giovedì 31 gennaio 2013

Poveri lupi

“Buongiorno, cercavo Le donne che rincorrono i lupi!”
Ma che t'hanno fatto sti poveri lupi? Ma perché li devi rincorrere? Ma che non basta quella lupicida di Cappuccetto rosso?

Pinkola Estés Clarissa
Donne che corrono coi lupi
Frassinelli
14 euro 571 pagine
Traduttore Pizzorno M.

mercoledì 30 gennaio 2013

Questioni di evoluzione...

Due clienti si avvicinano alla collega Femminista.
“Scusi stiamo cercando dei testi filoevoluzionistici sulla differenza di genere.”
“Ma da un punto di vista biologico?”
“No, no, culturale.”
Lei, intuendo l'inghippo:
“Marino! I signori cercano qualcosa sulla differenza di genere da un punto di vista culturale...”
Io: “Potrei avere qualcosa sul concetto maschile/femminile a livello sociale o antropologico, oppure qualcosa a livello di teoria QUEER o femminista...”
“No pensavamo proprio al contrario, cioè all'importanza della cultura di genere maschio/femmina a livello evoluzionistico.”
“Quindi qualcosa sulla COSTRUZIONE SOCIALE dei ruoli maschile/femminile?”
“No qualcosa a livello evoluzionistico non di costruzione sociale.”
Io e la collega femminista ci guardiamo perplessi, il signore chiama un amico che gli aveva consigliato un titolo.
“Ok, ok allora il titolo che stavamo cercando è...” rullo di tamburi “Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere! Di Allan e Barbara PAESE (Pease).”
Sguardo fra me e la collega femminista che da perplesso è diventato allucinato alla: Che cavolo stai dicendo, Willis?
Nel caso, in futuro, voleste fare una ricerca sull'indipendenza della donna nella cultura occidentale consiglio i titoli: Perché gli uomini sposano le stronze o Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere! Così, giusto per dare un valore accademico alla ricerca...

martedì 29 gennaio 2013

Non rispondere a quel telefono!

“Libreria... buongiorno sono Marino....”
“Eh! Il libro di (cognome) è arrivato o no?”
“Come scusi?”
“Sto libro è arrivato o no?”
“Mi scusi continuo a non capire, lei ha fatto una prenotazione?”
“E sono due settimane che lo aspetto!”
“Può dirmi il numero della prenotazione?”
Il cliente mi dice il numero della prenotazione e io controllo.
“Mi perdoni ma il libro è arrivato almeno dieci giorni fa, non ha ricevuto il messaggio sul cellulare?”
“E che c'entra il messaggio adesso, certo che l'ho ricevuto mi è arrivato la settimana scorsa.”
E quindi che dovrei fare io? Portarle il libro direttamente a casa? Maperchéholabruttaabitudinedirisponderealtelefono?

lunedì 28 gennaio 2013

Vantaggi?

Accanto alla mia postazione c'è un computer ad uso dei clienti. Da quel computer si può accedere unicamente alla pagina web dell'azienda che ha acquistato le “nostre” librerie. Il cliente che guarda il sito della libreria on line ( e quando dico on line intendo proprio azienda specializzata nella vendita di libri on line), a casa sua o in libreria, si rende immediatamente contro del vantaggio dell'acquistare libri sul sito. Su quasi tutti i prodotti c'è lo sconto, fisso, del 15%, il o la cliente può scegliere di far arrivare il libro a casa o, nel caso a casa non ci fosse nessuno per il corriere, in libreria. Gli sconti applicabili agli acquisti on line, non valgono in libreria. Per la libreria c'è la tessera che permette di accumulare sconti ma solo dopo aver raggiunto una certa soglia di spesa. Inoltre, solitamente una volta al mese, ci sono degli sconti particolari per un week end dedicati ai detentori della tessera.
Una ragazza guarda un libro al computer, tenete presente che tutti/e, ovviamente, pensano che lo sconto ci sia immediatamente anche in libreria:
“Vorrei questo libro.”
“Controllo se lo abbiamo.”
“Ma qui c'è...”
“Sì ma quello vale per gli acquisti on line, non è detto che il libro sia presente anche in libreria.”
Controllo, il libro c'è.
“Lo abbiamo, te lo prendo.”
“Ma c'è lo sconto?”
“Mmmmm.... no su questo libro lo sconto non c'è...”
“Ma qui sul sito...”
“Sì, lo so, ma lo sconto c'è solo per gli acquisti on line...”
Lei mi guarda, io la guardo.
“Scusa se te lo dico ma non è molto logico, voglio dire, se ho lo sconto on line perché dovrei comprarlo in libreria?”
Tesoro benvenuta nel mio mondo! Noi ce lo chiediamo da circa un anno. Anzi se c'è qualcuno che ha delle risposte... ce lo faccia sapere.
Dev'essere una specie di karma: Libreria grande fa chiudere libreria piccola, libreria on line...

sabato 26 gennaio 2013

Cose...

“Scusi ha Cose di CASA nostra?” di Falcone?
A breve, su Real Time, Cose di Casa nostra! I nostri esperti vi insegneranno come lavare i panni sporchi in...famigghia!

