Succede a: La collega Femminista
Si avvicina una signora:
"Scusi lei è una stagista?"
"Stagista?"
"Sì."
"No signora sono regolarmente assunta..."
Ma se va avanti così, Signò, secondo me questa diventa una stragista!
La nostra Monica Lewinsky!
sabato 29 settembre 2012
venerdì 28 settembre 2012
Clienti disinteressati
C'è una cosa che mi fa impazzire del
periodo scolastico ed è il totale disinteresse per i prodotti che
vendiamo da parte di molti clienti. Moltissime persone vengono in
libreria, in questo periodo, solo perché cercano i libri di scuola,
nuovi o usati, per i propri figli. Spesso, soprattutto a settembre,
si creano file piuttosto lunghe. La gente arriva, prende il numerino
e aspetta anche qualche ora. Abbiamo dovuto mettere delle sedie
perché le persone, altrimenti, si siedono sulle spondine dei mobili
(studiate per supportare il peso dei libri e non degli esseri umani)
o direttamente sui libri.
La cosa che mi sconcerta è che
raramente vedo queste persone, giovani o meno giovani, utilizzare il
tempo d'attesa per girare per la libreria, per guardare i libri, per
sfogliarli, persino per leggerli. Non dico che debbano arrivare
addirittura ad acquistarli ma almeno, giusto per far passare
il tempo, che li leggano! Non pretendo neppure che leggano qualcosa
di particolarmente impegnativo! Basterebbe scegliere uno a caso fra i
tanti pessimi libri che affollano le nostre librerie. Invece no!
Messaggiano con il cellulare, mangiano o, pur di non aspettare in
libreria, vanno a comprare vestiti o a mangiare da McDonald's,
giocano con i videogiochi (i più giovani), sbuffano, si lamentano.
La cosa più bella è che preferiscono
fissare per ore il vuoto piuttosto che prendere in mano un libro.
Io li amo! Lo giuro! È come andare in
un museo e poi sedersi su una sedia e fissare il pavimento!
Sia mai che le loro dita sfiorino anche
un solo libro! Scommetto che se potessero si porterebbero in libreria
la televisione.
Lo giuro, settimana prossima faccio un
post sui clienti che amano i libri, su quelli educati e gentili. Se
lo meritano perché sono tanti.
Però, diciamocelo, quelli
problematici mi danno più spunti per il blog ;)
giovedì 27 settembre 2012
Per farsi un'idea...
Mai come quest'anno ho notato una
maleducazione e un'aggressività diffusa, riporto alcuni esempi
accaduti nella settimana più “intensa” della scolastica. Sono
cose accadute in sette giorni. Immaginate quello che ho sentito in
tre mesi...
Domenica, in libreria siamo quattro
persone, appena aperto abbiamo, in fila, una trentina di clienti.
Telefona un cliente, gli chiediamo gentilmente di richiamare dopo un
po' perché, in quel momento, non riusciamo a servirlo.
Viene un signore in libreria, mi chiede
un libro, controllo e gli dico che l'ho finito.
Cliente: “Voglio parlare con la
direttrice.”
Io: “Mi perdoni è domenica,
lavoriamo a personale ridotto, la direttrice la trova domani.”
Lui: “Allora mi faccia parlare con
chi ne fa le veci.”
Io: “Può dire a me.”
Lui: “Io con lei non voglio parlare!”
Io: “Mi spiace non c'è nessun
altro.”
Lui: “Mi dia il numero della
direttrice.”
Chiamo la collega Memoria di ferro.
Lei: “Posso aiutarla?”
Lui: “Voglio parlare con la
direttrice.”
Lei: “Non c'è può dire a me.”
Lui: “Voi non avete voluto servirmi
al telefono.”
Lei: “Mi scusi non è che non abbiamo
voluto servirla, le abbiamo solo chiesto di chiamare più tardi
perché avevamo una trentina di persone in fila.”
Lui: “Mi dia il numero della
direttrice.”
Lei: “Non sono autorizzata a darle
numeri privati.”
Lui: “Io sono un magistrato!”
Ah bé, allora, aspetti smetto di
tremare dalla paura e le scrivo subito il numero...
Al telefono:
“Devo ordinare dei libri di scuola.”
“Buongiorno, prima dobbiamo vedere se
i libri li abbiamo in libreria, deve venire con la lista così
controlliamo.”
“Che cazzo ci vengo a fare in
libreria se i libri poi non li avete?”
“Mi perdoni, intanto la invito ad
avere un linguaggio diverso quando parla con me, e, in ogni caso, non
riusciamo a controllare i libri per telefono c'è troppa gente in
libreria in questo momento.”
“Ma vaffanculo!”
E mi attacca il telefono in faccia.
Al telefono:
“Libreria...., buongiorno sono
Marino.”
“Posso sapere quanto pagate i libri
di scuola se uno li viene a vendere?”
“Dal 20% al 30% signora a seconda di
come sono messi i libri.”
“Siete proprio dei ladri!”
“Come scusi?”
“Siete dei ladri!”
“Signora io prendo mille euro al
mese, si figuri quanto ci guadagno come singolo.”
“Lei è un ladro.”
“Guardi con lo stipendio che prendo
potrei anche diventarlo.”
In libreria, una signora, mentre passa
davanti alla mia postazione:
“Comunque la ragazza che mi ha
comprato i libri è proprio una ladra!”
Mettiamo una cosa in chiaro: nessuno di
noi ci guadagna un centesimo, le valutazioni vengono fatte sul
singolo libro, le percentuali sono imposte dalla sede. I libri
vengono rivenduti con il 40% o il 50% di sconto.
Un signore in libreria:
“Sto cercando questa cosa.”
Mi passa un foglietto illeggibile.
“Mi scusi non riesco a leggere il
titolo del libro.”
“Non è un libro.”
“Ah... e allora cos'è?”
“Se non lo sa lei lo devo sapere io?”
“Mi perdoni mi sta chiedendo una cosa
che non è un libro e non capisco la sua scrittura, può dirmi che
cos'è?”
“Non lo so me lo ha chiesto mia
figlia.”
“Mi perdoni come faccio a sapere cosa
sta cercando?”
Lui, andandosene:
“Vaffanculo!”
Sono solo alcuni esempi di ciò che ci
accade in libreria in uno dei periodi più stressanti dell'anno. A
volte non mi sento un libraio, mi sento un Pungiball.
mercoledì 26 settembre 2012
Tante vite
È un Marocco completamente diverso da
quello legato all'immaginario occidentale quello che emerge da Tante
vite, romanzo autobiografico di Rachid O.
Ogni capitolo si apre con una persona
conosciuta, un pezzo di vita, un viaggio, un'emozione vissuta da un
giovane uomo che si approccia, per la prima volta, con un mondo
troppo grande. In Marocco Rachid si sente sicuro, conosce uomini in
una società apparentemente fatta solo di uomini, ha amanti, si
innamora, conosce occidentali che vanno in quelle terre per vivere la
propria omosessualità, visita la tomba di Jean Genet. Quando viaggia
in Europa si sente diverso, è impaurito dal mondo di fuori, da
quello che gli hanno raccontato degli occidentali, della polizia a
Parigi, del razzismo, da una società così diversa dalla sua. È un
libro che ci porta fra le strade di un mondo che non conosciamo, un
mondo in cui l'omosessualità si vive senza rivendicazioni. Eppure, a
leggere queste pagine, pare che in Marocco l'amore e il sesso
omosessuale sia molto praticato. Forse anche a causa dei tabù legati
alla sessualità femminile, i maschi si incontrano, stanno fra loro,
vanno negli hammam, fumano Kif. Rachid racconta la vita di questi
uomini e si confronta con la morte che, in alcuni casi, lo tocca da
vicino e , in altri, lo sfiora appena. Come a dire che la vita è
così, che bisogna prendere ciò che di bello dà, che prima o poi la
signora vestita di nero ti trova.
