martedì 12 novembre 2013

Amazon, l'editoria italiana, il marketing e Il nulla.

Ne hanno già parlato in tanti, ne parlo anch'io perché in questa storia sono presenti tutte le contraddizioni del mondo del libro. La storia è presto detta, Luca Fadda pubblica un libro, utilizzando il self publishing, dal titolo Il nulla e lo lancia in promozione gratuita su Amazon (dettagli QUI). Il libro scala le classifiche nel giro di pochi giorni. Ip, ip urrà per il Self Publishing, vi vedo già tutte/i lì con il ditino puntato contro di me che mi dite: “Vedi? Maledetto libraio criticone? Vedi che è possibile farcela anche con il Self Publishing?”.
In realtà Il nulla è composto da 345 pagine bianche, Avete capito bene. Ora io non conosco Luca Fadda ma già lo adoro. Gli voglio davvero un gran bene perché ha dimostrato almeno un paio di cose, facciamo tre: la prima è che nessuno controlla, non solo la qualità, ma neppure la forma dei libri che si sponsorizzano su Amazon. E come farebbero del resto? Sono migliaia i testi auto pubblicati in cerca di notorietà (recente anche lo scandalo dei libri a luci rosse poi rimossi). Il secondo è che l'intraprendenza paga. Pubblichi il tuo libro e lo spammi su tutti i siti, prima o poi qualcuno abbocca. La terza cosa, e dal mio punto di vista più importante, è che sono bastati 250 click per far arrivare il libro al primo posto. Questa cosa non funziona solo per il SP. Nella nostra simpatica classifica interna al primo posto (a parte rari casi: vedi Saviano, Camilleri o il Volo quotidiano) speso ai primi posti ci sono libri che hanno venduto dieci o quindici copie. Insomma questo per dire che nell'attuale mondo editoriale tutto è lecito. Diventa sempre più difficile capire se i dati relativi alle vendite sono reali o farlocchi. Tutti hanno una bella fascetta che parla di vendite enormi ma la verità è che a nessuno interessa capire se le vendite sono reali o no. Tempo fa, leggendo un quotidiano locale, davano la notizia di un libro che era balzato ai primi posti delle classifiche a pochi giorni dalla pubblicazione. Poi andavi a vedere la classifica e il libro era sì fra i primi 100 (cosa lodevolissima) ma ben lontano dai primi posti (oltre il settantesimo posto). Evidentemente la casa editrice aveva mandato in giro un comunicato stampa fasullo e il/la giornalista non si era neppure preso/a il disturbo di controllare.
È una questione di onestà intellettuale. Se abbiamo giornalisti che fanno il gioco dei potenti di turno, recensori che prendono soldi per recensire, blogger che accettano gadget dalle case editrici alla fine come si fa ad avere risultati imparziali e obiettivi?
È un castello di carte che tutti spacciano per cemento armato. Mi chiedo quando arriverà una folata di vento abbastanza forte da far volare via tutto.

15 commenti:

  1. Non vorrei dire, ma Luca Fadda ha riciclato un'idea già presente da tempo in libreria e vista proprio in questi giorni: "Tutto quello che gli uomini sanno delle donne". 1,90 euro di pagine bianche. Probabilmente neanche quello è il primo della serie.

    Comunque, che fare? Lasciamo che sia e occupiamoci dei libri belli. Se vuoi un paio di titoli di SP che sono riusciti bene, fai un fischio. Magari possiamo pubblicizzare quelli, no?

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    1. Certo va benissimo. L'idea non è nuova, esistono almeno 3 o 4 titoli sul genere: Tutto quello che la sinistra ha fatto negli ultimi 20 anni, tutto quello che Berlusconi ha fatto in 20 anni di politica oltre al già citato ( e da noi vendutissimo) "Tutto quello che gli uomini sanno delle donne". Il mio non è un attacco al SP ma alle dinamiche di mercato che lo circondano.

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  2. Io davvero non so se abbiamo già toccato il fondo. Forse ancora no. Sinceramente sono sempre più convinto che prima si sfascia tutto, prima si potrà ricostruire qualcosa su altre basi. Prima tra tutte la qualità. Non solo di quello che si scrive ma anche di chi lavora in libreria e nell'editoria. Ormai siamo come un tumore in metastasi: non si riesce più a controllare nulla. E' un voler correre senza sapere esattamente dove. Si naviga a vista ma direi soprattutto che si naviga in una fittissima nebbia, e questo genera molta confusine, demotivazione e senso di sconforto anche in chi nel mestiere ci crede.
    Aggiungo una seconda notizia che riguarda Amazon: in America farà le consegne anche di domenica e le poste americane non hanno potuto dire di no.
    Oramai l'essere umano è in ultima fila ed è un vero peccato e controsenso che sia una parte del mondo dei libri ad esserne il carnefice.

