Parto da una domanda che mi ha fatto il
mio compagno qualche giorno fa per arrivare a una riflessione,
l'ennesima, divisa in più punti sull'attuale situazione del mondo
del libro.
Mentre parlavamo, fra un bicchiere di
vino bianco e qualche olivetta ( ebbene sì ha imparato come farmi
rilassare), del mio nuovo libro (in attesa di una risposta da parte
dell'editore) lui mi ha detto:
“Forse la domanda che dovresti porti
è: il mondo editoriale ha veramente bisogno del tuo libro?”
La prima reazione, oltre a quella di
strozzarlo, è stata di tracannare non solo il bicchiere di vino ma
tutta la bottiglia.
È una domanda trappola, in realtà,
che si può leggere in diversi modi.
La verità è che il mercato del libro
è saturo quindi non solo non ha bisogno del mio libro, non ha
bisogno di nessun altro libro da qui all'eternità probabilmente.
Pensiamoci un attimo, quanti libri ci sono in commercio di cui noi
non conosciamo nulla? Quanti titoli passano ogni giorno dagli
scaffali di supermercati, autogrill e librerie? Se, improvvisamente,
tutti gli editori impazzissero e decidessero di smettere di
pubblicare, le librerie rimarrebbero senza libri? Ovviamente no,
potremmo tranquillamente fare a meno di libri “nuovi” e ne
avremmo comunque talmente tanti da leggere che probabilmente una vita
sola non ci basterebbe. La verità è che, per un certo periodo della
nostra esistenza, i libri non venivano considerati come beni di
consumo, non “invecchiavano” e quelli che “invecchiavano”,
spesso, assumevano ancora più prestigio. Oggi ci troviamo in un
mercato saturo che, nonostante tutto, continua a sfornare libri in
continuazione e non una decina di titoli al mese, no, centinaia di
titoli ogni settimana che arrivano, fanno la loro presenza sugli
scaffali, prendono un po' di polvere e poi scompaiono dalla
circolazione. Ormai anche le grandi case editrici se vendono mille
copie a libro possono dirsi fortunate. Noi siamo abituati a vedere il
mercato del libro come un trampolino di lancio, siamo disposti a
scrivere qualsiasi cosa pur di ottenere quel successo che pensiamo,
intimamente, di meritarci. Se prima per diventare scrittori occorreva
avere delle doti oggi, per pubblicare, a volte basta avere un'idea
decente (spesso riciclata all'ennesima potenza ma ormai chi scrive
più niente di nuovo?) e a tutto il resto pensa il marketing. Non è
un caso che i best seller non nascano mai (o quasi mai) da case
editrici con pochi mezzi. Oggi la concorrenza spietata porta a creare
prodotti tutti uguali che, grazie a prezzi bassi, alla pubblicità e
a qualche premio vinto qua e là, tanto per dare un tono
“intellettuale” al best seller di turno, riescono ad entrare in
una classifica che vede riempirsi di “capolavori” di ogni genere,
dalla starlettina convertita al polpettone sentimentale,
dall'erotismo pornografico alle ricette di cucina di qualche vip.
Nel frattempo sono saltati tutti i
livelli di controllo editoriale, si è sfatato il mito del “buon
libro” perché se un libro vende deve per forza essere buono,
perché se tanta gente legge la stessa cosa vuol dire che qualcosa di
buono quella gente, in quel libro, l'avrà travata.
Non è così, naturalmente. Si è
deciso che le librerie sono luoghi commerciali, che le case editrici
sono imprese commerciali, che il libro è un oggetto che non si
differenzia da un tostapane. Ma si è deciso anche che la “massa”
non è abbastanza intelligente da “sopportare” prodotti di
qualità. Poi i lettori acculturati possono comunque trovare pane per
i propri denti e, mal che vada, possono rifugiarsi nei classici.
Magari nella nuova versione appena arrivata in libreria, lo stesso
titolo da trent'anni che cambia, ogni anno, copertina e prezzo (non
si sforzano neppure di fare nuove traduzioni) magari arricchito dalla
prefazione di qualche “best”.
Gli editori sanno che il mercato è
saturo, ormai non provano neppure più a riportarlo su un binario che
non sia morto, si impegnano in accordi commerciali improbabili,
diventano distributori e venditori del proprio prodotto, comprano
tutto ciò che si può comprare. Chiediamoci se davvero uno o due
best seller possono ripagare gli editori delle uscite economiche per
pubblicare le centinaia di titoli che escono tutte le settimane. Nel
frattempo cercano altre vie come quella dell' e book che, ovviamente,
porta pochissimo guadagno e mette nella condizione di percepire
percentuali sempre più basse agli autori e alle autrici e a tutti
coloro che lavorano nel mondo del libro. Il vero guadagno lo si ha,
probabilmente, nella vendita del lettore digitale. Eppure sembra che
gli editori non possano permettersi di pubblicare di meno, al
contrario, devono, per rimanere sul mercato, un mercato che, in ogni
caso, è prossimo al crollo, continuare a sfornare titoli che non
vedranno mai grossi successi.
È ovvio che come scrittore mi
piacerebbe veder pubblicato il mio nuovo libro ma, anche se questo
non avvenisse, non se ne accorgerebbe nessuno. Il mercato è
impazzito, il lettore da supermercato è bulimico, deve avere il
“nuovo” titolo, deve avere la novità, se gli proponi un libro
con sei mesi di vita ti dice che vuole qualcosa di più recente. Nel
frattempo, venuto meno il ruolo principale delle case editrici, cioè
quello di pubblicare buona letteratura, è in atto una vera e propria
corsa al pubblicare di tutto di più.
