Adèle a fare i conti con una quotidianità che diviene, improvvisamente, carica di dolore e che trasporta tutti i personaggi coinvolti in questa storia verso destini oscuri.
Helen Humphreys ha una scrittura magnifica, capace di grande ironia ma anche carica di un realismo drammatico, in questa storia riesce a creare personaggi carichi di vitalità e umanità raccontando la storia di una donna che è anche madre e che si deve confrontare con un marito che pensa solo al proprio successo, che è costretta a negarsi l'unica fonte di felicità e che vede la propria vita, lentamente ed inesorabilmente, andare alla deriva. Un libro bellissimo e intenso che ci regala un ritratto inedito di Victor Hugo allo stesso tempo scrittore carismatico e piccolo uomo. L'amore e il dolore descritti in queste pagine lasciano il segno dimostrando come i sentimenti possano andare oltre tutti i dogmi imposti dalla società.

Helen Humphreys
La verità, soltanto la verità.
Traduzione di Carlotta Scarlata
238 p. 16 euro
Playground edizioni

Se volete leggere la mia intervista rilasciata al sito Bibliocartina.it  la trovate qui: Marino Buzzi

giovedì 6 settembre 2012

Maleducazione

Cliente che mi chiede informazioni e poi, senza ascoltare e mentre sto ancora parlando, comincia a chiamare a gran voce sua figlia che è alle mie spalle, visto che è a pochi centimetri da me praticamente mi lava la faccia.
Cliente che prende il “pacchetto convenienza” con i test d'ingresso all'università, lo apre e prende l'unico testo che gli interessa abbandonando il resto dei libri in giro per la libreria. Ora o vendo gli altri testi separatamente oppure mi rimarranno in libreria perché non posso renderli in questo stato.
Cliente che entra in libreria parlando, anzi urlando, al cellulare raccontando cose molto intime di cui non frega niente a nessuno.
Cliente che salta la fila dicendo: “Devo solo fare una domanda” e poi tira fuori la lista dei libri da acquistare e quando gli fai notare che deve prendere il numero e fare la fila ti manda a cagare.
Ragazzini che appoggiano i piedi contro il muro o sui libri.
Gente che abbandona spazzatura di ogni genere.
Ragazzini che scendono, ruttando, la scala.
Clienti che prendono i libri da scaffale e poi li abbandonano, in pessime condizioni, fuori posto o in giro per la libreria.
Cliente che ti aggredisce appena rispondi al telefono perché suo figlio ha fatto una prenotazione due giorni fa e il messaggio non è ancora arrivato e quando gli dici che il libro è appena arrivato ti aggredisce perché non l'hai informato.
Ragazzini che si rincorrono per la libreria, si danno del frocio, si danno dei calci o dei pugni, buttano i libri a terra, usano parolacce che farebbero impallidire De sade e quando li riprendi ti mandano a cagare.
Genitori che lasciano fare ai propri figli qualsiasi cosa e quando li riprendi ti guardano come se avessi appena maltrattato il pargolo.
Proprietari di cani che si offendono perché gli chiedi di pulire la pipì o la popò che il proprio amico a quattro zampe ha fatto in libreria.
Ora, non è che pretendo la luna, vorrei solo che si rispettassero le regole del vivere civile.
O magari posso trasferirmi in un eremo sull'Himalaya.

mercoledì 5 settembre 2012

Superlibraio

“Scusi sto cercando un libro ma proprio non mi ricordo l'autore o il titolo, sarebbe così gentile da aiutarmi?”
“Sa di cosa tratta il libro Signora?”
“Sì, è un libro per imparare l'inglese in poco tempo.”
Faccio qualche ricerca.
“Potrebbe essere Impara l'inglese in un mese di Salvo Matteo?”
La signora quasi urlando:
“Sì, sì è proprio quello! Ho girato tre librerie e nessuno è riuscito a trovare il titolo. Lei è un Dio!”
Bé, dai, non esageriamo addirittura un Dio... al massimo, ecco, una Dea.
Però con i superpoteri.
Mmmm a ben pensarci non una semplice Dea.
Una di quelle toste che vola e legge nella mente e diventa invisibile ed è fortissima e si teletrasporta e fa un sacco di quelle cose fiche lì.
La Dea delle Dee e non come quella cocainomane di Pollon che aveva bisogno della polverina magica.
No, no. Una Dea vera, di quelle che ti spiezza in due!

Sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria! Se l'assaggi o la respiri ti dà subito l'allegria!

martedì 4 settembre 2012

Clienti scolastici 1

Prima di raccontare la gustosa scenetta che ho vissuto devo dare qualche spiegazione su come funziona il settore scolastico (altrimenti, se non siete addetti ai lavori, vi perdete).
Noi vendiamo sia libri scolastici nuovi che usati, il settore scolastico è un settore “a parte” nella libreria nel senso che ha regole proprie ben diverse dai settori di narrativa e saggistica. Durante i mesi più caldi ( e settembre è il mese caldo per eccellenza) mettiamo un numeratore. La gente arriva, prende il proprio numerino, aspetta il suo turno e poi consegna la lista dei libri scolastici all'addetto/a di turno che controlla le giacenze in magazzino (non a computer quindi) nel nuovo o nell'usato a seconda delle richieste del cliente. Chi deve vendere i libri di scuola (abbiamo anche un servizio per acquistare) non prende il numero, va direttamente al “banco” dalla collega o dal collega che si occupa dell'acquisto. I libri che non sono presenti in libreria si possono ordinare (solo nuovi). Nella gestione della scolastica il computer viene usato pochissimo perché le giacenze sono approssimative, questo succede perché, in molti casi, le giacenze dei libri presenti a computer non corrispondono a realtà, magari perché fra quei libri ci sono già molte prenotazioni (e quindi libri che appaiono in giacenza ma che non sono disponibili perché da parte per clienti che li hanno precedentemente ordinati). Mi rendo conto che per un non addetto ai lavori sia difficile capire perché una giacenza non è visibile a computer ma, una volta spiegato l'arcano, un cliente dovrebbe anche fidarsi del libraio. Invece no! Perché viviamo con l'idea che l'altro voglia fregarci in ogni momento della nostra giornata.
La mia postazione è due sale prima del settore scuola e la gente che va a comprare i libri scolastici deve obbligatoriamente passare dalla mia sala.
È passato anche il simpatico signore con cui ho avuto una discussione:
“Chiedo a lei per i libri di scuola?”
“No signore deve andare in fondo nell'ultima sala, prendere il biglietto e aspettare il suo turno.”
Il signore va a prendere il biglietto e poi torna da me.
“C'è un sacco di gente però, non mi va proprio di aspettare che poi magari non avete nemmeno i libri, può dirmi almeno se li avete?”
“Mi spiace signore ma le giacenze dei libri di scuola non sono affidabili.”
“In che senso?”
“Nel senso che potrei dirle che il libro è disponibile, perché a computer mi fa vedere la giacenza, e poi, magari, è un libro già prenotato. Oppure, visto che ha venti numeri davanti, il libro potrebbe essere venduto ad altre persone prima di lei.”
“Ma che sciocchezza è mai questa?”
“Scusi?”
“Voglio solo sapere se i libri sono presenti in libreria oppure no.”
“Come le spiegavo le giacenze dei libri di scuola non corrispondono alla disponibilità reale del libro.”
“Dica piuttosto che non mi vuole aiutare.”
“Guardi, mi scusi, faccio questo lavoro da diversi anni e so quello che dico. Potrei darle informazioni sbagliate.”
“Io le do un titolo e lei mi dice se ce l'ha. È semplice.”
“Non funziona così. Le ho già spiegato che, in questo preciso momento dell'anno, vista l'enorme affluenza di persone, i libri potrebbero essere prenotati oppure potrei dirle che il libro mi risulta finito e invece, magari, la collega ne ha appena comprato una copia usata e non ha ancora fatto in tempo a caricarlo a computer.”
“Mi accontenti, guardi questi titoli!”
Per evitare ulteriori discussioni controllo i titoli a computer.
“Guardi a computer sono caricate tre copie del primo titolo, due del secondo e sei del terzo ma sono dati inesatti quindi li prenda con le pinze!”
Il signore si allontana e torna dopo circa un ora si avvicina tutto scocciato e mi fa:
“Comunque mi ha dato delle informazioni sbagliate, dei libri che mi ha detto che c'erano solo uno era disponibile!”
E se ne va lasciandomi di pietra.
Quindi, a questo punto, secondo voi, che dovrei fare io?????