E gli uomini di Racid sono uomini
sfuggenti e pieni di segreti. Come suo zio, l'uomo a cui è dedicato
il primo capitolo, che ci regala il primo scorcio di vita in Marocco
e che mostra come le cose non siano quasi mai quelle che sembrano.
Eppure gli uomini di Rachid, con i loro problemi e le loro paure, non
sono diversi neppure in Europa. Gente che non riesce a vivere
apertamente la propria sessualità, reduci da matrimoni andati male,
girovaghi, equilibristi in un mondo che appare troppo complicato agli
occhi di questo giovane uomo. È un libro dolce amaro che ci mostra
una società imperfetta e, allo stesso tempo, carica di umanità. Un
libro che ci porta a conoscere le tante vite di estranei destinati a
sparire, a perdersi lungo la strada dei ricordi, nell'oblio delle
nostre quotidianità.
Rachid O
Tante vite
Traduzione Matteo Colombo
€ 10, 105 p.
Playground Edizioni
martedì 25 settembre 2012
In fila per....
Un signore si ferma vicino alla mia
postazione, guarda la gente in attesa di essere servita al settore
scolastico, poi mi guarda e chiede:
“Scusa ma tutta questa gente in fila
è qui per comprare i libri?”
No, è che non hanno niente di meglio
da fare!
ALCUNI BUONI MOTIVI PER FARE LA FILA IN
LIBRERIA SENZA UNO SCOPO PRECISO:
1 Fanno la fila sperando che poi il
libraio più Queer d'Italia scriva di loro sul blog Cronache dalla
libreria;
2 Qualcuno ha messo in giro la voce che
il numeratore lacrima sangue;
3 Sperano che gli U2 prima o poi
facciano un concerto vicino alla cassa (o che Bono Vox si metta a
fare degli scontrini);
4 Si sono sbagliati, pensano di essere
in fila davanti alla Apple Store;
6 Sono alieni e il settore scolastico è
una porta verso un'altra dimensione;
7 Sono dei masochisti;
8 Sono degli appassionati lettori ma
siccome non hanno un euro stanno in fila per leggere gratis (Seeeeee!
Ce ne fosse uno con un libro in mano, tutti con il cellulare. Alcuni
preferiscono fissare il vuoto per ore piuttosto che leggere);
9 Sono clienti misteriosi che stanno in
fila per studiare le nostre reazioni e spiarci;
10 Sono dei deficienti.
lunedì 24 settembre 2012
L'alfabeto del libraio: N
Napoleone
“Ciao sto cercando qualcosa sulla
vittoria di Napoleone a Waterloo.”
“Difficile.”
“Vuoi
dire che non avete libri su Waterloo?”
“No,
voglio dire che Napoleone quella battaglia l'ha persa.”
Narcolessia
Cliente
che viene in libreria, comincia a dondolare avanti e indietro, si
china su se stesso, poi si siede, prende un libro, si addormenta e
comincia a inclinarsi da ogni parte. Io passo, lo sveglio battendo
forte le mani, dopodiché, lui, per tenersi sveglio, va a sniffare
colla al settore cartoleria. (Non vi sto prendendo in giro, abbiamo
davvero un frequentatore della libreria così).
Narrativa
“Scusa
il settore di narrativa?”
“Al
piano terra.”
“Dove?”
“Dove
è entrata signora.”
“Ma
non ho visto il settore narrativa.”
“Tutti
i libri del piano terra sono di narrativa signora.”
“Ah.
E questo che settore è?”
“Saggistica.”
“E
qui non trovo la narrativa?”
“Ho
qualcosa solo nel settore QUEER.”
“Cioè?”
“Narrativa
a tematica omosessuale.”
“Mmmmm
no non è il mio genere.”
“Comunque
la narrativa la trova al piano terra.”
“Dove?”
Avremmo
potuto continuare così per ore....
Neofobia
“Avete
anche libri vecchi?”
“In
che senso vecchi?”
“Che
non siano novità.”
“Certo,
ha qualche titolo?”
“No
se c'è un settore...”
“No
non abbiamo un settore legato ai libri più vecchi. Ma lei intende i
fuori catalogo?”
“No,
no intendo tipo i classici o cose del genere... la narrativa recente
mi fa un certo senso...”
Neurone
“Scusa
hai qualcosa sui neuroni a
specchio?”
Certo,
ho anche qualcosa sui neuroni a legno e qualcosa sui neuroni a marmo
se ti interessa...
Etichette:
best seller,
libraia,
libraio,
libreria,
librerie,
libri,
libro,
marino buzzi,
napoleone,
narcolessia,
narrativa,
neurone,
neuroni
domenica 23 settembre 2012
Querelle domenicali
Si parla spesso, e spesso a sproposito, in questi tristi tempi, di matrimonio omosessuale e adozioni. Se ne parla senza sapere, senza cercare di capire, senza provare. Insomma, se ne parla a vanvera.
Oggi ne parla Alex Corlazzoli sul suo blog del Fatto quotidiano (qui) e, in risposta (spero la legga) ne parlo anch'io sull'altro mio blog (qui).
Buona domenica
Oggi ne parla Alex Corlazzoli sul suo blog del Fatto quotidiano (qui) e, in risposta (spero la legga) ne parlo anch'io sull'altro mio blog (qui).
Buona domenica
sabato 22 settembre 2012
Cliente impaziente
Una signora, sbuffando:
"Senta io ho il numero 75 siamo al 34 quanto devo aspettare?"
Direi che prima c'è il numero 35, poi il 36, dopo se non sbaglio, il 37, poi il 38...
"Senta io ho il numero 75 siamo al 34 quanto devo aspettare?"
Direi che prima c'è il numero 35, poi il 36, dopo se non sbaglio, il 37, poi il 38...
venerdì 21 settembre 2012
Torquato Tasso in 45 secondi
Torquato Tasso nacque dall'incrocio fra
un tasso e Portia De Rossi, al tempo conosciuta per la sua
partecipazione al telefilm Nip/Tuck. Visse in Sicilia, a Napoli,
Urbino, Venezia, Padova e Bologna. A Padova si legò all'Accademia
degli infiammati (per accedere dovevi darti fuoco) e a quella degli
eterei (del resto dopo che ti eri dato fuoco...). Nel 1565 si recò a
Ferrara ed entrò nelle grazie della corte Estense. Qui fu
particolarmente felice perché tutti gli dicevano sempre che era
molto fico. Ben presto però Tasso cominciò a dubitare della propria
fede e, siccome era uno furbo, si sottopose al giudizio
dell'inquisizione ferrarese che, dopo avergli chiesto i documenti, lo
lasciò andare. Il nostro eroe, che aveva cominciato a soffrire di
turbe psichiche, venne poi rinchiuso nell'Ospedale Sant'Anna dove
rimase per sette anni. Oggi al Sant'Anna non ci puoi più andare
perché hanno aperto un nuovo, e inutilissimo, ospedale a Cona e i
pazienti li mandano tutti lì. Nel 1581, senza il suo consenso,
pubblicarono la prima parte de La Gerusalemme liberata che ebbe
grande successo e divenne un best seller. Sulla fascetta del libro
c'era scritto “Dall'autore più amato dai Gonzaga un poema davvero
epico!”. Il primo libro portava la prefazione di Dan Brown. Morì
nel 1951 poco prima di ricevere la Laurea Poetica. Che sfiga.
Etichette:
bologna,
estense,
ferrara,
gonzaga,
inquisizione,
libraio,
libreria,
libri,
libro,
marino buzzi,
napoli,
padova,
torquato tasso,
venezia
giovedì 20 settembre 2012
Spaccio di libri
“Scusi ma sui libri usati rilasciate
regolare scontrino?”
