mercoledì 31 ottobre 2012

Una di quelle

Due ragazze mentre passano vicino alla mia postazione:
“Devo fare un regalo a Lisa.”
“Perché?”
“ Fra un po' è il suo compleanno. Pensavo a un libro.”
“No, non dirmi che Lisa è una di quelle persona a cui piace leggere!”
No, davvero? Ma io questa cosa da Lisa proprio non me l'aspettavo! Fare una cosa così orribile come leggere un libro. Non ci sono più le brave ragazze di una volta....

Ci leggiamo venerdì 2 novembre.

martedì 30 ottobre 2012

Funny Boy

Quello di Shyam Selvadurai è davvero un libro splendido. Non so come altro definirlo, Funny Boy è uno di quei libri che leggi pensando che hai fra le mani qualcosa di prezioso, uno di quei libri che vorresti rileggere più volte, che ti senti di consigliare a chiunque sia interessato alla letteratura.
La storia si pare con il giovane protagonista, Arjie, che ci accompagna dentro le vite della sua famiglia e della sua terra, lo Sri Lanka. Le prime pagine ci fanno conoscere un bambino che ama giocare alla “sposa”, che adora i vestiti della madre e le cerimonie, che preferisce giocare con le bambine piuttosto che con i maschi. È con lui che entriamo nella casa dei suoi nonni, il teatro, una volta al mese, dei giochi infantili suoi e delle sue cugine. È un inizio allegro che fa pensare a un libro leggero e divertente, è solo un'illusione perché attraverso una scrittura intensa e mai banale l'autore ci costringe a ricordare o a scoprire (per chi non la conosce) la storia delle tensioni razziali sfociate poi nella sanguinosa guerra civile del 1983.
Arjie vive con una crescente consapevolezza il susseguirsi degli eventi e mentre la storia fa il suo corso lui vive le storie della sua famiglia. La sua, quella di un bambino che non è come gli altri e che si innamora del suo amico/complice Shehan ma anche quella di zia Radha innamorata di un singalese e promessa a un altro uomo, o di sua madre e della sua relazione con uno “zio” di un'altra cultura o, ancora, suo padre segretamente innamorato di una donna occidentale a cui ha da tempo rinunciato. Dai corridoi della casa di Ammachi e Appachi (la nonna e il nonno), di generazione tamil, dove i bambini e le bambine trascorrono la propria infanzia la storia si sposta fra le strade sempre meno sicure di uno Sri Lanka sull'orlo di una crisi politica e sociale in cui le differenze razziali hanno il sopravvento sulla ragione. Il giovane Arjie, abbandonato il sari usato per vestirsi da sposa, si ritrova immerso in una realtà ostile e violenta che non lo accetta non solo per il suo orientamento sessuale ma anche per le sue origini culturali e sociali. Uno spaccato di vita che ci porta a riflettere su quanto l'odio verso il “diverso” sia pericoloso non solo per il singolo individuo ma per l'intera società.

Shyam Selvadurai
Funny Boy
traduzione Alessandro Golinelli
290 p, 8 €
Net edizioni
(libro probabilmente fuori catalogo da cercare nel circuito dell'usato).

lunedì 29 ottobre 2012

L'alfabeto del libraio: S

Sabato
Clienti che si guardano attorno annoiati, alcuni di fretta perché il sabato è l'unico giorno libero che hanno e devono fare un milione di cose, è il fine settimana e, se non lavoro anche la domenica, già mi vedo in casa a leggere un libro, ad ascoltare musica o a fare le coccole alla gatta. Finisce invece che pulisco casa, faccio lavatrici o, al massimo, se faccio il turno pomeridiano, stramazzo sul divano chiedendomi il senso della vita. Un tempo, quando avevo folti capelli lunghi e ricci, un vitino da far invidia alle modelle e il mio peso non superava i 52 kg (il che mi permetteva pantaloni a vita ultrabassa e magliette aderentissime con vista ombelico) e, soprattutto, ero più giovane, lavoravo sino alle due del mattino e poi mi precipitavo in discoteca. Oppure, dopo aver smesso di fare il cuoco, organizzavo week end di fuoco con i miei amichetti: venerdì, sabato e domenica ad agitarci come anguille e non ci fregava niente di niente, eravamo solo noi.
Ora, che non posso più permettermi i pantaloni a vita ultrabassa, i sabati sera sono fatti di cene, cinema o camomille sul divano.
Ogni età ha i suoi momenti. Sono rimasti i bei ricordi e anche qualche amico sincero.

Saga
“Ciao sto cercando un libro ma l'unica cosa che mi ricordo è che fa parte di una Saga!”
“...”
“Be' non saranno poi così tanti i libri che fanno parte di saghe, no?”
Ma scherza? Ormai più nessuno scrive libri che non abbiano sequel o prequel...

Saggistica
“Scusi il settore saggi?”
È questo.”
Questo quale?”
Tutto il piano signore è di saggistica.”
Sì, ok, ma io cerco il settore saggi.”
Mi perdoni, forse facciamo prima se mi dice il genere di saggi che sta cercando o il titolo del libro...”
Non ho titoli, forse non mi sono spiegato, sto cercando il settore saggi!”
Se... e mo' come glielo spiego a questo?

Salario
Retribuzione che, se hai la fortuna di avere, rimane sempre uguale mentre ogni cosa attorno a te aumenta di prezzo.

Sapere
A che serve? Tanto c'è Wikipedia.

sabato 27 ottobre 2012

Cassa

Un signore scende le scale, mi osserva per un istante poi oltrepassa la mia postazione. Fa qualche passo verso la saletta di filosofia e poi torna indietro. Mi guarda ancora, poi va verso il settore ragazzi. Indeciso si ferma di nuovo, torna sui suoi passi, mi si piazza davanti e:
“Scusi lei è la cassa?”
Tesoro mi hanno chiamato in tanti modi in vita mia ma della cassa non me l'ha mai data nessuno!

venerdì 26 ottobre 2012

Autori

C'è una cosa che mi fa impazzire del mio lavoro ed è il venire a contatto con gli autori e le autrici. Alcuni/e sono davvero deliziosi/e, altri/e si limitano a presentare il loro libro e poi a filarsela il prima possibile. Poi ci sono quelli/e che si considerano dei/delle semidei/e.
C'è un autore che passa tutti gli anni, per esempio, si fa annunciare dal rappresentante (che lo accompagna) qualche giorno prima. Vuole il libro in vetrina e in piletta ben visibile, passa, si ferma qualche minuto, giusto il tempo di autocelebrarsi e firma qualche copia del suo libro (di solito senza che nessuno gli chieda nulla).
Sarò polemico ma anche questo modo di fare è dovuto all'asservimento delle librerie alle casa editrice (spesso poi son gli stessi proprietari). La vetrina, in teoria, dovrebbe essere dedicata ai libri in cui si “crede”. Io, per esempio, appena è arrivato in libreria, ho messo in vetrina Il grande racconto delle stelle di Piero Boitani (616 p, 65 euro, Il Mulino. Se dovete fare un regalo importante andate sul sicuro) perché so essere un libro di valore, l'autore è pazzo per il suo lavoro, ha una cultura e una conoscenza incredibili e soprattutto ha una grandissima passione. Così come ho messo in vetrina due libri di Raffaello Cortina: Bolle, gocce, schiume. Fisica della vita quotidiana (Ronald Young 150 p, 16 €) e L'età dell'inconscio. Arte, mente e cervello dalla grande Vienna ai nostri giorni (Kandel Eric 650 p, 39 €) e un Adelphi: La storia del mondo in 100 oggetti (MacGregor Neil, traduzione Sartori, 706 p., 49€). Non sono libri “semplici” ma per il momento la vetrina di saggistica mi da' l'opportunità di mettere in evidenza libri che altrimenti sarebbero “difficili” da vedere (sommersi dai vari miracolati, dai metodi sticazzi o dai diversi gli uomini vengono da...). Perché dovrei accettare di togliere spazio a un bel libro che probabilmente non avrà passaggi televisivi per far spazio a un libro di un autore che già va in tutte le trasmissioni TV e che vuole, al suo arrivo, vedere il suo libro in vetrina per poter soddisfare il proprio sconfinato ego?
Perché una libreria deve prestarsi a questi giochetti che, diciamocelo, sono marchette che non servono a nessuno e che, in un certo senso, squalificano la libreria stessa? Così come la squalificano le vetrine a pagamento. E sì, care/i quando vedete un solo titolo che occupa tutta la vetrina, nella maggior parte dei casi, si tratta di una vetrina comprata.
Sempre più spesso non si scrive per dire qualcosa. Molti “scrittori” lo fanno per il prestigio, per il successo o per il proprio ego. Non a caso è sempre più facile trovare il libro su “commissione”, autori e autrici che affrontano la scrittura non come esercizio introspettivo o come opportunità di crescita ma come qualcosa da scrivere per il mercato. Capisco che possa accadere con i saggi ma che lo si faccia anche con la narrativa...
Comunque, di solito funziona così: il rappresentante chiama, qualcuno mette il libro dell'autore in vetrina il giorno in cui passa l'autore, l'autore arriva, stringe mani, fa sorrisi, gongola davanti al suo libro in vetrina, firma qualche copia, se ne va. Subito dopo passo io e tolgo i libri dell'autore dalla vetrina e cerco di ristabilire un po' di equilibrio Karmico.
Non sarebbe più facile dire di no qualche volta?


