- Dover prendere il treno ogni santissimo giorno
- La gente che si accalca davanti alla porta nel periodo scolastico e, appena apri le porte, comincia a correre per arrivare prima a prendere il numerino
- Sentirsi dire che “secondo i metri lineari e gli incassi” siamo troppi quando hai passato otto ore a correre da un settore all'altro per coprire buchi e servire clienti
- I libri di attori, cantanti, ex qualcosa che sai che non sono stati scritti da loro ma, guarda un po', sulla copertina c'è proprio il loro nome...
- Clienti che iniziano la frase dicendo: “Sono qui da mezz'ora” e in realtà sono appena entrati in libreria
- Le fascette dei libri (davvero, basta!)
- Le classifiche dei libri (Voglio il numero delle copie vendute accanto al numero della classifica, i numeri VERI non quelli fasulli)
- Le vetrine comprate
- Gli spazi in vendita
- Le snervanti campagne promozionali (libri in sconto 360 giorni altro che legge Levi)
- Gente che ti dice: “Se non mi fai lo sconto vado da un'altra parte”
- Il marketing
- Quelli che ti dicono che bisogna crederci e poi, quando ci credi, fanno di tutto per demolirti
- I libri su come guarire i gay ( o come essere sottomesse)
- Quelli che ti dicono: “Che bel lavoro, chissà quanti libri leggerai!”. Ecco, no, leggevo molto di più quando facevo il cuoco.
- Gente che urla al cellulare
- Quella brutta sensazione che ti spinge a pensare che il tuo lavoro, presto, sparirà
- La coda fuori dal negozio che vende costosi articoli tecnologici e il sentirsi dire “questo libro costa troppo però!” e magari è un libro da nove euro
- Ore 16 e ore 17 (non passano mai)
- Clienti che in arrivano in cassa, vedono che hai venti persone da servire e siete solo in due, passano davanti a tutti, pretendono di essere serviti subito e quando chiedi gentilmente di attendere un attimo mandano mail in sede lamentandosi della maleducazione. E, ovviamente, è colpa tua.
martedì 30 settembre 2014
Cose che non amo più del mio lavoro
lunedì 29 settembre 2014
Cose che amo ancora del mio lavoro
Due post in due giorni diversi. Mi sono
guardato dentro e ho tirato le somme. Nel primo mi chiedo: “Cosa
amo ancora di questo lavoro?” e nel secondo: “Cosa non amo più
di questo lavoro?”.
Le risposte sono state meno scontate di
quel che pensavo.
- L'odore dei libri
- Il desiderio di sistemare un libro fuori posto (non solo nella mia libreria)
- Togliere la polvere dai libri
- Lo sguardo felice di chi cerca un libro da tempo e, finalmente, lo trova
- Vedere ristampato un vecchio libro fuori catalogo
- Le persone che rispondono al mio “buongiorno" o “buonasera” anche solo con un sorriso
- I cani che accompagnano i loro umani in libreria
- La pausa caffè (ora diventata pausa caffè d'orzo a causa della gastrite)
- Le persone che tornano e dicono: “Ho letto il libro che mi hai consigliato, bellissimo”
- I piccoli momenti di solitudine libraria
- Le battute con i colleghi
- I clienti che passano il loro tempo a scegliere i libri
- Il mio settore QUEER
- Le proposte dei librai
- le chicche che ancora capita di avere in libreria
- la potenza della letteratura
- i clienti che comprano libri per i propri figli, nipoti, figli di amici ecc...
- Le piccole menti curiose che chiedono di avere un libro in regalo
- Gli Adelphi, i Bollati Boringhieri, i Guanda, i Neri Pozza, i Garzanti, i Tunuè, i Saggiatore, i Sellerio e le tante case editrici, grandi o piccole, che non posso citare per motivi di tempo e spazio
- La passione che, in certi momenti, riesco ancora a sentire.
giovedì 25 settembre 2014
Le cose della vita
Io sono fatto così.
Per chiudere i conti col passato ho
bisogno di scrivere, ho bisogno di tempo per analizzare, sezionare,
studiare, capire, accettare. Faccio così anche con il dolore. Di
solito quando mi succede qualcosa di molto brutto mi chiudo in me
stesso, cerco un angolo di mondo in cui rannicchiarmi, mi lecco le
ferite e poi, dopo che il cuore è scoppiato e che i brividi hanno
lasciato il mio corpo, la parte razionale di me si fa avanti e
analizza la cosa. La passa al microscopio, cerca le cause, elabora
una possibile spiegazione e poi archivia e dimentica.
È un post molto difficile, lo ammetto.
