mercoledì 16 gennaio 2013

Il libraio di Mercoledì: mercati

Qualche giorno fa Affaritaliani.it ha dato la notizia di una nuova collana della Newton Compton, dodici titoli (due inediti) a € 0,99. Newton è la casa editrice che di più, almeno nel corso del 2012, ha influenzato il mercato. Ma è anche fra le case editrici che hanno fatto dell'editoria una macchina da guerra per fare soldi. L'idea che mi sono fatto è che non guardino in faccia a nessuno, la leggerezza con cui utilizzano i giochi di marketing, che potrei definire estremi, è impressionante. Sicuramente alla Newton sanno come cavalcare i periodi e le mode, titoli accattivanti, copertine colorate, fascette che richiamano grandi successi. E poi i prezzi. Già con i classici la Newton ha raggiunto prezzi inferiori ai cinque euro, la collana che è andata per la maggiore nel 2012 è stata quella da 9,90. Ora, riprendendo un grande successo di un ventennio fa, i famosi Mille lire, ripropone una serie di classici a meno di un euro. Ne hanno già parlato in tanti (cito il blog Giramenti di Gaia Conventi) e non voglio dilungarmi sul giusto o sbagliato, da libraio (e solo da libraio) posso tranquillamente dire che non amo le politiche della Newton e non amo i prodotti che sforna. Ma è indubbio che a una parte del pubblico questi prodotti piacciono altrimenti la Newton avrebbe abbandonato da tempo le sue politiche di vendita. Dico solo che per guadagnare su un libro da 0,99 ne devi vendere davvero tanti, dico che in tasca ad autori e traduttori va davvero poco, dico che si rischia di creare un pericoloso precedente e che ci vanno di mezzo qualità e struttura. La gente si abitua a pensare che un libro si può pagare un euro, bene per il portafogli dell'acquirente, molto male per tutte le persone che lavorano nel campo del libro. Un professionista (traduttore, scrittore, editor ecc...) che vede sottopagato il suo lavoro (parlo in generale non è riferito alla Newton) prima o poi andrà a fare altro. Meno professionisti significa porte aperte all'improvvisazione. Questo sembra non interessare a nessuno al momento. Prima o poi ne pagheremo tutti le conseguenze.
Ma non è questo quello di cui voglio parlare.
Nell'intervista rilasciata a Antonio Prudenzano, Raffaello Avanzini, proprietario della Newton Compton dice una cosa che mi ha fatto riflettere:
La Newton non fa mai niente in perdita, questo è sicuro”.
Mi viene da pensare che questo sia, attualmente, il pensiero che domina tutto il mercato e non solo la casa editrice Newton.
La verità è che la maggior parte degli editori hanno smesso di rischiare, meglio puntare sui nomi noti o costruire successi attraverso un marketing aggressivo, dare l'impressione che i librai amino i prodotti che arrivano in libreria attraverso accordi commerciali che partono dall'alto (alte quantità, vetrine comprate ecc...), puntare su prodotti “vendibili” che sempre più spesso arrivano in casa editrice attraverso agguerriti agenti letterari.
È un mercato che sicuramente fa ricerca sul web ma che dal web sceglie solo le storie più vendibili o che hanno ottenuto buoni risultati (cosa che poi si può utilizzare anche come pubblicità per la fascetta). Pare insomma che la ricerca sia tutta indirizzata alla vendita, Tondelli e il progetto under 25 sembrano un ricordo lontano. La ricerca c'è ancora per fortuna ma sempre meno per il grande pubblico. Ancora una volta la visione del mercato è quella di costruire successi per acquirenti "facili". Veniamo trattati come persone incapaci di riconoscere il prodotto di qualità, pronti a perderci nell'ennesima fascetta o a farci incantare dal prezzo stracciato. Dopotutto, anche se alla fine il libro non ti piace, è pieno di refusi o di scarsissima qualità, lo hai pagato pur sempre meno di un euro.
Siamo lettori in autostrada, passiamo da un autogrill, ci rifilano un panino scadente, tanto poi siam pronti a ripartire e dopo di noi c'è già qualcuno pronto a comprare lo stesso scadentissimo panino.