Giovanni Falcone Padovani Marcelle
Cose di Cosa Nostra
190 p. € 9,90 Rizzoli

venerdì 25 gennaio 2013

Il libraio di venerdì: mass media

A questo punto, dopo le tante riflessioni che abbiamo fatto anche su questo blog, vorrei provare a ragionare sul reale ruolo della rete e degli altri mezzi d'informazione in relazione a quello che possiamo definire: acquisto condizionato.
Mentre scrivo “acquisto condizionato” già mi rendo conto di aver detto una sciocchezza perché, tempo, tutti gli acquisti sono, in qualche modo e in percentuale probabilmente diversa, condizionati ma siccome non so come altro definirlo facciamo che ci teniamo questa definizione.
Parlo, ovviamente, riportando la mia esperienza libraria, magari in librerie diverse da quella in cui lavoro io le cose vanno in altro modo.
Esistono moltissime differenze fra i vari media. La televisione mi sembra che abbia un pubblico più maturo ma influenza in modo fortissimo anche le nuove generazioni, le ragazze e i ragazzi, però, sembra preferiscano internet, i social network, hanno maggior dimistichezza con le nuove tecnologie anche se spesso questi mezzi vengono usati, per quel poco che ho visto, con una certa superficialità. La carta stampata è adatta a un pubblico di appassionati, a professionisti o a semplici cittadini che preferiscono un'informazione più approfondita e certificata.
Questa è solo l'idea che mi sono fatto io.
Quello che mi interessa maggiormente è la capacità dei media di influenzare la scelta di acquistare un libro. Mi sembra che la televisione sia ancora il mezzo di comunicazione di massa che influenza maggiormente le scelte delle cittadine e dei cittadini, il “passa parola” (spesso costruito ad arte) corre sul web mentre la carta stampata, al di là del prestigio che può dare all'autore anche grazie a recensioni di firme importanti, non mi sembra muova molto gli acquisti. I blog che trattano di libri, nonostante le buone intenzioni, mi sembrano del tutto ininfluenti da questo punto di vista. Ripeto, onde evitare polemiche, che questa è semplicemente un'idea che mi sono fatto, non ho dati, non ho letto ricerche in merito.
Ho voluto affrontare il tema perché l'altro giorno un rappresentante, cercando di piazzarmi parecchie copie di un libro di una trasmissione televisiva, davanti alla mia resistenza, ha dato via a una discussione:
“Sono poche le copie che hai preso, faranno molta pubblicità in televisione.”
“Scusa ma non è che tutto quello che sponsorizzano in TV poi vende, dipende anche dal prodotto.”
“Eh ma guarda la Parodi quanto vende!”
Ecco, appunto. Siamo davvero così teledipendenti? Voi che ne pensate?

giovedì 24 gennaio 2013

Regalo

"Scusi vorrei un consiglio, vorrei un libro da regalare a una ragazza di quattordici anni.”
“Sa che genere legge solitamente?”
“No, è la figlia di un'amica non so cosa legge.”
“Preferisce un libro di narrativa classica oppure un Fantasy, Fantascienza, c'è il filone dei vampiri, qualcosa d'avventura, di storia o d'amore... i libri adatti a quell'età sono davvero moltissimi, andiamo a vedere al settore dedicato alla narrativa per ragazzi così le faccio vedere qualche titolo.”
Davanti al settore mostro alla signora diversi titoli, lei li prende in mano uno alla volta mentre io gli spiego di cosa trattano.
A un certo punto si allontana, mentre sto parlando, e va al settore bambini. Prende in mano un libro adatto a bambini di otto anni.
“Che ne pensa di questo?”
“Signora quello è un libro per bambini...”
“Sì ma costa sette euro, quelli che mi ha fatto vedere lei invece hanno tutti prezzi superiori ai dieci euro.”
Allora va benissimo signora, ottima scelta, prenda pure quello, vedrà farà un figurone.
Un libraio sa quando è il momento di alzare bandiera bianca.


mercoledì 23 gennaio 2013

Previsioni... del tempo.

Succede a: Il collega Totoro.

Al telefono:
“Pronto libreria... sono...”
“Sì buongiorno senta ho telefonato per sapere che tempo fa nei pressi della libreria!”
In questo momento, nei pressi della libreria, persiste una situazione di bassa pressione, soprattutto quella del libraio dei librai. Ovunque, dalle due torri al negozio Apple, nubi sparse, da nuvoloso a molto nuvoloso, con precipitazioni fantozziane davanti alla libreria . Il sole splende, invece, davanti alla libreria Feltrinelli. Fenomeni in graduale attenuazione a partire dalle ore 19.59, con venti forti che spazzeranno via i clienti alle ore 20.

