giovedì 17 gennaio 2013

Libroidi

Martedì 15 gennaio sono stato ospite insieme a Raffaele La Capria e Antonio D'Orrico alla trasmissione radiofonica di RadioRaiTre, condotta da Loredana Lipperini, Fahrenheit. L'argomento era l'invasione dei “libroidi” nelle librerie. Per libroidi si intendono tutti quei libri scritti da persone che appartengono ad altri campi (sport, cinema, tv ecc...) e non prettamente a quelli letterari. La trasmissione potete ascoltarla QUI (se avete trenta minuti liberi), io vorrei però aggiungere qualche pensiero. I tempi della diretta, ovviamente, sono limitati e quindi spesso non si riesce ad approfondire le cose. Trovo l'argomento trattato estremamente interessante e anche molto reale, chiunque non viva su Marte e sia entrato in una libreria di catena negli ultimi anni sa bene qual è la situazione. Ogni volta che mi confronto con qualcuno sulle colpe dei librai (parlo dei librai di catena) o sulle nostre responsabilità noto che la persona con cui sto parlando raramente ha chiaro l'ambiente librario che sì è delineato negli ultimi tempi. La cosa migliore, secondo me, è parlare con le libraie e i librai di catena. Abbiamo visto, in modo repentino e sempre maggiore, venire meno tutte quelle caratteristiche che erano preminenti nel nostro lavoro. La crisi economica, che, insisto, è, prima di tutto, una crisi culturale, ha imposto un ridimensionamento del mercato del libro. Quello che è successo è che per vendere, per non chiudere i battenti, si è preferito puntare sull'aspetto più semplice, quello dei libri facili, molto pubblicizzati o di personaggi famosi. Certo, è vero, in libreria si trovano anche molte autrici e molti autori di qualità. Ma, siamo sinceri, chi ha gli strumenti o il tempo di cercarli? Quanti italiani leggono i giornali o seguono gli inserti culturali? Solo gli appassionati e le appassionate lo fanno ed è con queste persone che noi campiamo. Io stesso non riesco a comprare tutti i quotidiani che vorrei, non posso permettermi di spendere dieci euro al giorno, mi arrangio come posso su internet ma pensate davvero che la mia preparazione interessi, lavorativamente parlando, a qualcuno? Io sono un costo. Non un valore. Quando mi permetto di mettere in discussione le cose (il che, sono sincero, avviene anche troppo spesso) io divento un problema. L'articolo su un giornale, la recensione a un libro, sposta una fetta limitata di mercato. La televisione, invece, influenza buona parte del mercato. Non è una questione di essere snob o meno come invece sostiene D'Orrico. È una questione di essere realisti.
Allora ve lo dico fuori dai denti, amiche e amici, io non mi reputo uno snob, le mie origini, origini delle quali vado estremamente fiero, sono proletarie. In casa mia non ci sono mai stati tanti soldi, per me la cultura e la letteratura sono stati un modo non per riscattarmi, sarei un idiota se pensassi questo, da cosa dovrei riscattarmi? Da un padre meraviglioso che si è spaccato la schiena per farmi vivere dignitosamente? Da una madre che si è sempre preoccupata prima del bene dei suoi figli che del suo? Ma per favore, io non sono, come ancora una volta, in modo un po' ottuso, D'Orrico, stravolgendo il mio pensiero, cerca di far pensare, un elitario. Per me la letteratura è stata salvezza. E non dico altro. I libri sono una parte importantissima della mia vita, per questo mi incavolo tanto. Ognuno è liberissimo di leggere quello che vuole, io non considero le persone che leggono un certo tipo di libri persone poco intelligenti, ancora una volta, se lo facessi, sarei un povero idiota. Conosco persone con molte lauree incapaci di leggere gli sguardi delle persone. Mi trovo molto più a mio agio con persone che non sfoggiano come un trofeo la propria cultura, avere l'opportunità di studiare, anche se oggi non viene più vista come una fortuna o un privilegio, non fa di noi persone migliori. Sicuramente ( ma poi non sempre) ci dà l'opportunità di essere persone preparate e colte ma la bellezza delle persone non viene dalla possibilità o dalla capacità di saper coniugare un verbo. Viene, a mio parere, dalla capacità di non perdere la propria umanità.
Scusatemi ma, come avrete intuito ascoltando la trasmissione, sentir stravolgere in un modo così intellettualmente poco onesto le mie parole mi ha infastidito non poco.
Io sono furioso, e lo ripeto senza paura, perché in questo paese si è persa la grande opportunità di dare una cultura a tutte e tutti. Oggi il mercato librario è spinto da geni del marketing verso la catastrofe. In Italia si legge poco, non si fa quasi nulla per incentivare la lettura, non si dà l'opportunità ai giovani di scoprire e amare la letteratura. Un popolo che non conosce è più facile da comandare.
Oggi, sempre più spesso, gli incontri letterari con nuovi autori o nuove autrici (a meno che non abbiano avuto passaggi televisivi) vanno deserti poi arriva qualche protagonista di Real Time e la sala si riempie. Certo che mi fa comodo vendere libri, secondo questo ragionamento vendere matite, libri o carta igienica per me non fa nessuna differenza. Da libraio io tratto tutti i clienti e tutte le clienti allo stesso modo. Ma posso dispiacermi delle occasioni sprecate? Posso pensare che vorrei tante persone a vedere un autore o un'autrice di qualità piuttosto che vederle pendere dalle labbra di una che sceglie vestiti da un armadio?
E poi se anche chi dovrebbe difendere la cultura si svende alle logiche di mercato che senso ha continuare a fare questo lavoro?