40 commenti:

  1. Che dire? Quando nella cedola novità ho visto questa nuova proposta Newton mi è venuto il magone.
    La cosa peggiore è che ho dovuto ordinare quei benedetti libri (non sono la proprietaria, gestisco "soltanto" la libreria).
    Mi dispiace ammetterlo, ma ormai mi sono rassegnata.
    B

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  2. Direi che l'analogia dell'autostrada è più che calzante. La collana a meno di un euro della NC - che mi spezza il cuore quello che è diventata, perché un tempo mi piaceva veramente un sacco - può avere un senso soltanto se tornano a stampare i libercoli tipo 1000 lire. Magari qualche racconto breve, chissà. Ho i miei dubbi, perchè 0.99 centesimi è davvero poco.
    D'altronde secondo me sarebbe bene se anche le altre case editrici si dessero una mossa a capire che a 21-22 euro a libro difficilmente si va avanti. Una giusta via di mezzo, basata sui costi di produzione del libro, sarebbe già qualcosa.
    ... certo, tra i prezzi di produzione metterei anche una qualità di stampa decente, una buona traduzione e un editing almeno decente >_>

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  3. Io leggo tantissimo, e ormai sono anni che non leggo in italiano un libro tradotto dall'inglese. Davvero, non lo dico perché voglio fare la snob: la qualità delle traduzioni è crollata a picco. Considerando che, invece, le traduzioni dal tedesco, dal finlandese, dal giapponese, dal russo... sembrano tenere (per quanto sia in grado di giudicare) ho idea che si tratti davvero di una manovra esclusivamente volta al risparmio: l'inglese "lo sanno tutti", quindi è inutile assumere un traduttore certificato, e l'editore affida la traduzione al primo che passa e che sia disposto a lavorare per pochi soldi. Chiaro che per poter vendere a prezzi stracciati ne devi spendere pochi tanto per cominciare, chi ne fa le spese tanto poi è il solito lettore, che si ritrova per le mani un libro scadente e magari decide che un autore non gli piace per colpa della traduzione (successo a qualcuno che conosco, che poi si è ricreduto dopo aver letto l'originale: era un Gaiman, tra l'altro, non un Signor Qualunque).
    Queste cose mi fanno arrabbiare: preferisco comprare e leggere qualche libro in meno, ma fatto bene, che potermi permettere di comprarne mille di bassa qualità. Evidentemente però le decisioni non vengono prese basandosi su chi la pensa così!

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    1. Presente, traduttrice (anche) per NC. Preciso che si lavora tramite studi editoriali e che il traduttore all'inizio non sa neppure per chi sta lavorando, ossia chi è l'editore. Capisco che NC sia considerato "volgare" ma vorrei rettificare due opinioni che vedo diffuse: i libri che ho fatto io sono stati revisionati più e più volte da revisori esterni ed editor interni; tutte le citazioni che trovo vengono reperite e menzionate, anche girando le biblioteche di mezza provincia (aggratis); e NC non è neppure tra i peggiori pagatori, anzi. Inoltre io (e penso non solo io)lavoro allo stesso modo e con la medesima cura per chi paga 5,80 a cartella e per chi ne paga 17. Non vorrei che ora passasse l'equazione costa poco=vale poco. Semmai si può eccepire sulla scelta degli autori, ma è sempre tutta colpa del traduttore..?
      Saluti a tutti,
      Paola

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    2. Assolutamente no: il traduttore non ha nessuna colpa!
      Se è un bravo traduttore, i suoi libri saranno tradotti e scritti bene; se non lo è (perché so che succede: la CE assume qualcuno che "sa bene la lingua" e lo paga poco promettendogli che l'esperienza "farà curriculum") il libro sarà tradotto e scritto male. La "colpa" del prodotto finale scadente è della CE che, per risparmiare, non ha assunto qualcuno che ci sapesse fare.
      E costa poco = vale poco si riferisce alla qualità del libro, non alla qualità della traduzione in sé.
      Io ho notato un peggioramento deciso e costante negli ultimi anni nelle traduzioni dall'inglese, di sicuro non ho letto tutti i libri tradotti presenti sul mercato, è stata un'impressione a raggiera, ma pur sempre limitata: i libri che traduci tu saranno sicuramente curati.

