mercoledì 19 dicembre 2012

Piccole case editrici (non) crescono

Sì è da poco conclusa la fiera nazionale dedicata alla piccola e media editoria nata nel 2002, ha luogo a Roma, quest anno si è svolta dal 6 al 9 dicembre. Vorrei ricordare che oggi è quasi impossibile tenere il conto delle case editrici che nascono e muoiono. Nell'universo delle piccole case editrici occorre tener presente delle moltissime difficoltà di sopravvivenza (e parlo solo delle case editrici serie ovviamente, quelle che si prendono in prima persona l'onere di stampare, far distribuire, promuovere il libro. E magari anche di pagare i diritti d'autore che in Italia sono quasi sconosciuti.) nonostante questo delle oltre 50.000 novità pubblicate nel nostro paese il 25% (quindi, più o meno, una novità su quattro) è pubblicata da case editrici piccole o medie. Guardando l'infinita lista di partecipanti alla manifestazione persino io che ci lavoro in mezzo ai libri non mi vergogno di dire che molte delle case editrici che partecipano non le ho mai sentite nominare. I libri delle piccole case editrici faticano ad arrivare in libreria e a trovare uno spazio espositivo adatto. Eppure ci sono alcune case editrici estremamente interessanti che fanno ottimi prodotti. Al contrario di quel che avviene (parlo sempre per le librerie di catena) con le grandi case editrici di cui, spesso, teniamo moltissimi titoli in quantità esagerate grazie ai soliti accordi commerciali, delle piccole abbiamo pochi titoli in poche copie. Potrei dire che quando mi capita di fare le cedole con i/le rappresentanti di distributori “minori” mi capitano spesso delle case editrici che non hanno una propria identità, che propongono libri dai titoli assurdi e con copertine dilettantesche. Sono le case editrici che scompaiono dopo un paio di mesi dalla nascita, mi è capitato di trovare editori che erano diventati tali solo per poter pubblicare i propri libri. Insomma l'equazione piccolo=bello non sempre è giusta. Allo stesso modo in cui non è sempre valida quella grande=brutto. Rimangono comunque tutte le difficoltà, è inutile negarlo, che piccole case editrici o case editrici indipendenti hanno nel trovare un proprio posto sul mercato.
A parte questa lunga premessa vorrei far notare una discordanza di idee.
Durante la presentazione di Più libri, più liberi mi è capitato di leggere un articolo in cui si sosteneva che le piccole case editrici reggono meglio alla crisi di quelle grandi.
Al momento non mi è dato di sapere i dati delle singole case editrici ma trovo azzardato sostenere che hanno risposto meglio alla crisi. Intanto trovo inutile comparare i dati, che sono sempre stati minori ovviamente e probabilmente sempre lo saranno, delle piccole case editrici con quelle delle case editrici che hanno il quasi totale monopolio del mercato. Poi è logico che anche le aspettative sono decisamente diverse. Trovo però che molte case editrici piccole, al contrario delle loro sorelle più potenti, abbiano fatto alcune scelte intelligenti: hanno puntato più sulla qualità (ritorno a dire che parlo solo delle case editrici che hanno un programma editoriale, che sono serie e che sanno fare il proprio mestiere), si sono specializzate e, soprattutto, hanno cominciato a pubblicare meno.
L'articolo stonava comunque con le affermazioni di alcune/i partecipanti (quindi piccole editrici e piccoli editori) alla fiera che, intervistati per un servizio in tv, parlavano di situazione “ai limiti” in alcuni casi addirittura “drammatica”.
Così, giusto per dire anche la mia.

6 commenti:

  1. Quindi la soluzione potrebbe essere fare un passo indietro, essere meno ingordi, amare quello che si propone? Tu OSI affermare questo, oh libraio dei librai?

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  2. Sì caro Chagall ma sembra una lotta persa già in partenza, anche nel mio microcosmo libraio.

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  3. E invece no! Ricorda che quando ti guardi allo specchio, lui risponde: "Sei tu, il Libraio del reame!"

