La storia delle sorelle Lisbon è
raccontata da una voce narrante “collettiva”, da un gruppo di
adolescenti che passano le loro giornate a spiare e ricostruire i
gesti, i movimenti, gli sguardi delle cinque sorelle che abitano
nella casa di fronte. Le ragazze vivono in una condizione sospesa,
idolatrate dai ragazzi, innalzate a dee irraggiungibili, sono invece
delle ragazze succubi di una madre ossessionata dalla propria fede,
rigida e convinta di essere l'unica a poter decidere cosa sia giusto
e cosa sbagliato per le proprie figlie, con un padre “inesistente”
che non sa opporsi al volere della moglie e che lascia che la vita
delle proprie figlie scorra via senza riuscire a intervenire. I
ragazzi rimangono completamente rapiti dalle vite delle sorelle tanto
da non riuscire mai a liberarsene. La vita scorre come in un sogno a
rallentatore nella via dove abitano le sorelle Lisbon, i ragazzi la
osservano passare, pieni della loro giovinezza, intenti a trascorrere
giornate troppo lunghe scandite dalla malattia degli Olmi che gli
addetti abbattono uno dopo l'altro o dall'arrivo degli insetti che
vivono solo 24 ore e che ricoprono pareti, finestre, cortecce.
Sembra tutto immobile sino a quando, un
giorno, la tranquillità dalla via viene rotta dal suono delle
sirene. L'ambulanza si ferma proprio davanti alla casa dei Lisbon,
due infermieri entrano e portano via la sorella più giovane,
Cecilia, che, nel suo abito bianco da sposa, ha tentato il suicidio
tagliandosi le vene.
Da questo momento in poi la vita delle
sorelle Lisbon subisce una trasformazione, loro diventano ancor più
un gruppo distaccato e chiuso, quando Cecilia torna a casa la madre
si fa convincere da uno psicologo a fare una festa per fare in modo
che la ragazza socializzi con gli altri ragazzi ma durante la festa
Cecilia tenta per la seconda volta il suicidio e questa volta riesce
nel proprio intento. La famiglia, sconvolta, trova un equilibrio, la
madre, dopo un ulteriore tentativo di apertura al mondo per le figlie
(le fa partecipare al ballo della scuola ma Lux, una delle sorelle,
non torna all'ora prestabilita e tutto precipita) le rinchiude in
casa divenendo la loro principale aguzzina. Non è dato di sapere
cosa accadesse in quella casa se non attraverso le parole dei
ragazzi, il decadimento è inarrestabile, le ragazze si chiudono in
se stesse, forse non mangiano abbastanza, la casa è completamente in
balia della sporcizia e del disordine. È un microcosmo dal quale le
ragazze non sanno uscire, non si ribellano se non con gesti
compulsivi come il fare sesso di Lux sul tetto della casa con
chiunque la faccia sentire importante. O con gesti estremi, come il
darsi la morte, una dopo l'altra, ormai entità leggere e distanti,
liberate, dagli sguardi pieni di desiderio e paura dei ragazzi, dalla
loro realtà terrena. Dee, appunto, o ragazze che trovano nella morte
l'unica consolazione alla loro vita.
Nel 1999 Sofia Coppola ne ha tratto un
bellissimo film dal titolo Il giardino delle vergini suicide,
abbastanza fedele al romanzo.
Jeffrey Eugenides
Le vergini suicide
Traduzione Cristina Stella
€ 9,50 226 p
Oscar Mondadori
Mi unisco al consiglio. Un libro che è un pugno nello stomaco. Ti lascia le dita impregnate delle sorelle Lisbon...
RispondiEliminaIo, dello stesso autore, ho letto "La trama del matrimonio". E' un libro bellissimo e lo consiglio a tutti. "Le vergini suicide", invece, non l'ho mai letto: temo sia un po' troppo deprimente, per me.
RispondiEliminaIo dello stesso autore avevo letto Middlesex... A questo punto risvegliate il mio istinto seriale e mi tocca leggere anche Le vergini e La trama :D!
RispondiEliminaAmmetto vergognosamente che non conoscevo il libro. Il film lo vidi l'anno scorso su consiglio di un amico e mi piacque moltissimo.
RispondiEliminaDevo recuperare.