lunedì 25 aprile 2016

25 Aprile



È il 25 aprile e noi abbiamo fatto una bella vetrina. Antonio ha portato una vecchia borsa di pelle che ricorda quella delle partigiane e dei partigiani, io ho preso la vecchia bicicletta di mio suocero, la stessa che compare in una fotografia che ritrae una partigiana che faceva la staffetta, Betta e Serena hanno portato un fazzoletto rosso, non abbiamo trovato i papaveri, abbiamo messo tanti libri: Lettere di condannati a morte della resistenza italiana, La resistenza perfetta, Una guerra civile, La resistenza spiegata a mia figlia e molti altri testi. Sembrano così distanti da noi quelle donne e quegli uomini che si muovevano a piedi e in bicicletta fra i monti e le colline, che comunicavano con codici, che credevano in un paese migliore, libero dal nazifascismo. Cosa resta di loro se non una memoria sbiadita, noi, così tecnologici, così diffidenti, ormai, nei confronti delle istituzioni e della politica, circondati da guerre che non riconosciamo come nostre, impauriti da nemici invisibili, uomini e donne in cerca di libertà, pace, un futuro migliore.
Penso a questo mentre vedo una donna minuta passare davanti alla vetrina sulla resistenza, una donna sporca con i capelli raccolti in una cosa, vestiti recuperati in qualche centro d’aiuto. Porta sulle spalle un enorme borsa, forse lì dentro ha tutta la sua vita. Davanti a lei un bambino, quattro o cinque anni, tiene in mano due cuscini, anche lui è sporco così come lo sono i suoi tre fratellini. Rimangono appiccicati alla mamma, si guardano intorno curiosi. Che mondo è quello che li aspetta?
Penso all’estrema destra che avanza ovunque, ai vari Salvini che spargono il seme della paura gridando all’invasione, alle bombe, all’ISIS, al terrorismo.
Eppure negli occhi di quella donna e di quei bambini io non vedo nulla di pericoloso e non posso fare a meno di chiedermi: “cosa direbbero, oggi, quelle donne e quegli uomini caduti per la libertà davanti a un paese che è così diverso da quello che sognavano?”
Che paese è quello che non vuole queste persone? Che Europa è quella che innalza muri, che vota gli estremisti di destra?
Quanto è inutile questa vetrina. Quanto è inutile questa celebrazione. La memoria, ancora una volta, si è trasformata in uno sterile attestato di ricordo. Siamo liberi, per ora, da una dittatura sanguinaria ma siamo diventati schiavi delle nostre paure e dei nostri pregiudizi.


Su gentile richiesta:

lunedì 18 aprile 2016

I primi clienti della giornata



Primo cliente:
“Scusi avete cover per cellulari?”
Secondo cliente:
“Fate fotocopie?”
Terzo cliente
“Via  Marconi è distante da qui?”
Quarto cliente:
“Scusa ma i parcheggi qui fuori sono a pagamento?”
Magari il diciottesimo cliente mi chiederà un libro…

sabato 16 aprile 2016

Il valore dei libri...



Al telefono:
“Libreria…. Buongiorno sono Marino.”
“Ho bisogno di un libro.”
“Certo mi dica pure.
“Il titolo è….”
Breve ricerca.
“Mi spiace non lo abbiamo in libreria, però si può ordinare.”
“In che senso non lo avete in libreria?”
“Nel senso che il libro non è fisicamente disponibile nel negozio.”
Silenzio.
“Pronto?”
“No stavo riflettendo che la colpa è mia sa? Perché ho chiamato in una libreria del cazzo e lei chiaramente non conosce il valore dei libri, perché se lo conoscesse il mio libro  lo terrebbe!”
E mi sbatte, amabilmente, il telefono in faccia.
Io sono astemio, eh? Ma se qualcuno di voi volesse passare e portarmi un Mojito oggi ne avrei davvero bisogno…