venerdì 28 febbraio 2014

Collega che vai... risposta che trovi!

“Scusa posso sapere quanto tempo ci vorrà per avere questo libro che ho prenotato?”
“Si tratta di un libro di scuola, dobbiamo chiedere al mio collega.”
“Ah no al tuo collega ho già chiesto.”
“E cosa ti ha risposto?”
“Quattro giorni all'incirca.”
“...”
“Pensavo che magari tu mi davi una risposta diversa.”
Guarda la risposta vorrei dartela ma non riguarda il libro però...

Oggi qualche riflessione anche QUI

giovedì 27 febbraio 2014

Il libro della settimana

Colm Tóibín 
Amore in un tempo oscuro
Traduzione Meneghelli
229 p 11 €
Bompiani

 


Nove ritratti di uomini. Uomini che hanno pagato per il proprio orientamento sessuale, che sono diventati simboli, in alcuni casi immortali. Nove persone che hanno vissuto in tempi e luoghi diversi, l'omosessualità il filo conduttore delle loro storie. Un libro per comprendere meglio le vite di queste persone ma non solo. Da sfondo, ad ognuna di queste storie, c'è una società che esclude, che incolpa, che accusa, che distrugge. Vite che si ripetono con il passare degli anni, anime che rimangono immortali nell'immaginario collettivo. Perché c'è ancora bisogno di dirsi, perché c'è ancora bisogno di capire e di lottare.

mercoledì 26 febbraio 2014

Ritratti



“Scusa hai un libro su quel pittore di cui stanno facendo la mostra adesso a Bologna?”
“Vermeer,”
“Eh sì lui, qualcosa con quel quadro…”
“Ragazza col turbante.”
“Mmmm non si chiamava così però!”
“Molti lo conoscono come Ragazza con l’orecchino di perla.”
“Eh quello!”
Faccio vedere al signore diversi libri poi, mentre se ne va, lo sento bofonchiare tra sé:
“Ma cosa dice quello? Il quadro si chiama ragazza con l’orecchino di perla… ma quale turbante!”
Io a dire il vero lo chiamo: “Ritratto di Scarlett Johansson con la pelle screpolata!”

Oggi c'è anche l'intervista per il blog Gli amanti dei libri: QUI

martedì 25 febbraio 2014

Carriera (auto)stroncata



“Ma tu non vorresti fare carriera all’interno dell’azienda?”
“A dire il vero l’unica cosa che mi interessa è fare bene il mio lavoro, continuare a crescere come persona e come libraio il che non coincide necessariamente con il  fare carriera. Mi accontenterei di poter fare serenamente il mio lavoro.”
Discorso chiuso.