lunedì 3 settembre 2012

L'alfabeto del libraio: I

Impersonale.
Lo so è il futuro. È conveniente, è fico, è pratico. Ma io il lettore e book proprio non lo reggo e non per i motivi che si potrebbero pensare (e sono moltissimi e magari una volta ci faccio un post) ma, semplicemente, perché è impersonale. Pratico, certo, ma impersonale. E io, quando leggo un libro, voglio sentire un calore diverso da quello delle batterie che si surriscaldano.

Inaccessibile
Un modo per descrivermi? Algida e irraggiungibile come la Kidman. O come un cornetto (Algida), fate voi.

Inacidito
Faccio uno dei lavori più belli del mondo. O almeno dovrebbe essere così. Eppure mi sono inacidito ( e no, non sono ancora scaduto come lo Yogurt che ho mangiato l'altro giorno). Sarà perché, ormai, ai piani alti vogliono addirittura sapere quanto tempo impieghiamo per aprire un singolo collo (scatola con libri)? O perché, magari, mi devo confrontare quotidianamente con un mercato sordo e cieco che sta andando a rotoli a causa della propria arroganza? Sarà colpa dei clienti? Oppure è tutta colpa mia? (Acido... acida...)

Inalberarsi
“Scusa.”
“Sì?”
“Ti puoi gentilmente alzare dai libri? Non è bello usarli come cuscino.”
“Perché a che altro servono?”
(Conversazione avuta con un ragazzino pieno di ormoni probabilmente depositati tutti nel cervello)

Indolore
“Ciao sto cercando un libro che non mi faccia male.”
“...”
“No voglio dire, non voglio un libro violento.”
Ah i famosi libri killer... ne ha ammazzati più la cultura che... a proposito, attento ai libri cecchini appostati sui tetti appena fuori dalla libreria. Sparano a chi non ha fatto almeno un acquisto.

Inventario
Giornata trascorsa a prendere libri dagli scaffali e schedarli attraverso un diabolico marchingegno che fa un fastidioso Beep e che quando non riconosce il codice di un libro comincia a fare “Nenonenoneno” e va avanti così per un tempo che sembra infinito. A fine giornata preghi che i timpani esplodano.


sabato 1 settembre 2012

Altre dimensioni

Un cliente scende e va nella saletta d'arte, si guarda in giro e poi, perplesso, viene da me:
“Scusa ma qui non c'erano i libri classici?”
“Non abbiamo più un settore legato ai libri classici, abbiamo messo tutti i libri in ordine di autore. Li trova al piano terra.”
“Ok ma prima erano qui, vero?”
“No a dire il vero, quando c'era il settore, era al piano terra. Molti anni fa erano nel settore vicino alla scolastica.”
“No, no guardi sono venuto qualche mese fa ed erano qui.”
“Le assicuro che non sono mai stati in questa sala.”
“Le dico che erano qui.”
Aspetti, aspetti. Ma lei è il signore che viene dalla dimensione parallela! Quella in cui gli uomini vivono sui fondali marini e i pesci costruiscono grattacieli! Sì, sì in quella dimensione i libri classici sono esattamente dove dice lei!