Ssssst! Ma che è impazzita? È la
prima volta che viene da noi vero signora? Funziona così. Lei va al
banco della scolastica con la lista dei libri da comprare. Se vuole
libri usati deve usare la frase in codice: “Non ci sono più i bei
libri di una volta...”
A quel punto la collega la porta nel
retrobottega e le fa vedere la merce usata, lei sceglie quello che le
serve poi esce dal magazzino dicendo: “Non ho trovato nemmeno un
paio di scarpe usate”. Esce dalla libreria e scende nel
sottopassaggio vicino, quello che ormai non serve più a niente
perché la Apple Store è riuscita a far chiudere una entrata/uscita
ed è diventato un orinatoio sotterraneo (per non dire di peggio).
Aspetti lì sino a quando non si avvicinerà un ragazzo
dall'espressione truce che le consegnerà i libri usati. Si paga solo
in contanti. Se la beccano i finanzieri dica che era lì per caso e
che i libri, in realtà, sono un'illusione ottica.
mercoledì 19 settembre 2012
Curriculum: Aspettative
Permettetemi di far uscire il bastardo
che è in me ma quando leggo le lettere d'accompagnamento ai
curriculum percepisco da un lato una grande ingenuità e, dall'altro,
un'inconsapevolezza totale di cosa significhi lavorare in libreria.
Ok ti piace leggere, sei uscito
dall'università con una tesi sulla letteratura del seicento, hai
ottenuto 110 e lode, sogni di lavorare in libreria perché ami i
libri e stai cercando un lavoro all'altezza delle tue competenze.
Perdonami, non hai proprio capito.
Il lavoro “intellettuale” non lo
fai in libreria, lo fai a casa, sul treno, sull'autobus, ogni volta
che prendi in mano un libro per leggerlo, ogni volta che vai al
cinema, a teatro, a una mostra, a una fiera, ogni volta che ti
interessi di società, ambiente, cultura. Certo in libreria impari a
conoscere autori e autrici che probabilmente non conoscevi e che, se aspetti di
leggere in libreria, non conoscerai mai.
Arrivi la mattina e spolveri, tesoro.
Sì, togli la polvere che si è accumulata durante la notte, ti armi
di swiffer, spruzzini vari, straccetti e pulisci, sposti i libri e
li rimetti al suo posto. Poi fai “il venduto” cioè il riordino
dei titoli venduti, ti occupi delle vetrine e delle proposte, guardi
la posta e rispondi ai clienti, devi fare assolutamente, entro la
mattinata, l'ordine per la campagna sconti di qualche casa editrice.
Fai l'analisi dei libri che non vendono e procedi alla resa. Che
giorno è? Martedì? Ci sono le novità Mondadori da esporre.
Mercoledì? Rizzoli. Giovedì? Messaggerie e PDE. Prendi le pile di
libri che hai posizionato la settimana scorsa e le sposti, metti in
evidenza i titoli altovendenti. Hai allestito le campagne del mese?
Metti i bollini sconto, sposta i libri nella parete promozione,
allestisci le nuove vetrine. Oggi scadono tre campagne quindi, prima
di allestire le nuove, devi togliere le vecchie. Togli i bollini,
analizza i libri che non hai venduto, procedi alla resa. Scorta in
magazzino i titoli che hanno rallentato nelle vendite, sono arrivati
i ricarichi delle 50 sfumature che stavi per finire, vanno subito in
sala, scusa hanno bisogno in scolastica e, dopo, al primo piano che
il collega è in pausa. Fermati in cassa che la collega deve andare a
spedire gli ordini, c'è il magazziniere? No? Ci sono da seguire i
corrieri, sono appena arrivate trenta scatole Giunti, portale al
piano di sotto, hai dei clienti in saggistica. Rispondi al
telefono, accidenti, che squilla in continuazione e stai attento che
han mandato una mail su come rispondere adeguatamente. Ha bisogno
signora? Sei accerchiato da studenti universitari, cavolo non trovo
questo titolo, sarà finito fuori posto. Prendi i libri abbandonati
nella saletta e riposizionali e sistema i libri a scaffale, hai fatto
la resa dei fuori catalogo? Riprezzato i libri con aggiornamento
prezzo? L'esposizione della Taschen è da rifare e hai pensato alla
cartoleria? Le matite vanno prezzate una per una, c'è un nuovo
espositore, gli Art dossier sono in disordine. Prego signore ha
bisogno? Come dice? Non ricorda il titolo, l'autore, la casa
editrice, ricorda solo che era un libro sui gatti? Guarda qualcuno
deve aver rovesciato dell'acqua per terra, sempre che sia acqua, puoi
pulire per favore? Hanno nuovamente bisogno in scolastica puoi
andare? Puoi controllare il riposizionamento del titolo che vende a
Roma, Firenze, Ferrara ma che da noi non sta vendendo? C'è da
riordinare i titoli del catalogo Adelphi. Hai sistemato la classifica dei più venduti? Ci sono delle cartacce da raccogliere. È morto pinco pallino hai
riordinato i libri? Guarda questo autore va da Fazio, te ne occupi
tu? Ci sono da organizzare le presentazioni dei prossimi sei mesi.
Chi si occupa dei Rem? Hai aggiornato le pagine facebook della libreria? Mandato i tweet? Fatto le fotografie dell'ultima presentazione? Hai allestito la sala per autore e spettatori? Le casse si sono bloccate. Hai installato il
nuovo programma? Ricordati di fare la proposta sugli avvenimenti del
giorno.
E, allora, cosa mi dicevi della tua
tesi sulla letteratura dei seicento?
martedì 18 settembre 2012
Curriculum: bisogni.
Ebbene sì, non l'ho detto sino ad ora
ma da qualche mese la catena di librerie per cui lavoro ha cambiato
nome e ragione sociale e sono cambiate diverse cose (anche se i
problemi sono rimasti gli stessi direi). Come al solito vi dico
queste cose per una ragione, spiego, altrimenti non capite. Prima
avevamo degli indirizzi e mail personalizzati quindi ognuno di noi
riceveva e mail mirate. Ora invece ci sono indirizzi di posta
elettronica generali suddivisi per ruoli. Io e la collega Bebè a
bordo ci occupiamo di rispondere alle mail dell'indirizzo principale
(quello che si trova sul sito e a cui la gente scrive per avere
informazioni), a questo indirizzo arrivano anche moltissimi
curriculum che poi noi “giriamo” alla direttrice (senza leggerli,
leggiamo solo il testo della mail).
Ed è proprio dei curriculum che vorrei
parlare suddividendo, se ci riesco, il discorso in due parti.
La prima, quella che vorrei trattare
qui, è quella relativa al “bisogno” di lavoro. L'altra invece
riguarda le “aspettative” che hanno le persone che vorrebbero
venire a lavorare in libreria.
Il mondo del lavoro è cambiato
rispetto al periodo in cui erano giovani i nostri genitori, per loro
(i miei ormai hanno settant'anni) la priorità era avere un lavoro
fisso. Credo che non si rendano nemmeno conto, nonostante tutto
quello che vedono in TV, del cambiamento epocale del mondo del
lavoro. Sento mia madre dire a mia nipote di cercarsi (fa ragioneria)
dopo la scuola un lavoro fisso in banca. Quando provo a dirle che il
lavoro fisso è un'utopia e che le banche hanno ridotto, in questi
anni, il proprio personale, mi guarda come se volessi distruggere i
suoi sogni (i suoi e non quelli di mia nipote che vuol fare la
tatuatrice). Io, sin da ragazzino (ho iniziato a lavorare a 14 anni),
sono stato abituato alla “precarietà” anche se la mia è sempre
stata una precarietà senza interruzioni, nel senso che quando finivo
un lavoro (magari stagionale al mare) ne iniziavo subito un altro.