Aggiornamento 26 ottobre 
Ok, adesso mi girano di brutto. Volete sapere perché? Leggete un po' qui: Le perversioni vanno curate

giovedì 25 ottobre 2012

Il posto è libero!

Succede a: La collega Bebè a bordo

Una ragazza si avvicina alla cassa:
“Ciao vorrei lasciare il curriculum per propormi perché ho saputo che una di voi sta per licenziarsi.”
Collega Bebè a bordo cadendo dalle nuvole:
“Come scusa?”
“Sì mi hanno detto che una di voi si sta per licenziare, me l'hanno data come notizia certa quindi vorrei propormi per il posto.”
“Guarda non c'è nessuno che si licenzia.”
“Eh ma me l'hanno data come notizia certa!”
Tesoro devi aver preso un po' troppo sul serio la tesi della profezia che si autoavvera!
Prova a concentrarti ripetendo: facile.it, facile.it, facile.it....

mercoledì 24 ottobre 2012

La corsa di Billy

Libro molto particolare La corsa di Billy di Patricia Nell Warren, ambientato nel mondo dello sport, in particolare della corsa, racconta le vicende di Harlan Brown, allenatore podistico cacciato da un prestigioso college a causa della sua omosessualità, che vede sconvolta la sua serena (di facciata) esistenza da tre atleti di grande valore: Billy, Vince e Jacques. Quando li vede Harlan comprende immediatamente che qualcosa non va, tre atleti del loro livello non sarebbero mai andati a bussare alla porta di un piccolo college come quello in cui insegna lui. I tre ragazzi hanno una storia molto simile a quella di Harlan, siamo a metà degli anni settanta e incombe, su tutti/e, il desiderio di rivendicare i propri diritti e la propria sessualità. I tre ragazzi sono gay e, proprio come Harlan, sono stati allontanati dal college per questo. Billy, che ha un padre omosessuale che è un avvocato attivista per i diritti civili, viene a sapere della storia di Harlan e decide di chiedere asilo. Nasce, con il tempo, una intensa storia d'amore fra i due che si muoverà in un campo minato fatto di odio e pregiudizi e che porterà entrambi alla consapevolezza che l'amore non ha sesso.
Il romanzo si muove su diversi fronti: quello personale di Harlan che deve lottare contro i fantasmi del passato e contro le sue paure, quello di Billy che lotta per essere il numero uno nel campo podistico e che rivendica il suo diritto ad amare, quello degli amici che circondano i due ma anche quello legato al sesso (la parte che mi ha convinto meno), all'odio (la parte più riuscita) e all'atletica. Il mondo intorno a Billy e Harlan inizialmente non comprende la loro storia d'amore, ci sono reazioni violente anche da parte degli organi preposti a tutelare gli atleti. Nessuno vuol far arrivare Billy alle olimpiadi, l'America non può essere rappresentata da un omosessuale. Eppure Billy con la sua simpatia, la sua forza e il suo candore riesce a conquistare tutti (o quasi) e diventa un simbolo sia per gli/le omosessuali sia per i/le giovani ribelli. Mentre la storia scorre l'universo di Harlan e Billy si trasforma, qualche amico cade sul campo, qualcun altro non regge allo stress e se ne va, scopriamo particolari della vita di Harlan e di quella di Billy. Ci sono storie di contorno che non mi hanno convinto come quella dell'angelo mentre ho trovato particolarmente riuscita tutta la parte legata al mondo professionale dello sport, la ricostruzione storica del periodo e, soprattutto, il clima di ostilità verso il giovane Billy e Harlan. È l'odio irrazionale verso una persona che non ha nessuna colpa se non quella di voler essere se stessa che colpisce di più, è l'estremismo di una mentalità che vuole le persone omosessuali come malate e reiette. Billy, nonostante la consapevolezza di ciò che gli sta intorno, decide di continuare a correre a testa alta spiazzando tutti con la propria bravura, e corre, senza paura, verso il suo destino.

Patricia Nell Warren
La corsa di Billy
Traduzione di Silvia Nonostante
332 pagine, 15 €
Fazi Editore

martedì 23 ottobre 2012

Un sugo da Nobel

“Ciao senti ce l'hai il libro di quel cinese che ha vinto il nobel, aspetta, come si chiama il libro? Ah, si... il Sugo rosso!”
Bello ha vinto il Nobel per la letteratura o per il miglior piatto di pasta?

Mo Yan
Sorgo rosso
Traduttore Lombardi
484 13,50
Einaudi

lunedì 22 ottobre 2012

L'alfabeto del libraio: R

Raccomandato

“Ciao posso lasciare un curriculum?”
“Certo.”
“Quando mi chiamate per il colloquio?”
“Guarda in questo momento l'azienda non sta cercando personale quindi sarà una cosa un po' lunga...”
“Ma io sono amico di...”
E con il dito indica il cielo.
“La direttrice?”
“No.”
“Il collega filosofo? (sta al primo piano)”
“No.”
“Dio?”
“Sono amico di uno dei capi a Milano!”
“E io che credevo fossero solo creature mitologiche!”
“Come scusa?”
“No, niente.”
“Allora quando mi chiamate?”
Guarda con queste premesse... fammi controllare l'agenda... abbiamo posto...mai!

Ragione (facoltà di pensare stabilendo rapporti e legami tra i concetti, di giudicare bene discernendo il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto)

Sono un libraio e ogni giorno vivo la libreria, sia a livello fisico che a livello psicologico. Sono coinvolto in ogni momento, in ogni attimo, in ogni istante della vita libraria. Presumo che sia io che i miei colleghi godiamo di un minimo di fiducia da parte dei nostri superiori, altrimenti ci avrebbero già mandati a casa. È presumibile pensare anche che, vivendo la quotidianità della libreria, io (dico io ma intendo anche ogni mia/o collega) la conosca meglio di chi sta ai vertici. Presumo che loro pensino il contrario. Abbiamo due strumenti diversi con cui confrontarci. Loro hanno schemi, numeri (reali o presunti) statistiche, algoritmi.
Io ho scatole da spostare, da aprire, libri da sistemare, clienti da servire, chiamate e e mail a cui rispondere. E se si fulminano i faretti o comincia a piovere e si allaga la saletta di filosofia non aspetto certo che mi mandino la soluzione grazie all'elaborazione di un algoritmo. Cerco di fermare l'acqua che entra in libreria poi prendo uno straccio e un secchio e mi do da fare.
Lasciateci lavorare.

