Parto da un pezzo che ho postato sabato
su Cronache dalla libreria (
Tristezza) per fare qualche
considerazione tenendo conto, prima di tutto, dei commenti che si
sono susseguiti ora dopo ora.
Prima però voglio mettere in chiaro un
paio di cose. La prima è che questo non è un pezzo per giustificare
ciò che scrivo sul blog. Io credo che Cronache dalla libreria sia un
blog equilibrato, chi, come me, scrive o aggiorna quotidianamente il
proprio blog sa che non è cosa facile. Trovare continuamente nuovi
spunti per scrivere qualcosa è piuttosto impegnativo, fortunatamente
esiste quello che io definisco un “substrato” culturale in questo
paese che merita grande attenzione e che mi dà l'opportunità di
trovare continui spunti di riflessione. La seconda cosa che vorrei
dire è che, ovviamente, questo non è un post contro qualcuno, in
particolare non è un post contro Claclina che ha dato vita,
attraverso il suo commento, a una serie di considerazioni fra molte
persone che seguono Cronache.
Però credo sia giusto fare un po' di
chiarezza su alcuni punti.
Il pezzo che ho scritto sabato
raccontava di due ragazzi. Uno diceva: “Dodici euro per un libro di
merda!” e l'altro rispondeva: ““Che poi è solo un libro, mica
qualcosa, cioè, qualcosa di importante!” . Chissà perché
l'attenzione si è concentrata sulla frase del primo ragazzo e non su
quella del secondo.
Questo paese vive la cultura come un
peso, l'idea imperante di questi ultimi vent'anni è stata una
cultura di massa che preveda costi zero per un libro (poi non importa
se il libro è un buon libro oppure no), tette e culi in televisione,
soldi pubblici spesi per megacostruzioni o mega imprese, armi, cene
di rappresentanza e molto altro mentre il bene comune, la cultura di
tutti, il nostro patrimonio storico e culturale è stato abbandonato
alla deriva. “Con la cultura non si mangia” ha detto una volta
Tremonti. E, purtroppo, chi si ostina a fare cultura sa bene che
(anche a causa di gente come Tremonti) mangiare con la cultura è
diventato sempre più difficile.
Ora, come avrete avuto modo di leggere
sul mio blog ( e spero che il concetto sia chiaro) io non derido le
clienti e i clienti della libreria. Sarei un idiota se lo facessi.
Cerco sempre di essere il più attento e delicato possibile, non mi
permetterei mai di raccontare vicende legate a clienti fissi, per
esempio, e quando scrivo degli altri cerco sempre di modificare le
situazioni in modo tale che la persona descritta (e mai citata con
nome e cognome) non si riconosca. Quando mi capitano esperienze in
cui ci sono atteggiamenti maleducati li racconto così come sono
perché tutto ha un limite e credo che sia un buon modo per
riflettere sulla nostra quotidianità e su come ci rapportiamo agli
altri. Non ho mai offeso nessuno, alterno riflessioni, scenette e
parlo di libri. Questo blog nasce come un diario ironico in cui non
si ride “di” ma “con”. Se non raccontassi le scenette
divertenti il blog apparirebbe così:
“Buongiorno, posso aiutarla?”
“Sì, sto cercando il Tractatus
logico-philosophicus di Wittgenstein.”
“Certo, eccolo qua. Posso esserle
utile in qualche altro modo?”
“No, grazie. La cassa è di sopra?”
“Sì, vicino all'uscita.”
“Grazie.”
“A lei. Buona giornata!”
Credo che dopo tre post di questo
genere abbandonereste in massa Cronache dalla libreria.
Quando mi succede qualcosa di
divertente non penso: “Mamma mia quanto è ignorante questo!”
Penso: “Grazie! Questa è davvero
carina per il blog.”
Non c'è in me nessuna voglia di
prendere in giro la gente, sono stato vittima di un bullismo
piuttosto feroce quando ero un ragazzino, sarei un povero idiota se
mi prendessi gioco di qualcuno. Nonostante cerchi di trattare i vari
argomenti con il maggior tatto possibile e con delicatezza mi rendo
conto che alcuni scritti possono suonare stonati. Ma siete tutte
persone che hanno letto pagine e pagine del blog. Vi sembra che ci
sia da parte mia l'intenzione di prendere per i fondelli qualcuno?
Ora, permettetemi un passaggio da
scatola cinese.