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  3. Beh, chiaro, Amazon misura le performance di ora in ora, a quanto ho capito. A questo servono le campagne promozionali, e per questo molti autori autoprodotti scelgono di dare l'esclusiva ad Amazon (perché senza esclusiva, non hai accesso alle suddette campagne). Criticabile? Certo. Ma lo stesso fanno le librerie di catena, magari su base settimanale e non oraria. Se non altro, la scelta di Amazon ha il pregio di dare visibilità a libri che non potrebbero averne, non necessariamente autoprodotti - perché a vendere migliaia di copie in una settimana, sono spesso i soliti noti o chi può permettersi un certo tipo di promozione.
    Poi, va bene, chi si orienta seguendo le classifiche ci sarà sempre. E' il criterio decisionale che non condivido, non i dettagli con cui esse vengono compilate.

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  4. Una idea simile era un libro che avevo visto qualche anno fa, intitolato "Come vincere al lotto": nella prima pagina c'era scritto "CI VUOLE TANTO CUUUUUULOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!" e proseguiva con un centinaio di pagine di punti esclamativi.

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  5. Mha! Amazon fa il suo lavoro bene, io non lo critico .
    Se il contenuto è scadente va su roba scadente se è buono si pubblicizza "roba buona", peccato che non ci siano prodotti buoni !!! In fondo è un distributore e basta alla fin fine...
    S.

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  6. Onestà? Intellettuale?
    Ma di che parli???

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  7. Avrebbe decisamente più senso fare come nei paesi anglosassoni, dove escono resoconti settimanali delle quantità di copie vendute... vi ricordate il flop epico delllo pseudo-libro di Pippa Middleton?

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    1. Va anche detto che Amazon, nello specifico, riesce a darti consigli personalizzati abbastanza buoni - questa, almeno, la mia esperienza. Può farlo perché traccia tutto ciò che acquisti, o anche solo visiti, e incrocia i dati con clienti con interessi simili. Non è proprio come avere un libraio ferrato sul genere, ma spesso mi sono trovato nei consigli libri che io stesso avevo aggiunto alla lista per altre vie. Questo strumento è molto più efficace di qualunque classifica, poiché si muove nei dintorni di quelli che presumibilmente sono gli interessi del lettore.

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  8. Perseo, scrivi: "Pubblichi il tuo libro e lo spammi su tutti i siti, prima o poi qualcuno abbocca". Ma Luca Fadda non ha fatto così. Non ha "spammato su tutti i siti" il suo "Nulla".
    La cosa, per così dire, è venuta da sé.

    Comizietto: la differenza tra "Tutto ciò che gli uomini sanno delle donne" e "Il nulla" è che chi prende in mano il primo, in libreria, e lo sfoglia, capisce lo scherzo e può, se vuole, condividerlo; chi acquista il secondo, invece, non sa nulla dell'opera finché non l'ha già pagata.
    E questa non è una differenza da poco . mi pare - tra negozio reale e negozio digitale.

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    1. Hai ragione Giulio forse non mi sono spiegato bene, quella parte era più una considerazione personale.

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    2. "chi acquista il secondo, invece, non sa nulla dell'opera finché non l'ha già pagata."

      L'ebook è (anzi, era) gratis, per la cronaca

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  9. Ricorda un po' la provocazione del "buon" Piero Manzoni con la sua m....a d'autore. Partì intenzionato a mettere alla berlina le peripatetiche del mondo dell'arte contemporanea (già allora putrescente) e, involontariamente (?), ne divenne esso stesso protagonista assoluto. Sic transit...
    Lucius

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  10. Io da sempre sono contraria all'autopubblicazione. Insomma, si è vero, farsi pubblicare da un editore oggi è come chiedere la luna, lo ammetto, ma è altrettanto denigrante dire di se stesso "sono bravo" senza che nessuno effettui un controllo o dia un giudizio "pulito e veritiero" sul manoscritto.
    Siamo tutti bravi a dirci che siamo bravi, ma sarà davvero così alla fine?

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