martedì 22 gennaio 2013

Il libraio di martedì: scuola e formazione

In questi giorni si svolge la 30esima edizione della scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, uno degli appuntamenti più prestigiosi in ambito librario. La settimana “libraria” si svolge in una delle cornici più belle del nostro bel paese: Venezia. Io ho avuto la fortuna di partecipare al corso nel 2008, anno in cui la crisi non aveva ancora intaccato in modo così pesante il campo librario anche se c'erano già tutte le premesse per il futuro disastro. Mi permetto qualche considerazione personale su questo avvenimento. Si tratta sicuramente di un'esperienza fuori dal comune, si ha l'opportunità di ascoltare grandi autori e grandi autrici, di relazionarsi con visioni librarie di altri paesi, di vivere giornate culturalmente stimolanti, di incontrare libraie e librai diversi e con storie importanti alle spalle. Ma è anche un luogo, a mio parere, in cui la “realtà” della quotidianità fatica a penetrare. Intanto la prima cosa che ho notato è che, nonostante oggi vada di moda lo scrittore amico, cioè quello che si intrattiene con le lettrici e i lettori sui social network o che “dialoga” con loro dando l'impressione della persona “qualunque”, il mondo culturale italiano (ma forse non solo) è un luogo elitario in cui se si vuole essere protagonisti si devono rispettare alcune “etichette”.
È, inutile negarlo, un mondo privilegiato fatto di salotti e salottini in cui si può esporre una cultura che è appannaggio solo di una determinata cerchia culturale. Forse sarebbe opportuno, in questo senso, ragionare sulla cultura “alta” e su quella “commerciale” anche da questo punto di vista. Esistono differenze sociali, culturali, economiche fra le persone. Tali differenze, che spesso sono un bene, vivono in un substrato sociale. Sappiamo tutti che esistono ma facciamo finta che non sia così. Ci sono strati di popolazione che vivono realtà diverse e che la vedono dal proprio punto di vista. La mia visione di libraio non è la stessa di quella di un amministratore delegato così come si differenzia da chi è a capo del monopolio del libro.
Un'altra cosa che ho notato è che l'idea che viene data del libraio non corrisponde alla visione reale e attuale della nostra figura professionale. Alla scuola librai si elogia una figura professionale che quasi non esiste più. Andava bene, probabilmente, per i librai e le libraie di qualche decennio fa. Oggi si parla di professionalità. Poi, nel mondo reale, sul campo, le professionalità vengono completamente ignorate in favore del “tutti devono saper fare tutto”, vengono dati tempi per lo svolgimento di alcune mansioni, vengono date priorità diverse da quelle che ci sono state insegnate, si pretende che il libraio sappia fare l'ufficio stampa, il pubblicista ecc...
Non so come andrà il seminario quest anno. Spero parleranno della crisi economica e culturale che ci ha investiti. Vedo che si tratterà il tema della “Qualità del servizio”. Spero allora che si affronti anche il tema della riduzione del personale e del minor tempo a disposizione da dedicare al cliente, della minor possibilità di dare formazione ai librai e alle libraie. Un altro punto sarà: Dare valore alle risorse umane. Mi piacerebbe davvero, lo dico senza nessuna polemica, ascoltare questa lezione.
Insomma è come se una parte del mondo librario sentisse ancora il bisogno di ribadire l'importanza del proprio operato a livello culturale. E non solo, invece, come tristemente sta avvenendo in moltissimi campi, a livello commerciale.

lunedì 21 gennaio 2013

Per cominciare bene

La frase più pronunciata in libreria quando mi chiedono un libro che non ho o che non ha sconti?
“Allora lo compro on line...”
Avanti così, verso l'infinito e oltre!

domenica 20 gennaio 2013

37 (Sig)

Ok, io non so come sia potuto succedere ma se è uno scherzo, non mi piace per niente. No, perché certe cose non si fanno, capito? NON SI FANNO! Non è che da un giorno all'altro, così, con un preavviso di soli 12 mesi, l'età può cambiare a suo piacimento. Ma come, era l'altro ieri che andavo in camporella, come una ingenua Marianna, a fare la mondina alla Sofia Loren e, improvvisamente, mi ritrovo a fare il fratello brutto di Zio Fester?
Certe cose non si fanno. Non si può avere un giorno 19 anni e il giorno dopo 37!
37, capite? No dico, vi pare che uno come me possa permettersi di avere 37 anni?
Ma sapete quanto tempo devo sprecare per essere appena accettabile per uscire? Ho il muratore nell'armadio ormai, quando esco mi devono mettere l'impalcatura per prepararmi!
E la vista che cala, e i capelli bianchi, e il girovita che si allarga, e le maniglie dell'amore (ma quale amore queste so' maniglie antipanico so'!) e l'alopecia e il mal di schiena che non posso nemmeno più sbizzarrirmi quando sento Toxic della Britney. Sono un catorcio, ancora qualche anno e mi propongono per la rottamazione.
Mi rifiuto di avere 37 anni, va bene? Io mi RI-FI-U-TO!
Che poi, voglio dire, uno con l'età dovrebbe diventare più saggio e intelligente.
Io manco quello!
Per tirarmi su di morale dico al mio compagno “Stupiscimi, per il mio compleanno facciamo qualcosa di speciale!” e lui “Andiamo a mangiare da mia sorella!”
Ammazza! Perché non mi proponi di passare una giornata al cimitero mentre ci siamo? Regalami un loculo, non so, un pezzetto di terra!
E io che pregustavo già due giorni in montagna alle terme, solo noi due con una bottiglia di champagne in mezzo all'acqua bollente e tutto intorno a noi la neve, il buio e il silenzio.
Che senso ha compiere 37 anni se non posso nemmeno regalarmi qualcosa di speciale?
Io non li voglio, va bene? Non li voglio!
Voglio diventare un vampiro, restare giovane e bello per sempre. Un vampiro vegetariano però, come quelli di twilight, solo che invece del sangue degli animali io bevo quello umano. Ecco! Ma che uno che beve il sangue degli animali è vegetariano adesso? Ah cosa! Come se chiama? Ah Stephenie! Ma che te sei bevuta prima de scrive na' cosa del genere?
Basta.
Torno serio.
Ho 37 anni.
Fermate il mondo, voglio scendere.

sabato 19 gennaio 2013

Leghe

“Scusi ha Diecimila leghe sotto i mari?”
Certo signora, le altre diecimila gliele tengo da parte o sono troppe?

venerdì 18 gennaio 2013

Bagni

Un simpatico signore anziano si avvicina e mi afferra delicatamente il braccio destro.
“Ascolta io ho quasi novant'anni sai? Mi dici dov'è il bagno? Lo posso usare?”
“Certo, venga l'accompagno.”
Davanti al bagno:
“Eccolo qui, la porta è già aperta.”
“Bene adesso faccio da solo non mi serve una mano, grazie.”
Sicuro? Una scrollatina?
Certi giorni ricordo perché continuo a fare questo lavoro.