La settimana scorsa sono quasi stato
investito, mentre attraversavo sulle strisce pedonali, in pieno
centro a Bologna, da una macchina. Sul mio profilo Facebook ho
scritto che il guidatore in questione poteva infilarsi la patente
dove non batte il sole. Risultato? Per un mio contatto Marino Buzzi
soffre di omofobia interiorizzata. Vietato, se sei un omosessuale,
dire la parola culo. Che, attenzione, neppure ho detto fra le altre
cose. Se lo fai hai qualche problema di omofobia interiorizzata. E
stiamo parlando di me, una persona attentissima al linguaggio, che
porta avanti battaglie contro gli stereotipi di ogni tipo, contro i
razzismi, che cerca sempre di essere corretto verso gli altri, un
attivista, da anni, per i diritti omosessuali e delle donne. Non ti
puoi lasciare andare un attimo alla rabbia che subito qualcuno ti
attacca. In questo senso credo che il grosso limite delle tecnologie
sia proprio questo, Facebook ecc... ci spingono ad essere
superficiali. Vediamo una foto e non ci chiediamo se la foto è vera
o no, leggiamo una frase e non guardiamo cosa c'è dietro. È la
tecnologia bellezza e la prendo per quella che è consapevole che la
vita vera è tutta un'altra cosa.
Ma torniamo ai due ragazzi del post.
Io lavoro in libreria tutto il giorno.
I libri sono la mia vita. Leggo in treno, leggo a casa, leggo al
parco, leggo prima di dormire, leggo in ferie, leggo anche quando
vorrei solo accasciarmi a terra e nascondermi la testa fra le
ginocchia. A casa mia, anche grazie all'amore condiviso per i libri
che ha il mio compagno, sembra di stare in libreria. Abbiamo persino
messo tutto in ordine per autore e diviso narrativa dalla saggistica.
I libri sono per le scale, in bagno, dietro il divano, in camera da
letto e il mio unico rimpianto è che non li leggerò mai tutti.
Sentire qualcuno parlare di un libro come di un libro di merda mi
ferisce. Punto. Io non so se questo ragazzo avesse problemi di soldi
oppure no, non lo so io così come non lo può sapere Claclina. Fatto
sta che il suo amico considera i libri come qualcosa di NON
importante. E questo è già abbastanza per me.
E, attraverso questo passaggio, mi
collego ad altri due fattori: il prezzo dei libri e gli stipendi.
Negli ultimi tempi, anche grazie a
politiche portate avanti da alcune case editrici (positive o
negative... ho gia espresso più volte il mio parere), il prezzo di
libri di narrativa è calato. Non dite di no perché sappiamo tutti
che è così. Inoltre, anche se la legge Levi ha limitato e
abbassato gli sconti, basta entrare in libreria per rendersi conto
che ci sono continue campagne promozionali. Non ci credete?
Attualmente la collana Grandi classici della Baldini e Castoldi è in
sconto al 25%, Piemme Bestseller è in sconto al 25%, Einaudi
Tascabile è in sconto al 25%. Fra un po' comincia Mondadori
tascabili e Mulino su tre collane. Da noi sono in sconto i titoli
Donzelli al 15% e una scelta di titoli de Il Saggiatore, inizierà
presto la San Paolo, è appena finita la campagna Sperling Paperback
giusto per citarne una. Per non parlare di tutte le altre campagne
che si fanno durante l'anno. Campagne che si ripetono ogni 3 o 4
mesi. Volete lo sconto sulle novità? A volte i titoli escono
scontati già al 15%. Inoltre ci sono tessere di ogni genere che vi
permettono l'accumulo di sconti. Volete lo sconto immediato su tutto?
Fatevi un giro on line e vedrete tutte le offerte. Il rilegato vi
costa troppo? Solitamente dopo sei mesi trovate già la versione
economica.
Discorso diverso per la saggistica. A
parte alcune collane i prezzi sono ancora consistenti. Però parliamo
un attimo di cosa c'è dietro un libro e permettetemi un altro
esempio (il post sta diventando lunghissimo).
Siete i produttori di un formaggio di
qualità. La mattina vi svegliate alle 4, andate a mungere le Mucche
(avete ancora le mucche che portate al pascolo, non come nella
produzione di massa in cui le povere mucche vengono ingabbiate in una
catena di montaggio e spremute come limoni. Scusate sempre la mia
anima vegetariana e animalista), date inizio al processo di creazione
del formaggio, ci mettete giorni, energie, fatica, investite tempo e
denaro. Poi andate al mercato e vendete il formaggio a 12 euro al kg
e qualcuno vi rimprovera che il vostro formaggio “di merda” costa
troppo.
Ecco, dietro un libro c'è un'idea di
base. Poi c'è un'autrice o un autore che rende possibile il
passaggio dell'idea dalla mente al computer. L'autrice o l'autore in
questione, visto che con i diritti dei libri non si campa (quando hai
quello che molti considerano il “privilegio” di essere pubblicato
perché non sia mai che qualcuno ha delle qualità vere, ha avuto
solo la fortuna di pubblicare o è un privilegiato o è un
raccomandato), i diritti si aggirano intorno al 6% (quando te li
danno), presumibilmente farà un altro lavoro e quindi, per scrivere,
sottrarrà tempo ad altro. Certo scrivere è un piacere e nessuno ti
punta una pistola alla tempia ma qui torniamo sempre al solito
discorso che se fai cultura sono solo fatti tuoi e non vorrai mica
dire che scrivere è uguale ad andare a lavorare in miniera o in
fabbrica, vero? Bene. Se una casa editrice decide di pubblicarti c'è
qualcuno che ti aiuta con l'editing. Poi c'è la stampa, i costi di
distribuzione, la pubblicità. Il libro arriva in libreria e c'è
qualcuno che lo sistema e che lo vende. Dietro a tutti questi
passaggi ci sono delle persone che vanno pagate, ci sono dei costi da
sostenere. Cosa ti fa pensare di essere in diritto di pagare un libro
2 euro e di considerarti comunque un eroe per questo? La cultura è
di tutti? A parte che, diciamocelo, è una gran presa per i fondelli
questa storia della cultura di tutti e basta guardarci in giro per
rendercene conto, se non hai le possibilità economiche, e, purtroppo
molti non le hanno, esistono le biblioteche oppure i negozi di libri
a metà prezzo (molti sono bellissimi, fateci un giro).