Negli ultimi tre anni della mia carriera da cuoco ero entrato fisso
fra il personale di un ristorante. Chiusa l'esperienza culinaria ho
lavorato, con un contratto Co.Co.Pro, per un anno presso il comune di
Ferrara (e forse un giorno scriverò di questo periodo perché ho
qualche sassolino nelle scarpe), successivamente, subito dopo aver
saputo che il mio contratto non sarebbe stato confermato (grazie ai
tagli del governo Berlusconi di allora ma anche a causa della scarsa
onestà intellettuale del dirigente del reparto in cui lavoravo),
sono entrato a lavorare in libreria. Ricordo che feci il colloquio lo
stesso giorno in cui lasciai il curriculum. Non mi ero ancora
laureato (fra le altre cose con un progetto legato ai siti internet
che curavo per il comune) che già avevo iniziato il mio percorso da
libraio. In tutto, dai quattordici anni ad oggi, l'unico periodo di
“disoccupazione” della mia vita sono stati sei mesi.
Oggi se mi trovassi senza lavoro le
cose andrebbero, probabilmente, in modo molto diverso. E non solo
perché ho 36 anni. Il lavoro non è più un diritto e lo sappiamo
bene, la meritocrazia, in questo paese, è cosa rara e la crisi,
culturale ed economica, ha fatto il resto.
A dire il vero io credo che si sia
lavorato anni per distruggere il tessuto sociale e lavorativo, oggi
se trovi un lavoro poi non ti puoi più lamentare, se le cose vanno
male o se ti trattano non come una persona ma come un numero devi
comunque stare zitto perché “almeno tu un lavoro ce l'hai”
oppure devi “ringraziare” che ti danno uno stipendio che la coda
fuori dalla porta è lunga.
E che la coda sia lunga lo si capisce
anche dall'enorme numero di curriculum che arrivano in libreria, in
maggioranza sono curriculum di donne, quasi tutte/i sono laureate/i o
si stanno per laureare.
Apro una piccola parentesi sul lavoro
femminile.
Il lavoro in libreria è un mestiere
prettamente femminile ma lo è solo alla base. Ai vertici, e con
vertici intendo persone che comandano, le donne sono o assenti o in
netta minoranza. Le donne, anche in questo mestiere, devono lottare
il triplo per ottenere ciò che normalmente un uomo ottiene senza
grossi problemi. Lo dico con dolore, oggi è un problema anche
decidere di avere un figlio, ci sono aziende che ti chiedono “quali”
sono le tue intenzioni per il futuro e con i contratti che si fanno
oggi (a chiamata ecc...) la maternità non è tutelata ( ma se è per
questo nemmeno la malattia, immaginate che un lavoratore o una
lavoratrice con un contratto a chiamata si ammali o abbia seri
problemi di salute, credete che un'azienda investirebbe su una
lavoratrice/lavoratore con questi problemi?) e la crisi ha colpito
soprattutto le donne.
La verità, tornando ai curriculum e
alle richieste di lavoro, è che, al momento, le porte per entrare a
lavorare nelle librerie sembrano chiuse e, anzi, si sono fatti tagli
sostanziosi anche sulle collaboratrici e i collaboratori.
È comunque rassicurante vedere che c'è
ancora tanta gente che desidera fare un lavoro che qualcuno considera
in via d'estinzione.
A me sembra un mondo sospeso, questo
delle librerie, come un poetico film di Hayao
Miyazaki.
Ma
senza la poesia però.
lunedì 17 settembre 2012
L'alfabeto del libraio: M
Manoscritto
Pagine scritte che spesso rimangono
dentro un cassetto. E quando escono fanno grossi danni.
Manuale
“Scusa hai un manuale su come
diventare un bravo genitore?”
Della serie: ho molta fiducia nei
libri.
Meritocrazia
Concetto astratto, decisamente irreale,
quasi sconosciuto in Italia.
Messaggino
Boy: “Ciao che preparo per cena?”
Io: “Quello che vuoi.”
Boy: “Allora non preparo niente”
Sms ricevuto mentre preparavo una lista
di libri scolastici. E sì, anche noi gay mangiamo. Quando uno dei
due prepara.
Messia
“Scusa mi hanno parlato di una
biografia storica sul Messia?”
“Quale dei tanti?”
“Come quale? Il più importante!”
“Batman?”
Metabolismo del libraio:
A 30 anni
“Non è andata così male, mi avevano
detto che dopo i trenta il metabolismo cambia e il corpo va in pezzi,
invece sto ancora una favola!”
A 30 anni e 1 giorno
“Ok, raccolgo i pezzi e vado al
lavoro.”
Etichette:
batman,
gay,
genitore,
genitori,
libraio,
libreria,
libri,
libro,
manoscritto,
manuale,
marino buzzi,
messia
sabato 15 settembre 2012
Orologi e orologiai
“Scusa hai L'orologio cieco?”
“L'orologiaio cieco.”
“Ah... era cieco anche lui?”
“...”
Dawkins Richard
L'orologiaio cieco
Mondadori
Traduzione Libero Sosio
11 euro, 440 pagine
venerdì 14 settembre 2012
Annemarie Schwarzenbach
L'incontro, fortuito, fra due donne in
ascensore. Una delle due è Annemarie Schwarzenbach che coglie
l'occasione per imbastire un racconto sul desiderio femminile, la
passione fra due donne, il suo desiderio di abbandonare ogni
compromesso imposto dalla società, i lasciar scorrere la passione
nelle proprie vene interrompendo l'obbligo dei cerimoniali,
abbandonando ogni freno inibitorio, andando contro le regole. Il
libro, curato dal nipote dell'autrice ed edito dal Saggiatore ( Ogni
cosa è da lei illuminata, collana le silerchie), mi dà l'occasione
di parlare di una donna che ho amato profondamente più per il suo
coraggio e per la sua vita che come scrittrice. Al contrario ho
apprezzato di più il suo essere “osservatrice della società”
attraverso la fotografia.
Ho conosciuto questa autrice grazie
alla bellissima biografia scritta da Areti Georgiadou, La vita in
pezzi (Luciana Tufani Editrice), nella quale viene descritta come una
donna coraggiosa, che andò contro le convenzione di un'epoca
difficile, che non si arrese al conformismo, che ebbe il coraggio di
amare.
Annemarie nacque nel 1908 da una
famiglia facoltosa, la madre aveva una doppia vita, severa e
apprensiva, attenta a non infrangere i canoni sociali dell'epoca
viveva i suoi amori con altre donne continuando, allo stesso tempo,
quello con il marito. Il suo rapporto con Annemarie fu estremamente
particolare, era la sua prediletta ma non sopportava la libertà
della figlia.
A ventidue anni entrò a
far parte del gruppo che ruotava intorno ad Erika e Klaus Mann.
Questo ambiente libertino e bohémien, geniale e pieno di spirito,
che in futuro avrebbe avuto un ruolo importante nella lotta contro
Hitler, fu sentito dalla giovane Annemarie come un affascinante mondo
alternativo alla famiglia. Cominciò una fitta corrispondenza fra lei
ed Erika Mann della quale Annemarie di era innamorata, ma ben presto
Erika cominciò a tenere le distanze dall'amica. Il rapporto con i
Mann è un rapporto a senso unico, nel senso che si rivolgono alla
giovane Annemarie per ottenere favori e soldi ma entrambi non credono
nelle sue potenzialità, durante questo periodo, poi, Annemarie
conosce la dipendenza dalla droga. I suoi scritti non suscitano
interesse negli amici e neppure nella società e i suoi tentativi di
mettere in piedi una pièce teatrali naufragano senza speranze. I
rapporti fra i Mann e Annemarie, deboli sia su un piano collaborativo
che personale, vennero ulteriormente provati dallo scandalo del
“Macinapepe” (il cabaret di Erika Mann, che in un suo spettacolo
aveva attaccato un zio di Annemarie) scoppiato a Zurigo nel 1934.