Qualcuno potrebbe obiettare che è il
mercato ma visti i livelli a cui ci ha portati questo modo di
intendere la cultura mi sento di dire che forse abbiamo sbagliato da
qualche parte.
Nel frattempo le librerie...
To be continued.
Carissimo Marino che bel dilemma poni oggi. E leggendoti è un po' che me lo chiedo anch'io: da dove ricominciare, come ripartire.
RispondiEliminaParto da una banalità "olimpica": corsa 100 m. Ogni volta siamo lì a vedere se quei cento metri possono essere corsi in meno secondi rispetto al record del mondo. Prima o poi quella soglia non potrà per natura essere superata. Il mercato potrà cercare di attirare nuovo pubblico, ma arriverà a un limite oltre il quale non potrà andare. E poi? Lo so questo vale per l'editoria come per le scarpe, come per qualsiasi cosa. Quale limite esiste? Esiste un limite? La creatività (7 note e quanta musica, 26 lettere e quanta letteratura) ha un limite?
Non lo so...
Un abbraccio
p.s. ma io il tuo libro lo aspetto :D!
caro ti ringrazio per questa lucida analisi del mercato, perfetta direi. L'ho letta molto volentieri anche alla luce della mia esperienza.
RispondiEliminaPerò col vinello preferisco le patatine.
abbraccione sandra frollini anche lei in attesa di risposte.
Non ci vuole molto per capire che quello che dici è pura verità!
RispondiEliminaANGELA
Ormai anche le grandi case editrici se vendono mille copie a libro possono dirsi fortunate.
RispondiEliminaTrovo questo dato agghiacciante. Fino a pochi anni fa queste erano le tirature dei fumetti di nicchia. Non posso credere che siano diventati i 'numeri' di un libro Mondadori o Rizzoli... °_°
Nel frattempo sono saltati tutti i livelli di controllo editoriale,
(...)
Poi i lettori acculturati (...) possono rifugiarsi nei classici. Magari nella nuova versione appena arrivata in libreria, lo stesso titolo da trent'anni che cambia, ogni anno, copertina e prezzo (non si sforzano neppure di fare nuove traduzioni)
Ma per fortuna che sono ancora le traduzioni vecchie! Ché quando i diritti di quelle scadono, le nuove traduzioni vengono affidate al primo ragazzino che più o meno capisce la lingua e che puoi pagare a patatine, e poi vengono fuori delle oscenità! L'anno scorso per la prima volta ho dovuto BUTTARE un libro perché tradotto in una lingua che italiano non era, con talmente tanti errori di comprensione del testo originale da far causa all'editore. E non era l'ultimo 'vampirofilo', ma era Jane Austen...
Dopo quell'esperienza, quando ho visto che la mia copia di un romanzo di Wilkie Collins riportava una traduzione anni '30 di Jahier, ho tirato un sospiro di sollievo! Jahier almeno l'italiano lo sapeva! E sapeva tradurre!
Eppure sembra che gli editori non possano permettersi di pubblicare di meno, al contrario, devono, per rimanere sul mercato, un mercato che, in ogni caso, è prossimo al crollo, continuare a sfornare titoli che non vedranno mai grossi successi.
Questa è la peggiore stortura che il mercato genera: c'è la crisi, vendi 100 volte di meno di 10 anni fa, eppure devi per forza ingolfare gli scaffali con sempre più e più titoli (e pure questo succede anche nel ramo editoriale dei fumetti). Ma perché? Chi ti obbliga?
Io non capisco i meccanismi economici, mai studiate 'ste cose. Ma questo obbligo alla saturazione del mercato, a dimostrare che pubblichi sempre di più (trascurando il fatto che non vendi) è forse generato dai giochi di Borsa? Da qualche teoria economica che non conosco? Mah! °_°
minty
Tutte cose già viste: guardate il mercato della musica, o il mercato cinematografico... hanno commesso gli stessi errori, e ne stanno pagando le conseguenze. E i primi a pagare sono ... i negozianti (che vedono un calo di clienti), e gli autori esordienti (che non trovano nessuno disposto ad investire).
RispondiEliminaGli editori sembrano non aver imparato nulla dagli errori degli altri.
Per Marino... forse il mio è un suggerimento ingenuo, ma hai considerato l'idea di usare un approccio diverso per il tuo libro? Ad esempio, una pubblicazione su lulu, oppure un finanziamento con kickstarter?
Non c'entra un gran che ...ma...
RispondiEliminaQUOTO tutto quello che ha detto Minty sulle traduzioni recenti!!!
Ma si può leggere romanzi così massacrati???
Italiano da traduttore automatico! *O*
Pure io mi rincuoro alla vista di una "vecchia" traduzione ... grazie al cielo ancora le riutilizzano! :-)
Augusta
Ciao,
RispondiEliminati consiglio questo libretto che affronta proprio il tema dei troppi libri:
http://www.ibs.it/code/9788816406872/zaid-gabriel/troppi-libri-leggere-e.html
Intanto, in bocca al lupo per il tuo libro! Da lettrice, posso dire, che il mercato non ne ha bisogno, ma magari un lettore da qualche parte sì :)
Silvia
Purtroppo il mercato è destinato a crollare, ed è una cosa orribile per noi lettori. Ma la realtà è questa.
RispondiEliminaIn realtà il crollo del mercato potrebbe essere ottimo per noi lettori: infatti, è proprio la mercificazione del libro che ha portato alla produzione di massa di libri scadenti; l'eliminazione del mercato metterebbe fine a coloro che cercano il guadagno facile scrivendo banalità in fretta e furia per cavalcare qualche evento mediatico.
EliminaSe il tuo libro mi intrappola, ne ho bisogno :)
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