lunedì 24 febbraio 2014

Se un pomeriggio d'inverno un pendolare

Salgo a fatica sul solito treno del venerdì sera, stipato di lavoratori e lavoratrici pendolari, stanchi/e di una settimana che per me finirà martedì prossimo visto che il commercio non conosce riposo, che siamo sempre tutti di corsa, che occorre comprare anche la domenica. Cerco un angolo, rassegnato, per fare l'ennesimo viaggio in piedi, la latrina del treno è rotta, c'è un pesante tanfo d'urina, il pavimento è bagnato. Non ci pensare, mi dico, non ci pensare. Sono solo venti minuti di viaggio. Venti minuti che diventano quaranta al giorno, e spesso si triplicano quando i treni sono in ritardo per scioperi, perché le carrozze sono state preparate in ritardo, per rotture varie o perché qualcuno ha deciso di buttarcisi sotto, perché forse non sopportava più il peso della vita o voleva semplicemente farla finita. Trovo il mio angolo cercando di dare meno fastidio possibile agli altri passeggeri, sono triste oggi, non ci posso fare niente. Davanti a me c'è una signora che mi guarda come se le stessi rubando l'aria, a fianco a me un ragazzo che ogni tre secondi si assicura che il suo pene sia ancora al suo posto. Il treno parte e io, che di solito mi proteggo dal mondo piantando gli occhi su un libro e sparandomi nelle orecchie qualche insulsa canzone commerciale, sono certo che non penserò a nulla. Sono troppo stanco e anche un po' amareggiato per pensare, l'unica cosa che voglio è staccare la spina.
E invece eccola la mia riflessione, mi investe come una slavina ma non mi fa male, mi fa sorridere. Ci sono un ragazzo e una ragazza, appoggiati l'uno accanto all'altra, non si conoscono, guardandoli così penso che avranno più o meno la stessa età. Leggono entrambi ma lo fanno in modo completamente diverso. Il ragazzo ha in mano un lettore ebook di ultima generazione, un oggettino davvero interessante, ci stanno tutti i libri del mondo lì dentro e non ti occupano spazio fisico. Il ragazzo scorre le pagine con il dito, l'intensità della sua lettura è identica a quella della ragazza ma la prima cosa che mi viene in mente è che non riesco a vedere il titolo del libro. Per sapere cosa sta leggendo quel ragazzo, io che sono malato e libraio, dovrei chiederglielo, interrompere la sua lettura, sconfiggere la mia timidezza, disturbarlo e forse lui sarebbe pure gentile nel rispondermi ma spezzerei l'incanto della sua lettura. Poi penso a una cosa che avevo letto on line, un mio contatto su Facebook, mi sembra, perché sarò pure un libraio solitario e rompiscatole, ma la tecnologia la uso pure io. Quel contatto mi aveva fatto notare che l'ebook è comodo, certo, ma non potrebbe (non per ora almeno) riprodurre, per esempio, la magia di un libro pop-up.
La ragazza invece tiene in mano un libro cartaceo, è un vecchio libro con le pagine ingiallite, le sfoglia lentamente, inconsciamente penso si tratti del Piccolo principe, non so perché, ho visto una vecchia edizione e il primo titolo che mi è venuto in mente è stato quello. Mi sono spostato un po' a sinistra per scorgere la copertina con la signora di prima che continuava a guardarmi come se il suo viaggiare scomoda e in piedi fosse colpa mia. Non era il piccolo principe, era Il signore delle mosche di William Golding, una vecchissima edizione e ancora una volta mi sono ritrovato a fare due riflessioni. La prima è che questa società è piena di aerei che cadono e di isole deserte. La seconda mi ha riportato a uno stato più intimo e per quel pensiero sono stato grato a quella ragazza che non conosco ma della quale conosco una delle letture. Il suo libro era così vecchio e malridotto che ho pensato lo avesse acquistato in una bancarella o, magari, trovato in un angolo polveroso della casa o ancora lo aveva ricevuto in regalo o in eredità.
Ed ecco la seconda riflessione: i libri sono un lascito alle nuove generazioni. Sono un lascito culturale e materiale. Ho pensato ai libri che ho ricevuto in eredità da parte di persone che ora non esistono più. È rimasto il loro ricordo, sono rimasti i loro libri. Carta ingiallita, copertine consumate, piccoli appunti a margine di momenti che non ho mai vissuto, sottolineature garbate e chissà cosa hanno significato quelle frasi per quelle persone che hanno fatto parte di una vita prima della mia.
I libri sono un lascito.
Ed io sono un feticista. Non c'è che dire. Ho bisogno di sentirla addosso la carta, di vedere i libri sugli scaffali, per terra, ammucchiati sul tavolo, negli angoli, con la gatta che ci dorme sopra. E ho pensato che se sono vivo lo devo anche alle tante storie che ho trovato nei libri, quelle storie che hanno fatto di un ragazzo fragile un uomo forse insicuro e apprensivo ma con la consapevolezza di aver appreso qualcosa da qualcuno che un bel giorno ha deciso di riversare il proprio mondo su una pagina.
Non è una gara fra ebook o libro cartaceo, lascio queste cose ai cultori delle guerre e delle contrapposizioni. Non ho nulla contro l'ebook, non lo considero il male.
Ma l'ebook non lascia un'eredità emozionale, non è isola di carta, non ha odore o consistenza.
I due ragazzi hanno continuato a leggere i loro libri.
Non saprò mai cosa stava leggendo lui.

venerdì 21 febbraio 2014

Sfumature

"Scusi ha le 500 sfumature di grigio?"
Si sono di sopra accanto alle mille sfumature di rosso e alle millecinquescento di nero...

giovedì 20 febbraio 2014

Libraio è:



Dover ascoltare cose di cui non ti importa un fico secco perché la cliente sta parlando al telefono, urlando, alle tue spalle.

mercoledì 19 febbraio 2014

A nessuno frega niente dell'economia!



“Il settore di economia?”
Buongiorno no eh?
“Buongiorno, è  in quella parete, subito dopo la scala.”
“E certo perché non la mettete nel bagno mentre ci siete! A nessuno frega niente dell'economia?”
E se ne va indignato.
Ma dici a me? Ma dici a me? ... Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Eh, Non ci sono che io qui. Di', ma con chi credi di parlare tu? Ah si è e, va bene...

martedì 18 febbraio 2014

Non si sa mai



Quando telefonate in libreria risponde, immediatamente, la segreteria con una voce registrata.
La voce ha un tono cordiale e ripete, di continuo, in italiano e in inglese,  la frase:
“Buongiorno, i nostri orari sono: dal lunedì al sabato dalle 9 alle 20 e la domenica dalle 10 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 20.00”
Rispondo dopo un minuti (ho fila al punto informazioni)
“Si buongiorno volevo sapere i vostri orari di apertura…”
Voglia di certezze tesoro?