Ragionevole (Che si lascia guidare dalla ragione.)
È ragionevole pensare che tutte le librerie debbano essere uguali? Che un libro che vende a Milano debba vender anche a Belluno? Che togliere il settore dei classici per mettere tutto in ordine alfabetico sia più “fruibile” per i clienti? Che si debba lavorare sul doppio binario: libreria on line libreria fisica e poi mantenere, sulle compere on line, sconti costanti su tutti gli acquisti che non si possono fare invece in libreria? Che “l'albero merceologico” sia più importante della “logica” sociale del luogo in cui si lavora e della struttura della libreria? Che si riduca il personale pretendendo maggiori risultati? Che prima si centralizzi il lavoro e poi lo si faccia fare ai librai e alle libraie? Che si facciano rivestire ruoli per cui non siamo pronti? Che si scelga la quantità piuttosto che la qualità? Che si guardi ai costi e non alla professionalità?
È ragionevole?

Razionalizzare (Le risorse non l'intelletto)
Tagliare con la scure in modo del tutto casuale e trasversale le risorse della libreria e pretendere che le cose funzionino meglio di prima. Le cose non vanno? Siamo noi che non sappiamo organizzarci.
 





sabato 20 ottobre 2012

Musica

Cliente: “Posso dirti una cosa?”
Io: “Certo!”
Cliente: “La scelta musicale della libreria fa proprio schifo!”
Ottimista... fosse solo la musica...

venerdì 19 ottobre 2012

Cose da gay

Due ragazzi:
“Devo comprare Eclipse.”
“Perché?”
“Lo devo leggere, ho letto Twilight e New Moon.”
“Ma Twilight è una cosa da froci!”

Cosa che una volta erano da gay e che oggi fanno anche i maschi eterosessuali ma se gli dici che sono cose da gay ti menano:
L'orecchino, il colore ai capelli, i tatuaggi, i pantaloni stretti, le maglie larghe, i jeans strappati, i pantaloni arrotolati alle caviglie portando il mocassino, le sopracciglia rifatte, l'abbronzatura da lampada, usare le creme per il corpo e per il viso, il profumo, la borsetta, le camicie rosa, la chirurgia plastica, il cajal, ascoltare Madonna o Lady Gaga, vestire alla moda, guardare le serie televisive con almeno un gay, amare i musical, i capelli lunghi, andare al Cassero, portare l'anello al pollice, depilarsi.
Leggere Twilight.

giovedì 18 ottobre 2012

Alta quota

“Scusa hai Un anno sull'aeroplano?”
“Tesoro non vorrei essere in lui quando scende dall'aereo... sai che jet lag?”

Emilio Lussu
Un anno sull'Altipiano
216 p, € 10,50
Einaudi

mercoledì 17 ottobre 2012

Lo scontrino, forse...

Cliente in fila al settore scolastico, prende il numerino, aspetta diligentemente il suo turno, aspetta un bel po' di tempo, consegna la lista, i colleghi prendono i libri, sia nuovi che usati, poi, quando è il momento di pagare:
“Ha la nostra tessera?”
“Ho quella vecchia.”
“Se vuole può cambiarla con quella nuova, è gratuita e serve per avere sconti attraverso l'accumulo di spesa.”
“Cosa devo fare?”
“Compilare una scheda e firmarla.”
“Va bene.”
Compila il foglio per la tessera, la collega gli mostra tre tessere di diversi colori:
“Scelga quella che le piace di più.”
Il cliente sceglie la tessera.
“Vuole fare l'assicurazione sui libri?”
“Come scusi?”
“Può assicurare i libri di scuola, serve per tutelarsi nel caso ci fossero dei problemi tipo se la classe viene soppressa, se c'è stato un errore nella lista da parte dell'insegnante, deve fare gli esami di riparazione e non li passa....”
“No grazie.”
“Bene. Se acquista dieci euro di cartoleria e aggiunge tre euro può scegliere un dvd fra questi due.”
Mostra due dvd
“No grazie...”
“Ha la tessera Nectar?”
Ao! E fammelo sto scontrino!

martedì 16 ottobre 2012

Women are Heroes

In attesa di leggere il libro Se questi sono uomini di Iacona Riccardo (edizioni Chiarelettere) voglio parlarvi di un editore e di un libro. L'editore, caldamente consigliato dalla Collega Femminista e da me, è L'Ippocampo. È un editore coraggioso che si produce, promuove e distribuisce da solo. Fa dei prodotti che dire belli è riduttivo, viene in libreria a mostrare a noi librai i libri (i libri capite? Non depliant o cedole, i libri) che usciranno perché è ancora convinto, e noi lo ringraziamo, che il nostro lavoro sia importante.
Il libro in questione è un libro importante, si chiama Women are Heroes, è un illustrato, 360 pagine, 35 euro. L'autore, che si firma JR, ha fotografato e riprodotto su muri, tetti, strade, case ecc... i volti di donne che hanno subito violenza nei luoghi in cui ne sono state vittima. Non è solo arte, è un lavoro importante, una presa di coscienza, una denuncia fortissima. Pensateci se dovete fare un regalo importante o se vi volete regalare un buon libro.
Un altro libro che parte dalla fotografia per denunciare le disuguaglianze sociali, razziali, economiche è il libro edito da Contrasto Due dal titolo: Dove dormono i bambini (120 pagine 35 euro traduttore Novajra ). L'autore, James Mollison, raccoglie le fotografie fatte nelle camere dei bambini mettendo in evidenza le diverse realtà. Una parte del mondo è fatta di bambini che dormono in scatole di cartone, per terra, in case misere e fatiscenti e una parte di mondo è fatta di bambini che dormono in camere principesche, piene di oggetti e vestiti. Queste due parti di mondo abbiamo contribuito anche noi a crearle.


lunedì 15 ottobre 2012

L'alfabeto del libraio: Q

Quotidiani
La giornata inizia in treno, mentre mi sposto dalla provincia a Bologna, spesso in piedi, ammassato l'uno addosso all'altro cercando una posizione che sia di minor fastidio a chi mi sta accanto. Pro i quotidiani, scorro le notizie, vado alle pagine culturali. Una volta giunto in libreria farò le proposte sugli argomenti d'attualità, i monotitoli con i libri citati, metterò in evidenza quelli di cui si parla sui giornali. Non si smette mai di essere librai.

Quotidianità
Scendo dal treno, mi fermo al solito baretto a prendere una pasta integrale al miele, passo davanti alle vetrine della libreria e controllo che siano in ordine, entro e timbro. Tolgo i teli a protezione del reparto di psicologia (è vicino alle scale e ci finiscono un mare di schifezze quando la signora delle pulizie spazza), accendo i computer, spolvero, sistemo le pilette, raddrizzo i libri.
La giornata può cominciare.

Qualcosa
“Scusi sto cercando qualcosa che sia emozionante ma non triste, sa di quei bei libri che facevano una volta dove c'era del sentimento.”
“Il settore della letteratura rosa è al piano terra.”
“Ma c'è qualcosa di questo genere?”
“Certo signora al piano terra.”
“Ma è sicuro che ci sia qualcosa?”
Aò ma te voi fidà?


Qualsiasi
Ragazzino con una lista di libri da leggere per le vacanze estive.
“Hai uno di questi libri?”
“Hai preferenze?”
“No va bene uno qualsiasi tanto poi non lo leggo.”
Quando si dice: avere le idee chiare.