giovedì 17 gennaio 2013

Libroidi

Martedì 15 gennaio sono stato ospite insieme a Raffaele La Capria e Antonio D'Orrico alla trasmissione radiofonica di RadioRaiTre, condotta da Loredana Lipperini, Fahrenheit. L'argomento era l'invasione dei “libroidi” nelle librerie. Per libroidi si intendono tutti quei libri scritti da persone che appartengono ad altri campi (sport, cinema, tv ecc...) e non prettamente a quelli letterari. La trasmissione potete ascoltarla QUI (se avete trenta minuti liberi), io vorrei però aggiungere qualche pensiero. I tempi della diretta, ovviamente, sono limitati e quindi spesso non si riesce ad approfondire le cose. Trovo l'argomento trattato estremamente interessante e anche molto reale, chiunque non viva su Marte e sia entrato in una libreria di catena negli ultimi anni sa bene qual è la situazione. Ogni volta che mi confronto con qualcuno sulle colpe dei librai (parlo dei librai di catena) o sulle nostre responsabilità noto che la persona con cui sto parlando raramente ha chiaro l'ambiente librario che sì è delineato negli ultimi tempi. La cosa migliore, secondo me, è parlare con le libraie e i librai di catena. Abbiamo visto, in modo repentino e sempre maggiore, venire meno tutte quelle caratteristiche che erano preminenti nel nostro lavoro. La crisi economica, che, insisto, è, prima di tutto, una crisi culturale, ha imposto un ridimensionamento del mercato del libro. Quello che è successo è che per vendere, per non chiudere i battenti, si è preferito puntare sull'aspetto più semplice, quello dei libri facili, molto pubblicizzati o di personaggi famosi. Certo, è vero, in libreria si trovano anche molte autrici e molti autori di qualità. Ma, siamo sinceri, chi ha gli strumenti o il tempo di cercarli? Quanti italiani leggono i giornali o seguono gli inserti culturali? Solo gli appassionati e le appassionate lo fanno ed è con queste persone che noi campiamo. Io stesso non riesco a comprare tutti i quotidiani che vorrei, non posso permettermi di spendere dieci euro al giorno, mi arrangio come posso su internet ma pensate davvero che la mia preparazione interessi, lavorativamente parlando, a qualcuno? Io sono un costo. Non un valore. Quando mi permetto di mettere in discussione le cose (il che, sono sincero, avviene anche troppo spesso) io divento un problema. L'articolo su un giornale, la recensione a un libro, sposta una fetta limitata di mercato. La televisione, invece, influenza buona parte del mercato. Non è una questione di essere snob o meno come invece sostiene D'Orrico. È una questione di essere realisti.
Allora ve lo dico fuori dai denti, amiche e amici, io non mi reputo uno snob, le mie origini, origini delle quali vado estremamente fiero, sono proletarie. In casa mia non ci sono mai stati tanti soldi, per me la cultura e la letteratura sono stati un modo non per riscattarmi, sarei un idiota se pensassi questo, da cosa dovrei riscattarmi? Da un padre meraviglioso che si è spaccato la schiena per farmi vivere dignitosamente? Da una madre che si è sempre preoccupata prima del bene dei suoi figli che del suo? Ma per favore, io non sono, come ancora una volta, in modo un po' ottuso, D'Orrico, stravolgendo il mio pensiero, cerca di far pensare, un elitario. Per me la letteratura è stata salvezza. E non dico altro. I libri sono una parte importantissima della mia vita, per questo mi incavolo tanto. Ognuno è liberissimo di leggere quello che vuole, io non considero le persone che leggono un certo tipo di libri persone poco intelligenti, ancora una volta, se lo facessi, sarei un povero idiota. Conosco persone con molte lauree incapaci di leggere gli sguardi delle persone. Mi trovo molto più a mio agio con persone che non sfoggiano come un trofeo la propria cultura, avere l'opportunità di studiare, anche se oggi non viene più vista come una fortuna o un privilegio, non fa di noi persone migliori. Sicuramente ( ma poi non sempre) ci dà l'opportunità di essere persone preparate e colte ma la bellezza delle persone non viene dalla possibilità o dalla capacità di saper coniugare un verbo. Viene, a mio parere, dalla capacità di non perdere la propria umanità.
Scusatemi ma, come avrete intuito ascoltando la trasmissione, sentir stravolgere in un modo così intellettualmente poco onesto le mie parole mi ha infastidito non poco.
Io sono furioso, e lo ripeto senza paura, perché in questo paese si è persa la grande opportunità di dare una cultura a tutte e tutti. Oggi il mercato librario è spinto da geni del marketing verso la catastrofe. In Italia si legge poco, non si fa quasi nulla per incentivare la lettura, non si dà l'opportunità ai giovani di scoprire e amare la letteratura. Un popolo che non conosce è più facile da comandare.
Oggi, sempre più spesso, gli incontri letterari con nuovi autori o nuove autrici (a meno che non abbiano avuto passaggi televisivi) vanno deserti poi arriva qualche protagonista di Real Time e la sala si riempie. Certo che mi fa comodo vendere libri, secondo questo ragionamento vendere matite, libri o carta igienica per me non fa nessuna differenza. Da libraio io tratto tutti i clienti e tutte le clienti allo stesso modo. Ma posso dispiacermi delle occasioni sprecate? Posso pensare che vorrei tante persone a vedere un autore o un'autrice di qualità piuttosto che vederle pendere dalle labbra di una che sceglie vestiti da un armadio?
E poi se anche chi dovrebbe difendere la cultura si svende alle logiche di mercato che senso ha continuare a fare questo lavoro?