Alla base di queste tensioni vi era il rapporto fra Erika Mann e i
genitori di Annemarie, in particolare la madre.
I coniugi Schwarzenbach, infatti, furono fra i primi simpatizzanti del partito nazista e il fratello di Renée, Wille, fu accusato nel 1934 dal socialdemocratico Schneider di avere contatti con gli esponenti del partito nazista. Erika sosteneva che fosse stata proprio la madre di Annemarie a premere per l’attacco contro i suoi spettacoli considerati di propaganda comunista. Durante questi avvenimenti Annemarie si trovava in Persia come assistente archeologa presso il sito di Rhages.
Quando tornò in Svizzera a metà del 1934 si schierò con forza dalla parte degli amici del “Macinapepe” partecipando a manifestazioni contro i frontisti, difendendo pubblicamente il teatro di Erika e interrogando a fondo sulla questione la propria famiglia. Donna tormentata e anima fragile cercò di togliersi la vita, il tentativo fallì e lei decise di sposarsi con il diplomatico francese Claude Achille Clarac. Entrambi sapevano che si trattava di un matrimonio di facciata, utile per tranquillizzare l'opinione pubblica sulle preferenze sessuali di Annemarie. Durante un viaggio in Persia scrive Morte in Persia che diventerà poi La valle felice, ha un'intensa storia d'amore con la figlia di un diplomatico turco e, successivamente, con Barbara Hamilton-Wrigte, una vecchia fidanzata di Claude con la quale Annemarie intraprese una relazione amorosa durata tre anni. Viaggiò moltissimo e non riuscì mai a liberarsi definitivamente della sua dipendenza dalla droga, si recò più volte negli Stati Uniti dove iniziò, come corrispondente, la sua lotta ad Hitler. Con i Mann si impegnò nell’ “Emergency Rescue Committee” per salvare gli oppositori di Hitler e partecipò ai lavori preliminari per la fondazione della rivista di Klaus «Decision». Fra il 1836 e il 1838, in viaggio negli stati più poveri dell'America, Annemarie realizza un reportage fotografico di intensa bellezza. A New York le venne diagnosticata la schizofrenia, venne internata al famigerato Bellevue Hospital, qui le venne riservato un trattamento inumano. Riuscì a fuggire trovando riparo presso l’amica Carson McCullers ma venne ritrovata dal medico e dalla polizia e riportata in manicomio. Successivamente, grazie all’intervento del fratello Alfred che abitava in America, fu trasferita al White Plains, ospedale privato con regole meno rigide. Nel 1941 fu dimessa a patto che lasciasse l’America. Al ritorno in Svizzera si rese conto di quanto fossero peggiorati i rapporti fra lei e la sua famiglia: dopo la morte del marito, Reneé Schwarzenbach si era chiusa in una sorta di freddo dolore così, quella che era stata una madre protettiva e apprensiva, ora si era trasformata in una presenza lontana e assente. Annemarie venne quindi “pregata” dalla sua stessa famiglia di lasciare in breve tempo la Svizzera; maturò così nella giovane scrittrice l’idea, nata a Lisbona, di partire per l’Africa. Nel 1942, dopo una rovinosa caduta dalla bicicletta, Annemarie riportò danni irreparabili, la madre la fece portare a Sils e la tenne lontana dai suoi affetti proibendo a chiunque di avvicinarsi. Morì il 15 novembre 1942 a Sils in quella solitudine che l’aveva accompagnata per tutta la vita e che aveva alimentato la sua disperazione e il suo male di vivere.
I coniugi Schwarzenbach, infatti, furono fra i primi simpatizzanti del partito nazista e il fratello di Renée, Wille, fu accusato nel 1934 dal socialdemocratico Schneider di avere contatti con gli esponenti del partito nazista. Erika sosteneva che fosse stata proprio la madre di Annemarie a premere per l’attacco contro i suoi spettacoli considerati di propaganda comunista. Durante questi avvenimenti Annemarie si trovava in Persia come assistente archeologa presso il sito di Rhages.
Quando tornò in Svizzera a metà del 1934 si schierò con forza dalla parte degli amici del “Macinapepe” partecipando a manifestazioni contro i frontisti, difendendo pubblicamente il teatro di Erika e interrogando a fondo sulla questione la propria famiglia. Donna tormentata e anima fragile cercò di togliersi la vita, il tentativo fallì e lei decise di sposarsi con il diplomatico francese Claude Achille Clarac. Entrambi sapevano che si trattava di un matrimonio di facciata, utile per tranquillizzare l'opinione pubblica sulle preferenze sessuali di Annemarie. Durante un viaggio in Persia scrive Morte in Persia che diventerà poi La valle felice, ha un'intensa storia d'amore con la figlia di un diplomatico turco e, successivamente, con Barbara Hamilton-Wrigte, una vecchia fidanzata di Claude con la quale Annemarie intraprese una relazione amorosa durata tre anni. Viaggiò moltissimo e non riuscì mai a liberarsi definitivamente della sua dipendenza dalla droga, si recò più volte negli Stati Uniti dove iniziò, come corrispondente, la sua lotta ad Hitler. Con i Mann si impegnò nell’ “Emergency Rescue Committee” per salvare gli oppositori di Hitler e partecipò ai lavori preliminari per la fondazione della rivista di Klaus «Decision». Fra il 1836 e il 1838, in viaggio negli stati più poveri dell'America, Annemarie realizza un reportage fotografico di intensa bellezza. A New York le venne diagnosticata la schizofrenia, venne internata al famigerato Bellevue Hospital, qui le venne riservato un trattamento inumano. Riuscì a fuggire trovando riparo presso l’amica Carson McCullers ma venne ritrovata dal medico e dalla polizia e riportata in manicomio. Successivamente, grazie all’intervento del fratello Alfred che abitava in America, fu trasferita al White Plains, ospedale privato con regole meno rigide. Nel 1941 fu dimessa a patto che lasciasse l’America. Al ritorno in Svizzera si rese conto di quanto fossero peggiorati i rapporti fra lei e la sua famiglia: dopo la morte del marito, Reneé Schwarzenbach si era chiusa in una sorta di freddo dolore così, quella che era stata una madre protettiva e apprensiva, ora si era trasformata in una presenza lontana e assente. Annemarie venne quindi “pregata” dalla sua stessa famiglia di lasciare in breve tempo la Svizzera; maturò così nella giovane scrittrice l’idea, nata a Lisbona, di partire per l’Africa. Nel 1942, dopo una rovinosa caduta dalla bicicletta, Annemarie riportò danni irreparabili, la madre la fece portare a Sils e la tenne lontana dai suoi affetti proibendo a chiunque di avvicinarsi. Morì il 15 novembre 1942 a Sils in quella solitudine che l’aveva accompagnata per tutta la vita e che aveva alimentato la sua disperazione e il suo male di vivere.
Annemarie
Schwarzenbach
Ogni cosa è
da lei illuminata
Traduzione
Tina D'Agostini
50 p. 10 euro
Il Saggiatore
Annemarie Schwarzenbach
La valle felice
Traduzione Tina D'Agostini
180 p. 12,91
Luciana Tufani Editrice
Areti
Georgiadou
La vita in
pezzi
Traduzione Tina D'Agostini
Traduzione Tina D'Agostini
14 euro, 237
p.
Luciana
Tufani editrice
Dominique
Laure Miermont
Una terribile
verità
Traduzione
Tina D'Agostini
350 p 25 euro
Il Saggiatore
Annemarie
Schwarzenbach
Dalla parte
dell'ombra
Traduzione
Tina D'Agostini
414 p, 10,00
euro
Il Saggiatore
Annemarie
Schwarzenbach
La gabbia dei
falconi
curatrice
M.G. Mazzucco
235 p, 8,80
euro
Rizzoli
Annemarie
Schwarzenbach
La via per
Kabul
Traduzione
Tina D'Agostini
157 p 8,50
euro
Il Saggiatore
Annemarie
Schwarzenbach
Sibylle
Traduzione Idra D.