Questo
Cliente mostrandomi un libro:
“Scusa ma questo è quel libro di cui parlano tutti?”
“Di solito la gente parla di un sacco di libri...”
“Quindi non è questo il libro?”
E che ne so? Lo vada a chiedere a tutti!

sabato 13 ottobre 2012

Justin

Ragazzina agitata che passa spesso e mi chiede libri su personaggi televisivi o del mondo della musica che non conosco o che dimentico spesso di conoscere:
“Ciao è arrivato il libro che ha scritto la mamma di Justin?”
“Chi?”
“Justin!”
“...”
“Ma insomma te lo devo dire tutte le volte? Justin Bieber!”
Scusa non lo faccio più, ti giuro! Non mi sgridare!

venerdì 12 ottobre 2012

Momenti.

Mi ero ripromesso di scrivere un post sui clienti con la C maiuscola, quelli gentili, educati che amano i libri. Ma qualche giorno fa mi è accaduta una cosa che va oltre e che mi ha fatto ricordare perché, al di là della passione per i libri, continuo ad amare questo lavoro.
Un signore è entrato in libreria, mi ha guardato sorridendo e poi mi ha detto:
“Ho bisogno del suo aiuto, vede ho quasi ottant'anni e mi serve un libro che mi aiuti con la memoria. Ci sono volte che sto parlando e mi dimentico le parole, non so più cosa stavo dicendo, mi dimentico ogni cosa. È persino difficile da spiegare.”
Ho guardato la fila che andava via via creandosi alla mia postazione, ho sorriso e non gli ho venduto nessun libro. Perché non esiste un libro efficace per questa cosa, naturalmente. Mi sono limitato a parlare un po' con lui e ad ascoltarlo.
Non vendiamo solo cultura. A volte ce lo dimentichiamo.

giovedì 11 ottobre 2012

Situazione: i clienti

Ovviamente i clienti giocano un ruolo fondamentale nella sopravvivenza non solo delle librerie ma di tutta la filiera del libro, il cliente è il destinatario finale, colui o colei che dà un senso ai nostri sforzi. Ci sono però alcune considerazioni da fare anche sul “cliente”.
Come ho ripetuto più volte i clienti considerati “forti” in questo paese sono davvero pochi e da soli sorreggono il peso del mercato del libro. Ci sono poi i clienti da due o tre copie l'anno, quelli del “best seller” da ombrellone, gli studenti che acquistano libri perché obbligati, le persone che entrano in libreria solo per fare un regalo e coloro che, e purtroppo sono la maggioranza, non solo non hanno nessuna intenzione di mettere piede in libreria ma non acquisteranno neppure un libro al supermercato, in internet, all'autogrill o al mercatino dell'usato. Le persone che non leggono nemmeno un libro all'anno sono molte di più di coloro che invece lo fanno (alcuni di coloro che non leggono però scrivono).
A guardare i dati di vendita e fermandosi a un'analisi superficiale viene da dire che le scelte editoriali relative ai libri facili o d'intrattenimento, contro i quali non ho né pregiudizi né snobismi culturali, è bene dirlo, siano le scelte vincenti. Capita a tutti di leggere del libro rimasto mesi in classifica, del porno erotico riciclato che ha sbaragliato tutti i concorrenti, del nuovo Calvino, Eco, Pirandello e via dicendo che ha, grazie al “passaparola” venduto milioni di copie.
La vendita dei best seller incide, rispetto ai libri di catalogo, in modo se non marginale piuttosto basso. Una libreria senza un catalogo è una libreria destinata a morire, sono, spesso, le singole copie del catalogo a portare introiti. I Best seller sono eventi provvisori che arrivano portano un po' di soldi, alcuni diventano long seller, altri, finito il ruolo di “consumo” finiscono nel dimenticatoio ma se non avessimo i titoli di catalogo, a volte minori per notorietà ma decisamente superiori per qualità, non andremmo da nessuna parte. Negli ultimi anni molte case editrici e, purtroppo, anche molte librerie, hanno puntato sul guadagno “facile” del cliente da best seller dimenticando che il vero lettore non entra in libreria una volta l'anno. Non sto dicendo che i lettori “forti” non leggano libri d'intrattenimento, al contrario, i gusti personali non sono in discussione. Ciò che mi preme sottolineare è che troppo spesso un certo modo di fare “editoria” considera il cliente come uno zombie che fa tutto ciò che gli si dice di fare. Succede. Se, per esempio, un autore va ad una trasmissione come “Che tempo che fa” è molto probabile che poi il libro che ha scritto venderà bene. Anche la morte, devo dire, tira le copie. Quando muore un personaggio amato o famoso, posso fare l'esempio del Cardinal Martini, i suoi libri vendono. Nel giro di qualche giorno raddoppiano i titoli, nuovi o ristampati, il tutto dura il tempo di “acquistare” il libro. Una settimana o poco più e il libro non vende più.
Il mercato lo facciamo noi. Siamo noi che ci lasciamo influenzare dalla pubblicità, che permettiamo all'esperto di marketing di turno di indurci ad acquistare un dato prodotto. Spiace dirlo ma non possiamo accusare il mercato del libro di “scarse capacità” se poi siamo i primi ad acquistare tutto ciò che passa in televisione. La cosa peggiore è che è scomparsa anche la capacità critica, la capacità di decidere, una volta letto il libro, se si tratta di una ciofeca o di un buon romanzo. Se vende è per forza buono. Non possiamo lamentarci del grande fratello e poi continuare a guardarlo. Se sono convinto che un prodotto è scadente non lo acquisto e, non acquistandolo, spingerò l'editore o il produttore o chi per lui a non ripetere lo stesso errore. Se ogni volta che in TV va in onda il Trash mi rifiutassi di guardare un programma di questo genere ben presto mancherebbero gli sponsor e si comincerebbe a produrre, spero, qualcosa di decente. Funziona allo stesso modo anche con i libri. Non posso lamentarmi delle Sfumature e poi comprare tutti e tre i libri, se dopo aver letto il primo mi sono reso conto che è una sciocchezza perché acquistare anche gli altri due?
Non è un predicozzo, me ne guardo bene, ma dobbiamo avere la consapevolezza che il mercato siamo noi.
Scusate per questa lunga riflessione durata tre giorni.

mercoledì 10 ottobre 2012

Situazione: le librerie

Nel frattempo, come stavo dicendo, in libreria si respira un'aria di incredulità. Noi librai, un po' in tutte le librerie, subiamo decisioni da governo “tecnico”. Chi non è stato messo in cassa integrazione (vedi librerie Coop e ora Giunti) deve fare i conti con il taglio del personale, il blocco delle assunzioni e l'aumento dei “ruoli” che ci cadono addosso praticamente ogni giorno. Allo stesso tempo non ci viene data adeguata formazione (ma anche senza adeguata perché non viene più fatta formazione e stop) e ci si chiede sempre maggior flessibilità negli orari e nel modo di gestire il lavoro. Lavoro che viene programmato e imposto, a proposito della famosa libertà del libraio. Siamo partiti con la centralizzazione degli ordini di novità, l'ho già spiegato ma lo dico nuovamente: se prima era il libraio a fare le “cedole” (cioè a ordinare i libri) novità oggi, in moltissimi casi, è personale preposto che sta in sede a farlo, e siamo arrivati alle indicazioni su come allestire le campagne promozionali o come sistemare libri e fare vetrine (ormai anche le proposte tematiche arrivano dalla sede). Insomma la personalizzazione di settori e librerie, l'indipendenza dei librai, non è cosa da librerie di catena (e parlo in generale ovviamente) che si sono burocratizzate sino a raggiungere livelli da catena di montaggio senza però tener conto che le librerie non sono fabbriche e i libri non sono bulloni. Lo stress che ne deriva è doppio perché non solo devi avere a che fare con il pubblico (e chi lavora nel commercio sa quanto sia difficile) ma devi anche sottostare a ordini che spesso si fatica a comprendere. Sono stati fatti accordi commerciali che sono durati il tempo di far arrivare merce in libreria e rispedirla al mittente, vengono continuamente spostati interi settori da una parte all'altra della libreria con l'illusione che “svecchiando” la libreria possano aumentare le vendite, si danno “maggiori” servizi al cliente, servizi che finiscono per diventare disservizi. Insomma l'idea che io e molti colleghi di varie catene ci siamo fatti in questo periodo è che manchino non solo le idee ma anche le prospettive per far rinascere il mondo del libro. Ci troviamo davanti a un muro di gomma, a impressionanti personalismi che affondano la bibliodiversità in favore di accordi commerciali che uniformano il mercato. Sembra quasi che siano gli stessi operatori a non credere più nell'oggetto libro. La cosa più grave, a mio parere, è che non si investe più sul ruolo “umano” del nostro mestiere. Il servizio e il rapporto con il cliente dovrebbe essere tutto ma nella situazione attuale non hai neppure il tempo di guardarlo negli occhi il cliente e se comincia a farti domande specifiche o a farti perdere troppo tempo vai nel panico perché sai che devi fare, prima della fine del tuo turno, almeno un altro centinaio di cose oltre a servire e se non riuscirai a farle sai che al prossimo controllo qualcuno metterà in dubbio le tue capacità organizzative o lavorative.
Trovo che sia davvero l'aspetto più triste, pensare che le professionalità delle libraie e dei librai valgano così poco da poter sostituirle con la prima persona che capiterà in librerie e che, per disperazione, accetterà il primo contratto che le verrà proposto. La perdita di introiti nel mondo libro non ha solo una causa, al contrario ne ha molteplici, non è solo colpa dei cattivi libri, non è solo colpa dei prezzi e della crisi, non è solo colpa del mercato perché, dopotutto, questo mercato lo abbiamo creato noi.
In tutto questo marasma, in questa torre pronte a crollare da un momento all'altro, gioca un ruolo importante la figura del cliente.