24 commenti:

  1. Caro Marino, ti seguo spesso come sai, anche se non ho ascoltato la trasmissione in radio. Tuttavia, francamente, già l'uso del termine 'libroidi' è molto fastidioso. I libri sono libri e non c'è libro che abbia più dignità di esistere di un un altro; tutti abbiamo la stessa dignità per scrivere, altrimenti attenzione, si fa fuori in un sol colpo un principio fondamentale della libertà d'espressione. Detto questo, leggere la vita, scritta da un giornalista, di un personaggio che magari si ama vedere in pantaloncini tirare calci a un pallone, dal mio punto di vista è un'elevazione della cultura, non un livellamento verso il basso. Molto meglio leggere un libro su Ibrahimovic, che stare lì a insultare i suoi avversari al bar, per capirci, o peggio ancora fare le ronde con gli ultras. In tutta onestà, ripeto anche se non ho ascoltato D'Orrico e se ho in forte antipatia il personaggio (è lo stesso che disse che le donne scrivono peggio degli uomini, se non ricordo male), un po' di snobismo in questa posizione c'è. Intanto perché bisognerebbe avere l'accortezza di non parlare di libri che non si è letto (specie se si è librai), e se invece li si è letti, criticarli puntualmente per il loro contenuto; e in secondo luogo perché si dà per scontato che ciò che non ci piace sia frutto del marketing e di chissà quali politiche di promozione del libro, quando la realtà è semplicemente che ciò che non piace a noi piace a un sacco di altre persone, che hanno i loro canali e i loro passaparola, altrimenti il successo 'long-selling' di Open di Agassi non si potrebbe mai spiegare.

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    1. E Open è un buon libro, di livello decisamente superiore a molti altri. Anche in questo caso ci sono da fare le dovute differenze.

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    2. Attenzione!!!! Il termine libroidi non è mio inoltre qui non si critica (se ascolti la trasmissione è chiaro) il diritto di scrivere o leggere. Si criticano i mezzi che spesso si usano per spingere un libro di un personaggio famoso piuttosto che uno sconosciuto. Le dinamiche librarie sono queste oggi: la casa editrice paga per la vetrina, fa accordi commerciali per avere i libri di certi personaggi in evidenza, in quantità altissime. Questo io critico. Non il diritto della Parietti a scrivere. se c'è qualcuno interessato a leggerla bene altrimenti il suo libro, come quello di tutti gli altri, dopo due mesi va in resa. Ma è indubbio che queste persone partono da ubna posizione avvantaggiata e questo va a discapito del resto della letteratura e va a discapito di case editrici che fanno ricerca e che sempre più spesso non trovano spazio in libreria. Io critico ciò che conosco. Piemme fa una collana che io giudico vergognosa con personaggi famosi che, guarda caso, han tutti scoperto la fede. Devo dire che sono buoni prodotti solo perché vendono? Devo sostenere che il libro di Lapo ha lo stesso valore di un buon saggio o di un buon libro di narrativa? Se non si chiamasse Lapo avrebbe trovato spazio sul mercato? Io credo proprio di no. Io critico la cultura take away e rivendico, da libraio e da lettore, il diritto di farlo. Non per questo mi rifiuto di vendere questi libri. Anzi, succede spesso, purtroppo, che sono costretto a dare evidenza a questo genere di letteratura piuttosto che a letterature in cui credo.

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  2. Ok, allora però ti consiglio di distinguere e di fare i nomi (forse l'hai fatto in trasmissione, non so, ma qui sul post no), altrimenti il discorso è un po' fumoso, mette tutto nello stesso calderone e si presta molto facilmente ad essere frainteso. E in ogni caso è d'uopo prendere posizione contro l'uso del termine libroidi, che ripeto, qualunque sia il livello schifezzistico del libro in questione, è comunque offensivo, a mio parere.