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    3. Mah, non so se è proprio così: la CE non è che ingaggia (non assume assolutamente mai..)uno che sa la lingua così così e lo paga poco: anzi, cerca persone bravissime, con esperienza, che non creino problemi,pagando però poco, questa è la realtà. Adesso poi, ripeto, si lavora tantissimo con studi editoriali che forniscono il prodotto finito (tradotto, revisionato, impaginato): ci sono committenti che cercano qualità al prezzo di noccioline, facendoti sempre sentire inadeguato, piccolo e poco bravo, perhé tu non possa pensare di alzare la tariffa. E ce ne sono altre (editori) che invece apprezzano la qualità e sanno pagarla il giusto, ma sono proprio pochi... (e peggio di noi stanno i redattori precari!). Infine, altra opinione diffusa da sfatare, il traduttore consegna un testo, ma poi ci sono editor e revisori che cambiano, a volte anche sbagliando, ma con la supponenza di avere comunque l'ultima parola. Raramente si vedono le bozze, ma va detto che con NC questo non succede. (Per inciso: ho fatto una prova per la serie di Tiffany e non sono piaciuta.Sembra facile...)
      saluti,
      Paola

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    4. Trovo che il lavoro del/della traduttore/traduttrice sia uno dei più difficili nel campo del libro. Per uqesto mi preme specificare che tutto il discorso che ho fatto è soprattutto a vostro favore e non contro. Conosco molte persone che traducono e vengono pagate pochissimo nonostante l'immenso lavoro qualitativo che fanno.

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    5. Paola, sei stata molto gentile a spiegarci le tappe che una traduzione percorre prima che il libro arrivi in stampa. Permettimi però, alla luce dell'effettiva esistenza di pessime traduzioni che si trovano in giro, di dubitare che tutto si svolga sempre esattamente così. Altrimenti davvero non si spiegano errori nella traduzione di termini, congiuntivi sbagliati, frasi contorte e incomprensibili, eccetera.
      In ogni caso, perdonami se preferisco non fare nomi, ma SO di casi in cui è andata esattamente come ho spiegato sopra. Dato il numero di traduzioni scadenti in circolazione, pensavo (e penso tuttora) che accada più spesso di quanto una lavoratrice brava, coscenziosa e purtroppo sicuramente sottopagata come te sia disposta a credere :)

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    6. Poiché si stava parlando di Newton Compton, ho voluto spiegare che la qualità ricercata da NC (a me) non è sembrata affatto scadente, anzi ho trovato grande cura. (Volevo dire al gentilissimo titolare del blog un grazie personale invece, perché leggendo le sue recensioni ho contattato uno di quegli editori mitici che tutti vorrebbero incontrare... Marino come scriverti una mail, che non trovo?), Paola

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  4. Da lettrice devo dire che, ai tempi del liceo, i MilleLire mi hanno salvato il sedere: ogni mese due classici da leggere, spulciare e sottolineare. E' stato un risparmio in termini di portafoglio e un investimento del tipo minima spesa-massima resa in termini di arricchimento letterario.
    Per quanto riguarda il mercato, è una tendenza che caratterizza tutti i settori lavorativi: lo dice una che lavora come terzista nel settore elettromeccanico. E' un guerra quotidiana: una volta che hai trovato un lavoro nuovo combatti per il prezzo. Centesimo su centesimo (non scherzo). Ve la ricordate la puntata di Report sulle borse di Gucci da 300 euro prodotte dei cinesi di Prato per 5? E' così dappertutto, ormai.

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  5. Il migliore alleato del libraio è il lettore: come recuperare un'utenza che basa le scelte su recensioni mediatiche di grana grossa e soprattutto sul prezzo? A prescindere dalla crisi, chi ama realmente leggere non rinuncia al libro che desidera solo perché gli costa qualcosa in più (rinuncerà al cellulare nuovo o alla cena, piuttosto). Se gli editori ormai ragionano con la cecità del basso marketing l'educazione dell'utenza sarà sempre più 'al ribasso', e svendere i classici come ortaggi in offerta contribuirà forse a farli entrare più facilmente nella biblioteca di famiglia ma dubito anche a incrementarne l'effettiva lettura. Se si vuole fare DAVVERO cultura, secondo me, non si può non mettere in conto, almeno all'inizio, di 'lavorare in perdita' (finanziaria) ... perché il risultato si calcola sul lungo periodo, e ha un valore inestimabile. Ma parto forse da un presupposto sbagliato: che a quelli della Newton Compton gliene freghi qualcosa.