To be continued...

martedì 9 ottobre 2012

Situazione: il mercato.

Parto da una domanda che mi ha fatto il mio compagno qualche giorno fa per arrivare a una riflessione, l'ennesima, divisa in più punti sull'attuale situazione del mondo del libro.
Mentre parlavamo, fra un bicchiere di vino bianco e qualche olivetta ( ebbene sì ha imparato come farmi rilassare), del mio nuovo libro (in attesa di una risposta da parte dell'editore) lui mi ha detto:
“Forse la domanda che dovresti porti è: il mondo editoriale ha veramente bisogno del tuo libro?”
La prima reazione, oltre a quella di strozzarlo, è stata di tracannare non solo il bicchiere di vino ma tutta la bottiglia.
È una domanda trappola, in realtà, che si può leggere in diversi modi.
La verità è che il mercato del libro è saturo quindi non solo non ha bisogno del mio libro, non ha bisogno di nessun altro libro da qui all'eternità probabilmente. Pensiamoci un attimo, quanti libri ci sono in commercio di cui noi non conosciamo nulla? Quanti titoli passano ogni giorno dagli scaffali di supermercati, autogrill e librerie? Se, improvvisamente, tutti gli editori impazzissero e decidessero di smettere di pubblicare, le librerie rimarrebbero senza libri? Ovviamente no, potremmo tranquillamente fare a meno di libri “nuovi” e ne avremmo comunque talmente tanti da leggere che probabilmente una vita sola non ci basterebbe. La verità è che, per un certo periodo della nostra esistenza, i libri non venivano considerati come beni di consumo, non “invecchiavano” e quelli che “invecchiavano”, spesso, assumevano ancora più prestigio. Oggi ci troviamo in un mercato saturo che, nonostante tutto, continua a sfornare libri in continuazione e non una decina di titoli al mese, no, centinaia di titoli ogni settimana che arrivano, fanno la loro presenza sugli scaffali, prendono un po' di polvere e poi scompaiono dalla circolazione. Ormai anche le grandi case editrici se vendono mille copie a libro possono dirsi fortunate. Noi siamo abituati a vedere il mercato del libro come un trampolino di lancio, siamo disposti a scrivere qualsiasi cosa pur di ottenere quel successo che pensiamo, intimamente, di meritarci. Se prima per diventare scrittori occorreva avere delle doti oggi, per pubblicare, a volte basta avere un'idea decente (spesso riciclata all'ennesima potenza ma ormai chi scrive più niente di nuovo?) e a tutto il resto pensa il marketing. Non è un caso che i best seller non nascano mai (o quasi mai) da case editrici con pochi mezzi. Oggi la concorrenza spietata porta a creare prodotti tutti uguali che, grazie a prezzi bassi, alla pubblicità e a qualche premio vinto qua e là, tanto per dare un tono “intellettuale” al best seller di turno, riescono ad entrare in una classifica che vede riempirsi di “capolavori” di ogni genere, dalla starlettina convertita al polpettone sentimentale, dall'erotismo pornografico alle ricette di cucina di qualche vip.
Nel frattempo sono saltati tutti i livelli di controllo editoriale, si è sfatato il mito del “buon libro” perché se un libro vende deve per forza essere buono, perché se tanta gente legge la stessa cosa vuol dire che qualcosa di buono quella gente, in quel libro, l'avrà travata.
Non è così, naturalmente. Si è deciso che le librerie sono luoghi commerciali, che le case editrici sono imprese commerciali, che il libro è un oggetto che non si differenzia da un tostapane. Ma si è deciso anche che la “massa” non è abbastanza intelligente da “sopportare” prodotti di qualità. Poi i lettori acculturati possono comunque trovare pane per i propri denti e, mal che vada, possono rifugiarsi nei classici. Magari nella nuova versione appena arrivata in libreria, lo stesso titolo da trent'anni che cambia, ogni anno, copertina e prezzo (non si sforzano neppure di fare nuove traduzioni) magari arricchito dalla prefazione di qualche “best”.
Gli editori sanno che il mercato è saturo, ormai non provano neppure più a riportarlo su un binario che non sia morto, si impegnano in accordi commerciali improbabili, diventano distributori e venditori del proprio prodotto, comprano tutto ciò che si può comprare. Chiediamoci se davvero uno o due best seller possono ripagare gli editori delle uscite economiche per pubblicare le centinaia di titoli che escono tutte le settimane. Nel frattempo cercano altre vie come quella dell' e book che, ovviamente, porta pochissimo guadagno e mette nella condizione di percepire percentuali sempre più basse agli autori e alle autrici e a tutti coloro che lavorano nel mondo del libro. Il vero guadagno lo si ha, probabilmente, nella vendita del lettore digitale. Eppure sembra che gli editori non possano permettersi di pubblicare di meno, al contrario, devono, per rimanere sul mercato, un mercato che, in ogni caso, è prossimo al crollo, continuare a sfornare titoli che non vedranno mai grossi successi.
È ovvio che come scrittore mi piacerebbe veder pubblicato il mio nuovo libro ma, anche se questo non avvenisse, non se ne accorgerebbe nessuno. Il mercato è impazzito, il lettore da supermercato è bulimico, deve avere il “nuovo” titolo, deve avere la novità, se gli proponi un libro con sei mesi di vita ti dice che vuole qualcosa di più recente. Nel frattempo, venuto meno il ruolo principale delle case editrici, cioè quello di pubblicare buona letteratura, è in atto una vera e propria corsa al pubblicare di tutto di più.
Qualcuno potrebbe obiettare che è il mercato ma visti i livelli a cui ci ha portati questo modo di intendere la cultura mi sento di dire che forse abbiamo sbagliato da qualche parte.
Nel frattempo le librerie...
To be continued.


lunedì 8 ottobre 2012

Uno sguardo diverso sulla legge Levi

Vi invito a leggere questa interessante lettera firmata da molte e molti esponenti del mondo dell'editoria apparsa oggi su Repubblica. Ne riporto il testo aggiungendo solo una cosa: capisco che agli occhi dei lettori la legge Levi, legge che viene continuamente aggirata, sia un male. Ma leggete bene la lettera. Le librerie di catena arrivano ad ottenere il 40/45% di sconto, le librerie indipendenti molto meno. Questo va a discapito sia del prezzo originario del libro sia della bibliodiversità. Perché in libreria trovate pile e pile di libri di Mondadori, Rizzoli, Newton Compton, Giunti, ecc...? Perché molte di queste sigle editoriali non sono solo case editrici (vedi Feltrinelli, Giunti, Messaggerie, Rizzoli, Mondadori) sono anche distributori e hanno anche le catene librarie. Ci può essere una vera concorrenza in un mercato del genere? Può esserci una vera pluralità? O, al contrario, ci sono forti conflitti d'interesse? Inoltre, aggiungo, possibile che siamo messi così male, possibile che le case editrici non abbiano altre carte da giocare che insistere sugli sconti? Anche in questo caso, pare, siamo un'eccezione nel panorama librario europeo (e forse internazionale). È una lotta contro i mulini a vento, quando si parla di soldi ognuno di noi guarda il proprio giardino e basta, ma è anche una lotta di civiltà e libertà. Se non interveniamo in tempo il mercato del libro crollerà e trascinerà con sé ogni forma di pensiero critico.