105 p 12 euro
Casagrande edizioni
Annemarie
Schwarzenbach
Oltre New York. Reportage
e fotografie 1936-1938
Traduzione
Tina D'Agostini
186 p. 15 euro
Il Saggiatore
Etichette:
annemarie,
gay,
glbt,
hitler,
lesbica,
luciana tufani,
mann,
marino buzzi,
new york,
ombra,
omosessuale,
omosessualità,
parte,
pezzi,
saggiatore,
schwarzenbach,
vita
giovedì 13 settembre 2012
Dante in 45 secondi
Dante nasce da Bella degli Abati detta
anche Bella dei vampiri tra maggio e giugno del 1265 (nel senso che
Bella impiegò circa un mese per espellerlo). A 9 anni si innamorò
di Beatrice e si ammazzò di seghe perché lei non se lo filava. A 12
anni, siccome era uno precoce, venne promesso marito a Gemma Donati
che però si faceva chiamare Jemma perché faceva più fico.
I due ebbero tre figli, una si fece
Monaca e, forse, Dante ebbe pure qualche figlio fuori dal matrimonio.
Siccome era uno precoce si dedicò alla politica ma fece un casino e
lo esiliarono a Roma, in questo periodo si fece ospitare, a scrocco,
da diverse famiglie, pare anche da una famiglia di fatto che poi
Dante metterà all'inferno perché non gli facevano mai trovare il
latte caldo la mattina a colazione. Intorno al 1300 Dante cominciò a
farsi pesantemente di crack e scrisse la Divina che poi, per evitare
equivoci, chiamerà Commedia.
Trovò asilo a Ravenna ma, tornando da
Venezia, ebbe la meravigliosa idea di farsi un giro per le valli di
Comacchio (mio paese natio) per mangiare le famose anguille alla
griglia (che potete gustare alla trattoria Da Vasco e Giulia della
mia carissima amica Elena) e, siccome era uno precoce, si prese la
malaria. Morì nel 1321 divenendo poi un marchio di fabbrica di
Benigni.
Etichette:
best seller,
commedia,
dante alighieri,
divina,
inferno,
librai,
libraio,
libreria,
libri,
libro,
marino buzzi,
paradiso.,
purgatorio
mercoledì 12 settembre 2012
L'odore
"Scusa hai L'odore di Calasso?"
L'odore? Ah ma lei intende il nuovo Eau de Parfum di Roberto Calasso. Ha una fragranza così fresca che è andato a ruba. Provi alla profumeria qui accanto!
Roberto Calasso
L'ardore
Adelphi 560 p. 35 euro
L'odore? Ah ma lei intende il nuovo Eau de Parfum di Roberto Calasso. Ha una fragranza così fresca che è andato a ruba. Provi alla profumeria qui accanto!
Roberto Calasso
L'ardore
Adelphi 560 p. 35 euro
martedì 11 settembre 2012
Se non stai attento questi gay...
Due ragazzi piuttosto giovani davanti
al settore QUEER.
“E questo cos'è?”
“Il settore dei froci.”
“No, non ci credo adesso hanno anche
un settore dedicato.”
“Guarda che se non stai attento
questi gay....”
SE NON STAI ATTENTO QUESTI GAY:
- Fanno diventare gay il tuo papà e lesbica la tua mamma (sempre che non lo siano già.);
- Entrano nella tua camera mentre dormi, ti operano e la mattina ti svegli che sembri Paris Hilton;
- Ti seguono sino a casa e quando guardi fuori dalla finestra loro ti guardano e si portano due dita agli occhi, poi li puntano contro di te come a dire: “Guarda che ti vedo”. Poi, se chiami qualcuno e dici tipo: “Venite a vedere il gay che mi ha seguito sino a casa” quello si nasconde nel buio e gli altri pensano che sei matto e che forse il gay sei tu, proprio come nel libro di McEwan. Inutile che guardi meglio, quelli sono esperti nel nascondersi nel buio;
- Escono dall'armadio, ti afferrano e ti portano nel mondo del bau, bau (gay);
- Girano nuovamente il remake de “Il pianeta delle scimmie” solo che utilizzano solo scimmie gay;
- Ingravidano, attraverso la fecondazione assistita (con l'aiuto della Corte europea per i diritti dell'uomo), tutte le femmine del paese e fanno nascere figli gay per invadere il mondo;
- Si vogliono sposare e poi, magari, pretendono anche di poter divorziare (che poi sovvertono i valori tradizionali del divorzio);
- Il gay che vive sotto il tuo letto, quando spegni la luce, ti afferra per i piedi perché è un feticista;
- Se dici cinque volte “Gayman” davanti allo specchio evochi un gay bruciato vivo che ti soffia via l'anima e poi diventi gay anche tu (oppure ti iscrivi al club abortisti anonimi);
- Se un gay ti sfiora per la strada ti attacca una malattia che ti viene un aureola viola e quando passi tutti dicono: “Se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide...”;
- Se un gay dice a tre persone che sei gay poi tutti pensano che lo sei e se poi lo dicono più di dieci persone allora sei gay davvero.
lunedì 10 settembre 2012
L'alfabeto del libraio: L
Lampada (di Marino)
“Scusi sto cercando un libro che
abbia come argomento la verità.”
Mi chieda di camminare sulle acque che
facciamo prima.
(Via mail)
“Buongiorno sto cercando un libro che
mi hanno detto essere fuori catalogo, vorrei che me lo procuraste.”
“Avete questo libro?”
Passandomi un bigliettino.
“No, signore l'ho terminato
purtroppo.”
“Ah e se lo ordino riuscite ad averlo
per oggi pomeriggio?”
Per fortuna che ho la Lampada di
Marino, mi basta sfregarla cantando Girl Gone Wild di Madonna ed ecco
che appare il genio, tutti i vostri desideri saranno esauditi.
Lavoro
“Impiego di energia per il
conseguimento di un determinato fine: il licenziamento.”
Libreria
Si pensa fosse un luogo in cui le
persone andavano a comprare strani oggetti di carta (Vedi voci
successive), in tali luoghi si trovavano persone addette alla vendita
che, si dice, conoscessero e amassero tali oggetti. Nel nuovo
millennio tali luoghi, che un tempo venivano equiparati ai luoghi di
culto, si trasformarono in megastore o supermercati del libro. La
figura professionale predisposta alla vendita degli oggetti di carta
si è estinta, pare, per la caduta sulla terra di meteoriti digitali
chiamati e-book. Un'altra teoria per l'estinzione di coloro che
venivano chiamati “librai” è che si suicidarono in massa dopo
un'ennesima genialata decisa ai piani alti.
Libraia/o
Losco figuro, fortunatamente estinto
(vedi sopra), che osava pensare che i libri fossero portatori di
cultura, libertà, fantasia, apertura mentale, idee e rivoluzioni.
Tali inutili umani sacrificavano spesso l'idea di guadagno a quella
di cultura e, per questo, venivano puniti con una tortura
particolarmente crudele: impilare best seller e proporli, mentendo
sulla qualità del testo, ai clienti. Si aggiravano fra i libri,
spolveravano, sistemavano le pilette che qualcuno aveva messo in
disordine, pulivano le copertine, discutevano fra loro su
posizionamenti, autori, storie. Con l'arrivo del progresso e con la
trasformazione della cultura prima in cultura di massa e poi in
cultura da pirla il libraio è diventato un personaggio leggendario.
La sua figura appartiene alla memoria anche se qualche imbonitore di
professione ancora esalta tale figura diviene sempre più difficile
trovarli. Sembra inoltre che molti librai abbiano preferito il
termine “commesso” decisamente meno pretestuoso e più adatto al
ruolo che viene, oggi, imposto loro.