E dai costi arrivo allo stipendio
(magari date un'occhiata ai messaggi lasciati al post di sabato).
1000 euro al mese sono pochi. Lo sono
per me che vendo libri e lo sono per l'operaia che costruisce pezzi
meccanici per le macchine. C'è sempre qualcuno che sta peggio, e su
questo non ci piove. Quindi quello che prende 800 euro considera un
privilegiato chi ne guadagna 1000. Chi ne prende 400 considera un
privilegiato uno che ne prende 800, chi ne prende 150 considera un
privilegiato chi ne guadagna 400 e chi non guadagna nulla si rivolge
a chi ne prende 150 dicendo “almeno tu hai 150 euro al mese”.
È una guerra fra poveri e così
facendo non ne usciamo vivi. Chi ha il lavoro contro chi non ce l'ha,
chi comincia a lavorare ora contro chi è in pensione, giovani contro
vecchie così via. Forse si dovrebbe indirizzare la propria rabbia
verso i veri colpevole dello sfacelo che ci circonda.
Ultima considerazione che potrebbe
avere come titolo: “L'invasione degli ultra raccomandati!”.
Siamo il paese delle raccomandazioni,
certo, ma è anche vero che ormai ci è entrata talmente nella testa
che le vediamo ovunque. Io sono entrato in libreria per puro caso. Un
giorno la signora presso cui avevo in affitto una stanza mi ha detto:
“Devo andare in libreria, perché non vieni con me e non porti il
curriculum?”. A quel tempo lavoravo, con contratto Co.Co.Pro.
presso il comune di Ferrara e mi avevano detto da qualche giorno che
non mi avrebbero rinnovato il contratto. Sono andato con Luciana in
libreria, lei mentre parlava con una delle dipendenti le ha fatto
presente che cercavo lavoro, ho consegnato il mio curriculum, la
libraia mi disse che cercavano un magazziniere e che forse ero troppo
qualificato per quel ruolo. Io l'ho guardata e le ho detto che ero
pronto a fare qualsiasi cosa. Lei lo ha consegnato alla direttrice.
Il giorno stesso ho ottenuto un colloquio, ho fatto una buona
impressione alla direttrice, eravamo in quattro candidati, dopo un
mese mi hanno messo alla prova. Prima tre mesi con un contratto di
cui non ricordo la sigla. Mi sono fatto un mazzo tanto, ho fatto una
buona impressione e sono entrato prima a tempo determinato e poi
fisso. Devo considerarmi un raccomandato perché Luciana mi ha
chiesto di accompagnarla in libreria? Nelle librerie della catena per
cui lavoro, che io sappia, non ci sono figli, fratelli, nipoti di.
Qualche anno fa hanno fatto lo stage
formativo nella nostra libreria alcune ragazze che stavano facendo il
corso per le librerie Coop. Ragazze che si sono impegnate, hanno
lavorato, hanno studiato. Fra loro non mi risulta ci fossero sorelle,
cugine, figlie, parenti di.
Evidentemente non basta raccontare la
vita della libreria per essere creduto. Oggi i curriculum che
arrivano, e ne arrivano decine e decine al giorno, vengono messi in
un cassetto in attesa. Non sappiamo quanto durerà questa attesa. Le
librerie (parlo in generale) sono in crisi, stanno chiudendo, le
collaborazioni sono state tagliate, gente molto valida e preparata è
stata messa a casa. Coop e Hoepli hanno messo in cassa integrazione
le libraie e i librai, FNAC, come sapete, sta chiudendo. Le altre
catene non se la passano di certo bene, le piccole librerie
scompaiono nel silenzio. Se non riuscite ad entrare a lavorare in
libreria non è perché c'è qualche raccomandato che vi ruba il
posto di lavoro. È perché il posto di lavoro NON c'è più!
Avete subito un torto? Qualche
raccomandato vi ha rubato il posto? Male, malissimo! Denunciate la
cosa facendo nomi e cognomi. Però, per favore, evitiamo di dire che
ci servono le raccomandazioni per qualsiasi cosa ormai.
Bene è venuto fuori un post
lunghissimo e vi chiedo scusa.
Avevo cose da dire.
E le ho dette.
Marino.