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    1. A me interessa il concetto che ho più volte ribadito, di come si stanno trasformando le librerie e di come si sta trasformando l'idea di cultura in questo paese. Fare i nomi non mi interessa, francamente. In ogni caso credo che sia difficile criticare una posizione senza aver ascoltato le mie parole. Un po' come un libraio non dovrebbe criticare ciò che non conosce, come giustamente hai fatto notare tu.

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    2. http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2013/01/16/lego-del-lettore/

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  3. Marino, io ho criticato il post. Direi che fa testo a sé rispetto alla trasmissione, specie se è stato inteso per chiarire. Se invece non è così, bastava specificare che questo era un post rivolto solo a chi ha ascoltato la trasmissione in radio.

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    1. Ma no Federica, direi che è complementare, l'ho scritto per spiegare la discussione avuta con D'Orrico che ha dato una cattiva interpretazione delle mie parole. Tutto qui. Poi la discussione, soprattutto in campo librario e su questo blog è assolutamente benvenuta. Ognuno ha le sue idee, sarà che ogni giorno vivo la degenerazione delle scelte aziendali e sto diventando insofferente. Da parte mia non c'è nessun desiderio di dire agli altri cosa devono o non devono leggere o pubblicare. Però ho le mie idee e le esprimo. Come tutti.

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  4. Comunque, ora ho ascoltato anche la trasmissione. Il pezzo finale di D'Orrico nei tuoi confronti è brutto, anche perché credo che tu non stessi offendendo proprio nessuno. Su questo sono con te, senz'altro. Ma la tesi di Raffaele La Capria è indifendibile, reazionaria direi. Davvero, quale critica vogliamo difendere? Magari quella che ha fatto sparire le donne per secoli dalla storia della letteratura? Tremenda posizione, che secondo me è direttamente causa dell'allontanamento delle persone dalla lettura; una visione non elitaria, peggio ancora, santuaria e soprattutto tremendamente pallosa della Letteratura con la L maiuscola, ma quando mai. Se c'era gente come Balzac che scriveva sulle rivistucole di gossip dell'epoca, che non è mai stato considerato un letterato mentre viveva, e da morto solo Hugo se n'è ricordato... ed è uno dei più grandi scrittori mai esistiti al mondo.

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    1. Credo che ormai La Capria abbia una certa età :) Io credo di aver compreso il suo punto di vista (quello relativo agli spazi) che in un certo senso condivido, poi penso anche che la letteratura non debba essere elitaria. Ma continuo a pensare che si sia fatta una cattiva cultura di massa tutta indirizzata al guadagno di pochi, purtroppo.

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  5. Caro Marino, purtroppo quello che dici è tutto reale! Si è perso il vero valore della cultura, vista come tu dici come una cosa da vendere, si è persa l'etica della cultura, ecco. Ma il problema è molto più profondo di quello che possiamo immaginare: secondo me il vero problema è il valore, come dici tu, che viene oggi dato ad ogni singolo essere umano: visto più come un burattino indottrinato dalla tele) che deve consumare, consumare e consumare, e ovviamente fa loro comodo che questo consumatore rimanga cieco e non si deve lontanamente chiedere se quello che fa sia giusto o meno, l'importante è che compra e che penda dalle labbra del Dio tv. La vera crisi economica, secondo me, è proprio una crisi di valori, che ovviamente si ripercuote sulla cultura, o almeno su quello che rimane della vera cultura. Spesso mi accorgo che si confonde il termine cultura con moda. E' solo una mia impressione?

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  6. Oh, capitano, mio capitano"!
    Il problema dei libroidi non è il diritto a esistere, quello non lo metterei in discussione, quanto l'enorme pubblicità e risonanza che hanno. Se per un parere su un dato libro devo andare a spulciare riviste impolverate o blog di nicchia, mentre un altro esordisce direttamente in prima serata, è chiaro che non c'è discorso. Basta anche parlarne male, o citarne l'esistenza... è pur sempre pubblicità, e andrà ad aumentarne la popolarità.
    Detto questo, ho parlato senza aver ascoltato la trasmissione, cosa che mi riprometto di fare (anche per capire meglio la tua reazione).

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  7. Non faccio la libraia ma condivido parola per parola. Quante volte sono stata un costo e un problema! Quante volte mi son vista ridere in faccia perché ero troppo colta per chi avevo difronte. E farei pure un distinguo: "la bellezza delle persone non viene dalla possibilità o dalla capacità di saper coniugare un verbo", beh direi che dipende. Il cafone rifatto che avrebbe tutte le possibilità di coniugare i verbi correttamente e non lo fa per arroganza, non ha niente di bello. La persona semplice che davvero non ha potuto studiare, può essere una bella persona anche da sgrammaticata, o avere altri saperi. Liberiamoci dal complesso di sapere troppo, l'arroganza non è la nostra, ma quella di chi pretende che il sapere non serva a "nulla".

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  8. Triste realtà! Quanto sono vere queste tue parole! :(
    Morbidi.