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  6. Mi viene in mente una riunione condominiale a cui ho assistito, in cui due figuri attivi nell'edilizia (ce ne sono sempre più d'uno) discutevano sul perché i loro preventivi erano estremamente diversi sul piano dei costi. Al che uno disse: "I costi sono pubblicati sul [preziario] del [anno]. Evidentemente c'è chi ci mangia sopra!" Ora, il messaggio della NC è questo: noi vendiamo a prezzo giusto, gli altri ci mangiano sopra. Personalmente non leggo nulla di nuovo sfornato da loro (non per scelta) ma mi sono sempre trovato bene con i classici, un po' come per la BUR. E i già citati 1000Lire.
    Ciononostante,i prezzi sono alti. E' una percezione diffusa, NC ha solo colto l'opportunità per un'offensiva. "La rapidità di esecuzione è essenziale." Sono stati aggressivi e hanno peggiorato la situazione per tutti gli altri editori, ma il punto è: se l'esito della battaglia si gioca solo sul prezzo, bisogna adeguare la strategia editoriale. Se invece non è l'unico fattore, bisognerà puntare su altro. Ma qualcosa bisogna fare, altrimenti è solo piangersi addosso. E non è colpa dei lettori. I lettori rispondono alle sollecitazioni esterne. Se all'ingresso del convento trova sfumature e libri a 9.90, questo comprerà.

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  7. Sono d'accordo con i tuoi dati di analisi, ma non tanto con le conclusioni. Il mercato è fatto da tanti profili "utente". I lettori "professionisti", una élite, che non è attratta da queste offerte, ma da altro. Il lettore "occasionale", che spesso è influenzato dalle recensioni, dalle mode. Il lettore "neofita", l'"onnivoro", e così via. Alcuni di questi profili sono sicuramente influenzati dal prezzo.
    In più il mercato vede l'avanzata dell'ebook. Io sono anche un consumatore di ebook, ad esempio. Ed è normale, in questo mercato, il libro in offerta ad un euro. Si diventa compulsivi: la curiosità ti spinge all'acquisto anche di titoli che mai acquisteresti su carta. Io credo che sia un bene. L'importante è fare un mix corretto.

    I classici Newton, credo, non richiedono traduzione, o editing. Credo siano ristampe di lavori già fatti, già editi in altre collane. Solo così si può spiegare il costo, che è solo quello di stampa e distribuzione.
    Diverso è il caso di nuove traduzioni, dove è vero che la lotta al prezzo può abbassare la qualità a livelli indecenti: mica si può pagare una cipolla una traduzione di Pavese o della Pivano, insomma....

    Alla fine, il mercato, finché è in equilibrio, può ospitare offerte di tutti i tipi. L'importante è che non si sbilanci, ossia che possa conservare armonicamente i vari aspetti.... Mica facile a farsi

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  8. Meno professionisti significa porte aperte all'improvvisazione. Questo sembra non interessare a nessuno al momento. Prima o poi ne pagheremo tutti le conseguenze.

    Direi che le stiamo già pagando, visti i 'fenomeni' di traduzione che ci becchiamo da un po' di anni in avanti (Chiara, più su, ha centrato il problema delle traduzioni dalle lingue più conosciute).
    E' un fenomeno che il mondo del fumetto ha già attraversato, prima. Ho amici traduttori professionisti che traducevano per i fumetti (e che ti diranno che i pagamenti 'a tavola' si sono dimezzati in 15 anni a causa dello svilimento del loro ruolo dovuto a chi-si-improvvisa). E amici laureandi in una qualche facoltà scientifica a caso che traducevano, nello stesso periodo, per altri editori di fumetti che del traduttore professionale se ne sbattevano pur di fare la cresta al prezzo (e che poi l'ha messa in saccoccia pure al laureando sottopagato, in qualche caso).
    Semplicemente, dinamiche che prima riguardavano editorucoli da meno di 1000 esemplari di tiratura a-fumetti, ora riguardano anche mega-squali dell'editoria 'normale'. Agghiacciante.

    minty

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  9. sbaglierò ma considerato le boiate che vendono per 16/18 euro non mi pare una cattiva politica, per non dire che venderanno tanto e recupereranno in questo senso ciò che perdono col prezzo stracciato.
    Quando pago tanto per un libro che fa pena, e capita anche a me compratore attento che non si fa abbindolare dal marketing, divento furiosa, per cui almeno pagando poco so di richiare poco. I famosi 100 pagine a 1000 lire o altri libri simili per me erano validissimi, ho comprato molti classici come Casa HOWARD, L'età dell'innocenza e per concludere, forse vi scandalizzerò ma siccome il mio manoscritto è in cerca di un editore se lo pubblicasse NEWTON COMPTON e lo vendesse a 99 centesimi ne sarei stra felice. Sandra