[da La Repubblica - 8 Ottobre 2012]
Il 2 ottobre scorso, il Presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, ha inviato ai Presidenti del Senato, della Camera, del Consiglio e al Ministro per lo Sviluppo Economico, le sue “Proposte di riforma concorrenziale ai fini della Legge annuale per il mercato e la concorrenza per l’anno 2013”, nella quale raccomandava di “eliminare il tetto agli sconti sui libri che limita la libertà di concorrenza dei rivenditori finali, senza produrre sostanziali benefici per i consumatori in termini di servizi offerti o di ampliamento del numero di libri immessi sul mercato”.
L’enormità di una simile richiesta è evidente per chiunque conosca l’anomalia della situazione italiana in campo editoriale. Per gli altri, richiede una spiegazione.
In Italia, un numero ristretto di gruppi editoriali possiede l’intera filiera del libro e occupa, perciò, in posizione dominante, tutti i passaggi: produzione, promozione, distribuzione e vendita. I quattro gruppi editoriali – Mondadori, Gems, Rizzoli e Feltrinelli – possiedono molteplici case editrici, e poi case di distribuzione, catene librarie e società che distribuiscono i libri in supermercati, discount, autogrill ecc. (G.D.O.).
In altre parole, i 4 gruppi pubblicano, promuovono, distribuiscono e vendono i loro libri attraverso società e punti vendita di loro proprietà, mentre gli editori indipendenti devono rivolgersi a loro per ogni passaggio, fino ad arrivare in libreria con un margine di guadagno così ristretto da non potersi permettere sconti ulteriori o promozioni. A loro volta, le librerie indipendenti, che ottengono uno sconto sul prezzo di copertina del 30% (le catene librarie ottengono anche il 40/45), non hanno margine sufficiente per praticare uno sconto ormai fisso del 15%. Di conseguenza, i 4 gruppi inondano il mercato di libri scontati, occupano i tavoli e le vetrine delle librerie, gli spazi dei supermercati e così via, mentre tutta l’altra produzione libraria è relegata in spazi angusti e nascosti, per lasciare visibilità alle promozioni.
Negli altri paesi, le funzioni di editore, distributore e libraio, sono nettamente separate e questo a vantaggio di un mercato realmente libero.
L’Antitrust è stata costituita nel 1990 per combattere simili situazioni di oligopolio e garantire “il rispetto delle regole che vietano gli abusi di posizione dominante e le concentrazioni in grado di creare o rafforzare posizioni dominanti dannose per la concorrenza”.
La Legge Levi per parte sua, è stata promulgata nel settembre 2011, dopo una durissima e lunga battaglia, per “contribuire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della lettura, alla diffusione della cultura, alla tutela del pluralismo dell’informazione”. Sebbene si ispiri a leggi analoghe che vigono in Francia, Germania e Spagna (per citare i paesi più vicini), che aboliscono o riducono drasticamente lo sconto, la legge Levi consente uno sconto librario del 15% e un tetto del 25% alle promozioni editoriali, per undici mesi all’anno, dicembre escluso.
In un altro paese, l’Antitrust avrebbe sostenuto la Legge Levi, che pone un freno all’oligopolio dei gruppi editoriali.
Colpisce che la ‘raccomandazione’ dell’Antitrust avvenga solo 7 giorni dopo la verifica discussa alla Camera il 25 settembre, in presenza della Commissione Cultura, Centro per il Libro, del sottosegretario di Stato Peluffo, del Ministro Ornaghi e di editori e librai coi loro rappresentanti. In questa sede si manifestavano essenzialmente due posizioni: da una parte librai ed editori indipendenti sostenevano che la Legge Levi avesse contenuto la recessione del mercato librario (assai più forte in altri settori dell’intrattenimento e dello spettacolo) e contribuito a un abbassamento del prezzo dei libri – dall’altra, i 4 gruppi, con qualche sfumatura, chiedevano in sostanza di vanificare la Legge Levi, abolendo lo sconto alle promozioni editoriali, il limite di durata e l’esclusione del mese di dicembre, e auspicando un mercato selvaggio e oligarchico, in cui la Legge si riducesse a mero strumento per difendere i loro libri dalla concorrenza di Amazon.
E con chi si schiera l’Antitrust?
Editori e librai indipendenti chiedono che questa raccomandazione venga ritirata dalle proposte del Presidente Petruzzella, che l’Antitrust faccia onore ai suoi obiettivi, battendosi contro e non a favore degli abusi di potere, e che la Legge Levi venga sostenuta e messa in grado di servire i suoi scopi.
Ginevra Bompiani (nottetempo), Giuseppe Russo (Neri Pozza), Antonio Sellerio (Sellerio), Luca e Mattia Formenton (Il saggiatore), Carmine Donzelli (Donzelli editore), Daniela Di Sora (Voland), Emilia Lodigiani e Pietro Biancardi (Iperborea), Marco Cassini e Daniele Di Gennaro (minimum fax), Gaspare Bona (Instar libri e Blu edizioni), Lorenzo e Rodolfo Ribaldi (la Nuova frontiera), Agnese Manni (Manni editore), Sandro D’Alessandro (et al.), Monica Randi (Astoria), Roberto Keller (Keller editore), Ada Carpi e Andrea Palombi (Nutrimenti), Isabella Ferretti e Tommaso Cenci (66thand2nd), Emanuela Zandonai (Zandonai edizioni), Yuri Garrett (Caissa Italia), Massimiliano Franzoni (Mattioli 1885), Andrea Malabaila (Las Vegas Edizioni), Fabrizio Felici (Felici Editore), Giuliana Fante (Edizioni Corsare), Salvatore Cannavò (Edizioni Alegre), Giuseppe Maria Morganti (Aiep Editore), Ugo Magno (Mesogea), Danilo Manzoni, (Leone editore), Marco Nardini (edizioni La Linea), Cecilia Palombelli (Viella), Walter Martiny (edizioni del Capricorno), Francesca Chiappa (Hacca – Nuova giuridica), Rocco Pinto (libreria torre di Abele), Silvia Nono (Emons Audiolibri), Giulio Milani (Transeuropa), Sergio Iperique (Ananke Edizioni), Rosaria Pulzi (Edizioni Lapis), Edgar Colonnese (Colonnese editore), Leonardo Pelo (No reply), Angelo Leone (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri), Mauro di Leo (Atmosphere Libri), Antonio Bagnoli (Pendragon), Ugo di Monaco (Edizioni Spartaco), Francesco Camastra (Bibliofabbrica.com), Gian Luca Tugnoli (Libreria Ulisse), Andrea Soave (Libreria Edys).
Potete sottoscrivere la lettera qui

L'alfabeto del libraio: P

Pacato

“Lei è sempre così gentile, ha sempre un tono così pacato... ma come fa?”
Facile signora, la mattina mi lavo i denti con lo Xanax...