La prima cosa che mi sento di dire è
che non sono una brava persona.
Sono un essere umano con i suoi pregi e
i suoi difetti, non voglio passare per il “giusto” o il “santo”,
ho fatto degli errori, ho provato sensazioni molto brutte, ho fatto
pensieri terribili. E la consapevolezza finale è che le cose sono
andate come sono andate. Punto. Che non si torna indietro e non si
piange sul latte versato, che ho fatto delle scelte, giuste o
sbagliate che fossero, le ho fatte. Mi assumo tutta la responsabilità
di queste scelte.
Parliamo di Sedici anni, il libro che
ormai dal 2012 mi fa dannare e che ho deciso, almeno per il momento,
di rimettere nel cassetto. È un libro a cui tengo moltissimo ma che
non ha trovato, per ora, mercato. Per mia scelta, principalmente, ma
anche per scelte che non dipendono da me.
Innanzitutto devo dire che avevo
l'opportunità di pubblicarlo con la casa editrice con cui ho
pubblicato il mio precedente libro. Sembrava andare tutto bene, avevo
un ottimo rapporto con lo staff, Un altro best seller, tutto sommato,
era andato abbastanza bene. Chi è nel mondo dell'editoria sa che
tutto questo è molto difficile da trovare. Io, dopo aver insistito
per avere conferme sulla pubblicazione o meno del libro, ho
cominciato a guardarmi intorno. Per farla breve la risposta
(positiva) alla pubblicazione è arrivata e io ho deciso di
rischiare, di fare un salto nel vuoto, di provare altre strade. Ho
scritto una lettera di scuse, sentendomi una vera merda perché
sapevo che c'era gente che si era spesa in prima persona per me,
rifiutando, dopo che avevo insistito per mesi per avere una risposta
positiva, la pubblicazione. Non l'hanno presa bene, la persona con
cui mi relazionavo ha chiuso i rapporti, improvvisamente il cordiale
rapporto è diventato di ghiaccio. Forse se qualcuno mi avesse
aiutato a fare chiarezza, se mi avessero mostrato una strada
alternativa, non avrei fatto questa scelta ma l'ho fatta. È stata
una MIA scelta e ne ho pagato le conseguenze. Punto. I rapporti si
sono deteriorati in fretta e su questa vicenda, che trovo triste
nonostante tutto e di cui mi dispiace più di quel che posso dire, non aggiungo altro.
Sedici anni ha proseguito poi il suo
percorso finendo fra le mani di un editore piuttosto grosso che ha
definito il finale “inadatto” perché “senza speranze”. Il
protagonista del mio romanzo è un ragazzo di sedici anni obeso, che
porta spessi occhiali, che viene preso per il culo dalla mattina alla
sera, che ha problemi a casa. È un libro sul bullismo. Cavolo.
L'unica possibilità per la pubblicazione era quella di cambiare il
finale. Ho detto di no, per la seconda volta. Un errore gravissimo in
campo editoriale perché certe occasioni andrebbero prese al volo. Ma
non io, ehi, non Marino (perché sono un coglione che vive nel mondo
dell'utopia e buonanotte al secchio). Il problema è che in questo
libro ci credo così tanto da aver sperato in altre opportunità. E
infatti una terza opportunità è arrivata. Quando mi hanno
telefonato per dirmi che il libro sarebbe uscito con una casa
editrice importante del panorama letterario italiano, una casa
editrice che continuo a stimare molto, ho riso come un bambino. Era
gioia pura quella che provavo? Sì, era gioia. Ho chiamato mamma, e
mia sorella, il mio compagno, le mie amiche e i miei amici più cari,
ho abbracciato ogni singolo collega. Era il mio momento, eccolo qua,
aspettato per anni, cercato disperatamente, il mio momento. La mia
occasione, mi sono detto, per dimostrare qualcosa.
Per due settimane ho vissuto il sogno,
gustato ogni attimo, mi sono scoperto persino ottimista.
Poi è arrivata l'altra telefonata,
stavo andando con il mio compagno a fare l'aperitivo. “Gira la
macchina e portami a casa” gli ho detto.
Avevano cambiato idea.
Alla fine si sono tutti arresi. Un buon
libro, uno dei tanti, che però non ha mercato.
Può sembrare esagerato ma questo sogno
è dall'età di tredici anni che lo inseguo. E mi sono sempre sentito
inadeguato alla scrittura, mi sono sempre sentito troppo “piccolo”
per l'editoria. Io che sogno di scrivere come McCarthy o McEwan mi
trovo improvvisamente in un mercato editoriale molto strano, che non
si fida dei suoi lettori e nemmeno dei suoi scrittori mi viene da
pensare.