Libro/i
Insieme di fogli che contengono un
testo stampato o manoscritto, rilegati e provvisti di copertina,
spesso di una fascetta con l'indicazione del capolavoro del secolo.
Oggetto che andava molto di moda il secolo scorso e al quale si
attribuiva una valenza culturale. Oggi, sempre più spesso, oggetto
svuotato di ogni significato socio culturale, parificato a altri
oggetti di consumo, affidato, per la riuscita sul mercato, a un
marketing sempre più agguerrito. Decisamente molto utile se avete un
tavolo traballante o se vi serve della carta per la lettiera del
vostro gatto.
sabato 8 settembre 2012
Emis... chi?
“Scusa hai qualcosa su Emis Killa?”
“Chi?”
“Emis Killa.”
“E chi è?”
“Un rapper.”
“Mai sentito.”
“Cioè vuoi dire che non conosci Emis
Killa?”
Bello io ascolto solo buona musica!
Tipo: Madonna, Britney Spears, Lady Gaga...
venerdì 7 settembre 2012
La verità, soltanto la verità
Può una storia d'amore andare oltre i
pregiudizi della gente? Riuscire ad essere più forte dei ruoli che
una società patriarcale e maschilista impone? Sovvertire le regole
imposte da altri?
Siamo nel 1830 in una Parigi tormentata
dalle nuove idee rivoluzionarie, attraversata dalla peste, una città
vitale in cui fanno i primi passi autori come Victor Hugo. Ed è
proprio nella casa degli Hugo che incontriamo i personaggi principali
di questa intensa storia d'amore. Il grande scrittore è anche un
uomo pieno di sé, ossessionato dalla sua scrittura, cieco alla
crescente insofferenza della moglie, un patriarca che vive gli
affetti con un profondo egoismo, un uomo il cui unico interesse è
quello di “essere” il più grande scrittore di tutti i tempi.
Nella casa di Victor Hugo arriva, una sera, un altro scrittore e
critico letterario, Charles Sainte-Beuve che, dopo aver recensito
positivamente le prime pubblicazioni di Hugo, ne diviene amico
intimo. Ben presto però fra lui e la moglie di Victor, Adèle, nasce
una intensa storia d'amore. I sentimenti non si possono comandare e
Adèle, stanca dell'egocentrismo del marito, si abbandona
all'intensità e alla bellezza di un amore ben diverso da quello con
Victor. Charles infatti è un uomo “diverso”, incapace di dare ad
Adèle la fisicità che invece le impone il marito e, proprio per
questo, Adèle se ne innamora perdutamente. La loro è una storia
senza prevaricazioni, lontana dal classico cliché che imprigiona le
relazioni fra un uomo e una donna. I loro appuntamenti, clandestini
ed eccitanti, trasportano i due innamorati in una dimensione felice e
festosa destinata, però, a non durare a lungo.
La vita scorre mettendo sulla strada
dei due innamorati innumerevoli ostacoli sino a dividere per sempre i
due e costringendo la dolce Adèle a fare i conti con una
quotidianità che diviene, improvvisamente, carica di dolore e che
trasporta tutti i personaggi coinvolti in questa storia verso destini
oscuri.
Helen Humphreys ha una scrittura
magnifica, capace di grande ironia ma anche carica di un realismo
drammatico, in questa storia riesce a creare personaggi carichi di
vitalità e umanità raccontando la storia di una donna che è anche
madre e che si deve confrontare con un marito che pensa solo al
proprio successo, che è costretta a negarsi l'unica fonte di
felicità e che vede la propria vita, lentamente ed inesorabilmente,
andare alla deriva. Un libro bellissimo e intenso che ci regala un
ritratto inedito di Victor Hugo allo stesso tempo scrittore
carismatico e piccolo uomo. L'amore e il dolore descritti in queste
pagine lasciano il segno dimostrando come i sentimenti possano andare
oltre tutti i dogmi imposti dalla società.
Helen Humphreys
La verità, soltanto la verità.
Traduzione di Carlotta Scarlata
238 p. 16 euro
Playground edizioni
Se volete leggere la mia intervista rilasciata al sito Bibliocartina.it la trovate qui: Marino Buzzi
Se volete leggere la mia intervista rilasciata al sito Bibliocartina.it la trovate qui: Marino Buzzi
Etichette:
charles sainte-beuve,
gay,
glbt,
helen,
humphreys,
lesbica,
libraio,
libreria,
librerie,
libri,
libro,
omosessuale,
omosessualità,
playground,
victor hugo
giovedì 6 settembre 2012
Maleducazione
Cliente che mi chiede informazioni e
poi, senza ascoltare e mentre sto ancora parlando, comincia a
chiamare a gran voce sua figlia che è alle mie spalle, visto che è
a pochi centimetri da me praticamente mi lava la faccia.
Cliente che prende il “pacchetto
convenienza” con i test d'ingresso all'università, lo apre e
prende l'unico testo che gli interessa abbandonando il resto dei
libri in giro per la libreria. Ora o vendo gli altri testi
separatamente oppure mi rimarranno in libreria perché non posso
renderli in questo stato.
Cliente che entra in libreria parlando,
anzi urlando, al cellulare raccontando cose molto intime di cui non
frega niente a nessuno.
Cliente che salta la fila dicendo:
“Devo solo fare una domanda” e poi tira fuori la lista dei libri
da acquistare e quando gli fai notare che deve prendere il numero e
fare la fila ti manda a cagare.
Ragazzini che appoggiano i piedi contro
il muro o sui libri.
Gente che abbandona spazzatura di ogni
genere.
Ragazzini che scendono, ruttando, la
scala.
Clienti che prendono i libri da
scaffale e poi li abbandonano, in pessime condizioni, fuori posto o
in giro per la libreria.
Cliente che ti aggredisce appena
rispondi al telefono perché suo figlio ha fatto una prenotazione due
giorni fa e il messaggio non è ancora arrivato e quando gli dici che
il libro è appena arrivato ti aggredisce perché non l'hai
informato.
Ragazzini che si rincorrono per la
libreria, si danno del frocio, si danno dei calci o dei pugni,
buttano i libri a terra, usano parolacce che farebbero impallidire De
sade e quando li riprendi ti mandano a cagare.
Genitori che lasciano fare ai propri
figli qualsiasi cosa e quando li riprendi ti guardano come se avessi
appena maltrattato il pargolo.
Proprietari di cani che si offendono
perché gli chiedi di pulire la pipì o la popò che il proprio amico
a quattro zampe ha fatto in libreria.
Ora, non è che pretendo la luna,
vorrei solo che si rispettassero le regole del vivere civile.
O magari posso trasferirmi in un eremo
sull'Himalaya.
mercoledì 5 settembre 2012
Superlibraio
“Scusi sto cercando un libro ma
proprio non mi ricordo l'autore o il titolo, sarebbe così gentile da
aiutarmi?”
“Sa di cosa tratta il libro Signora?”
“Sì, è un libro per imparare
l'inglese in poco tempo.”
Faccio qualche ricerca.
“Potrebbe essere Impara l'inglese in
un mese di Salvo Matteo?”
La signora quasi urlando:
“Sì, sì è proprio quello! Ho
girato tre librerie e nessuno è riuscito a trovare il titolo. Lei è
un Dio!”
Bé, dai, non esageriamo addirittura un
Dio... al massimo, ecco, una Dea.
Però con i superpoteri.
Mmmm a ben pensarci non una semplice
Dea.
Una di quelle toste che vola e legge
nella mente e diventa invisibile ed è fortissima e si teletrasporta
e fa un sacco di quelle cose fiche lì.
La Dea delle Dee e non come quella
cocainomane di Pollon che aveva bisogno della polverina magica.
No, no. Una Dea vera, di quelle che ti
spiezza in due!
Sembra
talco ma non è, serve a darti l'allegria! Se l'assaggi o la respiri
ti dà subito l'allegria!