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  10. MA c'è ovunque questa differenziazione tra un prodotto iperscadente ovunque diffuso e uno di alta qualità per pochi. Vedi il cibo, gli abiti, gli oggetti per la casa, la casa stessa, l'istruzione...
    Quello che sta sparendo sono le fasce intermedie. Come nei redditi, del resto. Il poco ma buono, in ogni campo sempre più difficile da trovare peraltro, è alla portata di sempre meno persone e sempre meno lo sarà. Rispecchia secondo me un nuovo modello sociale sempre più piramidale e sempre meno piriforme che viene attivamente promosso dalle scelte politiche europee e italiane (bipartisan, va detto).
    Poi certo, da lettrice "professionista", come direbbe ilmondo, trovo che, ancor più che i 20 euro insostenibili a libro, la cosa fastidiosa è la sparizione rapidissima di titoli che potrebbe interessarmi leggere anche dopo qualche anno dall'uscita, ma che vanno subito fuori commercio, la riduzione del numero di pagine, sistematica, anche per soggetti che richiederebbero l'opposto, (certi Laterza, Einaudi, Adelphi insostituibili, rimane Ol'schki, ma siamo nell'aristocrazia appunto... finché dura) e allo stesso tempo la feroce politica in difesa della "copia" da vendere e mai del testo da promuovere... in linea generale gli editori non hanno per nulla le mie simpatie, ma NC in questo c'entra fino a un certo punto.
    Invece di puntare su alfabetizzazione e acculturazione a lungo termine, la scelta di chi avrebbe potuto fare altro è stata di gettarsi famelicamente sul basso costo a brevissimo incasso, prestito a pagamento in biblioteca ecc. Come nel mercato dei voli aerei: competere col low cost sul Roma-Milano invece di puntare sull'intercontinentale dove ci vuole altra classe, diciamo. Miope, come spesso lo sono le scelte private.

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  11. Ehm al posto di piriforme volevo dire ovale. :-/

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  12. Le conseguenze di questa mossa saranno devastanti: la gente penserà, infatti "se da una parte ci sono libri a 99 centesimi, dall'altra libri a 22 euro, quanto ci mangiano su gli editori? Io non vado a pagare ladri del genere". E così si scaricheranno il libro.

    È tutta una storia già vista: cd a 20 euro, gente che invece di comprare si scaricava gli mp3 pirata, discografici che cominciavano a vendere brani scadenti a 99 centesimi su itunes, rinforzo della percezione che un brano di musica non abbia valore e debba essere scaricato gratis. E credo che tale andazzo sia ormai irreversibile.

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  13. Io da lettore so solo che le traduzioni della N.C. sono da traduttore automatico, roba da sconcerto, un italiano da mentecatti, leggendo i suoi libri si disimpara la nostra lingua!
    Quindi spero che siano vecchie/ vecchissime traduzioni quelle che proporranno...
    Silvia

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  14. Beh, a quanto ho capito i titoli a 0.99 centesimi riguarderanno soltanto i classici, quindi traduzione e adattamento saranno assai probabilmente già pronti.
    Personalmente non credo che la cosa andrà a intaccare particolarmente le nuove pubblicazioni, piuttosto le collane dei classici di altre case editrici, che dopotutto in tanti casi hanno un prezzo decisamente onesto, intorno agli 8 euro.
    Bisognerà anche vedere se si tratterà di gemelli delle 1000 lire (ovvero piccoli volumi di bassa qualità) o di vere e proprie edizioni, cosa che a me pare piuttosto improbabile. Magari saranno singoli racconti, si vedrà. Diciamo che la riproposizione delle 1000 lire non sarebbe poi catastrofica, il problema posto dalla NC dipende dall'invasione delle librerie dei titoli a 9.90 euro, il cui problema - per me - non sta tanto nel prezzo ma nella qualità/quantità. Sarebbe bello se i librai riuscissero a fare da filtro...