Pacco (di libri)

Scatola di cartone, a volte maleodorante, a volte contenente ospiti neri con tante zampe e molto veloci, a volte contenente libri. Alcuni di questi libri producono nel libraio lo stesso effetto degli insettini con tante zampe. Pacco di cartone, dicevamo, pieno di libri destinato al nemico numero uno del libraio più IN di Bologna (sì sono sempre io): il malefico magazziniere che ancora non sono riuscito a trasformare in deliziosa Drag Queen.
Il pacco passa dalle mani di avvenenti corrieri a quelle sudaticce del magazziniere/morte nera, il quale ha un tot di minuti per aprire il pacco. Esiste un tabulato su cui vengono inseriti alcuni dati: quantità di pacchi arrivati, orario di consegna, tempo di apertura. Ho paura che un giorno o l'altro, entrando in magazzino, troverò il magazziniere pazzo con strane scritte sulla fronte (tipo: “Il mattino ha i pacchi in bocca”) oppure, al suo posto, troverò il Charlie Chaplin di Tempi moderni.

Pacco (di libro)

Libro che si acquista con il sorriso sulle labbra e, dopo aver letto le prime dieci pagine, che si sia in autobus, treno, metropolitana o nella solitudine della propria casa, si esclama: “No... che pacco di libro!”

Pacco (regalo)

“Scusi mi fa un pacchetto regalo?”
Sintomi da ansia da pacchetto regalo: gola secca, sudore, pallore, tremori vari, sguardi fugaci e supplicanti alla collega in cassa. Prendo il libro lo avvolgo nella carta regalo e, non so bene come sia possibile, ma alla fine mi ritrovo fra le mani una scultura di Ron Mueck!

Pagare

Ci sono tre casse nella nostra libreria, alla mia postazione non c'è traccia di un registratore di cassa, sulla mia testa c'è un cartello con la scritta Punto Info eppure...
“Scusi pago qui da lei?”
Certo signora, passi pure il bancomat fra le mie chiappe....

Palmer (Laura)
Personaggio che ha largamente influenzato il mio senso di identificazione.
Fuoco cammina con me!

Psicologa

Collega che assicurava il normale svolgimento delle mie funzioni cerebrali. Da quando se n'è andata vago disperso in un mondo tutto mio.





sabato 6 ottobre 2012

Cambiamenti

Si avvicina una signora:
“Scusi ma... io è un po' che non vengo ma ho visto che non esiste più la vecchia libreria.... cioè è cambiato il nome e l'insegna...”
“Si è cambiato l'assetto societario signora.”
“Io ho la vecchia tessera però...”
“La può sostituire con la nuova, è gratuita e le permette di accumulare, attraverso i suoi acquisti, fasce percentuali di sconto diverse.”
“Quindi è cambiato tutto... che strano e dire che voi commessi mi sembrate sempre gli stessi...”
No è che ci hanno cambiati dentro, signora, nel profondo...

venerdì 5 ottobre 2012

Serial killer

Argomento piuttosto difficile oggi per due motivi. Il primo è che sono appassionato di Serial Killer. E, detto così, potreste pensare che sono una persona orribile. Il secondo motivo è che, ovviamente, da vegetariano pacifista che rinnega ogni forma di violenza, i serial killer mi fanno orrore.
Ne voglio parlare da un punto di vista letterario cercando di analizzare la letteratura che c'è in commercio.
Le mie prime letture parlavano di uno dei serial killer più misteriosi della storia, un tale che si beffava della polizia, che vagava fra le strade di una Londra inquietante e pericolosa, oscura e corrotta, che uccideva le prostitute in modo abominevole. Jack lo squartatore è stato il primo serial killer, letterariamente parlando, che ho conosciuto. Da ragazzino impazzivo per Stephen King (passione che, con il tempo, è andata scemando visto che credo che siano anni che King non scrive più niente di buono), Robert Bloch, Poe e per Patricia Highsmith anche se i loro personaggi mi apparivano poco reali. Non ho mai amato, al contrario, la letteratura da “cassetta”, quella fatta in serie sullo stile di Thomas Harris e mi fa addirittura orrore, per come è scritta e per la banalità dei temi trattati, alcuna letteratura “giovane” e contemporanea. Per inciso quella che trovate in libreria e nei supermercati con titoli che si rifanno allo splatter o al sadico e le solite copertine ad effetto.
A incuriosirmi e appassionarmi non è ciò che il serial killer fa, al contrario trovo un orrore indescrivibile ed è difficile leggere buona letteratura sui serial killer della storia. È quasi impossibile a dire il vero, tutti si concentrano sull'atto dell'uccidere, andando alla ricerca della morbosità della gente, descrivendo dettagli macabri e, a volte, fini a se stessi. È la psicologia del serial killer a incuriosirmi. Cosa spinge un uomo (parlo di uomini perché, anche se storicamente ci sono anche figure femminili, come Leonarda Cianciulli detta la saponificatrice o Aileen Wourmos diventata famosa grazie al film con Charlize Theron, sono decisamente meno e le motivazioni, rispetto ai serial killer maschi, diverse. La maggior parte dei serial killer maschi uccide spinto da una pulsione sessuale distorta, il serial killer maschio uccide la propria vittima per dominarla, il suo atto è quasi sempre riconducibile a una ragione sessuale. Le serial killer donna sino ad ora conosciute uccidono per ragioni legate al guadagno, per ragioni di disordine psicologico, nel caso di alcune coppie seriali sono quasi sempre sottomesse al proprio compagno. Non c'è, pare, una ragione sessuale che le spinge a uccidere.) a uccidere e a ripetere più e più volte questo orribile rituale? Cosa può spingere una persona a fare una cosa così terribile? Insomma sono le valenze psicologiche a interessarmi, è il comprendere come scaturisce tanto orrore a spingermi a cercare qualche buon testo sui serial killer. Prendiamo l'esempio di Jeffrey Dahmer ribattezzato Il cannibale di Milwaukee. Un uomo all'apparenza tranquillo che conduceva una doppia vita: lavorava in una fabbrica di cioccolato ed era, all'apparenza, un cittadino normale ma appena poteva, catturava le proprie vittime, le uccideva, aveva rapporti sessuali con loro e, spesso, se ne cibava. È orribile, lo so, ma la psicologia di Dahmer è un esempio incredibile di come funziona la mente dei serial killer.
L'orrore fa parte della nostra quotidianità, siamo abituati a vivere nel mondo che conosciamo, spesso non vogliamo neppure vedere ciò che ci sta davanti. Ci indigniamo, certo, scrivendo magari qualche tweet o qualche status su facebook, ma non vogliamo vedere l'orrore che si nasconde nel buio. Pensiamo a ciò che facevano i nazisti ma pensiamo anche a ciò che avviene, su altri fronti, oggi con il turismo sessuale che trasforma in incubi le vite di migliaia di donne e bambini/e. Se guardi nell'abisso l'abisso guarda in te, sosteneva Nietzsche, ma a volte in quell'abisso occorre guardare per prevenire e conoscere l'orrore.
Peccato, come dicevo, che in circolazione ci sia quasi esclusivamente pessima letteratura, superficiale e “voyerista”, riporto qualche titolo ma la bibliografia sull'argomento è davvero vastissima:

Simon Robert
I buoni lo sognano, i cattivi lo fanno
traduzione Mannucci E.J.
440 p 24 euro
Raffaello Cortina editore

Carlo Lucarelli, Picozzi Massimo
Serial Killer
338 p €9,50
Mondadori

Fawkes Sandy
Natural Born Killer
Traduzione Baiocco P.
221 p € 14
Edizioni Clandestine

Buttarini Massimo, Collina Michela, Leoni Michele
I serial killer
478 p € 28
Experta edizioni

