Affrontare un libro che tratta le vite
degli autori che ami è sempre un rischio. Spesso il “genio” che
si cela dietro un ottimo libro si rivela molto diverso da come lo
avevamo immaginato, credo che sia questo lo scoglio più grande,
idealizzare l'autore, il personaggio storico, il filosofo e poi
scoprire che le idee che ha diffuso si discostano moltissimo dal suo
reale modo di vivere. Forse, proprio a causa di questo mio
preconcetto, mi sono avvicinato con un po' di timore a Il diario di
Sintra (Barbes editore) e forse, sempre per lo stesso motivo, il
libro ha finito poi per deludermi un po'.
A metà fra diario comune, diario
privato e raccolta epistolare, Il diario di Sintra andrebbe letto per
quello che è: un diario di viaggio di tre giovani uomini che si
cimentano con l'idea (rivelatasi poi utopistica) di andare a vivere
insieme a Sintra in Portogallo. Seguendo questa logica il diario è
piacevole e interessante ma i fattori che giocano contro sono
diversi. Innanzitutto i tre giovani uomini sono Christopher
Isherwood, Wystan Hugh Auden e Stephen Spender, tre dei più
promettenti giovani poeti e scrittori degli anni 30. Inoltre il
periodo storico in cui i tre scrivono questo diario comune è carico
di tensioni e promesse di guerra. Sono a Sintra nel 1935, nel 1936
scoppia la guerra civile spagnola e l'intera Europa è soggetta alla
follia hitleriana mentre in Italia Mussolini divampa con il fascismo
e, proprio nel 1935, dà il via alla guerra in Etiopia. Il mondo
intero è soggetto a insane e folli idee di guerra, tutto potrebbe
crollare da un momento all'altro. Da tre intellettuali del rango dei
nostri beniamini ci si aspetterebbe qualche profonda riflessione
sull'instabilità del momento, sulla follia della guerra, ecc...
Da diario, invece, pur intuendo
l'ostilità ai vari regimi dittatoriali dei tre autori, non emerge
con forza l'orrore e il timore dello sfacelo che accadrà da lì a
poco (ma forse è stata una precisa scelta del curatore del libro,
Matthew Spender, figlio di Sthepen Spender).
Quello che si legge, in queste pagine
che, comunque, al di là dell'aspetto critico del tutto personale,
rimangono godibili e piacevoli, è il naufragio di un progetto di
convivenza fra Spender, Isherwood e Auden. Partiti con le migliori
intenzioni i tre si perdono nei propri caratteri, nei piccoli
conflitti della loro quotidianità. Trovano casa, conoscono
l'eccentrica fauna portoghese ( anche se spesso si tratta di
personaggi che provengono da altre parti d'Europa), prendono molti
animali, scrivono, fanno progetti, vanno al casinò, discutono di
letteratura e arte.
Emergono, ma non del tutto, i lati
oscuri degli autori. Lo snobismo di Isherwood che parla delle
domestiche con toni spesso esasperati e che non dà proprio il meglio
di sé nei rapporti umani. I modi quasi isterici che i tre amici
hanno, il recriminarsi cose, gesti, parole. Sullo sfondo una Sintra
piovosa e spesso inospitale della quale si vorrebbe sapere di più e
che non risulta affascinante attraverso la lettura del diario. Il
diario collettivo si chiude con la scelta di non vivere insieme,
alcuni restano, altri partono. Alla fine, però, purtroppo, si ha
l'impressione che, in molte pagine, si sia parlato di nulla. Forse è
meglio leggere ciò che gli scrittori scrivono.
Auden
Isherwood
Spender
Il diario di Sintra
Traduttore Luca Scarlini
Edizioni Barbes
euro 16, 274 p.
Penso, ma è una mia opinione, che ci si aspetti dagli Autori virtù profetiche e che- col senno del poi- gli stessi dovrebbero riscrivere fatti ed avvenimenti che esulano dal loro quotidiano . Noi ci rendiamo forse conto che siamo in guerra continua da più di 10 anni e che il nostro modo di essere e di concepire la società civile può essere ribaltato esattamente come già successo un paio di volte negli ultimi 2000 anni? Nel leggere un libro, un diario si deve anche considerare il contesto nel quale è stato scritto.
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