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    1. La qualità mi sembra simile a quella dei 9,90. Considera che ci sono anche due inediti. Vero è che probabilmente le traduzioni appartengono già alla Newton. Il problema temo sia un'altro, il fatto che dopo i 9,90 moltissime case editrici hanno rincorso questa collana. Il fatto è che ci siamo abituati a pensare che i libri costano troppo e che quindi se li paghiamo un euro va bene. Ma dietro ci sono delle professionalità che vanno perdute. Sono d'accordo, comunque, con chi sostiene che questa cosa ormai è generalizzata e riguarda tutti gli aspetti lavorativi della nostra società.

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    2. >>La qualità mi sembra simile a quella dei 9,90

      Vorrei poter rispondere 'Allora non andranno lontano', ma...
      Personalmente credo che la forza della NC stia sì nel prezzo contenuto, ma in quanto confrontato con case editrici che sparano cifre improponibili. Perché per me chiedere 20 euro e più per un libro è un furto. E anche una strategia commerciale abbastanza cieca, a voler essere pignoli... anche perché poi, che si paghi 9.90 o che si paghi 21, la qualità in gran parte dei casi rimane una monnezza, come editing e traduzione, quindi...
      Che poi ultimamente ho letto il primo libro edito dalla Jo March, una casa editrice giovanissima che ha portato in Italia un libro di Elizabeth Gaskell, Nord e Sud. Trattasi di un mattone di 555 pagine + introduzione, mi sembra a 15.90 euro.
      ... Giuro che non ho nulla a che vedere con la Jo March, sono soltanto una neo-adoratrice della Gaskell, non voglio fare pubblicità a nessuno, sto solo spiegando il contesto del ragionamento xD
      Il fatto è che se una piccolissima CE alla prima pubblicazione può permettersi di pubblicare un libro enorme e davvero ben tradotto a 15.90... beh, io sinceramente mi sento presa per i fondelli quando mi trovo, putiamo caso, l'ultimo della Rowling a 22 euro.
      ... che poi io stia divagando senza pietà è un altro discorso xD
      Quello che volevo dire è che la crescita esponenziale della NC è supportata da una massa di case editrici che ti chiedono mezzo rene per un libro che sarà assai probabilmente pieno di refusi.

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  15. Ma poi, tornando sui titoli a .99 bisogna poi vedere se non sono, appunto, opere che meriterebbero zero perché di dominio pubblico o a un passo dal diventarlo - traduzione permettendo. Anziché puntare su una nuova traduzione, magari riproporranno materiale già pronto.

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    1. Per rimanere in un costo del genere sicuramente sono vecchie traduzioni.

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    2. Beh, i costi della carta, della stampa e della distribuzione glieli concederei (con tutta la disistima per gli editori, ribadisco).

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  16. Però ragazz* guardiamo alla qualità "generale" del prodotto. A me sembrano davvero molto scarsi (in generale).

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  17. Forse non ne ho letto manco uno dei nuovi, a parte appunto i vecchi 100 pagine 1000 lire ecc.
    Comunque anche veicolare il messaggio costoso = di valore è pericoloso e spesso non corrispondente a verità. Ho buttato un paio di stivali delle GEOX perchè passava l'acqua, ero letteralmente ammollo.
    Spesso paghiamo semplicemente una firma, anzi pagano perchè fosse per me loro sì che chiuderebbero LE GRIFFE del made in ITALY fatto in turchia e in cina. Purtroppo per lavoro vedo tante belle porcellane tedesche di nota marca costosissima fatta in cina, profumi francesi fatti in cina e via di sto passo. Ma un buon libro a 8 euro per dire non si riesce proprio a farlo?

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  18. Scusa, Perseo, la qualità è inferiore rispetto ai Granti Tascabili Economici NC? Io parto dal presupposto che i nuovi dodici apost... libercoli siano paragonabili, solo più brevi e con meno orpelli. Del resto, anche Stampa Alternativa pubblica librettini a 1 euro, ne ho giusto uno che devo ancora leggere!