Schechter Harold, Everitt David
Serial Killer
traduzione Marano G.
480p € 11,90
LIT libri in tasca

Leake John
Jack all'inferno
traduzione Zapparoli A.
413 p € 17,50
Mondadori

Douglas John, Dodd Johnny
Nella mente del Serial Killer
traduzione Draghi M.
298 p € 15
Edizioni Clandestine

Michaud Stephen, Haelwood Roy
Storie di perversioni criminali
Traduzione Tranquilli A.
263 p. €17,90
Edizioni Mediterranee

Mastronardi Vincenzo, De Luca Ruben
I Serial Killer
877 p € 9,90
Newton Compton

Mastronardi Vincenzo, Sanvitale Fabio
Leonarda Cianciulli
288 p € 23
Armando editore

Ann Rule
Un estraneo al mio fianco
traduzione Togliani M.
555p € 8,50
Tea






giovedì 4 ottobre 2012

Cataloghi

Succede a: la collega Bebè a bordo

"Buongiorno posso chiederle se ha un catalogo?"
"Quale?"
"Quello dell'Ikea!"
No ma se vuole a casa ho un vecchio Postalmarket...

mercoledì 3 ottobre 2012

Il negozio vicino

Succede (mercoledì 26 settembre) a: La collega sergente istruttrice.
"Buongiorno libreria ... sono... "
"Ciao..., visto che siete vicino al negozio della Apple puoi andare a vedere se fuori c'è la fila? Sai devo comprarmi il nuovo I phone che esce venerdì."
Certo, posso fare altro? Ha bisogno di qualcuno che le faccia le pulizie in casa? Posso portarle il caffè? Vuole che faccia la fila per lei alla Apple?
Comunque, giusto per essere chiari, in fila c'erano 7 persone che sono rimaste accampate sul marciapiedi per 3 giorni. Capite?

martedì 2 ottobre 2012

La statua di sale

Leggere oggi La statua di sale di Gore Vidal significa approcciarsi a un modo, che sembra superato, di trattare il tema dell'omosessualità. Il libro fu pubblicato, per la prima volta, nel 1948 suscitando indignazione e scandalo. Era la prima volta che temi tabù come l'omosessualità venivano trattati in modo così esplicito tanto che molte testate giornalistiche, tra le quali anche il New York Times, si rifiutarono di pubblicizzarlo e recensirlo. Il libro, va detto subito, è molto coraggioso ed è anche un buon inizio, a mio avviso, per una riflessione sulla letteratura omosessuale, soprattutto se confrontata con quella di oggi. Il libro narra le vicende di Jim da sempre innamorato del suo amico Bob e legato a lui da un episodio adolescenziale che li ha visti diventare l'uno parte dell'altro. Subito dopo il diploma Bob parte e diventa marinaio facendo perdere le sue tracce. Jim, di un anno più giovane, si imbarca l'anno successivo progettando, nella sua mente, di ritrovare Bob e di vivere la sua vita insieme a lui. Bob diventa, ben presto, l'uomo ideale con cui Jim confronta ogni sua relazione, figura idealizzata e lontana, Bob rimane l'uomo dei sogni di Jim che, nel frattempo, conosce uomini importanti, attori e scrittori, passa da una storia all'altra e abbandona diversi lavori e diverse città, conosce Maria, la donna di cui vorrebbe innamorarsi senza riuscirci. Gli anni passano e, finalmente, Jim ha notizie di Bob. Il suo percorso lo riporta a casa da una madre ormai anziana, vedova di un uomo che non sopportava. Jim trova Bob ma non c'è nulla in lui di quel ragazzo che aveva amato.
I personaggi di Vidal sono uomini tormentati che vivono la propria omosessualità nascondendosi dal mondo, frequentando bar e ammiccando ad altri uomini nella speranza che siano come loro. Siamo in un tempo in cui l'omosessualità veniva considerata ancora una malattia o un vizio da estirpare, in cui non ci si poteva dire omosessuali, lontani dalle rivendicazioni, un mondo chiuso, spaventato, che si vergognava del proprio essere. Ma è anche un mondo che muove i primi passi verso una liberazione sessuale che tarda ad arrivare. Vidal parla di omosessualità narrando le vicende di un uomo che egli definisce dall'aspetto “normale”, lontano dai cliché macchiettistici che vogliono le persone omosessuali tutte di un certo tipo. Eppure ci mostra anche una complessità umana difficilmente rappresentabile, ognuno con le proprie caratteristiche, senza escludere nessun genere (anche se, per esempio, quelle che vengono definite “checche” o le lesbiche vengono spesso apostrofate con toni poco piacevoli). Dobbiamo tener conto del periodo e delle convinzioni sociali. Il coraggio di Vidal sta proprio nell'aver sfidato i tabù nei confronti dell'omosessualità raccontando la quotidianità di questo ambiente, scandalizzando senza neppure aver bisogno di ricorrere alle descrizioni anatomiche che spesso si trovano in alcuni romanzi GLBT (e che trovo assolutamente deludenti da un punto di vista culturale, e questo non solo nella letteratura Queer, l'erotismo è ben altra cosa che la descrizione di un rapporto sessuale).
Forse un libro come La statua di sale può apparire superato, oggi si narrano vicende ben lontane da quel mondo in penombra, pieno di paure e con una scarsa considerazione del proprio essere. Tuttavia questo libro rimane un precursore coraggioso della letteratura Queer, una storia intensa e bellissima che un grande osservatore della società come Vidal ha voluto regalare alla storia della letteratura.

Gore Vidal
La statua di sale
traduzione Alessandra Osti
229 p, € 9,50
Fazi editore

lunedì 1 ottobre 2012

L'alfabeto del libraio: O

Obiettività
Frase obiettiva: “L'esposizione che hai fatto questa mattina è davvero molto bella, funziona un sacco e tu sei una persona meravigliosa!”
Risposta obiettiva: “Grazie lo so.”
Frase non obiettiva: “L'esposizione che hai fatto questa mattina è un po' scarsa.”
Risposta obiettiva: “Tu mi odi dal primo giorno che ho messo piede qua dentro!”

Obbedienza
Avete presente un libraio che dice sempre di sì? Che non mette mai in discussione nulla? Che accetta le cose così come vengono imposte? Ecco, non sono io.

Obiettivi:
Fare un tot di tessere ogni mese, alzare le vendite dei settori che perdono, ottimizzare il lavoro (che significa che i dipendenti che ancora ci sono si devono sbattere a fare ogni cosa), pianificare le presentazioni, organizzarle, essere più veloci, aprire, esporre, vendere e seguire i clienti. I clienti prima di tutto. No le tessere. No le aperture. No la sistemazione. Tutto prima di tutto. Tutto insieme. Intendo.

Occasione
“Scusa questo libro è un'occasione?”
“Come scusa?”
“Chiedevo se questo libro è un'occasione.”
“In che senso scusa?”
“Ma come in che senso?”
“...”
“C'è un bollino – 15%”
“Sì è in sconto.”
“Appunto, allora è un'occasione!”
Sì, va bé, un po' come te pare, eh?

Ofeliadorme
Loro sono una band molto interessante e la voce del gruppo è la nostra cara Collega cantante, si chiama Maria Francesca e ha una voce che spacca. Non ne parlo perché le voglio bene. Ne parlo perché è giovane e piena di grinta e perché se lo merita di realizzare il suo sogno visto che ha enormi capacità. Cercateli in internet, ascoltate la loro musica e poi ditemi se non ho ragione.


O(L)GM
Organismo Librario Geneticamente Modificato

Olio
“Posso mangiare qui in ufficio?”
“Sì ma non sporcare i documenti alla mia postazione.”
“Quelli su cui mi è appena caduto l'olio?”
Ho visto balenare sguardi assassini.

Omologazione
“Domani esce il nuovo Iphone fai una vetrina con i libri su Steve Jobs!”
Non ne possiamo fare una con i libri sulla Foxconn?