mercoledì 16 gennaio 2013

Il libraio di Mercoledì: mercati

Qualche giorno fa Affaritaliani.it ha dato la notizia di una nuova collana della Newton Compton, dodici titoli (due inediti) a € 0,99. Newton è la casa editrice che di più, almeno nel corso del 2012, ha influenzato il mercato. Ma è anche fra le case editrici che hanno fatto dell'editoria una macchina da guerra per fare soldi. L'idea che mi sono fatto è che non guardino in faccia a nessuno, la leggerezza con cui utilizzano i giochi di marketing, che potrei definire estremi, è impressionante. Sicuramente alla Newton sanno come cavalcare i periodi e le mode, titoli accattivanti, copertine colorate, fascette che richiamano grandi successi. E poi i prezzi. Già con i classici la Newton ha raggiunto prezzi inferiori ai cinque euro, la collana che è andata per la maggiore nel 2012 è stata quella da 9,90. Ora, riprendendo un grande successo di un ventennio fa, i famosi Mille lire, ripropone una serie di classici a meno di un euro. Ne hanno già parlato in tanti (cito il blog Giramenti di Gaia Conventi) e non voglio dilungarmi sul giusto o sbagliato, da libraio (e solo da libraio) posso tranquillamente dire che non amo le politiche della Newton e non amo i prodotti che sforna. Ma è indubbio che a una parte del pubblico questi prodotti piacciono altrimenti la Newton avrebbe abbandonato da tempo le sue politiche di vendita. Dico solo che per guadagnare su un libro da 0,99 ne devi vendere davvero tanti, dico che in tasca ad autori e traduttori va davvero poco, dico che si rischia di creare un pericoloso precedente e che ci vanno di mezzo qualità e struttura. La gente si abitua a pensare che un libro si può pagare un euro, bene per il portafogli dell'acquirente, molto male per tutte le persone che lavorano nel campo del libro. Un professionista (traduttore, scrittore, editor ecc...) che vede sottopagato il suo lavoro (parlo in generale non è riferito alla Newton) prima o poi andrà a fare altro. Meno professionisti significa porte aperte all'improvvisazione. Questo sembra non interessare a nessuno al momento. Prima o poi ne pagheremo tutti le conseguenze.
Ma non è questo quello di cui voglio parlare.
Nell'intervista rilasciata a Antonio Prudenzano, Raffaello Avanzini, proprietario della Newton Compton dice una cosa che mi ha fatto riflettere:
La Newton non fa mai niente in perdita, questo è sicuro”.
Mi viene da pensare che questo sia, attualmente, il pensiero che domina tutto il mercato e non solo la casa editrice Newton.
La verità è che la maggior parte degli editori hanno smesso di rischiare, meglio puntare sui nomi noti o costruire successi attraverso un marketing aggressivo, dare l'impressione che i librai amino i prodotti che arrivano in libreria attraverso accordi commerciali che partono dall'alto (alte quantità, vetrine comprate ecc...), puntare su prodotti “vendibili” che sempre più spesso arrivano in casa editrice attraverso agguerriti agenti letterari.
È un mercato che sicuramente fa ricerca sul web ma che dal web sceglie solo le storie più vendibili o che hanno ottenuto buoni risultati (cosa che poi si può utilizzare anche come pubblicità per la fascetta). Pare insomma che la ricerca sia tutta indirizzata alla vendita, Tondelli e il progetto under 25 sembrano un ricordo lontano. La ricerca c'è ancora per fortuna ma sempre meno per il grande pubblico. Ancora una volta la visione del mercato è quella di costruire successi per acquirenti "facili". Veniamo trattati come persone incapaci di riconoscere il prodotto di qualità, pronti a perderci nell'ennesima fascetta o a farci incantare dal prezzo stracciato. Dopotutto, anche se alla fine il libro non ti piace, è pieno di refusi o di scarsissima qualità, lo hai pagato pur sempre meno di un euro.
Siamo lettori in autostrada, passiamo da un autogrill, ci rifilano un panino scadente, tanto poi siam pronti a ripartire e dopo di noi c'è già qualcuno pronto a comprare lo stesso scadentissimo panino.