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  9. Non vedo cosa ci sia di sbagliato nel chiamar le cose col loro nome: libroide? perché no? Anche se non rende ancora abbastanza l'idea del tipo di prodotto. Direi allora "librume" (libro+pattume), per stabilire un'analogia, spero non troppo azzardata: "junk food":"junk book"
    Le librerie ne sono stracolme. I librai ne sono oramai così assuefatti che badano solo alla logica del "quando" pubblicato, per stabilire "se" abbia dignità di stare in libreria e il "fino a quando". Filtri? Zero. Proposte al cliente potenziale? Poche e per lo più indotte. Non c'è via di mezzo tra iperspecializzazione e l'accettare un ruolo da "edicolante" (con tutto il rispetto per la categoria, s'intende. Ne conosco alcuni che fanno dell'esposizione dei loro effimeri prodotti un'arte sopraffina). Il discorso è lungo, ovviamente, mentre lo spazio induce a rapido massimalismo. Come di massima è la soluzione che propongo: attivare sinergie! Prendere a modello, per esempio, le strategie dei Gruppi d'acquisto Solidali (intendo quelli più politicizzati). Fare rete, gruppo, suddividere i compiti, le ricerche, il test sui prodotti e la CONTROINFORMAZIONE. Poi ci può pure stare che si venda anche Agassi, perché no? Ma nel frattempo hai fatto circolare un po' di bibliodiversità in più! Se non si inizia da qualche parte, si destinati ad essere sopraffatti dal librume.

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  10. io di solito scappo a gambe levate da libri scritti da chi di professione fa altro e ha raggiunto la fama con quest’altro. Chiaramente tutti fanno altro prima di scrivere, a meno di essere figli di sultani, ma questo canale preferenziale che i cantanti, gli sportivi, i figli di, i comici ecc. hanno è oltremodo irritante per chi tenta con unghie denti e talismani non dico di fare il botto, ma almeno pubblicare in maniera dignitosa. Insomma rosico senza via di ritorno, probabilmente mi perdo qualche capolavoro nascosto, ma considerato che non potrò mai aver tempo per leggere tutto ciò che vorrei, passo la mano e punto su altri nomi. Il resto mi interessa poco, nel senso è chiaro che è tutto un sistema malato, ma non vado mai dietro alla massa, per cui non ho bisogno che un libro sia pubblicizzato per farmi venire la voglia di leggerlo. Ho altri canali e due occhi allenati a frugare. Ma scusate qualcuno ha visto la nuova copertina di TESS DEI D'UBERVILLE Simil 50 sfumature? Anche questo per me è scandaloso, l'accosamento dei due titoli, ho visto i volumi appaiati in una libreria di catena ovviamente. E' tutto molto triste, ma io vado avanti per la mia strada. baci

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    1. @Sandra,
      vuoi dire che ti sei persa, un po' di tempo fa, la nuova edizione di "Cime tempestose" (mi pare fosse quello), con copertina simil-Twilight e la fascetta <> ?! :D

      minty

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    2. Ops, il sistema s'è mangiato il testo della fascetta. Diceva "Il libro preferito da Bella ed Edward"

      minty

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  11. come te la prendi e come ve la prendete calda

    ma secondo voi è un problema di libri, di librerie, di scelte editoriali? non è invece il risultato di una tremenda involuzione culturale? ma dove vivete?

    ma dai, ogni paese ha i libri che si merita, e se noi ne avessimo di diversi non saremmo il paese che in effetti siamo

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  12. Sto facendo il "tour" delle scuole materne comunali in vista dell'iscrizione di mio figlio.
    I libri che vedo nelle aule sono solo volumetti didattici: alfabetiere, paroliere, il mare, il cielo, il bosco, la casa, my best friend.
    Elenchi di parole illustrate che dovrebbero aiutare i bambini a dare un nome agli oggetti del loro mondo.
    Sono libri tristi in aule tristi con visi di maestre tristi.
    Sono felice di comunicarti che, sulle seggioline predisposte nell'"area-lettura", non c'era seduto un solo bambino che tentasse di sfogliare quei libri.
    Ma inevitabilmente penso che la loro strada di futuri lettori non sia rosea, perché non c'è magia, non c'è incanto, non c'è buon gusto estetico in quei testi. E i bambini coglierebbero la differenza.
    Anch'io come te provengo da una famiglia semplice, ma i libri che possedevo erano autentiche meraviglie per gli occhi e il cuore.
    Buon lavoro, un saluto!

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  13. Uhm, non so se ho voglia di ascoltare la trasmissione perché credo che mi farebbe arrabbiare, e ultimamente mi arrabbio troppo spesso. Però condivido in pieno tutto quello che scrivi.

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  14. Consiglio il blog "http://graziekafka.blogspot.it/".
    Nei post "triade" si parla di questi argomenti.

    Ciao.

    Gigi

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