1 Dicembre, Giornata mondiale contro
l'AIDS. Ogni anno lo ricordo, è un po' il mio appuntamento fisso. I
motivi li ho già spiegati. Chi è nato, come me, alla fine degli
anni settanta e ha vissuto la propria infanzia negli anni ottanta ( o
negli anni ottanta era adolescente o adulto) sa cosa abbia
significato crescere con il terrore dell'HIV. Campagne pubblicitarie
sbagliate in cui le persone affette dal virus venivano individuate
con un alone viola e evitate come appestate, la vergognosa campagna
antigay portata avanti dalla chiesa e dalla politica, la
disinformazione. L'HIV era una peste che Dio aveva mandato in terra
per punire tossicodipendente, prostitute e omosessuali, Sodoma e
Gomorra stavano crollando. L'opinione pubblica cominciò ad avere una
visione corretta del virus solo quando la diffusione riguardò anche
le persone eterosessuali. Sono stati fatti passi da gigante in campo
medico, oggi l'HIV non fa più paura, ma una soluzione ancora non
c'è. Forse perché davvero non si è ancora trovata o forse perché
non la si vuole trovare a causa degli interessi delle case
farmaceutiche. Non voglio scadere in ipotesi di complotto ma i soldi
possono tutto purtroppo. Paradossalmente, però, anche se si muore di
meno HIV e AIDS sono ancora ben presenti nella società. Anzi sono in
diffusione, si fa sempre meno informazione, non si parla in modo
corretto di sessualità, quando si cerca di portare avanti dei
progetti di educazione sessuale e sentimentale nelle scuole si
muovono subito gruppi di estremisti che cercano di boicottare,
attraverso la disinformazione, ogni forma di educazione. Meglio figli
e figlie malati che informati. Negli ultimi tempi, però, in America
sta accadendo una cosa molto positiva. È in corso una rielaborazione
di quei terribili anni in cui le persone affette dal virus non solo
venivano discriminate ma morivano senza che nessuno potesse far
nulla. La rielaborazione avviene soprattutto attraverso il cinema e
la televisione. In Italia, invece, come al solito, questa cosa non è
accaduta. Non si parla di AIDS se non il 1 dicembre, nessuno osa
criticare apertamente l'atteggiamento della chiesa in quegli anni,
nessuno pretende che si chieda perdono alle tante persone coinvolte.
Purtroppo neppure il mondo della
cultura sta facendo nulla per aiutare a ricordare, e mi rivolgo
soprattutto alle scrittrici e agli scrittori della mia generazione,
forse troppo attenti al successo editoriale e poco alle problematiche
sociali. In questo paese ci sono scrittrici e scrittori impegnati per
fortuna ma quelli “giovani” (mi perdonino tutte/i non so come
altro distinguere) sono davvero pochi.
In campo
cinematografico mi sento di consigliarvi: Una gelata precoce,
film del 1985; Che mi dici di Willy? Film del 1990, ambientato
nel 1981. Vi segnalo anche Notti selvagge anche se a me il
film non è piaciuto, è del 1992. Il grande freddo (o Guerra
al virus “And the Band Played On”)
film per la televisione del 1993. Philadelphia
forse uno dei film più conosciuti sul tema, è del 1993. Il
bellissimo Jeffrey del
1995; Angels in America
film per la televisione del 2003; I testimoni,
film francese del 2007 (che non ho amato particolarmente). Più
recenti sono Dallas Buyers Club
(premio oscar per McConaughey come migliore attore protagonista e per
Jared Leto come miglior attore non protagonista) e, soprattutto, il
meraviglioso The Normal Heart con
una strepitosa Julia Roberts e un grandissimo Mark Ruffalo. È un
film davvero toccante che spiega benissimo i meccanismi sia da un
punto di vista della ricerca (spiegati molto bene anche in Dallas
Buyers Club) sia dal punto di vista dell'impatto emotivo.
Sul
fronte saggi letterari vi segnalo: Maga Giovanni. AIDS
La verità negata,
Il Pensiero scientifico editore; Agnoletto Vittorio e Gnetti Carlo
AIDS. Lo scandalo del vaccino
italiano,
Feltrinelli; Pieracci Matteo AIDS.
Le storie, i personaggi, i film,
Falsopiano editore; Vivere la
sieropositività. I giovani, la comunità, l'AIDS,
Liguori editore.
Narrativa:
Michael Cunningham, Le Ore,
Bompiani (Ma anche in Una casa
alla fine del mondo);
Charlotte Valandrey, Il mio cuore
sconosciuto,
Longanesi; Banana Yoshimoto, Sly,
Feltrinelli. Ha scritto molto sul tema anche Hervé Guibert morto di
AIDS nel 1991 ma le sue opere sul tema, in italiano, temo non siano
più disponibili. Peccato anche per Sangue Dannato di Bergamini non
più in catalogo. Di narrativa sull'argomento ce n'è a volontà, ho
citato solo qualche titolo.
Colgo
l'occasione per fare gli auguri a mia nipote Cecilia che oggi compie
20 anni. La sua nascita, proprio il 1 dicembre, è stata, per me, un
simbolo di speranza.
Ricordo perfettamente, avendo qualche lustro più' di te, quel che disse Carlo Donat-Cattin (esponente della SINISTRA DC) a proposito della diffusione del morbo :" Per certa gente, la festa è finita!"
RispondiEliminaIo sono poco più grande di tua nipote ed è triste vedere quanta disinformazione c'è tra i miei coetanei...
RispondiEliminaIn pochi conosciamo "Jeffrey", temo. Un film incredibilmente sincero e tenero (e divertente!) sull'AIDS e su ciò che voleva dire l'amore tra omosessuali negli anni della grande paura del virus...
RispondiEliminaAuguri a Cecilia ^^
L'ultimo abbraccio - Our Sons (1991)
RispondiEliminaAmici per sempre - The Cure (1995)
USIAMO IL PRESERVATIVO!
RispondiEliminaEcco la parola tabù. Pure oggi, e se non sbaglio, pure tra chi ha comportamenti a rischio, indipendentemente dall'orientamento. Come per la contraccezione, purtroppo, meglio concepire figli per caso senza volerli che assumersi le responsabilità della propria sessualità, nei confronti della nostra vita e di quella degli altri, figli inclusi.
Comunque, meno male che se ne è fatta di strada ricordo quando a scuola un compagno parlava della "malattia degli omossessuali" e a me sembrò del tutto illogico: posto che non esistono differenze fisiche o tantomeno genetiche tra gay e etero, come faceva la malattia a colpire solo i primi? Facemmo una memorabile discussione. In realtà già allora si parlava di etero infetti, ma l'informazione era nascosta nelle pieghe, detta a mezza bocca, senza spiegare la dinamica.