martedì 15 gennaio 2013

Il diario di Sintra

Affrontare un libro che tratta le vite degli autori che ami è sempre un rischio. Spesso il “genio” che si cela dietro un ottimo libro si rivela molto diverso da come lo avevamo immaginato, credo che sia questo lo scoglio più grande, idealizzare l'autore, il personaggio storico, il filosofo e poi scoprire che le idee che ha diffuso si discostano moltissimo dal suo reale modo di vivere. Forse, proprio a causa di questo mio preconcetto, mi sono avvicinato con un po' di timore a Il diario di Sintra (Barbes editore) e forse, sempre per lo stesso motivo, il libro ha finito poi per deludermi un po'.
A metà fra diario comune, diario privato e raccolta epistolare, Il diario di Sintra andrebbe letto per quello che è: un diario di viaggio di tre giovani uomini che si cimentano con l'idea (rivelatasi poi utopistica) di andare a vivere insieme a Sintra in Portogallo. Seguendo questa logica il diario è piacevole e interessante ma i fattori che giocano contro sono diversi. Innanzitutto i tre giovani uomini sono Christopher Isherwood, Wystan Hugh Auden e Stephen Spender, tre dei più promettenti giovani poeti e scrittori degli anni 30. Inoltre il periodo storico in cui i tre scrivono questo diario comune è carico di tensioni e promesse di guerra. Sono a Sintra nel 1935, nel 1936 scoppia la guerra civile spagnola e l'intera Europa è soggetta alla follia hitleriana mentre in Italia Mussolini divampa con il fascismo e, proprio nel 1935, dà il via alla guerra in Etiopia. Il mondo intero è soggetto a insane e folli idee di guerra, tutto potrebbe crollare da un momento all'altro. Da tre intellettuali del rango dei nostri beniamini ci si aspetterebbe qualche profonda riflessione sull'instabilità del momento, sulla follia della guerra, ecc...
Da diario, invece, pur intuendo l'ostilità ai vari regimi dittatoriali dei tre autori, non emerge con forza l'orrore e il timore dello sfacelo che accadrà da lì a poco (ma forse è stata una precisa scelta del curatore del libro, Matthew Spender, figlio di Sthepen Spender).
Quello che si legge, in queste pagine che, comunque, al di là dell'aspetto critico del tutto personale, rimangono godibili e piacevoli, è il naufragio di un progetto di convivenza fra Spender, Isherwood e Auden. Partiti con le migliori intenzioni i tre si perdono nei propri caratteri, nei piccoli conflitti della loro quotidianità. Trovano casa, conoscono l'eccentrica fauna portoghese ( anche se spesso si tratta di personaggi che provengono da altre parti d'Europa), prendono molti animali, scrivono, fanno progetti, vanno al casinò, discutono di letteratura e arte.
Emergono, ma non del tutto, i lati oscuri degli autori. Lo snobismo di Isherwood che parla delle domestiche con toni spesso esasperati e che non dà proprio il meglio di sé nei rapporti umani. I modi quasi isterici che i tre amici hanno, il recriminarsi cose, gesti, parole. Sullo sfondo una Sintra piovosa e spesso inospitale della quale si vorrebbe sapere di più e che non risulta affascinante attraverso la lettura del diario. Il diario collettivo si chiude con la scelta di non vivere insieme, alcuni restano, altri partono. Alla fine, però, purtroppo, si ha l'impressione che, in molte pagine, si sia parlato di nulla. Forse è meglio leggere ciò che gli scrittori scrivono.

Auden
Isherwood
Spender
Il diario di Sintra
Traduttore Luca Scarlini
Edizioni Barbes
euro 16, 274 p.



lunedì 14 gennaio 2013

Il libraio di lunedì: Vetrine

Apro la settimana con una breve considerazione, ormai ci siete abituate/i, se lo faccio non è per sparlare delle aziende o delle librerie di catena, sarei uno sciocco a farlo. Lo faccio perché credo che esprimere dissenso, sul blog e in libreria, sia comunque un modo per portare a una riflessione. Intanto, nello sconforto generale della situazione economica, vorrei segnalare, purtroppo, che anche la storica libreria Hoepli ha scelto la cassa integrazione per i propri e le proprie librai/e (l'articolo qui). È una notizia che non mi ha colto di sorpresa ma che mi ha profondamente rattristato anche perché ho avuto la fortuna di conoscere Ulrico Hoepli alla scuola per librai Mauri, è una persona di intelligenza e ironia rara, nei confronti del quale provo grande stima.
I segnali che arrivano da più parti sono sconfortanti ma credo ci sia ancora un margine d'azione. Per cambiare le cose però occorrerebbero menti illuminate (o almeno ragionevoli) pronte a mettere in discussione il sistema libro degli ultimi decenni, pronte ad abbandonare schemi e rigidità, ci vorrebbero coraggio, investimenti, ma forse, alla fine, basterebbe anche essere pronti a una rivoluzione culturale.
Che, detta così, sembra facile.
La cosa che non sopporto nel nostro lavoro è l'arroganza. L'arroganza di non voler vedere i problemi, di andare sempre dritti per la propria strada anche quando la strada è decisamente sbagliata, di trovare sempre capri espiatori, di continuare a tagliare senza guardare a cosa si sta tagliando e agli effetti che tali tagli producono. Il disamore per il proprio lavoro è, a volte, una conseguenza di un insieme dei fattori sopra elencati.
Lo sconforto (il mio non quello dell'economia) viene proprio dalla consapevolezza non solo che ai vertici non vogliono fare inversione di rotta ma anche dal fatto che ormai, per paura di veder mettere in discussione le proprie cariche, nessuno si oppone più a nulla.
Il pensiero preminente è: c'è la crisi, faccio quel che mi dicono e sto zitto così non rischio.
Non si sollevano i problemi e le cose vanno sempre peggio.
Ecco, siamo arrivati al punto, perché io, da libraio, ho un problema (ne ho parecchi a dire il vero ma ne affrontiamo uno alla volta) e quel problema è dato dalla cattiva abitudine che ormai tutte le librerie di catena hanno, di mettere a disposizione, per soldi, le proprie vetrine.
Ne ho già parlato, il fenomeno però sta prendendo piede e , temo (sempre che non lo si faccia già), ben presto anche gli spazi migliori, quelli in prima “battuta” (gli spazi cioè vicino alle casse o più visibili appena entrati in libreria), verranno “privatizzati”.
I libri in vetrina, soprattutto se le vetrine sono in zone di passaggio, hanno maggiori opportunità di farsi conoscere e vendere.
So che la libreria è, prima di tutto, un esercizio commerciale, ma continuo a trovare sbagliato, oserei dire quasi immorale, vendere le vetrine. Per una serie di motivi.
Il primo è che si toglie autonomia al libraio. Un tempo il libro finiva in vetrina se il libraio lo considerava meritevole, oggi hai una tabella da rispettare. Non importa che il libro sia un buon libro o un pessimo libro, la casa editrice ha pagato quindi va messo. Ovviamente un altro motivo riguarda la “meritocrazia”. Non tutte le case editrici possono permettersi di comprare le vetrine anzi direi che solo le grandi o quelle con soldi da investire lo possono fare. Questo va a discapito della bibliodiversità. Se devo dedicare un'intera vetrina ai vari “regali da...” o ai “misteri di...” con tanto di cartonato o gigantografie delle copertine non avrò l'opportunità di promuovere libri di case editrici minori. Già, aggiungerei, penalizzate dal fatto che in libreria viene sempre dato più spazio alle sigle editoriali potenti (parlo di spazi sia orizzontali che verticali) e sempre meno alle altre.
Probabilmente tutta la pubblicità è ingannevole ma se io passo davanti a una libreria e vedo un titolo in vetrina, da lettore ingenuo penso: “Se l'hanno messo in vetrina un motivo ci sarà...” magari penso che il buon libraio ha amato quel libro e ha deciso di promuoverlo. Quindi, nelle vetrine a pagamento, dovrebbe esserci una scritta che dice più o meno: “Questo spazio espositivo è stato acquistato dalla casa editrice per esporre il proprio prodotto”.
Alla fine, temo, si torna sempre al punto di partenza: forse ha smesso di credere nella cultura anche chi la cultura dovrebbe produrla. L'idea è che si devono fare soldi e visto che vendere i libri non basta più si trovano altri modi. Si taglia il personale, si riducono le spese (soprattutto quelle NON superflue), si incrementa il materiale “no book” (che va dalla cartoleria ai porta cellulari) che ha maggior margine rispetto ai libri e si (s)vendono le vetrine e gli spazi. Sembra insomma che a chi gestisce librerie poco importi del “bene” libro. Del resto non è neppure la prima volta che a capo di librerie viene messa gente che non ha un “trascorso” librario.
Allora, Signore e signori, come si esce da questo pantano?
Io credo con la consapevolezza.
Siate consapevoli, quando passate davanti alla vetrina di una libreria di catena e vedete quell'unico titolo in 50 copie con tanto di bel cartonato e foto dell'autrice o dell'autore, con quelle belle copertine ammiccanti piene di particolari del volto o uomini incappucciati, colorate e sgargianti, con fascette che urlano al capolavoro... fatevi qualche domanda.
E magari non cadete nella trappola.