Dentro di me è crollato un castello di
carte ma la mia reazione non è stata quella che mi aspettavo. Sono
tornato, paradossalmente a credere nella scrittura, ho abbandonato
l'idea di “successo”, mi sono liberato da un'ossessione.
Ho ricominciato a scrivere.
lunedì 22 settembre 2014
Il concetto di tempo
Ore 9:00 apertura porte.
Ore 9:01 entrata clienti (una
trentina).
Disposizione fila acquisti, fila
vendita, ritiro prenotazioni (con priorità).
Ore 9:07, cliente con prenotazione:
“Mi scusi posso avere il mio libro?
Sono qui da ORE!”
Tesoro hai passato la notte fuori
dalla libreria?
giovedì 18 settembre 2014
Il secondo giorno di scuola
“Buongiorno io una settimana fa ho
prenotato dieci libri scolastici.”
“Sì.”
“Ne ho ritirati nove, ne manca ancora
uno.”
“Ha il numero della prenotazione
signora?”
“Sì.”
“Bene controllo.”
Guardo a computer.
“Manca ancora il libro di
educazione fisica, abbiamo una consegna domani.”
“Guardi mio figlio rischia di
prendere una nota sarà meglio per lei che il libro domani arrivi!”
Suo figlio rischia una nota perché
non ha ancora il libro di educazione fisica il secondo giorno di
scuola? Ai miei tempi ci facevano correre intorno a un campo. Anche
se io preferivo stare a bordo campo a leggere romanzi. Certo che i
professori di educazione fisica non sono più quelli di una volta...
martedì 16 settembre 2014
Clienti esigenti
“Libreria... buongiorno sono Marino.”
“Pronto buongiorno senta io avrei
bisogno di una cortesia, le dico per telefono quindici titoli, lei me
li mette da parte e poi quando arrivo in libreria ne scelgo uno, va
bene?”
Le preparo anche un tè con dei
biscottini e quando arriva le faccio anche un bel massaggio ai piedi,
va bene?
lunedì 15 settembre 2014
Edi...che?
“Scusi ha Edipico re?”
Quale? L'opera che fa parte del
ciclo TIBETANO?
giovedì 11 settembre 2014
Noi non vendiamo quel libro: Librai eroi o di parte?
È di questi giorni la notizia che
molti librai indipendenti francesi hanno preso le distanze dal libro
della ex Première Dame Valérie Treirwieller esponendo cartelli che
invitano a leggere Balzac e Dumas (l'articolo, uno dei tanti, è
QUI). La notizia è rimpallata da sito a sito, da pagina Facebook a
pagina Facebook e si sono aperte interessanti discussioni. Come
sapete ho sempre criticato un certo mercato fatto solo di Marketing e
Gossip ma, guardando ai colleghi francesi, mi chiedo: è giusto
rifiutarsi di vendere un libro perché considerato spazzatura? Due
considerazioni veloci. La prima è che i librai indipendenti (che
sono sempre meno purtroppo e che pagano direttamente sulle proprie
spalle la mancanza di lettori e lettrici e la decadenza di un certo
mercato) possono scegliere cosa vendere. Noi librai di catena no. Ed
è anche per questo che molte persone (qualcuna in modo un po' snob e
acidello a dire il vero) non ci considera degni di essere considerati
Librai. La seconda considerazione che mi viene da fare è: questi
librai hanno venduto, che so, best sellers come Le 50 sfumature? Se
sì allora il problema è squisitamente politico. Perché non vendere
il libro vendetta della Treirwieller e vendere invece i tanti libri
fotocopia, semipornografici, voyeristi, assolutamente privi di idee
che affollano le nostre librerie? Perché considerano quel libro
spazzatura e quindi non degno di essere venduto e gli altri che
entrano in libreria invece sì?
La questione è annosa e non è nata di
certo oggi. Dovrei quindi rifiutarmi di vendere Fabio Volo perché
non lo trovo un bravo scrittore? Dovrei rifiutarmi di tenere
determinate case editrici perché le considero scarse? E chi dice che
i miei gusti di libraio coincidano con quelli dei lettori?
Uno si fa il proprio giro di clienti,
mi direte, il che potrebbe valere per una libreria molto piccola che,
magari, proprio puntando sulla specificità di alcuni titoli potrebbe
salvarsi dalla crisi. Non vale di certo per noi con clienti di ogni
genere, da quello fidelizzato a quello di passaggio, da quello con
gusti molto raffinati a quello che vuol leggere testi “leggeri”.