Etichette:
best seller,
dea,
dee,
dio,
impara,
inglese,
libraia,
libraio,
libreria,
marino buzzi,
mese,
salvo matteo
martedì 4 settembre 2012
Clienti scolastici 1
Prima di raccontare la gustosa scenetta
che ho vissuto devo dare qualche spiegazione su come funziona il
settore scolastico (altrimenti, se non siete addetti ai lavori, vi
perdete).
Noi vendiamo sia libri scolastici nuovi
che usati, il settore scolastico è un settore “a parte” nella
libreria nel senso che ha regole proprie ben diverse dai settori di
narrativa e saggistica. Durante i mesi più caldi ( e settembre è il
mese caldo per eccellenza) mettiamo un numeratore. La gente arriva,
prende il proprio numerino, aspetta il suo turno e poi consegna la
lista dei libri scolastici all'addetto/a di turno che controlla le
giacenze in magazzino (non a computer quindi) nel nuovo o nell'usato
a seconda delle richieste del cliente. Chi deve vendere i libri di
scuola (abbiamo anche un servizio per acquistare) non prende il
numero, va direttamente al “banco” dalla collega o dal collega
che si occupa dell'acquisto. I libri che non sono presenti in
libreria si possono ordinare (solo nuovi). Nella gestione della
scolastica il computer viene usato pochissimo perché le giacenze
sono approssimative, questo succede perché, in molti casi, le
giacenze dei libri presenti a computer non corrispondono a realtà,
magari perché fra quei libri ci sono già molte prenotazioni (e
quindi libri che appaiono in giacenza ma che non sono disponibili
perché da parte per clienti che li hanno precedentemente ordinati).
Mi rendo conto che per un non addetto ai lavori sia difficile capire
perché una giacenza non è visibile a computer ma, una volta
spiegato l'arcano, un cliente dovrebbe anche fidarsi del libraio.
Invece no! Perché viviamo con l'idea che l'altro voglia fregarci in
ogni momento della nostra giornata.
La mia postazione è due sale prima
del settore scuola e la gente che va a comprare i libri scolastici
deve obbligatoriamente passare dalla mia sala.
È passato anche il simpatico signore
con cui ho avuto una discussione:
“Chiedo a lei per i libri di scuola?”
“No signore deve andare in fondo
nell'ultima sala, prendere il biglietto e aspettare il suo turno.”
Il signore va a prendere il biglietto e
poi torna da me.
“C'è un sacco di gente però, non mi
va proprio di aspettare che poi magari non avete nemmeno i libri, può
dirmi almeno se li avete?”
“Mi spiace signore ma le giacenze dei
libri di scuola non sono affidabili.”
“In che senso?”
“Nel senso che potrei dirle che il
libro è disponibile, perché a computer mi fa vedere la giacenza, e
poi, magari, è un libro già prenotato. Oppure, visto che ha venti
numeri davanti, il libro potrebbe essere venduto ad altre persone
prima di lei.”
“Ma che sciocchezza è mai questa?”
“Scusi?”
“Voglio solo sapere se i libri sono
presenti in libreria oppure no.”
“Come le spiegavo le giacenze dei
libri di scuola non corrispondono alla disponibilità reale del
libro.”
“Dica piuttosto che non mi vuole
aiutare.”
“Guardi, mi scusi, faccio questo
lavoro da diversi anni e so quello che dico. Potrei darle
informazioni sbagliate.”
“Io le do un titolo e lei mi dice se
ce l'ha. È semplice.”
“Non funziona così. Le ho già
spiegato che, in questo preciso momento dell'anno, vista l'enorme
affluenza di persone, i libri potrebbero essere prenotati oppure
potrei dirle che il libro mi risulta finito e invece, magari, la
collega ne ha appena comprato una copia usata e non ha ancora fatto
in tempo a caricarlo a computer.”
“Mi accontenti, guardi questi
titoli!”
Per evitare ulteriori discussioni
controllo i titoli a computer.
“Guardi a computer sono caricate tre
copie del primo titolo, due del secondo e sei del terzo ma sono dati
inesatti quindi li prenda con le pinze!”
Il signore si allontana e torna dopo
circa un ora si avvicina tutto scocciato e mi fa:
“Comunque mi ha dato delle
informazioni sbagliate, dei libri che mi ha detto che c'erano solo
uno era disponibile!”
E se ne va lasciandomi di pietra.
Quindi, a questo punto, secondo voi,
che dovrei fare io?????
lunedì 3 settembre 2012
L'alfabeto del libraio: I
Impersonale.
Lo so è il futuro. È conveniente, è
fico, è pratico. Ma io il lettore e book proprio non lo reggo e non
per i motivi che si potrebbero pensare (e sono moltissimi e magari
una volta ci faccio un post) ma, semplicemente, perché è
impersonale. Pratico, certo, ma impersonale. E io, quando leggo un
libro, voglio sentire un calore diverso da quello delle batterie che
si surriscaldano.
Inaccessibile
Un modo per descrivermi? Algida e
irraggiungibile come la Kidman. O come un cornetto (Algida), fate
voi.
Inacidito
Faccio uno dei lavori più belli del
mondo. O almeno dovrebbe essere così. Eppure mi sono inacidito ( e
no, non sono ancora scaduto come lo Yogurt che ho mangiato l'altro
giorno). Sarà perché, ormai, ai piani alti vogliono addirittura
sapere quanto tempo impieghiamo per aprire un singolo collo (scatola
con libri)? O perché, magari, mi devo confrontare quotidianamente
con un mercato sordo e cieco che sta andando a rotoli a causa della
propria arroganza? Sarà colpa dei clienti? Oppure è tutta colpa
mia? (Acido... acida...)
Inalberarsi
“Scusa.”
“Sì?”
“Ti puoi gentilmente alzare dai
libri? Non è bello usarli come cuscino.”
“Perché a che altro servono?”
(Conversazione avuta con un ragazzino
pieno di ormoni probabilmente depositati tutti nel cervello)
Indolore
“Ciao sto cercando un libro che non
mi faccia male.”
“...”
“No voglio dire, non voglio un libro
violento.”
Ah i famosi libri killer... ne ha
ammazzati più la cultura che... a proposito, attento ai libri
cecchini appostati sui tetti appena fuori dalla libreria. Sparano a
chi non ha fatto almeno un acquisto.
Inventario
Giornata trascorsa a prendere libri
dagli scaffali e schedarli attraverso un diabolico marchingegno che
fa un fastidioso Beep e che quando non riconosce il codice di un
libro comincia a fare “Nenonenoneno” e va avanti così per un
tempo che sembra infinito. A fine giornata preghi che i timpani
esplodano.
sabato 1 settembre 2012
Altre dimensioni
Un cliente scende e va nella saletta
d'arte, si guarda in giro e poi, perplesso, viene da me:
“Scusa ma qui non c'erano i libri
classici?”
“Non abbiamo più un settore legato
ai libri classici, abbiamo messo tutti i libri in ordine di autore.
Li trova al piano terra.”
“Ok ma prima erano qui, vero?”
“No a dire il vero, quando c'era il
settore, era al piano terra. Molti anni fa erano nel settore vicino
alla scolastica.”
“No, no guardi sono venuto qualche
mese fa ed erano qui.”
“Le assicuro che non sono mai stati
in questa sala.”
“Le dico che erano qui.”
Aspetti, aspetti. Ma lei è il signore
che viene dalla dimensione parallela! Quella in cui gli uomini vivono
sui fondali marini e i pesci costruiscono grattacieli! Sì, sì in
quella dimensione i libri classici sono esattamente dove dice lei!
Etichette:
arte,
best seller,
classici,
classico,
cronache,
dalla,
librai,
libraia,
libraio,
libreria,
libri,
libro,
marino buzzi,
settore
Iscriviti a:
Post (Atom)