sabato 12 gennaio 2013

Geronimooooooooooo!

"Scusi ha quella serie di libri per bambini, come si chiama? Geronzo Stilto mi pare."
No Signora Geronzo Stilto l'ho finito ma se le interessa ci sono i libri si suo cugino: Geronzo Stolto...

venerdì 11 gennaio 2013

Sogno di una mezza mattina d'inverno.

Dopo una mattina trascorsa a togliere (migliaia) di bollini dai libri per la fine della promozione “tutto a – 15%” , dopo aver messo i nuovi bollini per l'inizio di altre 4 promozioni, dopo aver servito i clienti, sistemato il ricarico e le novità, fatto il venduto e sistemate le vetrine decido che è giunto il momento di bere un Tè caldo. Sapete uno di quei momenti in cui già pregusti il Tè dolce e caldo che ti scende giù nel gargarozzo. Dai che conoscete la sensazione: quella che ti prende la mattina mentre sei al lavoro e magari pensi al dolce o al gelato che hai in frigorifero e tutto il giorno non fai altro che pensare a quello, neppure fosse un questione di vita o di morte, e ti affretti per la strada, in metropolitana, in bicicletta, in treno o in auto e quando arrivi a casa ti accorgi che qualcuno (figli, marito/moglie, amanti vari, gatto/a, cane) ha mangiato il tuo dolce e tu fai finta di niente con quell'aria da “Non importa!” e invece vorresti recidere a morsi la giugulare del/della furfante che si è pappato il tuo sogno. Ecco io l'espressione “Non importa” non la so fare e quando ho aperto il mobiletto del Tè e ho scoperto che lo zucchero era FINITO ho fatto un'espressione alla “L'Urlo” di Munch.
Ed ecco che, attratto dal mio urlo decisamente animalesco, si avvicina il perfido magazziniere che ha... ha... ha in mano una bustina di zucchero e me la dona!
Oh gioia! Oh gaudio!
Se solo tu, perfido magazziniere, fossi alto, muscoloso, biondo e con gli occhi azzurri, oppure, alto, moro e con gli occhi scuri, oppure alto biondo e con gli occhi verdi, oppure, alto, moro e con gli occhi chiari, oppure, non particolarmente alto ma con mani e piedi grandi, oppure, mani e piedi normali ma quello sguardo animalesco, oppure, alto e con un sedere sodo, oppure, atletico, sportivo, magro, non particolarmente magro, alto o basso, moro, castano, biondo o rosso, oppure alto e di colore, oppure, alto e asiatico, oppure non particolarmente alto e ispanico, oppure, di qualsiasi altezza sopra il 1, 70 e di qualsiasi razza e di qualsiasi colore di capelli e occhi, oppure...
va bé ma tanto non lo sei!

giovedì 10 gennaio 2013

Cultura che va a... ruba!

Un cliente alle mie spalle (non si era accorto di me):
“Hai visto questo libro?”
“Sì ma costa un botto.”
“Non hai capito io questo me lo frego!”
Mi volto e lo guardo, lui guarda il mio cartellino e poi, quasi ridendo, posa il libro:
“Cioè me lo frego in un'altra libreria...”
Le buone abitudini sono dure a morire.

mercoledì 9 gennaio 2013

Libri in breve

Si avvicina una ragazzina
“Scusi lei lavora qui?”
“Sì.”
Mi consegna un foglio con almeno venti titoli scritti sopra.
“Bene. Vorrei sapere le trame di tutti questi libri.”
Certo tesoro, vuoi prendere appunti o ti preparo un mp3 sulle note della tua canzone preferita?

martedì 8 gennaio 2013

Noi librai in quei giorni...