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  4. Le statistiche e i sondaggi sono una cosa, la realtà spesso è un'altra ... certo, se la visibilità diventa il fattore preponderante per il successo editoriale significa anche che esistono sempre meno lettori 'esploratori' e troppi ormai che subiscono passivamente quel che passa il convento. La 'caccia al libro' (Radio3 insegna!)dovrebbe essere parte integrante del piacere della lettura, e in genere tale ricerca porta alla scoperta di case editrici 'preziose' e defilate, che viene voglia di salvaguardare. Leggere dovrebbe essere un'avventura, una caccia al tesoro che fa battere il cuore e aguzzare la mente, non la fastidiosa appendice di una giornata di shopping. E incontrare librai che amano il proprio lavoro e desiderano comunicarlo a chi è realmente interessato costituisce un arricchimento pari a quello di un'amicizia o di un amore. Sono porte che si schiudono e mondi che si rivelano. Solo che costa fatica, e sottrae tempo alle FONDAMENTALI occupazioni con cui stipiamo la vita di tutti i giorni ... soprattutto, non sono cose da condividere subito sui social network o riducibili a un sms. Necessitano tempo per sedimentare, e il più delle volte risultano così preziose da volerle conservare gelosamente, come un giardino segreto. L'editoria è commercio, giocoforza, ma l'amore per i libri no. Se si privilegia il primo aspetto temo si dovrà per forza sacrificare qualcosa del secondo. Come nell'esistenza, anche qui il segreto starebbe probabilmente in un compromesso sofferto, ma all'insegna dell'equilibrio e il rispetto tra le parti. Cosa che evidentemente non è possibile, visto la disparità delle forze in campo. Poi, ci sarebbe anche da fare un discorso sulla quantità di non-libri o di libri francamente imbarazzanti che vedono la luce ogni settimana e intasano il mercato e le bancarelle, e sui tanti (troppi) grafomani che pretendono la pubblicazione (e purtroppo la ottengono) ... ma faremmo notte. Buone feste a tutti!

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  5. Nel mio blog, come sai, preferisco dare sempre spazio agli autori di piccole case editrici, accantonando quelli delle grandi, e devo dire che i libri che mi sono trovato a leggere, mi hanno sempre colpito in positivo e molti li ho trovati davvero innovativi.

    Insomma io, nel mio piccolo, un passo indietro l'ho fatto e poi, sinceramente, quando vedo le classifiche italiane dei libri più venduti, mi chiedo perché certi autori arrivano ad avere così tanto spazio e altri devono "lottare" per trovare qualcuno che gli dia un piccolo spazio.

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  6. C'è poi un altro aspetto, oltre a quelli che giustamente fate notare anche voi.
    Parlo da libraro piccolo, nero & indipendente, che un giorno sì e l'altro pure si trova davanti ad un insignificante ostacolo logistico, quando si parla di medio-piccoli editori:
    LA DISTRIBUZIONE, ormai semplicemente pessima anche qui a Roma!
    Solo negli ultimi 2-3 anni, la metà ha sbaraccato; quello che aveva la maggior parte dei piccoli (PDE), inglobato da Feltrinelli, ha pensato bene di chiudere Roma e lasciarci come riferimento il magazzino di Napoli (con relative spese di spedizione a carico nostro..).
    Altri (Cda, Rde, eccetera) hanno semplicemente tirato giù la saracinesca senza preavviso.

    Mesi fa, dovevo cercare un testo da Cda e non rispondevano a mail, fax o telefonate. Finchè un collega m'ha fatto sapere che della sede ormai non c'erano più nemmeno gli scaffali.
    Ma perchè son dovuto venirlo a sapere dal tam tam tra librai?
    E se il collega non me l'avesse detto? Che razza di figura avrei fatto col cliente?
    Sappiamo tutti quant'è vitale un servizio rapido & efficiente; e situazioni come questa non ci aiutano certo a fornirlo!

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