La capisco la tentazione di dire: “Il
mercato è così perché voi non vi siete opposti” ma credo anche
che non sia del tutto vero.
Innanzitutto noi siamo dei
commercianti, campiamo vendendo libri in un paese in cui i lettori
forti sono stimati intorno (intorno, qualcuno dice meno) al 4%. Se mi
rifiutassi di vendere Volo probabilmente chiuderei nel giro di due
giorni perché per noi fa differenza anche un singolo libro venduto.
Dal punto di vista squisitamente personale non mi fa piacere vedere
la libreria inondata di titoli fotocopia ma, alla fine, chi sono io
per dire cosa devono leggere gli altri? I libri arrivano, alcuni
vanno bene, altri tornano ai magazzini nella quantità in cui sono
arrivati. È il lettore che sceglie cosa vendere. E certo alcune case
editrici ci considerano pecoroni che leggono qualsiasi cosa, e certo
le fascette e il marketing incidono e certo, noi NON librai di catena
siamo brutti e cattivi (tranne me, io sono bello e cattivo) ma, MA,
deresponsabilizzare il lettore dando per scontato che siano tutti
zombie che afferrano la prima cosa che vedono non è giusto. Il
lettore sceglie cosa leggere così come lo spettatore sceglie cosa
andare a vedere al cinema, a teatro, in TV. E, per inciso, se dovessi
tenere in libreria solo le cose che per me valgono (e comunque sarei
un idiota pieno di me se non ammettessi che è impossibile conoscere
TUTTI i libri che escono e quindi valutarne la qualità) avrei
pochissimi titoli pubblicati negli ultimi 30 anni. È una discussione
che si ripete ogni qual volta qualcuno tira fuori il discorso della
qualità del libro. Mi dicono i lettori veri acquistano on line. Bene
andiamo a vedere le classifiche dei maggiori siti di letteratura on
line: su IBS le prime dieci posizioni sono occupate da: Follet,
Maston, Camilleri, Green, Zusak, Camilleri, Recalcati, reichs,
Costantini e Carofiglio. La classifica delle nostre librerie non si
discosta molto. Amazon ha nei primi dieci titoli moltissimi libri di
testo (così giusto per dire). Non vedo Balzac, non vedo Dumas ma
nemmeno Tolstoj, la Woolf, Calvino, Ariosto o Burroughs. Insomma il
mercato è quello che è, non si risolve rifiutandosi di vendere un
singolo libro, questa cosa sa molto di presa di posizione politica.
Come se io mi rifiutassi di vendere un libro di Berlusconi perché
non condivido le sue idee (e neppure tutto il resto a dire il vero).
E, di nuovo, la domanda principale è: qual è il ruolo del libraio?
Quello dell'editore? E quello del lettore?
lunedì 8 settembre 2014
Il cliente della settimana
Il premio per il miglior cliente della
settimana va al ragazzino che per pagare un libro ha tirato fuori un
sacchetto di monetine da piccoli e piccolissimi pezzi mentre i suoi
amici se la ghignavano alle sue spalle e io rischiavo un tracollo
nervoso. Però era simpatico e alla fine ci siamo fatti due risate.
mercoledì 3 settembre 2014
Discariche
Un ragazzo si avvicina al banco:
“Scusa vorrei vendere questi libri di
scuola.”
Il collega li controlla.
“Mi spiace, sono tutte vecchie
edizioni non sono più utilizzate a scuola, non ci servono.”
“Ah, ok, avete una discarica per i
libri da buttare?”
Tesoro ce la stanno costruendo dietro,
nel magazzino, al momento abbiamo i gabbiani che si stanno
esercitando...
lunedì 1 settembre 2014
Il concetto di libro usato
“Buongiorno, vorrei vedere se ci sono
dei libri usati fra questi.”
La signora mi consegna una lista di
libri scolastici, vado in magazzino, raccolgo i libri usati che trovo
e li porto alla signora. Lei comincia a sfogliarli uno a uno e dopo
venti minuti, con fare indignato:
“Ma questi libri non sono in ottimo
stato!”
“Sono libri usati signora.”
“Sì ma alcuni sono sottolineati,
altri sciupati, guardi questo ha la copertina con una piega!”
“...”
“Sono libri rovinati!”
“Signora, ribadisco, sono libri usati. È ovvio che possano esserci delle sottolineature. Se vuole i
libri puliti posso portarle quelli nuovi!”
“Ma guardi questi libri dovreste
venderli all'80% di sconto!”
E certo mo te li regaliamo!
Facciamo un ripassino: dicesi libri
usati libri che sono stati USATI!
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