Cliente alla Collega Femminista:
“Scusi la zona fantasy è al piano di sotto?”
“No signora, questo è già il piano di sotto.”
“Quindi devo scendere ancora più giù?”
“Signora più giù di così c'è solo il mio umore.”
Certi giorni, in libreria, quando si respira quella salubre aria da suicidio...

lunedì 7 gennaio 2013

Trappole

Succede al Collega Totoro:
“Scusi ha trappole per topi?”
“Il libro di Agatha Christie?”
“Eh?”
“Sta cercando Trappola per topi di Agatha Christie?”
“No, no sto cercando proprio delle trappole per topi. Sa la ferramenta è chiusa...”
Guardi secondo me se torna fra un paio di mesi trova pure quelle...

sabato 5 gennaio 2013

Piatti di concentramento



“Scusi ha dei libri sui Gulash?”
“Sì li trova al primo piano al settore cucina?”
“Cucina?”
“… Sì… Il Gulash è un piatto ungherese…”
“Ah pensavo fossero campi di lavoro russi…”
Mmmmm forse intendeva i Gulag le famose cucine russe dove insegnavano a fare il Gulash…

venerdì 4 gennaio 2013

Lo sconto. Ad ogni costo!

“Buongiorno, ho visto che sul vostro sito on line ci sono degli sconti.”
“Buongiorno, gli sconti che lei vede on line valgono solo per gli acquisti sul sito.”
“Io volevo sapere se avete in libreria il libro che cerco.”
“Mi dica pure il titolo.”
Il cliente mi dice il titolo e faccio la ricerca, il libro è presente in libreria.
“Lo abbiamo.”
“Con lo sconto?”
“No signore non c'è sconto.”
“Ma sul vostro sito on line c'è lo sconto del 15%”
“Sì signore ma, come le dicevo, lo sconto c'è solo per gli acquisti on line. Noi abbiamo una tessera, che è gratuita, e che, attraverso l'accumulo di spesa, dà diritto allo sconto.”
“Quindi c'è lo sconto?”
“No, signore, al momento no.”
“Ma sul vostro sito...”
E siamo andati avanti così per ore.

giovedì 3 gennaio 2013

Qualunquemente 2

Succede a: la collega Femminista

“Scusi vorrei un libro illustrato di un pittore del 500!”
“Uno a caso?”
“No quello che dipingeva tutte quelle Madonne...”
Ok, uno a caso!

mercoledì 2 gennaio 2013

Qualunquemente 1

“Scusa hai il libro su quella fotografa famosa?”
“Guarda ce ne sono diverse di fotografe famose. Stai cercando una biografia o un libro fotografico?”
“Biografia.”
“Sai darmi qualche informazione in più sulla fotografa?”
“So solo che è una famosa.”
“Come ti dicevo ce ne sono diverse.”
“Ah, ce n'è più di una?”
“...”
“Non ricordo come si chiama.”
“Può essere Diane Arbus?”
“Boh!”
Non c'è che dire, un ragazzo con le idee chiare.

martedì 1 gennaio 2013

Ospiti estranei

Libro sicuramente non semplice Ospiti estranei di Verena Stefan, non semplice essenzialmente per due motivi. Il primo riguarda la complessità della scrittura. Non fraintendetemi non è un libro cervellotico ed è scritto davvero molto bene, ma la Stefan gioca con il linguaggio, utilizzando spesso forme linguistiche che possono apparire come astratte. È comunque una scrittura fluida che ci accompagna dentro una storia piena di umanità. Il secondo motivo che mi fa dire che si tratta di un libro non semplice, da leggere con attenzione, è proprio il tema del libro, ovvero il “sentirsi estranei” e, a un certo punto, ospitare, senza volerlo, un corpo estraneo che può essere letale. Ospite estraneo è il padre, tedesco trasferitosi, dopo la guerra, in Svizzera. Tollerato ma mai integrato. Ospite estranea è la protagonista, figlia dell'emigrato ed emigrata a sua volta dalla Svizzera al Canada, terra benevola che la accoglie, la segue, la guida. Nonostante una compagna amorevole e amiche sempre disponibili la protagonista si sente comunque un ospite estranea, per la lingua che ancora non capisce bene, per le abitudini, per gli spazi che non ritrova. E poi, improvvisamente, diviene a sua volta terra di migrazione, nel suo corpo, nel suo seno, comincia a crescere un cancro, il suo ospite estraneo, quello che potrebbe ucciderla. Inizia la parte più difficile del libro, la paura, l'alterazione dei sensi, la chemioterapia, gli odori del corpo, la solitudine e la paura di non farcela. È un libro carico di umanità quello della Stefan, un libro da leggere lentamente. La capacità di rendere lo stato delle cose della scrittrice è totale, la bravura sta proprio nel riuscire a comunicare lo stato d'animo di smarrimento che impregna ogni pagina del libro, l'assenza della patria, di un punto di riferimento, di una cultura o di una lingua, il venir meno delle certezze, l'arrivo del male e la lotta per sconfiggerlo. Un libro che rispecchia la vita e forse, per questo, così incredibilmente ben riuscito.

Verena Stefan 
Ospiti estranei
traduzione Emanuela Cavallaro
2012, 169 p., brossura
12 euro Luciana Tufani Edizioni