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    1. Quelli di Stampa Alternativa li trovo molto interessanti :)

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    2. bè, quelli da 1 euro di stampa alternativa sono un progetto totalmente diverso da quelli della newton. noi li abbiamo e li vendiamo, e venderanno anche i newton (almeno credo) perchè 1 euro ce l'hanno tutti, anche chi non ha mai letto due parole in tutta la sua vita e vorrà provare questo brivido :)

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  19. A rigor di cronaca, ecco i titoli "incriminati":
    Seneca ('L'arte di essere felici')
    Freud ('Il sogno')
    Fitzgerald ('Il grande Gatsby')
    Dostoevskij ('Le notti bianche')
    Jane Austen ('Lady Susan')
    Shakespeare ('Amleto')
    Poe ('I racconti del terrore')
    Irène Némirovsky ('Il ballo')
    Sun Tzu ('L'arte della guerra')
    L. J. Smith ('Il diario del vampiro - Il risveglio')
    Marcello Simoni ('I sotterranei della Cattedrale')
    Andrea Frediani ('L'assedio di Roma')
    Classici e novità insieme...

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  20. Quello che mi fa venire in mente il tuo articolo è che esiste un'app (credo di averlo letto su Repubblica) che riesce a sfornare romanzi. Quindi i 99 centesimi non dovrebbero dividerli con nessuno. Dare un nome all'autore sarebbe la parte più facile...

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  21. C'è la Newton, con le sue politiche discutibili (per quanto, ho trovato errori ed orrori anche in libri ben più costosi, e posso davvero condannare le scelte volte al profitto? E' un'attività a scopo di lucro mica caritativa), e poi ci sono la Mondadori, che lucra dividendo i libri di Martin a pezzetti e facendoli costare 20 euro l'uno. E la Nord, che seguendo l'esempio degli esimi colleghi spezzetta tutti i libri della Carey in due, col risultato che un libro che in originale pago 7 euro (in edizione paperback, vero, ma non è che quella della Nord sia rilegata: è brossura comunque) mentre in italiano, in brossura appunto, lo pago 40 (20x2). Penso che prima di tutto, le case editrici italiane dovrebbero smettere, tutte, di prenderci per i fondelli e di trattare i lettori come una massa di bovini da spremere. Perché conosco l'inglese, ho una carta di credito e Amazon è lì pronto a soddisfare tutte le mie richieste.

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    1. ps. per non risultare incoerente, chiarisco che quando dico 'scelte volte al profitto' non intendo trucchetti di bassa lega come il dividere i libri, ma le scelte di marketing o il cercare e promuovere prodotti ritenuti vendibili. Potrà essere discutibile però mi sembra comprensibile: funziona così per tutti i prodotti di consumo.

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  22. pps. Per non parlare della Fanucci, che acquista i diritti di un autore, e poi dice -testualmente, posso riportarvi l'email- che non ha "alcuna intenzione" di ripubblicarne i romanzi, anche se sono ormai introvabili.

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    1. Hai perfettamente ragione. Io sono partito da Newton per riallacciarmi ai problemi che elenchi. Sono partito da Avanzini per la frase che ha detto che mi ha colpito e che vedo molto rappresentativa dei tristi giorni che viviamo.

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  23. D'accordo, anche io sono a favore dell'acquisto "intelligente". Ossia preferisco spendere 100 euro per un prodotto - non necessariamente un libro - di ottima qualità, bello e che durerà, piuttosto che 15 per una cosa che dopo una settimana è da buttare.
    Verissimo che vendere libri a 0,99 € ammazza la professionalità di tutti ed equipara il libro, in quanto prodotto culturale, a un paio di ciabatte in plastica dei cinesi (con tutto il rispetto per i cinesi!). Tuttavia bisogna anche essere duri e guardare in faccia la realtà: la gente adesso non ha soldi! Uno può anche essere un appassionato di letture di qualità e amare i libri, ma se non arriva a fine mese col suo stipnedio, che fa? Fa i debiti per comprare un libro? No. Compra quelli da 0,99? Purtroppo. Ovvio, non sto dicendo che tutti quelli che comprano gli 0,99 sono amanti della cultura al verde, ma insomma c'é anche questo punto di vista. Ciao. Firmato: una che ama molto i libri.

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  24. Amo leggere. Amo avere libri in mano e godere della carta sulle dita. Amerei anche la carta dei soldi, se ne avessi. E quindi i libri da 1 euro li compro, e quando vedo le pagine infarcite di errori mi dico "meglio questo che niente". Ma so già che non li rileggerò, perché quella scarsa qualità mi irrita, e tra qualche anno potrò liberarmene senza complessi quando in casa non avrò più posto in cui stiparli. E chissà se allora i libri saranno ancora in vendita. O se io avrò ancora una casa.

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